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Conflitto Hamas-Israele

Erika Trifino

Created on December 8, 2023

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Transcript

Tutta i passaggi che portarono al conflitto Hamas-Israele.

Newspaper

Erika Trifino 5H

This is an index

03

Le Temporanee Soluzioni

02

Le Origini del Conflitto

01

La Geografia

06

Le conseguenze del Conflitto

04

Perchè non hanno funzionato?

05

Il Conflitto Continua...

07

07/10/2023

09

08

Video e Foto

Due Mesi di Guerra

11

Le Reazioni Del Resto Del Mondo

10

Come si Potrebbe Evolvere

12

Effettivamente cos'è Hamas?

La Geografia del Paese

Il Vero motivo del conflitto

Il conflitto israelo-palestinese ha radici molto antiche. La Palestina è infatti il luogo nel quale nel primo millennio a.C. si formò il popolo ebraico. Nel I secolo a.C. il territorio palestinese entrò nella sfera di influenza dell'impero romani, gran parte degli ebrei fu costretta a emigrare verso il Nord Africa e l’Europa. Iniziò così la Diaspora del popolo ebraico. Nel VII secolo d.C. la Palestina fu conquistata dagli arabi, da poco convertitisi all’Islam. Il conflitto arabo-israeliano, conosciuto anche come “questione palestinese”, abbraccia circa un secolo di tensioni politiche e di ostilità, nate a causa di rivendicazioni territoriali tra il popolo palestinese e quello israeliano che non aveva ancora una sede.

Gli ebrei che vivevano nella Diaspora subivano pesanti discriminazioni, soprattutto in Europa, e furono vittime anche di stragi ed espulsioni. Alla fine dell’Ottocento un ebreo austriaco, Theodor Herzl, fondò il movimento sionista (così chiamato da Sion, una collina di Gerusalemme), che mirava a costituire uno Stato ebraico in Palestina. C’era però un problema: la Palestina, all’epoca facente parte dell’Impero Ottomano, era già abitata da un altro popolo.

+ info

Le Temporanee soluzioni

Alla fine della Prima guerra mondiale, l'Impero Ottomano si sgretolò e la Palestina divenne un territorio sotto il mandato britannico. Con la crescente immigrazione ebraica che sfuggiva ai ai pogrom e ad altre persecuzioni nell'Europa orientale, e con la dichiarazione di Balfour del governo britannico nel 1917 a sostegno di una “patria nazionale per il popolo ebraico", le tensioni con le comunità arabe locali aumentarono considerevolmente. Ma l'inizio del conflitto odierno, secondo molti, risale al 1947, quando le Nazioni Unite votarono, in seguito allo sterminio di gran parte degli ebrei europei durante l'Olocausto, per la spartizione del mandato della Palestina in due Stati: uno ebraico (Israele) e uno arabo (che non decollò). La lotta tra gruppi armati ebrei, alcuni dei quali erano considerati organizzazioni terroristiche dai britannici, e i palestinesi si intensificò fino alla dichiarazione di indipendenza di Israele nel maggio 1948.

Come mai non hanno funzionato?

Dopo che la Palestina divenne un mandato del Regno Unito, iniziarono i tumulti e le battaglie armate da parte degli arabi che non erano d'accordo. In Palestina il conflitto divenne più aspro, con continui scontri tra le milizie arabe ed ebraiche, e gli arabi rifiutarono un piano di spartizione del Paese proposto dalla Nazioni Unite. Il conflitto tra le forze israeliane e le milizie arabe si trasformò in una vera e propria guerra, perché i Paesi arabi circostanti, Egitto, Siria, Giordania e Iraq, inviarono dei contingenti militari ad attaccare lo Stato ebraico. Le forze israeliane respinsero l'attacco e conquistarono un ampio territorio, ma non occuparono l’intera città di Gerusalemme, che era particolarmente ambita per il suo valore storico-religioso. La parte orientale della città restò sotto il controllo della Giordania.

05.la guerra continua...

Negli anni che seguono la seconda guerra mondiale, il conflitto non si è mai fermato e Isreale ha conquistato sempre più terreno.

