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Anni di Piombo
Vastola Italo Salvatore
Created on December 12, 2023
Le stragi del terrorismo e le leggi per contrastarlo
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GLI ANNI
DI PIOMBO
Un periodo storico compreso tra la fine degli anni '60 e gli inizi degli anni '80 in Italia
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Vastola Italo Salvatore
Così, alla fine del decennio, l'Italia fu scossa da due ondate di radicale contestazione: la prima, nel 1968, animata dal "Movimento Studentesco" che chiedeva più giustizia sociale e meno autoritarismo; la seconda, nel 1969, innescata dalle rivendicazioni degli operai (il cosiddetto "autunno caldo"). Manifestazioni, scioperi, occupazioni di fabbriche erano all'ordine del giorno. Si avviò un conflitto sociale di vaste dimensioni e l'Italia sembrò spostarsi a sinistra. Nacquero aspettative rivoluzionarie in molti studenti e operai che avrebbero voluto superare il capitalismo. I governi e gli organi dello Stato diventarono sempre più reazionari pur di fermare questo sommovimento sociale.
SOMMARIO
In Italia, tra il 1969 al 1982, la violenza politica e il terrorismo erano dominati da armi e piombo: utilizzate da organizzazioni come le Brigate Rosse che colpirono le istituzioni. L'Italia era in un momento di grandi cambiamenti: tra gli anni Cinquanta e Sessanta aveva infatti cambiato pelle. Gli effetti del "boom economico" avevano aiutato il Paese a crescere, lasciandosi alle spalle la miseria del Dopoguerra. Ma non tutti vissero l'improvviso benessere. La nascita di una moderna economia industriale, soprattutto nell'area tra Milano, Torino e Genova, spiazzò una società modellata sui ritmi dell'economia agricola. Iniziò uno spopolamento dei piccoli centri a vantaggio delle grandi città, che in breve si trasformò in un'emigrazione di massa: fino al 1970, 9 milioni di italiani si spostarono da una regione all'altra, in particolare dal Sud al Nord. Già nel 1965 la crescita aveva rallentato ed erano aumentati i casi di sottoccupazione, precariato, sfruttamento. I salari degli operai erano rimasti bassi, i servizi dello Stato insufficienti, il sistema scolastico inadeguato e i modelli culturali arretrati.
7. La strage di Bologna
INDICE
8. Autunno Caldo
9. Movimento Studentesco
10. Brigate Rosse
11. Aldo Moro
12. Prima Linea
1. Sommario
13. N.I.P.
2. La strage di Piazza Fontana
14. Il Movimento del '68
3. La strage di Gioia Tauro
15. LE LEGGI: Reale, Rognoni - LaTorre, Cossiga
4. La strage della Questura di Milano
5. La strage di Piazza della Loggia
6. La strage di Italicus
16. Sunto
LE STRAGI NEOFASCISTE
Gli anni di piombo sono un periodo storico compreso tra la fine degli anni '60 e gli inizi degli anni '80 in Italia, caratterizzato da una forte polarizzazione politica e sociale, che ha portato a violenze di piazza, lotta armata e terrorismo.In questo periodo, si verificarono numerosi episodi di violenza politica, come le stragi neofasciste, le bombe, le rapine, gli omicidi e i sequestri di persona, che causarono centinaia di morti e feriti. Le organizzazioni terroristiche (di estrema sinistra) più note di questo periodo furono le Brigate Rosse, il Gruppo di Azione Partigiana, Prima Linea, le Nuclei Armati Proletari e i Nuclei di Iniziativa Proletaria. Il movimento del Sessantotto, l’Autunno Caldo e la strage di Piazza Fontana sono considerati gli eventi che hanno dato il via agli anni di piombo. Le leggi speciali, come la legge Reale, la legge Rognoni-La Torre e la legge Cossiga, furono introdotte per contrastare il terrorismo e la lotta armata. Gli anni di piombo sono stati un periodo molto controverso e dibattuto nella storia italiana, e hanno lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva del paese.
