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Transcript
PHILIPPICAE
Marco Tullio Cicerone
Home
INTRODUZIONE
LINGUA E STILE
Contenuti
ASIANESIMO E ATTICISMO
INTRODUZIONE
- Le Filippiche sono orazioni che Cicerone pronunciò contro Marco Antonio dal 2 settembre a.C. al 21 aprile del 43 a.C.
- In origine erano 18 ma ad oggi ne sono giunte a noi 14.
- Orazioni di tipo deliberativo, pronunciate in parte davanti al Senato e in parte davanti al popolo, ad eccezione della II Filippica, mai pronunciata.
- Le filippiche, testamento morale come segno di lotta politica in difesa della patria e della libertà.
Busto marmoreo di Marco Antonio, Roma, Musei vaticani
Influenza Demostenica
- A Roma erano note come Antonianae, tuttavia il nome Philippicae fu dato dallo stesso Cicerone in una lettera a Bruto, per omaggiare l'oratore greco Demostene.
- Demostene nel IV sec a.C infatti aveva scritto quattro orazioni contro Filippo II, re di Macedonia, che minacciava la libertà e l'indipendenza delle πολεις greche.
- i due avevano un tratto in comune, tenuto anche a costo della vita,il coraggio.
Busto di Demostene, copia romana in marmo di un'originale greco di Policleto Londra, British Museum
Antonio - nemico della libertà di Roma
[119]Quin etiam corpus libenter obtulerim, si repraesentari morte mea libertas civitatis potest, ut aliquando dolor populi Romani pariat, quod iam diu partürit. Etenim, si abhine annos prope viginti hoc ipso in templo negavi posse mortem immaturam esse consulari, quanto verius nunc negabo seni! Mihi vero, patres conscripti, iam etiam optanda mors est perfuncto rebus iis, quas adeptus sum quasque gessi. Duo modo haec opto, unum ut moriens populum Romanum liberum relinquam (hoc mihi maius ab dis immortalibus dari nihil potest), alterum, ut ita cuique eveniat, ut de re publica quisque mereatur.
119. lo offro volentieri la mia vita se potesse reintegrare appieno la libertà di Roma, affinché il dolore del popolo Romano partorisca infine ciò da gran tempo ha concepito. Se sono ormai passati venti anni quando che io, in questo medesimo tempio dicevo che la morte non poteva essere immatura per un consolare; con quanta maggior verità non dirò ora questa stessa cosa per un vecchio? Da me poi, padri coscritti, la morte si deve anche desiderare, dopo essere passato per quelle cariche che mi sono conquistato, e che ho maneggiato. Due sole cose ora desidero: una di lasciare, morendo, il popolo Romano libero, e gli dei immortali non possono concedermi un favore più grande, l' altra che a ciascuno avvenga, secondo che ha meritato dalla repubblica.
Demostene era per Cicerone un modello di:
- eloquenza dal punto di vista oratorio e retorico
- oratore-politico, formatosi grazie allo studio di testi filosofici
- patriota
- morale
INIZIO DEL CONTRASTO
- Viaggio di Cicerone interrotto
- Arrivo a roma e la I filippica
- La II filippica
AVIDITà DI ANTONIO
[63]Sed haec, quae robustioris improbitatis sunt, omittamus; loquamur potius de nequissimo genere levitatis. Tu istis faucibus, istis lateribus, ista gladiatoria totius corporis firmitate tantum vini in Hippiae nuptiis exhauseras, ut tibi necesse esset in populi Romani conspectu vomere postridie. O rem non modo visu foedam, sed etiam auditu! Si inter cenam in ipsis tuis immanibus illis poculis hoc tibi accidisset, quis non turpe duceret? In coetu vero populi Romani negotium publicum gerens, magister equitum, cui ructare turpe esset, is vomens frustis esculentis vinum redolentibus gremium suum et totum tribunal inplevit! Sed haec ipse fatetur esse in suis sordibus; veniamus ad splendidiora. [64] Caesar Alexandria se recepit felix, ut sibi quidem videbatur; mea autem sententia, qui rei publicae sit hostis, felix esse nemo potest. Hasta posita pro aede Iovis Statoris bona Cn. Pompei (miserum me! consumptis enim lacrimis tamen infixus haeret animo dolor), bona, inquam, Cn. Pompei Magni voci acerbissimae subiecta praeconis! Una in illa re servitutis oblita civitas ingemuit, servientibusque animis, cum omnia metu tenerentur, gemitus tamen populi Romani liber fuit. Expectantibus omnibus, quisnam esset tam impius, tam demens, tam dis hominibusque hostis, qui ad illud scelus sectionis auderet accedere, inventus est nemo praeter Antonium, praesertim cum tot essent circum hastam illam, qui alia omnia auderent; unus inventus est, qui id auderet, quod omnium fugisset et reformidasset audacia.
