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EX ILVA DI TARANTO

ROMANAZZO ALESSIA

Created on December 18, 2023

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EX ILVA DI TARANTO

DI ROMANAZZO ALESSIA

Lo stabilimento ILVA di Taranto è un complesso industriale localizzato nel quartiere Tamburi e, precisamente, nell'area compresa tra la strada statale 7 Via Appia (Brindisi-Taranto),la Superstrada Porto-Grottaglie, la strada Provinciale 49 Taranto-Statte e la strada provinciale 47, per una superficie di circa 15,45 km².

Ilva, il nome dell’isola d’Elba dove gli Etruschi fabbricavano ferro 2500 anni fa, ad oggi è la grande acciaieria di Taranto al centro di molte polemiche. Si prese la decisione di costruirla nel 1959, e inaugurata il 10 aprile 1965 dallo Stato nel programma di industrializzazione del Mezzogiorno, è poi stata ampliata, ha cambiato di proprietà e da anni è in crisi perché produce acciaio ad un costo maggiore del prezzo che ricava dalla vendita e perché è fonte di inquinamenti che sollevano le proteste della popolazione della città, proprio a ridosso della fabbrica.

L’acciaio si produce da tre materie prime principali; il minerale di ferro e il carbone, che sono importati e arrivano a Taranto su grandi navi, e il calcare ricavato da cave locali. Minerale e carbone vengono depositati in grandi parchi all’aria aperta da cui il vento solleva polveri che ricadono sulla vicina città di Taranto.

Tuttavia, la scelta di Taranto era una scelta fondamentalmente politica, ma si scelse Taranto anche grazie alle sue aree pianeggianti e vicine al mare. L'impianto fu costruito nelle immediate vicinanze del quartiere Tamburi, che attualmente (2019) può contare circa 18.000 abitanti. Il quartiere, già esistente, si sviluppò ulteriormente negli anni a seguire grazie anche agli interventi di edilizia popolare destinati proprio agli operai dello stabilimento.

La notte di Natale del 1968 Paolo VI si recò a Taranto e celebrò la messa di mezzanotte nelle acciaierie dell'Italsider: fu la prima volta che la messa di Natale venne celebrata in un impianto industriale.Con questo gesto il pontefice volle rilanciare l'amicizia tra Chiesa e mondo del lavoro in tempi difficili. Da anni si sentono le proposte più varie, da quella di bonificare e ambientalizzare la fabbrica attuale, coprendo i pachi minerali e carbone, a quella di cambiare il ciclo produttivo usando metano al posto del carbone, a quella di usare come materia prima rottami da rifondere in forni elettrici, come avviene in molte altre acciaierie italiane, a quella di chiudere tutto e trasformare l’Ilva in un grande parco dopo averne bonificato i suoli.

L’Ilva produce da 6 a 10 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, una parte rilevante dei 25 milioni di tonnellate all’anno della produzione italiana anche se una frazione dei 1400 milioni di tonnellate prodotti ogni anno nel mondo.

Cosa emette nell'aria l'ILVA di Taranto?

210 CHILI DI VELENI A TESTA Sommando i dati che abbiamo a disposizione, per quanto riguarda le emissioni, nel 2010 dai camini dell’Ilva sono uscite 4.159 tonnellate di polveri, 11.056 di diossido di azoto, 11.343 di anidride solforosa, 7 di acido cloridrico, 1,3 di benzene e 338,5 chili di Ipa. Le sostanze inquinanti stimate alle emissioni non convogliate sono quantificabili ogni anno in 2.148 tonnellate di polveri, 0,88 di Ipa, 15,4 di benzene, 130 di acido solfidrico, 64 di anidride solforosa e 467,7 di composti organici volatili. A tutto questo vanno aggiunte 544 tonnellate annue di polveri dovute allo slopping. Secondo i calcoli di Peacelink, si tratta di «210 kg di emissioni inquinanti a testa ogni anno per ogni tarantino».

Le polveri che si trovano nel fumo che l'ILVA di Taranto emana sono altamente cancerogene. L'Ilva di Taranto ha compromesso la salute dei cittadini e violato i diritti umani per decenni, provocando un grave inquinamento atmosferico. E inoltre ha causato molte malattie ai cittadini di Taranto come mesotelioma, tumore del polmone e di altre patologie asbesto correlate.

Dettaglio dei dati epidemiologici di Taranto:

600 casi di mesotelioma nel periodo dal 1993 al novembre 2021 (complessivamente in Puglia negli ultimi venticinque anni sono stati censiti 1.600 casi di mesotelioma – 1.191 fino al 2015 – di questi il 40% soltanto a Taranto); 400% in più di casi di cancro tra i lavoratori impiegati nelle fonderie ILVA. 50% di cancri in più anche tra gli impiegati dello stabilimento, che sono stati esposti solo in modo indiretto. 500% di cancri in più rispetto alla media della popolazione generale, della città di Taranto, non impiegata nello stabilimento.

grazie per la visione!

Alessia Romanazzo 2^A