la strage di piazza fontana
La strage di piazza Fontana fu conseguenza di un grave attentato terroristico compiuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano presso la Banca Nazionale dell'Agricoltura che causò 17 morti e 88 feriti. È considerata «la madre di tutte le stragi: il primo e più dirompente atto terroristico dal dopoguerra». Inizialmente si pensò che l’attentato fu compiuto da terroristi dell’estrema destra, probabilmente collegati a settori deviati degli apparati di sicurezza dello Stato con complicità e legami internazionali. Nel 2005 la Corte di Cassazione stabilì che la strage fu opera di "Ordine Nuovo", un gruppo eversivo capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura (terroristi politici di estrema destra appartenenti al neofascismo) i quali non più perseguibili in quanto precedentemente assolti con giudizio definitivo (ne bis in idem - non due volte per la medesima volta) dalla Corte d'assise d'appello di Bari nel 1987.
la strage di GIOIA TAURO
Nell'estate del 1970, la parte meridionale della regione fu scossa dalla rivolta di Reggio Calabria, causata dalla decisione di Catanzaro come capoluogo di regione. Questo causò scioperi, proteste e agitazione civile a Reggio Calabria, culminando con l'occupazione della stazione ferroviaria, la costruzione di barricate e scontri con le forze dell'ordine. L'attentato a Gioia Tauro avvenne solo una settimana dopo questi eventi tumultuosi. In questo contesto di agitazione, furono registrati anche altri episodi di sabotaggio contro le infrastrutture ferroviarie, tra cui Catanzaro Lido.
Giovanni Ventura
Franco Freda
Gli attentati terroristici di quel giorno furono cinque in meno di un ora e colpirono contemporaneamentele due maggiori città d'Italia: Roma (tre) e Milano (due, una bomba ritrovata in Piazza della Scala inesplosa per problemi tecnici ).Nel mirino degli attentani ci furono anche gli edifici giudiziari di Torino, la Corte di Cassazione, la Procura Generale a Roma e il Tribunale di Milano.
Complessivamente, si contarono 44 episodi di attentati dinamitardi tra il 20 luglio 1970 e il 21 ottobre 1972, di cui 24 coinvolsero tralicci, rotaie e stazioni ferroviarie.
Il treno, giunto dalla Sicilia intorno alle 14:35 e in viaggio da Villa San Giovanni a Gioia Tauro a una velocità di circa 100 km/h. Nelle vicinanze della stazione di Gioia Tauro, intorno le 17:10, il macchinista e l'assistente macchinista percepirono improvvisamente un violento sobbalzo della locomotiva, segnalando "sobbalzi e strappi" inaspettati al mezzo di trazione. In risposta a questa situazione, è stato attivato il freno rapido. Il treno iniziò a rallentare, ma durante il processo di decelerazione le forze meccaniche fecero deragliare il carrello della sesta carrozza dai binari.. Successivamente, anche le altre carrozze deragliarono durante la frenata protrattasi per circa cinquecento metri, provocando la rottura di alcuni ganci di trazione, e a sua volta alla divisione del treno in tre sezioni.La strage di Gioia Tauro è stato un attentato terroristico di matrice neofascista compiuto il 22 luglio 1970 nei pressi della Stazione di Gioia Tauro. In esso venne causato il deragliamento del direttissimo Treno del sole (Siracusa-Torino Porta Nuova). La sentenza della corte d'assise di Palmi n 3/96 del 27 febbraio 2001 individuò come responsabili tre esponenti del gruppo neofascista Avanguardia Nazionale: Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella. Le cause non vennero mai accertate, ma nelle conclusioni della relazione del magistrato istruttore del tribunale di Palmi emerse come l'esplosione rappresenti la ipotesi più plausibile.
la strage della questura di milano
Mentre si svolgeva la cerimonia in memoria del commissario Luigi Calabresi ucciso un anno prima, dopo che il Ministro dell'interno Mariano Rumor aveva scoperto il busto dedicato al funzionario ed era andato via in auto, un grosso ordigno esplose in mezzo alla folla di persone ancora riunite per la celebrazione. L'effetto della deflagrazione fu devastante: 4 persone morirono e 52 rimasero ferite. Solo dopo si scoprirà che lo scoppio era stato causato da una bomba a mano.Fu un attentato terroristico avvenuto in Italia il 17 maggio 1973, ad opera di Gianfranco Bertoli, in conseguenza del quale 4 persone persero la vita e 52 rimasero ferite.Bertoli si definì un anarchico «stirneriano» in quanto sosteneva le concezioni di allienazione sociale e autocoscienza del filosofo tedesco Max Stirner.
