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Mattia Pace

Created on December 12, 2023

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Transcript

La scienza della gentilezza

La parola gentilezza è bellissima, è un sentimento interiore.

La gentilezza ci rende persone migliori, più belle. Nel film Wonder abbiamo sentito questo precetto: "Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile"

"Per me la gentilezza è tante cose: affetto, generosità, gratitudine, prendersi cura di cose, animali e persone, essere amorevole con il prossimo, è rispetto, disponibilità, apertura e premura verso l'altro. È qualcosa che ti fa stare bene solamente perché hai fatto qualcosa di bello a qualcuno ed inoltre fa stare bene anche gli altri."

"Secondo me, la gentilezza è un sorriso, una parola dolce, un semplice gesto inaspettato, è far agire il cuore."

"Gentilezza è aiuto gratuito, presenza e non assenza, altruismo e non indifferenza, mitezza e non prepotenza, è apertura agli altri, è coraggio. Sì, perché nella nostra società serve coraggio per essere gentili."

"Gentilezza è cortesia, buona educazione, prestare qualcosa a qualcuno, condividere la propria merenda, donare un sorriso, salutare, ringraziare, non lasciare nessuno nella solitudine, rendere felici gli altri."

Significato ed etimologia della parola

Ultimamente si sente molto parlare di gentilezza e di "ritorno alla gentilezza". Nella società di oggi urge abbandonare l'egocentrismo, l'egoismo a favore del noi, di relazioni positive, autenticamente sociali. Gentilezza non significa dire sempre sì, non vuol dire essere una persona al completo servizio dell'altro, non è solo cortesia, buona educazione, ma è cura dell'altro.

Significato Gentilézza [der. di gentile]. 1.- ant. Nobiltà, sia ereditaria sia (secondo l'interpretazione degli stilnovisti) acquisita con l'esercizio della virtù e con l'elevatezza dei sentimenti, nobiltà di animo. 2.- La qualità propria di chi è gentile, nei vari sign. dell'aggettivo: g. d'aspetto, g. di modi; e in senso morale: g. d'animo, di costumi, di sentimenti. Più comunemente amabilità, garbo, cortesia nel trattare con altri.

Etimologia Nella prima accezione, traduzione del greco: ethnikos, da ethnos razza, gente; nella seconda dal latino: gentilis della stessa famiglia, da gens formazione famigliare allargata, il fondamento della società romana. Gentili, erano i cittadini migliori che trasmettevano alla città i propri valori di solidarietà e generosità e lo facevano con l'esempio. Secondo i due grandi linguisti De Mauro e Devoto la gentilezza è collegata alla nobiltà, alla cortesia all'interno di un gruppo di persone. La gentilezza come dimensione necessaria alla socialità. La gentilezza è bontà d'animo, nobile sentimento interiore, è cortesia che si manifesta con le parole, con i gesti esteriori e con le buone maniere.La gentilezza non è un'emozione forte come l'amore, l'odio, ma è un'emozione mite, silenziosa, ha però in sé una forza tale da creare ponti solidi tra le persone.

