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Emigrazione italiana

SARA TESEI

Created on December 13, 2023

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Transcript

Emigrazione italiana

L'emigrazione italiana è stata un elemento fondante della nostra storia: si è protratta per quasi un secolo, dal 1876 al 1970, ha coinvolto milioni di persone di diversa provenienza geografica e sociale ed è stata quanto mai variegata per la molteplicità dei paesi di destinazione,di fatti le nazioni prescelte furono Stati Uniti, America Latina, Australia e si aggiunse poi il Belgio, che richiedeva manodopera per il settore minerario

le cause

La causa principale dell'emigrazione italiana fu la povertà e disoccupazione, dovuta alla mancanza di terra da lavorare, specialmente nell'Italia meridionale, infatti molti contadini emigravano per via di questa crisi economica.Più generalmente però, la migrazione può esser causata anche da fattori ambientali (es. disastri naturali), politici, guerre in atto o persecuzioni.

Caratteristiche

I tratti caratteristici di queste emigrazioni furono l’alto tasso di mascolinità, la giovane età e l’accentuata temporaneità (negli anni 1861-1940 solo 1/3 decise di fermarsi definitivamente all’estero con un viaggio che durava 30-40 giorni e di cui molti non sopravvivevano). Si trattò di un esodo di popolazione agraria, prevalentemente analfabeta. Tra i motivi della migrazione, oltre agli effetti della crisi agraria degli anni 80 dell’ 800 e l’aggravarsi delle imposte nelle campagne meridionali dopo l’unificazione del paese, sono da citare il decennio dei vecchi mestieri artigiani e delle industrie domestiche. Nel Sud Italia la condizione contadina era aggravata dalla presenza di piccole proprietà insufficienti per il mantenimento.Oltretutto in questo periodo i bianchi venivano pagati più di tutti, per secondi i neri ed infine, gli italiani che venivano pagati pochissimo e c'erano luoghi in cui non potevano accedere. Inoltre nessuno si sforzava di capire l'italiano e perciò non venivano presi in considerazione, subivano razzismo e praticavano linciaggio a molti lavoratori, cioè venivano impiccati ed uccisi.

Perchè c'era razzismo?

Il razzismo colpì tutti e fece degli italiani i più maltrattati di tutti gli stranieri. Shelley uno dei più grandi poeti inglesi descriveva gli italiani come tribù di schiavi stupidi e vizzi, le donne le più spregevoli, disgustose e sporche. Il marchese de Sade e lo scrittore Charles Dickens descrissero tutta l’Italia dalle Alpi alla Sicilia come un paese di prostitute, ladri, zozzoni, accoltellatori. Ricordiamo il Dickens sensibile verso i poveretti inglesi, come descrive nella storia di Oliver Twist, ma feroce fino al razzismo con gli italiani. Il nostro paese era visto come un paradiso dal sesso libero, per tutte le tasche e per tutti i gusti. Su ogni città dell’Italia si costruiva uno stereotipo il quale nasce da un’immagine, finisce in un libro, poi in un altro, cavalcato dai giornali, gonfiato dalle masse. Così che si crea un’idea sbagliata tanto che poi ci vogliono decenni perché i pregiudizi siano messi in dubbio, corretti e rimossi. Per cui, oltre alla sacca con i poveri bagagli fatta col lenzuolo vecchio, i nostri emigrati furono costretti a caricarsi sulle spalle anche lo stereotipo che gli avevano creato. A New York c’è quasi da vergognarsi di essere italiani. La maggioranza dei nostri compatrioti abitava nel quartiere meno pulito della città. Qui la gente è accostata peggio delle bestie. Una citazione di Alain Resnais tratta da “Mon oncle d’Amerique” dice: “ L’America non esiste. Lo so perché ci sono stato. L’America è fatta di strade numerate, e non l’alfabeto ma l’abaco è la chiave di New York. Più i numeri delle strade scendono meno contano, e chi abita nelle strade coi numeri bassi vale zero”. E’ proprio così, i nostri nonni che abitavano nella città chiamata i “Cinque Punti” erano persone non considerate, come cita Resnais valgono ‘zero’, nonostante lavoravano, guadagnavano e risparmiavano.