Dopo molti anni di indagini, depistaggi e processi, furono riconosciuti colpevoli e condannati alcuni membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo. Tra gli esecutori materiali furono riconosciuti Maurizio Tramonte (condannato in appello, in qualità di "Fonte Tritone" dei Servizi Segreti Italiani), assieme ai già detenuti Carlo Digilio (addetto agli esplosivi) e Marcello Soffiati (che trasportò l'ordigno); come mandante fu condannato, in appello, il dirigente ordinovista Carlo Maria Maggi. Gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi, il generale Francesco Delfino e l'ex segretario del Movimento Sociale Italiano e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo Pino Rauti, furono assolti. È considerato uno degli attentati più gravi degli anni di piombo, assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (diciassette morti), alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 (dodici morti) e alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 (ottantacinque morti).
LA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA
Il 28 maggio 1974 in piazza della Loggia a Brescia era prevista una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista con la presenza del sindacalista della CISL Franco Castrezzati, dell'On. Adelio Terraroli del Partito Comunista d'Italia e del segretario della camera del lavoro di Brescia Gianni Panella. Centinaia di persone erano scese in piazza a manifestare. Alle 10:12 una bomba contenente almeno un chilogrammo di esplosivo, nascosta in un cestino dei rifiuti, esplose, colpendo moltissime persone: tre di queste morirono sul colpo.
LA STRAGE DI ITALICUS
La strage di Italicus è stata un attentato terroristico avvenuto il 4 agosto 1974, durante la stagione estiva, sulla linea ferroviaria Roma-München. Un treno Italicus, che viaggiava da Roma a Monaco di Baviera, venne fatto esplodere tra le stazioni di San Benedetto Val di Sambro e Bologna Centrale. L'esplosione causò la morte di 12 persone e ne ferì altre 48. L'attentato fu attribuito al gruppo terroristico neofascista "Ordine Nero", che si oppose al processo di democratizzazione in atto in Italia negli anni '70. L'attentato di Italicus fu uno dei primi attacchi terroristici di questa portata avvenuti in Italia, segnando l'inizio di una lunga serie di violenze politiche che caratterizzarono il paese durante gli anni di piombo. L'attentato suscitò grande indignazione e sconcerto nella società italiana, portando a un'ulteriore accelerazione delle indagini sul terrorismo di destra e di sinistra nel paese. Tuttavia, non tutti i colpevoli furono identificati e processati e fino ad oggi molte domande sono rimaste irrisolte riguardo a questa strage. La strage di Italicus rappresenta uno degli episodi più dolorosi e tristi nella storia del terrorismo in Italia e rimane una ferita aperta nella memoria collettiva del paese.
(Clicca per vedere la testimonianza)
LA STRAGE DI BOLOGNA
Il 2 agosto 1980, nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, venne fatto esplodere e causò il crollo dell'ala Ovest dell'edificio. La bomba, composta da 23 kg di esplosivo e di fabbricazione militare, era posta nella valigia sistemata sotto il muro portante dell'ala Ovest della stazione Centrale ferroviaria, allo scopo di aumentarne l'effetto: l'onda d'urto, insieme ai detriti provocati dallo scoppio, investì anche il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea, che al momento si trovava in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante l'edificio. L'esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200, mutilazioni comprese. Come esecutori materiali sono stati individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari, tra cui inizialmente Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Sono stati individuati i mandanti legati alla criminalità organizzata e i servizi segreti deviati.
