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Comunicazione e linguaggio

cos'é

la sua struttura

linguaggio

Struttura della comunicazione

Il processo comunicativo si basa sull’emissione e ricezione di un messaggio, che può avvenire non solo attraverso le parole, ma anche tramite suoni, gesti, espressioni, colori, immagini o persino odori. La comunicazione utilizza segni dotati di un significato condiviso tra emittente e ricevente. Tuttavia, se non vi è un’intesa sul codice utilizzato, il messaggio perde efficacia. Ad esempio, una persona senza conoscenze musicali potrebbe non comprendere i gesti di un direttore d’orchestra, pur intuendo che essi abbiano un significato.

Il modello di comunicazione di Roman Jakobson descrive il processo comunicativo come un’interazione tra un mittente e un destinatario, mediata da un messaggio, un codice condiviso e un canale attraverso cui il messaggio viene trasmesso. Il messaggio si riferisce sempre a un referente (l’oggetto della comunicazione) e avviene in un contesto specifico. Il mittente codifica il messaggio secondo le regole del codice scelto (lingua, colori, gesti, ecc.), e il destinatario lo decodifica usando lo stesso codice. I canali utilizzati possono essere vari: vocale (voce), visivo-cinesico (gesti, espressioni), motorio-tattile (stretta di mano) o chimico-olfattivo (odori). La comunicazione può incontrare ostacoli: interferenze nel canale (es. rumori o barriere fisiche) o discrepanze tra la codifica e la decodifica del messaggio, che portano a fraintendimenti.

Linguaggio verbale e non verbale

Linguaggio verbale Comunica i messaggi mediante parole scritte o prodotte con la voce, collegate tra loro secondo un nesso logico; è reso possibile dallo sviluppo dell'apparato fonico e da certe aree cerebrali; viene appreso e si trasforma continuamente nel corso del tempo; si serve di simboli (cioè segni) per fare riferimento a concetti.

Comunicazione non verbale La trasmissione e la condivisione dei significati che passano attraverso canali non verbali: movimenti del corpo, fenomeni paralinguali, posizioni nello spazio, prossemica, abbigliamento e trucco. Prossemica Disciplina che studia nel contesto della comunicazione i gesti, le posizioni e i comportamenti. MOn bale. Pensian agli altri in qi verso la posti verbali che us Data l'imp conoscere le f * Un primo moviment sioni del vi fronte erett * Un secondo riso, lo sbad * Un terzo gr tori, l'orient le persone c grado di co società. Due riore di qual * Un quarto g ci vestiamo,

Comunicazione e contesto

Ogni comportamento umano è comunicativo: non è possibile non comunicare, anche il silenzio o l’inazione sono forme di comunicazione. • La comunicazione ha due livelli: contenuto (ciò che viene detto) e relazione (il modo in cui viene detto), che definiscono la metacomunicazione. • La pragmatica della comunicazione si concentra sull’interazione tra linguaggio e contesto, includendo aspetti verbali e non verbali.

Questo è un paragrafo pronto a contenere creatività, esperienze e storie geniali.

Comunicazione

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La comunicazione é ciò che ci permette di entrare in interazione con gli altri,di trasmettere dei contenuti e quindi di raggiungere i nostri obbiettivi. Si possono condividere vcari aspetti:stati interiori,informazionj sull'ambiente e su oggetti concreti o simbolici

Filosofo, linguista e critico letterario russo (Mosca 1896 - Boston 1982). Iniziatore del metodo formalista in critica letteraria, è da considerarsi anche fra i fondatori, con N. Trubeckoj, nel Circolo linguistico di Praga, dello strutturalismo in linguistica. Fondatore del "binarismo" in fonologia e più generalmente in linguistica, ha aperto numerose direzioni di ricerca, talora genialmente, come negli studî sul linguaggio infantile e sui disturbi afasici, sulla semiologia, il linguaggio poetico, la slavistica.

Roman Jakobson

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Gioco del mimo

“Gioco del Mimo” è un utile strumento per aumentare la consapevolezza emotiva; una competenza fondamentale per poter gestire le proprie emozioni, trovare delle strategie giuste per governarle, aumentare l'empatia e stare meglio con se stessi e gli altri.Secondo lo psicologo J. Bruner il gioco è da mettere in relazione con lo sviluppo delle capacità di problem solving e di adattabilità del bambino alle varie situazioni. Poiché nel gioco i mezzi prevalgono sui fini, il soggetto può focalizzare i suoi sforzi sul procedimento, più che sul prodotto finale.