La nascita di Israele scatenò una guerra paesi arabi confinanti: Egitto, Iraq, Transgiordania e Siria, durante la quale circa 700mila palestinesi furono espulsi o fuggirono - circa l'85% della popolazione araba del territorio catturato da Israele - e non furono mai autorizzati a tornare. I palestinesi chiamarono l'esodo e lo sradicamento di gran parte della loro società nakba, o "catastrofe", ed è tuttora l'evento traumatico al centro della loro storia moderna. Gli arabi che rimasero in Israele come cittadini furono soggetti a discriminazioni per quasi due decenni, privati di molti diritti civili fondamentali.

06,le conseguenze del conflitto

07/10/2023

Il giorno che cambiò tutto...
  • Sirene antiaeree risuonano a Gerusalemme intorno alle 6:30 ora locale,
avvertendo i cittadini dell’attacco in corso e di mettersi immediatamente al riparo.
  • Hamas annuncia l’inizio dell’operazione “Alluvione Al-Aqsa”, dichiarando
di aver lanciato oltre 5.000 razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele nell’arco di 20 minuti.
  • Militanti armati di Hamas, molti dei quali in motocicletta o penetrati in Israele
con velivoli artigianali, sparano contro civili e compiono massacri nei kibbutzim vicini al confine.
  • Emergono anche filmati di militanti di Hamas che prendono in ostaggio cittadini israeliani e li portano oltre il confine di Gaza.
  • Tra le prime vittime di Hamas ci sono i partecipanti a un festival musicale vicino al confine israeliano con Gaza: molti vengono uccisi mentre tentano la fuga.
  • Israele lancia attacchi di rappresaglia a Gaza. Viene diffuso un video in cui un grattacielo residenziale e la moschea Al-Sousi a Gaza City vengono bombardati e rasi al suolo.
  • Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dichiara: “Israele è in guerra”.
  • Israele lancia l’operazione “Spade di ferro” nella Striscia di Gaza.
  • In un discorso televisivo dalla Casa Bianca, Biden afferma che “Israele ha il diritto di difendere sé stesso e il suo popolo“.
  • Nel corso della notte, il gabinetto di sicurezza israeliano vota per un’azione volta alla “distruzione delle capacità militari e governative di Hamas”.
  • La Israel Electric Corporation, che fornisce l’80% dell’elettricità alla Striscia di Gaza, interrompe l’erogazione di energia elettrica nell’area.
8.

Due mesi di conflitto

Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 16.248 persone, più del 70 per cento delle quali donne e bambini. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.200 vittime in Israele. Le autorità israeliane hanno affermato che 138 ostaggi rapiti in Israele il 7 ottobre sono ancora in mano ad Hamas. Durante la tregua sono stati rilasciati 105 ostaggi, ottanta dei quali in cambio di 240 palestinesi detenuti in Israele. In questi due mesi Israele ha bombardato quasi quotidianamente la Striscia di Gaza, ormai unico luogo che contiene i palestinesi, sono stati abbattuti quasi tutti gli ospedali di Gaza, anche le scuole e i luoghi che rendevano possibile un passaggio per scappare. Ogni tipo di comunicazione per i palestinesi è stata bloccata.

10

Come si potrebbe evolvere il conflitto?

Agli occhi di tutti l'escalation di questo conflitto non è da sottovalutare, in questi tempi quando si parla di guerra, si parla ormai di una possibile guerra mondiale, gli accordi tra i vari paesi intrecciano tutti gli interessi, ogni paese ha qualcosa in ballo quando inizia una guerra, ora più che mai ne abbiamo le prove. Mosca è molto presente in Medio Oriente e soprattutto in Siria, di cui è un alleato storico dai tempi dell’URSS. I russi controllano la base navale di Tartus e quella aerea di Hmeimim , da cui hanno condotto negli anni gran parte delle operazioni contro le forze anti-Assad, consentendo un rovesciamento delle sorti del conflitto a favore di Damasco. Fino ad oggi, militari e intelligence di Israele e Russia si sono sempre coordinati per evitare incidenti. È molto probabile che continuino a farlo e che la “hot line” resti aperta, ma vale la pena evidenziare che la guerra Hamas-Israele ha portato i rapporti bilaterali a un momento di gelo senza precedenti nella storia recente. Tel Aviv ha espresso, soprattutto in via ufficiosa, la sua insoddisfazione per la posizione adottata da Mosca sulla guerra. Il presidente Vladimir Putin ha paragonato le mosse minacciate da Israele contro Gaza “all’assedio di Leningrado” durante la Seconda guerra mondiale.