Una strage da molti indicata come una degli ultimi atti della "strategia della tensione".Un perdiodo che caratterizzava "gli anni di piombo" in cui il terrorismo neofascista fu sostenuto da alcuni settori militari e politici volti con l'intento di diffondere insicurezza e paura nella popolazione per attuare un colpo di stato in funzione anticomunista in particolare dopo il movimento del sessantotto e l'Autunno Caldo
AUTUNNO CALDO
L'espressione "autunno caldo" viene utilizzata per riferirsi a un periodo di forti tensioni sociali e politiche, solitamente accompagnate da scioperi e manifestazioni, che si verifica in autunno. Tuttavia, l'uso più noto di questa espressione si riferisce a un particolare periodo della storia italiana, ovvero l'autunno del 1969. In quell'anno, in Italia, ci fu una serie di scioperi e proteste operaie e studentesche che portarono a un'ondata di conflittualità sociale e politica senza precedenti. Le proteste erano originate da diverse questioni, tra cui le richieste di aumenti salariali, la riforma dell'università e la lotta contro il capitalismo e l'imperialismo. Le manifestazioni più note dell'autunno caldo del 1969 si svolsero a Milano, dove ci furono scontri tra operai e forze dell'ordine, e a Fiat Mirafiori, dove gli operai occuparono la fabbrica per diversi giorni. Queste proteste portarono a importanti conquiste salariali e sindacali, e contribuirono a cambiare il panorama politico e sociale italiano. Da allora, il termine "autunno caldo" è stato utilizzato per descrivere altri periodi di tensione sociale e politica in autunno, sia in Italia che in altri paesi.
Questi gruppi commisero una serie di attacchi terroristici e assassinii, che portarono ad un clima di forte tensione e di scontro sociale. In risposta, si formarono anche gruppi di estrema destra che compirono atti di violenza contro gli ambienti di sinistra. Nonostante la violenza e la radicalizzazione di alcuni gruppi, il movimento studentesco negli anni di piombo è stato anche un momento di grande fermento culturale e politico, con una forte ricerca di libertà e giustizia sociale. La sua eredità è stata molto importante e molte delle istanze rivendicate all'epoca, come un maggior coinvolgimento dei giovani nella politica e la lotta per l'uguaglianza, continuano ad essere attuali ancora oggi.
MOVIMENTO STUDENTESCO
Il movimento studentesco negli anni di piombo si riferisce ad un periodo di forte protesta e attivismo degli studenti universitari in Italia tra gli anni '60 e '70 il quale iniziò a svilupparsi nel contesto della contestazione giovanile che si diffuse in Europa nella seconda metà degli anni '60. All'epoca, molti studenti si sentivano oppressi da una società percepita come troppo rigida e conservatrice. Essi desideravano un maggiore coinvolgimento nella politica e chiedevano una radicale riforma delle istituzioni e della società stessa. Le principali istanze del movimento studentesco erano la lotta per una maggiore democratizzazione e il rifiuto dell'autoritarismo. Gli studenti criticavano l'università tradizionale, considerata gerarchica ed elitaria, e chiedevano l'accesso all'istruzione superiore per tutti, a prescindere dalle condizioni socio-economiche. Essi desideravano anche maggiori diritti per i lavoratori e per le donne. Tuttavia, negli anni di piombo, il movimento studentesco iniziò ad essere infiltrato da gruppi radicali e violenti, che portarono alla nascita di organizzazioni armate di estrema sinistra come le Brigate Rosse.
Il loro operato ha contribuito ad aumentare il clima di tensione e violenza nel Paese, spingendo il governo italiano a prendere misure repressive e limitative delle libertà civili. La lotta contro le Brigate Rosse e altre organizzazioni terroristiche ha visto l'impiego di strategie di intelligence, infiltrazione e repressione da parte delle forze dell'ordine, nonché l'adozione di provvedimenti legislativi speciali che hanno permesso di processare e condannare i membri delle BR con maggiore facilità. Negli anni '80, le Brigate Rosse subirono un progressivo declino, a causa dell'arresto e della condanna di molti dei loro membri, nonché della perdita di sostegno sociale. L'organizzazione è stata ufficialmente sciolta nel 2003.