La parola gentilezza sulla linea del tempo

Per gli antichi greci e romani la parola è collegata alla gente, al gruppo sociale. Marco Aurelio, "l'imperatore buono romano", riteneva la gentilezza un principio guida nella vita, forza interiore e arma vincente contro gli ignoranti e i cattivi. Con il cristianesimo la gentilezza si identifica con la Caritas. Caritatevole era colui che impostava la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo. Nel tardo medioevo gentile era il cavaliere, gentilezza non più nobiltà ereditaria, di sangue, ma nobiltà d'animo. Il miglior cavaliere non era semplicemente il guerriero più forte, ma era un uomo gentile, cortese, generoso, rispettoso del nemico, un uomo che con la spada difendeva il suo regno, i deboli e la sua donna. Ne è un esempio Lancillotto, il più valoroso e fidato dei cavalieri al servizio di Re Artù. I poeti della fine del 200 cantano la gentilezza, quella vera, che viene dal cuore. Guinizzelli, un poeta del Dolce Stil Novo, dice che non può esserci amore vero senza "Cor gentil". Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand'ella altrui saluta, / ch'ogne lingua deven tremando muta, | e li occhi no l'ardiscon di guardare.(Dante) Beatrice, la donna amata da Dante, si mostra gentile, nobile d'animo e onesta, nobile nell'aspetto esteriore, nel portamento quando saluta i passanti. La gentilezza è un modo d'essere. Essere gentili è diverso dall' avere gentilezza. L'animo gentile vede le persone deboli e forti e si dona a loro con un sorriso, un saluto, con parole e gesti amorevoli, non giudica, non si risparmia. Avere gentilezza è l'azione di un momento, talvolta è finalizzata a se stessa. Al mondo d'oggi gentilezza pare sinonimo di debolezza, una virtù dei perdenti, così le persone sono avare di sorrisi, di belle parole, di gesti cortesi, dimostrano indifferenza, distanza oppure opportunismo, compiono gesti apparentemente gentili solo per un tornaconto. Pirandello diceva "Lungo il tragitto della tua vita incontrerai tante maschere e pochi volti". Le maschere sono le persone che agiscono seguendo solamente l'interesse personale, non si curano del prossimo, cercano di ottenere un beneficio sfruttando la buona fede, la fiducia degli altri. La gentilezza è quella forza rivoluzionaria capace di costruire un mondo con tanti volti e poche maschere, è speranza della vittoria del noi sulla solitudine dell'io. Ogni anno il 13 novembre si celebra la Giornata mondiale della gentilezza, è stata istituita nel 1998 e la si festeggia in tutto il mondo come World Kindness Day. La sua storia ha origine dal discorso di addio fatto dal preside di un'università giapponese agli studenti il giorno della laurea nei primi anni '60, ai quali raccomandava di essere i primi a "creare un'ondata di gentilezza che un giorno avrebbe investito tutta la società giapponese". E così è stato. Questa giornata è un'occasione in più per riflettere e moltiplicare le parole e i gesti gentili, ma naturalmente questo dovrebbe essere fatto ogni giorno e non solo il 13 novembre. Quindi perché non allungare la giornata fino a farla diventare la settimana, il mese, l'anno della gentilezza?

Si nasce gentili o si impara ad esserlo?

Nella nostra breve vita abbiamo incontrato e incontriamo ogni giorno adulti e compagni di viaggio che spontaneamente sono gentili che trovano le parole che ti fanno stare bene, che non ti feriscono, persone pronte all'aiuto e all'ascolto gratuito. Abbiamo anche incontrato adulti e bambini- ragazzi opportunisti, egoisti, indifferenti, sordi alle grida di aiuto e ciechi agli inciampi quotidiani, pronti a criticare gli atti di gentilezza del prossimo, sono persone che si dimostrano arroganti, prevaricatori, bulli, pensano di mostrare così la loro forza. In una società che premia il più bello, il più bravo," il migliore"; la competitività è l'arma vincente, ciò provoca aggressività, si diviene maleducati e offensivi. Che sofferenza per noi non essere ascoltati, essere ignorati, mortificati eppure basterebbe un po' di gentilezza. Nessuno nasce gentile o arrogante. Ai bambini viene insegnato ad essere sempre educati e gentili con il prossimo. I bambini, seguendo l'esempio e i comportamenti di chi gli sta accanto, imparano ad essere gentili. Il rispetto, la cura, lo stare bene insieme, la cortesia s'imparano fin da piccoli. Sicuramente, se abbiamo avuto la fortuna di vivere in un ambiente gentile e di venir allenati alle buone maniere, in automatico i nostri comportamenti saranno gentili, ma anche chi non è stato così fortunato può diventarlo. All'inizio basta poco: sorridiamo e salutiamo chi incontriamo, anche se non abbiamo voglia di farlo e poi chiediamoci in che modo possiamo essere gentili a scuola coi compagni, con gli insegnanti, coi bidelli, a casa con mamma, papà e i fratelli... Senza grande fatica, a poco a poco gli atti di gentilezza aumenteranno, faremo felici le persone e noi lo saremo il doppio. "Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre" diceva Platone, un filosofo greco. L'etimologia della parola incontro trae origine dal latino popolare incontra, composto dal prefisso in- (rafforzativo) e da contra =contro, dirimpetto, di fronte Quando mi trovo di fronte a qualcuno, mi impegno ad essere gentile, sempre.