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La reazione di tutto il Mondo

Questa immagine rende possibile già crearsi un'idea di come il mondo ha reagito dal punto di vista politico. Le reazioni internazionali alla scioccante offensiva di Hamas nel sud di Israele e ai bombardamenti israeliani su Gaza in risposta, hanno rivelato le divisioni sulle prospettive del conflitto nel mondo. Nelle capitali occidentali, Hamas è stato accusato di attacco terroristico e le dichiarazioni di Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Francia hanno ribadito che Israele ha il diritto di difendersi. La maggior parte di queste dichiarazioni, però, non ha menzionato l'escalation di violenza dei coloni israeliani nella Cisgiordania occupata, le tensioni nella moschea di Al Aqsa e le centinaia di civili uccisi a Gaza negli attacchi aerei di quest'anno. Nel frattempo, la Cina, la Turchia, l'Unione Africana e gli Emirati Arabi Uniti hanno sollecitato una rapida de-escalation del conflitto e un rapido ritorno ai colloqui di pace, sostenuti dalla comunità internazionale. Molti hanno dichiarato di essere pronti a intensificare gli sforzi diplomatici per offrirsi come mediatori nella crisi e hanno insistito sul fatto che una soluzione a due Stati è l'unico modo per raggiungere la pace regionale. Anche il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato da Mosca che i colloqui per una soluzione a due Stati, che garantisca la coesistenza pacifica di Israele e Palestina sono l'unica strada percorribile, una volta terminate le ostilità.

12.

Cos'è Hamas?

Hamas è un movimento militante islamico e uno dei due principali partiti politici dei Territori palestinesi. L’altro movimento e Al-Fatah, che detiene la presidenza dell’Organizzazione per la liberazione della palestina. Hamas governa più di due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza, ma il gruppo è noto soprattutto per la sua lotta armata contro Israele. Decine di Paesi, tra cui Israele, Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito, hanno designato Hamas come organizzazione terroristica, anche se alcuni applicano questa etichetta solo alla sua ala militare. Yassin fonda Hamas a Gaza nel 1987 e nel 2006 c'è conquista di Gaza da parte di Hamas è seguita alla sua vittoria alle elezioni parlamentari palestinesi. Nel 2017 Hamas pubblica un nuovo documento, più moderato: che accetta l’istituzione di uno Stato palestinese provvisorio lungo il confine della “Linea Verde” stabilito prima della Guerra dei Sei Giorni (1967), ma che comunque non riconosce Israele.

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Conclusioni

Ci troviamo nel 2023, oserei dire anche 2024 ormai, parliamo di un conflitto che ha una storia centenaria, una guerra piena di morti e di ingiustizie. Dopo due guerre mondiali e innumerovoli altre guerre, ancora non abbiamo imparato un gran che, ancora non abbiamo capito che i conflitti portano disastri. Nel 2023 personaggi pubblici non possono esprimere il loro parere, in questo caso nei confronti della Palestina senza perdere lavoro o importanza nella società, esiste ancora una minaccia più grande di noi, una propaganda che cerca di convincerci ma a contrastarla ci dovrebbe essere quella che ormai tutti dovremmo avere, la cultura, la conoscienza. Nel 2023 dovremmo essere capaci di comprendere ciò che accade, dovremmo saper riconoscere un genocidio, dovremmo saper aiutare chi è in difficoltà, dovremmo imparare a distinguere un attacco terroristico da una risposta e richiesta di aiuto e dovremmo saper distinguere Hamas dalla Palestina. Grazie.

Le Origini del Conflitto

Le origini del conflitto sembrano quasi un mistero, forse dipende da chi interpelli quando fai la domanda. Per alcuni è una guerra di motivo religioso, è una questione che getta le sue radici nelle sacre scritture ebraiche, che rivendicano questa terra come quella promessa da Dio al popolo ebraico. Per altri, quasi tutti, è una guerra di occupazione, un paese che sta perdendo la sua casa contro un paese che desidera averne una e farebbe di tutto per conquistare qualcosa che non ha il loro nome. A prescindere si parla di guerra, dove il più forte vince, il più furbo conquista e chi ha ragione non sempre trova vittoria.