BRIGATE ROSSE
Le Brigate Rosse (BR) furono un'organizzazione terroristica di estrema sinistra attiva in Italia durante gli anni di piombo. Le BR nacquero ufficialmente nel 1970, ma i loro primi atti di violenza risalgono al 1972. L'obiettivo del gruppo era quello di instaurare un regime comunista in Italia attraverso la lotta armata. Per raggiungere questo scopo, le BR attuarono una strategia di attacchi contro simboli del capitalismo e del potere statale, come istituzioni, imprenditori, forze dell'ordine e politici. Le azioni delle Brigate Rosse includono alcuni dei più noti atti terroristici avvenuti in Italia durante quegli anni, come il rapimento e l'uccisione dell'ex Primo Ministro Aldo Moro nel 1978. Inoltre, le BR sono responsabili di numerosi altri rapimenti, omicidi e attentati contro obiettivi simbolici, come le sedi di partiti politici e aziende. Le Brigate Rosse operavano in piccole cellule autonome, mantenendo una rigida segretezza e sfruttando la solidarietà di alcuni settori della società, come gruppi di estrema sinistra, sindacati e intellettuali.
Nonostante gli sforzi per salvargli la vita, Moro è stato ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978. Il suo corpo è stato ritrovato in un'auto nel centro di Roma. La sua morte ha scosso profondamente l'Italia e ha avuto un impatto significativo sulla politica italiana, segnando un momento fondamentale nella lotta contro il terrorismo nel paese. Aldo Moro è stato un politico molto rispettato sia in Italia che all'estero. Era conosciuto per la sua intelligenza e abilità diplomatica, nonché per la sua visione politica che cercava di superare le divisioni ideologiche per raggiungere il consenso e il dialogo tra le diverse forze politiche. Il suo omicidio ha lasciato un segno indelebile nella storia italiana, alimentando molte controversie e teorie del complotto. Ancora oggi, Aldo Moro è ricordato come una figura emblematica della politica italiana e come un simbolo della lotta contro il terrorismo.
ALDO MORO
Aldo Moro è stato uno dei più influenti uomini politici italiani del XX secolo. Nato il 23 settembre 1916 a Maglie, in provincia di Lecce, è stato attivo nell'ambito della Democrazia Cristiana (DC), partito di cui è stato esponente di spicco. La carriera politica di Moro è iniziata durante la Resistenza italiana, dove ha aderito alla Democrazia Cristiana. Dopo la guerra, è stato eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel 1948, diventando uno dei principali esponenti del partito. Nel corso degli anni, ha ricoperto numerosi incarichi ministeriali, tra cui quello di Ministro dell'Istruzione, Ministro della Giustizia e Ministro degli Esteri. Moro è stato anche un fervente sostenitore del processo di integrazione europea, ricoprendo il ruolo di Presidente del Consiglio dell'Unione europea nel 1963. Durante la sua carriera politica, ha cercato di trovare un equilibrio tra le posizioni conservatrici del suo partito e una politica più aperta verso il dialogo con le forze di sinistra. Tuttavia, il momento più drammatico della vita di Moro è stato nel 1978, quando è stato rapito dalle Brigate Rosse: tenuto prigioniero per 55 giorni, durante i quali è stato oggetto di numerosi appelli per la sua liberazione da parte di molti leader politici italiani e internazionali.
Questi rapimenti ebbero un impatto significativo sulla politica italiana dell'epoca, portando a una maggiore attenzione sulla lotta armata e al rafforzamento delle misure di sicurezza. Verso la fine degli anni '80, l'organizzazione era ormai indebolita e molti dei suoi membri erano stati arrestati o uccisi. Nel 1990, Prima Linea si scioglie definitivamente. Gli ex membri dell'organizzazione hanno affrontato processi per le loro azioni violente e molti di loro sono stati condannati. L'azione di Prima Linea ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'Italia, provocando paura e sconvolgimento nel paese durante gli anni di piombo. Ancora oggi l'organizzazione suscita polemiche e dibattiti sulla sua eredità e sull'uso della violenza come strumento per il cambiamento sociale. Brigate Rosse (BR), Gruppo di Azione Partigiana (GAP) e Prima Linea erano gruppi che facevano parte di un'ampia rete di organizzazioni di estrema sinistra Tuttavia, è importante sottolineare che erano tre gruppi distinti e autonomi, con leadership, obbiettivi e strategie operative propri. Anche se si sono verificate alcune interazioni e influenze reciproche, non può essere definito un collegamento diretto e organizzato tra i tre gruppi terroristici.