(63) Ma lasciamo perdere questi fatti, che appartengono almeno a una malvagità robusta, e parliamo piuttosto della sua delinquenziale leggerezza. Tu con questa gola, con questi fianchi, questa stazza da gladiatore avevi bevuto tanto vino1 alle nozze di Ippia2 che fosti costretto a vomitare il giorno dopo davanti agli occhi dei Romani. Che cosa schifosa non solo a vederla, ma già a sentirla raccontare! Fosse anche capitata a cena, tra le tue colossali bevute, chi non l’avrebbe considerata una vergogna? Invece in un’assemblea pubblica e trattando affari di stato, il comandante della cavalleria, che non dovrebbe permettersi neppure un rutto, vomitò riempiendo il grembo e tutto il palco di pezzi di carne che puzzavano di vino. Ma lui stesso confessa questa tra le sue miserie: passiamo alle nobili imprese. (64) Cesare dunque tornò da Alessandria, al colmo delle sue fortune, perlomeno secondo il suo giudizio3 ; secondo il mio non si può essere fortunati causando la sfortuna della propria patria. In un’asta bandita davanti al tempio di Giove Statore, i beni di Gneo Pompeo – povero me! non ho più lacrime, ma il dolore mi resta piantato nel cuore – i beni di Pompeo, dicevo, furono affidati alla voce stridula di un banditore . Solo in quel momento la città, dimenticando la propria schiavitù, pianse: gli animi erano schiavi, perché tutto aveva invaso il terrore, ma il pianto del popolo romano fu libero. E mentre tutti aspettavano di vedere chi fosse così empio, così folle, così nemico di uomini e dei di accostarsi a quell’asta criminale5 , non si trovò nessuno tranne Antonio6 : eppure attorno a quell’asta ce n’erano tanti che sarebbero stati capaci di tutto! Sì, solo Antonio osò quello che aveva fatto indie.
PROGETTO POLITICO
- Ultima battaglia di Cicerone
- Indobolimento del partito Antoniano
- Giustificazione ed eloggio verso l'azione politico-militare di Ottaviano
Morte Cicerone
- Pax fra Ottaviano, Lepido, Antonio
- Secondo triumvirato
- Assassinio di Cicerone da parte dei sicari di Antonio
Home
Πυνθάνομαι δὲ Καίσαρα χρόνοις πολλοῖς ὕστερον εἰσελθεῖν πρὸς ἕνα τῶν θυγατριδῶν· τὸν δὲ βιβλίον ἔχοντα Κικέρωνος ἐν ταῖς χερσίν, ἐκπλαγέντα τῷ ἱματίῳ περικαλύπτειν· ἰδόντα δὲ τὸν Καίσαρα λαβεῖν καὶ διελθεῖν ἑστῶτα μέρος πολὺ τοῦ βιβλίου, πάλιν δ’ ἀποδιδόντα τῷ μειρακίῳ φάναι „λόγιος ἁνὴρ ὦ παῖ, λόγιος καὶ φιλόπατρις“. So che parecchio tempo dopo Cesare Augusto entrò nella camera di un suo nipote, e lo trovò con un libro di Cicerone tra le mani; mentre quello, sbigottito, si copriva il volto con il mantello, Augusto prese il libro, lo sfogliò per gran parte, stando in piedi; poi lo restituì dicendo «Era un saggio, ragazzo mio, un saggio; e amava la patria». (Plutarco, Vita di Cicerone 49,3)
LO STILE CICERONIANO
- CONCINNITAS
- IPOTASSI
INVENZIONI METRICHE
- TRIPERTITA VARIETAS
- NUMERUS
- STILE VARIO, MOSSO ED ELABORATO
L'ORATORIA
- 58 ORAZIONI
- 3 GENERI ORATORI:
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FILIPPICHE I-VII
I-"La diplomazia Ciceroniana" II-"L'aspra accusa a Marco Antonio" III-"L'ingresso di Cesare Ottavianio" IV-"Il consenso popolare" V-"Le sanzioi del Senato"VI-"La delusione di Cicerone e del popolo" VII-"Una guerra necessaria"
FILIPPICA VIII-XIV
VIII- "Il termine tumultus" IX- "Il dolce ricordo di S.Sulpicio Rufo" X-"Potere a Marco Bruto" XI-"Accusa a Dorabella" XII-"Ambasceria sfavorevole" XIII-"Rapporto tra Cicerone e Antonio" XIV- "La sanguinosa battaglia a Modena"
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ASIANESIMO
Una corrente retorico-oratoria che trova nel PATHOS la caratteristica principale. Stile ricco ed esuberante.
ATTICISMO
Una corrente oratoria che punta ad esplicare IL CONCETTO dell'argomento trattato. Stile scarno e severo.
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