Educare alla gentilezza Educare alla gentilezza è un processo continuo che si costruisce passo dopo passo e giorno per giorno. prendere esempio così da farli crescere gentili, rispettosi, di sé e degli altri. L'invito rivolto agli adulti educatori è questo: essere autenticamente gentili, non viene chiesto loro di essere perfetti, di non urlare mai o di non perdere la pazienza, ma di essere esempio di gentilezza. Educare alla gentilezza è un allenamento quotidiano. Ecco le parole del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi: "Fra le dolcezze delle avversità, e lasciatemi dire che sono state numerose, ho trovato la più dolce, la più preziosa di tutte, è la lezione che ho imparato sul valore della gentilezza. Ogni gentilezza ricevuta, grande o piccola, mi ha convinta che non ce ne sarà mai abbastanza nel nostro mondo. essere gentili significa rispondere con sensibilità e calore umano alle speranze e ai bisogni del prossimo. Perfino il più piccolo gesto di gentilezza può illuminare un cuore incattivito. La gentilezza può cambiare la vita delle persone." Educare i bambini e gli adolescenti alla gentilezza sia nel compiere azioni gentili che nell'apprezzare i gesti gentili ricevuti, significa contribuire allo sviluppo dell'intelligenza emotiva. In conclusione, educare bambini e adolescenti alla gentilezza (nelle due dimensioni del compiere gesti gentili verso gli altri e saper riconoscere e apprezzare la gentilezza che li circonda) significa contribuire alla costruzione del loro benessere.

Il colore della gentilezzaÉ stat fatta un’indagine su che colore avesse la gentilezza e...... A differenza degli adulti che vedono la gentilezza come un colore chiaro, tenue nelle tonalità pastello perché è un sentimento mite, non appariscente, per noi bambini la gentilezza ha un colore forte, vivace perché capace di sconvolgere le persone. Molti ragazzi hanno scelto il giallo, il colore più "allegro" della ruota dei colori, il colore del sole, della felicità, dell'ottimismo perché è così che ci si sente dopo aver compiuto o ricevuto atti di gentilezza. Il giallo, come la gentilezza, crea un flusso di energia positiva tra le persone ed esprime sensazioni positive e rassicuranti. Alcuni hanno scelto il rosso, colore dell'amore e dell'audacia perché la gentilezza è un dono d'amore e serve forza e coraggio per praticarla perché non è una scelta facile. Parecchi hanno scelto il verde, colore tranquillo, rilassante che dona pace, armonia e speranza proprio come la gentilezza. Solo una bambina ha scelto il blu nella tonalità tenue, colore estremamente rilassante e positivo, che esprime una sensazione di benessere, di tranquillità e di pace come si avverte nei luoghi abitati da persone gentili. Infine, alcune bambine credono che la gentilezza nella sua bellezza non possa avere un solo colore, è un arcobaleno di colori. Come l'arcobaleno abbellisce il cielo, incanta e crea meraviglia così la gentilezza rende belle e meravigliose le persone.

La gentilezza come l'arcobaleno possiede il rosso, colore del coraggio e dell'amore, l'arancione, colore della positività e dell'ottimismo, il giallo, colore dell'allegria, il blu e l'indaco, colori dell'armonia, della calma, il verde della speranza, e il viola, colore della benevolenza. Inoltre, la gentilezza come l'arcobaleno è simbolo di speranza, dona sollievo, fa respirare un soffio di pace e serenità e aiuta ad aprirsi al futuro, è il passaggio da un mondo temporalesco ad un nuovo mondo di serenità. La gentilezza, come l'arcobaleno è un ponte perché mette in relazione le persone, abbatte i muri, fa uscire dalla gabbia del nostro io e apre al noi. Cos'è il volontariato se non la più grande forma sociale di gentilezza? Aiutare il prossimo, prendersi cura dell'altro in modo gratuito senza un vero e proprio tornaconto personale. Il volontario è colui che decide di dedicare parte del suo tempo libero ai bisognosi e non lo fa per mettersi in mostra, ma per rendersi utile per altre persone o per una buona causa, lo fa volontariamente e molto spesso volenterosamente. Nella società d'oggi un gran numero di persone dedica con regolarità tempo ed energie ai bisognosi condividendo un valore profondo: la cura, patrimonio di tutti in un mondo circolare aperto dove ci sono ascolto, comprensione, scambio, libertà e partecipazione dissociandosi da chi ancora vive dimostrando solo egoismo ed aggressività verso il prossimo.