PRIMA LINEA
Prima Linea è stata una organizzazione terroristica di estrema sinistra attiva in Italia negli anni '70 e '80. Il gruppo era composto principalmente da giovani militanti di tendenza marxista-leninista1 e la sua ideologia si basava sulla lotta armata contro lo Stato e il capitalismo. Prima Linea fu fondato nel 1976 come un'organizzazione clandestina, e fu coinvolto in molte azioni violente, tra cui attacchi con bombe, rapimenti, omicidi e rapine. I loro bersagli principali erano le forze dell'ordine, i magistrati, i politici e le aziende considerate rappresentative del sistema capitalista. Il gruppo era noto per la sua violenta e determinata resistenza alle forze dell'ordine e molti dei suoi membri persero la vita in scontri a fuoco o in operazioni di polizia. La loro strategia era quella di colpire obiettivi di alta visibilità per attirare attenzione sulla loro causa e influenzare il clima politico e mediatico dell'epoca. Prima Linea ha attirato l'attenzione internazionale con rapimenti di personalità importanti come il giornalista americano James L. Dozier nel 1981 e il politico italiano Aldo Moro nel 1978. Moro fu poi ucciso dopo oltre un mese di prigionia.
1Il marxismo-leninismo è una ideologia politica che si ispira alle teorie di Karl Marx e Vladimir Lenin. Marx sosteneva che la storia umana fosse caratterizzata dalle lotte di classe tra i ricchi proprietari (borghesia) e i lavoratori (proletariato), e che il capitalismo avrebbe portato alla dittatura del proletariato e poi al comunismo. Lenin, leader della Rivoluzione Russa del 1917, sviluppò il marxismo in teoria e pratica, introducendo il concetto di partito comunista come guida rivoluzionaria e creando la dittatura del proletariato in Unione Sovietica. Il marxismo-leninismo è quindi una forma di socialismo scientifico che si concentra sulla lotta di classe e sulla necessità di un partito comunista per guidare la rivoluzione proletaria e la costruzione del socialismo.
IL MOVIMENTO DEL SESSANTOTTO
NUCLEI D'INIZIATIVA PROLETARIA (N.I.P.)
Il Sessantotto fu un movimento di contestazione e cambiamento sociale, politico e culturale che nacque in diverse parti del mondo, tra cui l'Italia, negli anni '60 del XX secolo. Il movimento si ispirava a ideali di libertà, uguaglianza e giustizia sociale e mirava a contrastare l'autoritarismo, il capitalismo e l'imperialismo. Negli anni '70, in Italia, il Sessantotto si trasformò in un fenomeno più politico e radicale, noto come gli "Anni di Piombo". Durante gli Anni di Piombo, il movimento del Sessantotto si divise in diverse correnti, alcune delle quali più radicali e disposte a usare la violenza come mezzo di lotta politica. Tuttavia, la maggior parte del movimento continuò a perseguire obiettivi di cambiamento sociale e politico attraverso mezzi pacifici, come la protesta, il dibattito e l'attivismo. Nonostante la violenza e la radicalizzazione di alcune frange del movimento, il Sessantotto lasciò un'eredità duratura in Italia, contribuendo a promuovere la democratizzazione della società, la riforma dell'istruzione e la tutela dei diritti civili.