Turchia

In tema di tensioni diplomatiche, però, poche posizioni hanno suscitato scalpore quanto quelle della Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, infatti, ha ribadito Hamas è non un’organizzazione terroristica ma “un gruppo di liberazione che combatte per proteggere la propria terra”, suscitando l’ira di Israele e di vari attori internazionali. Ankara è un altro tassello chiave del dossier siriano, dal momento che milizie filo-turche, insieme al gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, controllano il governatorato nordoccidentale di Idlib, l’unica area rimasta fuori dal controllo del regime di Damasco. Ankara si trova in una situazione di “difficile equilibrismo”: se da una parte, infatti, ha normalizzato le relazioni con Israele nel 2022, nella guerra in corso sostiene politicamente Hamas, tanto che i rapporti con lo Stato ebraico sono ai minimi storici.

USA

Infine, ma non meno importante, in Medio Oriente sono presenti anche gli Stati Uniti d’America, con personale militare dislocato in Siria, Iraq, Kuwait e Qatar. Anche in questo caso, siamo ancora nell’ambito del tit for tat, che vede contrapporsi USA-Israele all’Iran e le sue pedine nell’area. Ma con l’innalzarsi della tensione dopo l’offensiva israeliana su Gaza è difficile prevedere se e quanto questo già precario equilibrio reggerà. Gli Stati Uniti, inoltre, hanno aumentato la loro presenza militare nella zona, con l’invio di 900 unità militari nell’area e lo spostamento di navi da guerra e portaerei nel Mar Rosso e nel Mediterraneo Occidentale, per scoraggiare Teheran e attori filo-iraniani a entrare apertamente nel conflitto. Quello che si delinea dopo l’offensiva israeliana a Gaza è dunque uno scenario di crisi a cerchi concentrici, più che lo scontro tra due poli definiti, con interessi e geometrie variabili di cui è complicato prevedere gli sviluppi.

Ma a livello sociale?

Nelle università americane si è assistito a un vasto movimento, appena debolmente contrastato dalle autorità accademiche, tendente a rifiutare all’azione di Hamas la qualifica di terrorismo e a ricondurre l’avvenimento sostanzialmente a una conseguenza della politica di Israele nei confronti della questione palestinese. Molti edifici pubblici sono stati illuminati ai colori di Israele, ma le bandiere israeliane sono praticamente assenti nel resto delle città. Innumerevoli sono le manifestazioni che appoggiano la Palestina, lo Stato sceglie per il popolo ma la popolazione non sta in silenzio. Purtroppo non mancano violenze antisemitistiche, ma sorge spontanea la domanda, ma davvero vogliamo combattere la violenza con altra violenza? Il potere e i potenti sono da condannare a prescindere, e allora si trova giustificazione alla barbarie, contestualizzata in uno di quei ritagli di verità fatti di tante omissioni, e si giustifica quello che si vuole giustificare, sacrificando il valore della libertà su cui abbiamo fondato la nostra civiltà.

Com'è organizzata Hamas?

  • Hamas ha una serie di organi direttivi che svolgono varie funzioni politiche, militari e sociali.
  • La politica generale è stabilita da un organo consultivo superiore, detto Politburo, che opera in esilio.
  • I comitati locali gestiscono le questioni di base a Gaza e in Cisgiordania.
  • Ismail Haniyeh ricopre attualmente il ruolo di capo politico, dopo aver sostituito il leader di lunga data Khaled Meshaal nel 2017. Dal 2020 opera da Doha, in Qatar, secondo quanto riferito, perché l’Egitto limita i suoi movimenti da e verso Gaza.
  • Le questioni ordinarie a Gaza sono supervisionate da Yahya Sinwar, che in precedenza era a capo dell’ala militare di Hamas e che ha scontato ventidue anni in una prigione israeliana per aver organizzato il rapimento e l’uccisione di due soldati israeliani.
  • Marwan Issa e Mohammed Deif comandano l’ala militare di Hamas, le Brigate Izzeddin al-Qassam.