Ricerche sul sistema cardiocircolatorio dimostrano che gli atti di gentilezza fanno bene alla salute e possono persino rallentare il processo di invecchiamento del corpo. Permettono il rilascio di ossitocina, che a sua volta riduce l’infiammazione, abbassa la pressione sanguigna Inoltre, la gentilezza fa abbassare lo stress. Le persone gentili hanno il 23% in meno di cortisolo (l’ormone dello stress) in circolo nel corpo. Ma non è finita qui. Vi è anche la riprova che praticare atti di gentilezza aiuta le persone a vedere la propria vita sotto una prospettiva diversa, con maggiore significato, senso di direzione e obiettivi, cioè piena realizzazione, cosa che le rende più propense a prendersi cura di sé, seguendo uno stile di vita più sano, facendo regolarmente esercizio e mangiando sano.

Nel complesso e affascinante mondo della neuroscienza, alcuni fattori principali emergono come veri protagonisti delle nostre emozioni e del nostro benessere: la serotonina, il cortisolo, l'ossitocina, la dopamina ed le endorfine. Questi neurotrasmettitori svolgono un ruolo chiave nel modellare il nostro stato d'animo e influenzare la nostra percezione del mondo.

La serotonina, spesso chiamata il "neurotrasmettitore della felicità", contribuisce a regolare l'umore, il sonno e l'appetito. La gentilezza, atto altruistico che coinvolge empatia e preoccupazione per gli altri, è stato dimostrato che aumenta i livelli di serotonina, portando ad una sensazione di benessere e soddisfazione.

Il cortisolo, noto come l'ormone dello stress, può essere tenuto a bada dalla gentilezza. Gesti gentili riducono i livelli di cortisolo, svolgendo un ruolo cruciale nel mitigare gli effetti negativi dello stress sulla salute mentale e fisica.

L'ossitocina, spesso chiamata l' "ormone dell'amore", è coinvolta nella creazione di legami sociali e nell'aumento della fiducia. La gentilezza libera ossitocina nel nostro sistema, creando connessioni più profonde e un senso di appartenenza.

La dopamina, il neurotrasmettitore del piacere e della ricompensa, gioca un ruolo fondamentale nelle sensazioni di gratificazione. Gesti gentili attivano il sistema di ricompensa nel cervello, aumentando i livelli di dopamina e creando una sensazione di gioia e appagamento.

Infine, le endorfine, le "molecole della felicità", vengono rilasciate durante l'esercizio fisico e situazioni piacevoli. La gentilezza, essendo un atto positivo, può anche stimolare la produzione di endorfine, contribuendo al nostro benessere generale.

In conclusione, la gentilezza emerge come un potente catalizzatore per il benessere mentale e fisico attraverso l'influenza positiva che esercita su serotonina, cortisolo, ossitocina, dopamina ed endorfine. In un mondo sempre più frenetico, abbracciare la gentilezza non solo migliora la vita degli altri, ma anche la nostra.

La gentilezza e il linguaggio dell'odio nella vita reale e nei social
Le persone raramente sono cattive. Molto più spesso sono: ignoranti, stanche, superficiali, immature; oppure stanno facendo uno scherzo terribile, hanno l’erronea convinzione di un equivoco, soffrono per una disabilità sociale e così via. Tutti noi abbiamo avuto una giornata storta e postato qualcosa di poco saggio in un momento di frustrazione. Concedete agli altri il beneficio del dubbio che vorreste loro concedessero a voi. Di gentilezza c’è sempre bisogno e ciononostante quotidianamente ci imbattiamo in una serie di eventi e atteggiamenti sgarbati, presuntuosi, addirittura offensivi. E in particolare c’è un non-luogo dove la maleducazione e l’aggressività hanno trovato un habitat ideale: il web.
L’odio in rete scorre inesorabilmente. Nella foto di una persona che riteniamo grottesca postata sul nostro profilo Facebook. In un post che prende di mira un comportamento che non riteniamo conforme alla nostra visione del mondo. Nei commenti al vetriolo di una discussione online.
<< I social network sono ricchi di espressioni di ostilità. Dai dati delle nostre indagini, la percentuale di messaggi d’odio si attesta tra il 15 e il 20%»
il linguaggio dell’odio è diventato un’emergenza sociale.
«La comunità europea ha definito un codice di condotta che prevede l’impegno da parte di piattaforme come Facebook a rimuovere i contenuti caratterizzati dal linguaggio dell’odio»
Il team dell’Università di Torino, insieme all’associazione Acmos, è entrato anche nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi su questi temi. E ne è emerso qualcosa di sorprendente a questo proposito. «I ragazzi sono perfettamente consapevoli di ciò che scrivono quando compongono un messaggio d’odio. Lo fanno comunque pensando che questo comportamento non abbia un impatto forte come nella comunicazione di persona».

End