Erano un'organizzazione politica extraparlamentare italiana di estrema sinistra, attiva negli anni '70 che nacque nel 1973 come scissione dal gruppo marxista-leninista "Il Manifesto", in disaccordo con la decisione di quest'ultimo di partecipare alle elezioni politiche. I NIP, invece, sostenevano la necessità di una lotta armata contro lo Stato borghese e il capitalismo ed erano organizzati in piccoli gruppi di militanti, i "nuclei", che operavano in clandestinità e si dedicano all'agitazione politica, alla propaganda e all'azione diretta. Tra le loro azioni più note ci furono l'occupazione di fabbriche e uffici pubblici, l'organizzazione di scioperi e manifestazioni, e la diffusione di materiale di controinformazione. Tuttavia, i NIP furono anche accusati di essere vicini al terrorismo di sinistra, e diversi loro militanti finirono in carcere con l'accusa di aver preso parte ad attentati e azioni violente. Nel 1977, dopo una serie di scissioni e arresti, cessarono di esistere come organizzazione autonoma: molti militanti decisero di unirsi ad altri gruppi di estrema sinistra o di abbandonare l'attivismo politico organizzato.
2. Perquisizione e sequestro: le forze dell'ordine avevano il potere di effettuare perquisizioni e sequestri anche senza il presenziare del pubblico ministero, in caso di fondato sospetto di attività illecite. 3. Misura di prevenzione: si poteva disporre la sorveglianza speciale, il divieto di dimora, l'obbligo di presentazione periodica alle forze dell'ordine e altre restrizioni personali nei confronti di individui ritenuti rappresentare una potenziale minaccia per la sicurezza pubblica. 4. Processi accelerati: per i reati commessi nel contesto del terrorismo, si prevedevano giudizi abbreviati e tempi di prescrizione ridotti, al fine di garantire una giustizia più rapida. La legge Reale suscitò molte controversie in quanto vennero denunciate violazioni dei diritti civili e l'utilizzo indiscriminato di queste nuove misure repressive. Tuttavia, la legge contribuì a intensificare le indagini contro i gruppi terroristici degli anni di piombo e allo smantellamento di diverse organizzazioni. Nonostante ciò, è stato dimostrato che alcuni abusi avvennero nel loro utilizzo, soprattutto nella lotta armata di estrema destra. La legge Reale venne abrogata nel 1982, tre anni dopo la sua promulgazione, quando gli anni di piombo erano già entrati in una fase di declino. Nonostante l'abrogazione, alcuni strumenti introdotti da questa legge hanno lasciato un'impronta nella legislazione successiva e segnarono un cambiamento nella gestione dei reati di terrorismo in Italia.
LE LEGGI: Reale, Rognoni - LaTorre, Cossiga
La legge Reale, nota anche come Legge 13 ottobre 1975, n. 654 o Legge Reale-Mani Pulite, fu un provvedimento legislativo introdotto in Italia durante gli anni di piombo, un periodo caratterizzato da una serie di atti di violenza politica e terrorismo compiuti da gruppi di estrema sinistra e destra tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '80. Questa legge fu promulgata dal governo dell'epoca per contrastare e reprimere le azioni violente dei gruppi terroristici. Prende il nome dal ministro dell'Interno Francesco Cossiga, il quale aveva sottolineato l'importanza di una legge che potesse fornire strumenti efficaci per l'arresto e la condanna dei colpevoli di atti di terrorismo. La Legge Reale prevedeva diverse misure volte a rafforzare i poteri delle forze di polizia e ad accelerare i processi. Tra le principali disposizioni, si possono menzionare: 1. Arresto domiciliare: consentiva agli investigatori di disporre la custodia degli indagati presso la propria abitazione anziché in carcere, al fine di facilitare le indagini.