Le donne immigrate

Le donne che non si industriavano in casa per fabbricare fiori di carta, capi di abbigliamento o come “bordanti” (donne che affittavano camere a connazionali), erano impegnate in fabbrica dove, durante turni massacranti, erano sfruttate e private dei più elementari diritti sindacali. Le donne meno “fortunate” dovettero affrontare gli aspetti peggiori del fenomeno migratorio: tra la fine dell’ottocento e gli albori del nuovo secolo non era difficile imbattersi in cronache e resoconti giornalistici che illustravano casi di sfruttamento minorile ai danni di “giovinette” impiegate come animali da fatica in filande e opifici francesi, o in casi di vera e propria prostituzione, organizzata direttamente da connazionali che carpivano la buona fede di decine e decine di giovani ragazze italiane per condurle “sulla via del vizio e della malavita”

Mescolanza e multiculturalità

Da qualche tempo anche in Italia stiamo assistendo al lento e costante insediamento definitivo degli immigrati. I figli degli immigrati, le cosiddette seconde generazioni, nati in Italia o giunti per ricongiungimento, si trovano a vivere “tra due mondi” in una condizione di pendolarismo perenne, e devono continuamente conciliare condizioni e status spesso troppo diversi. Vivono talvolta situazioni conflittuali sia coi genitori, spesso più legati ai valori culturali della terra di origine, sia con la società d’accoglienza, dove sono visti come stranieri anche quando – essendo nati in Italia o essendovi arrivati nella prima infanzia – di fatto non lo sono.

Agenda 2030

L'Agenda 2030 può essere realizzata solo tenendo conto dei migranti. Se n'è discusso all'International Dialogue on Migration. La migrazione, come diritto e come possibilità, è un pilastro dello sviluppo sostenibile. Se n’è discusso all’Intenational Dialogue on Migration (IDM), Fondato nel 2001 dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), da allora si tiene ogni anno l’IDM e offre uno spazio per analizzare le questioni relative alle opportunità e alle sfide che la migrazione presenta. È aperto a tutti gli Stati membri dell’OIM, nonché alle organizzazioni internazionali e non governative, ai media, agli esponenti del mondo accademico e del settore privato.

NAUFRAGI AVVENUTI AL LARGO DELLE COSTE ITALIANE

Il viaggio verso l’Italia si conferma il più pericoloso sulla rotta mediterranea: è qui che si registra da sempre il più elevato numero di morti e dispersi, pari a 2.093 dal 1° gennaio al 20 settembre 2023 su un totale di 2.356 avvenuti complessivamente sulle tre rotte mediterranee, la centrale verso l’Italia, l’orientale che porta in Grecia e quella occidentale verso la Spagna. Nell’ultimo decennio gli eventi fatali avvenuti durante la traversata del Mediterraneo Centrale verso l’Italia rappresentano mediamente il 76% del totale eventi accaduti su tutte e tre le rotte del Mediterraneo, con proporzioni particolarmente elevate negli anni 2014 (95%), e negli anni 2016 e 2017 (90%); e anche il 2023, non ancora concluso, registra quasi il 90% degli eventi fatali nel Mediterraneo Centrale.

Il museo dell'emigrazione

È stato realizzato per volere del Comune di Recanati, della regione Marche e grazie al cofinanziamento del Dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale. È dedicato a tutti i marchigiani, circa 700mila, che, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, hanno preso la coraggiosa decisione di abbandonare la loro terra d’origine per dirigersi verso un luogo sconosciuto alla ricerca di fortuna. In quegli anni, infatti, la vita nelle Marche era particolarmente dura e contraddistinta da un’estrema povertà. Le famiglie erano molto numerose e spesso il capofamiglia, che nella maggior parte dei casi lavorava la terra con il contratto della mezzadria, non sapeva come sfamare i propri figli e procurare loro tutto il necessario per farli crescere bene.

Grazie dell'attenzione!

-Sara tesei-federica principi -susana smeraldo -vittoria pizzichini