La figura di Francesco Cossiga è stata particolarmente importante durante gli anni di piombo in Italia: Cossiga è stato Presidente del Consiglio dei Ministri dal 1979 al 1980, e successivamente è stato eletto Presidente della Repubblica Italiana, ricoprendo tale carica dal 1985 al 1992. Durante il suo mandato da Presidente del Consiglio, Cossiga ha tentato di contrastare il fenomeno terroristico tramite misure di controspionaggio e leggi antiterrorismo. Ad esempio, nel 1980 firmò il cosiddetto "Protocollo di Roma", che estendeva i poteri di polizia per combattere il terrorismo, consentendo, tra le altre cose, la possibilità di effettuare perquisizioni notturne senza mandato. Tuttavia, alcuni accusano Cossiga di aver adottato un atteggiamento controverso nei confronti dei gruppi di estrema destra e dei servizi segreti coinvolti nelle stragi degli anni di piombo. In particolare, ha sostenuto la tesi del "terrorismo nero", secondo la quale alcune stragi sarebbero state ordinate da esponenti dell'estrema destra, in contrapposizione alla teoria più diffusa del coinvolgimento dei gruppi di estrema sinistra. Successivamente, in qualità di Presidente della Repubblica, Cossiga ha continuato ad affrontare le problematiche legate al terrorismo.
La legge Rognioni-La Torre prende il nome dai due parlamentari Roberto Rognoni e Marco La Torre che l'hanno proposta, ed è stata approvata come misura contro il terrorismo e l'eversione dell'ordine democratico.Questa legge introdusse alcune importanti novità nel sistema giudiziario italiano per affrontare e contrastare le attività delle organizzazioni terroristiche come le Brigate Rosse e Ordine Nuovo. In particolare, la legge:
- Estese la legislazione antimafia anche alle organizzazioni di stampo politico-militare, fornendo strumenti legali per combattere il terrorismo.
- Consentì l'uso di importanti strumenti investigativi come intercettazioni telefoniche, perquisizioni personali e domiciliari, sorveglianza, sequestro di beni e altre pratiche di polizia giudiziaria.
- Creò il reato di "associazione sovversiva" per penalizzare coloro che partecipavano o supportavano gruppi e organizzazioni che avevano come obiettivo di sovvertire l'ordine costituzionale.
- Incrementò le pene per terrorismo e reati connessi, come l'omicidio politico, il sequestro di persona, il rapimento a scopo di estorsione, il possesso e il traffico di armi da guerra.
SUNTO
Durante il suo mandato si è registrato un declino dei fenomeni di violenza politica e una progressiva pacificazione del Paese. La posizione di Cossiga sugli anni di piombo è stata oggetto di dibattito e critiche: alcuni lo hanno accusato di aver oscurato o minimizzato alcune verità connesse alle stragi del periodo, mentre altri lo hanno elogiato per il suo impegno nel combattere il terrorismo e garantire la sicurezza del Paese. In ogni caso, il ruolo di Cossiga nel periodo degli anni di piombo è stato significativo, e la sua gestione delle questioni legate al terrorismo ha avuto un impatto duraturo sulla società italiana.
Gli "Anni di Piombo" fu un periodo di tensione e violenza politica in Italia, che durò circa vent'anni, dal 1968 al 1988. Il termine "Anni di Piombo" si riferisce al clima di violenza e instabilità che ha caratterizzato quegli anni, durante i quali si sono verificati numerosi attentati, omicidi e atti di terrorismo, sia di matrice di estrema destra che di estrema sinistra. La crescita economica degli anni del "boom" aveva portato a un aumento del livello di vita e a una maggiore consapevolezza politica della popolazione, in particolare della gioventù. Questo clima di cambiamento ha portato a una radicalizzazione delle posizioni politiche, con l'estrema destra e l'estrema sinistra che si sono progressivamente radicalizzate e hanno iniziato a utilizzare la violenza come mezzo per raggiungere i loro obiettivi. Gli Anni di Piombo sono stati anche un periodo di forte repressione da parte dello Stato, con l'adozione di leggi speciali e l'utilizzo di metodi estremamente repressivi da parte delle forze dell'ordine. Molti attivisti politici sono stati arrestati, torturati e processati con accuse infondate o esagerate. Oggi, quell'epoca è ricordata come un periodo buio e violento della storia italiana, ma anche come un periodo di grande cambiamento e di resistenza civile. La memoria di quegli anni continua a essere vivida nella mente degli italiani, che ancora oggi ne discutono e ne riflettono sulla sua importanza storica e culturale.
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