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Acquedotti di Roma

chiara carloni

Created on December 2, 2023

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GLI ACQUEDOTTI ROMANI

  • Gli acquedotti sono tra le principali opere ingegneristiche realizzate dai romani.
  • A Roma nel periodo arcaico (dal IX-VIII secolo) le fonti di approvvigionamento idrico erano il fiume Tevere, le sorgenti spontanee e le cisterne di raccolta.
  • Dall'epoca repubblicana (dal VI-V sec al I ac), con l'aumento della popolazione, fu necessario dotare la città di un sistema idraulico più evoluto.

Dall'età imperiale: • all’imperatore spettava la Cura Aquarum: gestiva gli acquedotti e nominava il Curator Aquarum. • Il Curator Aquarum era un senatore che soprintendeva ai lavori di costruzione e manutenzione, curava i registri e aveva anche potere giurisdizionale su controversie tra stato e privati. •L’imperatore Claudio introdusse la carica del Procurator Aquarum: un liberto (schiavo libero) con funzioni tecniche e amministrative; • dal III al IV sec. compaiono altre due figure responsabili: il Consularis Aquarum e il Prefectus Urbis.

Le principali fonti storiche di epoca romana sugli acquedotti sono:

  • il De Architectura di Vitruvio del (I ac);
  • il De Acque Urbis (I dc) di Frontino, che fu Curator Acquarum, è un trattato nel quale sono descritti 9 degli 11 acquedotti di Roma. Dopo la morte di Frontino ne vennero costruiti altri 2.

Le figure impiegate nella costruzione degli acquedotti erano: gli architetti, che elaboravano i progetti e dirigevano i lavori; i geometri e i libratores che misuravano i campi e studiavano i caratteri topografici; i gromatici che misuravano terreni; gli aquarii (schiavi), che si occupavano della costruzione e manutenzione; i fontanieri, i muratori, pavimentatori.

Gli acquedotti sfruttavano la forza di gravità, per condurre l'acqua dalla sorgente, posta in zone collinari e montane, alla città. La pendenza era lieve e uniforme stimata al 2% e il percorso veniva pianificato sulla base delle caratteristiche del terreno.

Prima di essere incanalata, l'acqua passava attraverso una o più vasche di sedimentazione, dette piscinae limariae, che ne consentivano la depurazione dalle impurità (limo e detriti).

In campagna gran parte del percorso degli acquedotti correva sotterraneo: attraverso lo scavo di pozzi verticali veniva raggiunta la quota necessaria alla realizzazione di un canale coperto e rivestito da malta idraulica, detto specus. I pozzi non venivano chiusi, ma si utilizzavano per la manutenzione e le riparazioni.

Per superare i dislivelli del terreno si costruivano dei sistemi a sifone: l'acqua veniva coinvogliata in una cisterna e successivamente si riversava in una tubatura che seguiva un percorso ad U. L'acqua, grazie alla pressione, poteva risalire fino ad una quota leggermente inferiore a quella del punto di partenza. Il sistema ad archi, realizzati sul fondo dell’avvallamento, aveva la funzione di ridurre il dislivello e la pressione.

Per attraversare dei corsi d'acqua o degli spazi pianeggianti, prossimi ai centri urbani, mantenendo il dislivello, i romani impiegarono delle strutture ad arcate, anche su più ordini: come nel caso dell'Aqua Marcia, dell'Aqua Tepula o degli acquedotti Claudio e Anio Novus

Molti acquedotti arrivavano in città seguendo un percorso quasi identico e/o condividendo lo stesso viadotto. L'acqua scorreva in canali separati posti a livelli differenti. Non tutti gli acquedotti entravano in città sfruttando strutture costruite in elevato, alcuni erano quasi completamente sotterranei, ad esempio l'Aqua Appia.

Quando l’acqua arrivava in città, veniva raccolta in un deposito, il castellum aquae, una una struttura che conteneva una o più vasche, simili alle piscinae limariae, dove il flusso rallentava e le ultime impurità sedimentavano. L'acqua veniva versata all'esterno mediante dei bocchettoni e condotta attraverso delle fistulae, dei tubi in piombo, alle diverse utenze pubbliche e private.

  • Costruito da Manio Curio Dentato e Flavio Flacco
  • appellativo Vetus aggiunto quando fu realizzato il Novus
  • raccoglieva l’acqua dalle sorgenti dell’Aniene, di buona qualità
  • condotto pressoché sotterraneo e lungo circa 63,5 km unico tratto in alzato a Porta Maggiore
  • portata giornaliera di 182.517 m3, successivamente potenziata
  • Costruito dai censori Appio Claudio Cieco e Caio Plauzio Venox
  • realizzato, insieme alla via Appia, durante la 2° guerra Sannitica
  • corre su condotto sotterraneo ed è lungo circa 16,5 km
  • la portata giornaliera di 34.000 m3

Aqua Appia

312 ac

  • Costruito da Quinto Marcio Re
  • sorgenti presso nell'alta Valle dell'Aniene
  • si conserva al Parco degli Acquedotti, sormontato dalla'Aqua Tepula e Iulia;
  • sotterraneo, tranne un tratto di 11 km; la lunghezza complessiva è di 91 km;
  • portata 190.000m3

Anio Vetus

272/270 ac

  • Costruito da Caio Servilio Sepione e Lucio Cassio Longino
  • captava l'acqua dalle sorgenti dei Colli Albani
  • la lunghezza complessiva era di 18 km, sfruttava in parte le arcuazioni dell'Aqua Marcia.
  • venne ricostruito da Agrippa nel 33 ac e unito all'Aqua Iulia
  • la portata giornaliera era di 18.467 m3

Aqua Marcia

144 ac

Aqua Tepula

125 ac

  • Costruito da Marco Vipsanio Agrippa
  • captava l'acqua dalle sorgenti poste al XII miglio della via Latina, nella zona di Grottaferrata
  • unito all'Aqua Tepula sotto Augusto
  • la lunghezza complessiva era di 23 km, di cui 11 in superficie.
  • la portata giornaliera originaria era di 50.043 m3

Aqua Iulia

33 ac

  • Inaugurata da Agrippa
  • captava l'acqua dalle sorgenti lungo la Collatina (località Salone)
  • ancora in funzione alimenta le principali mostre d'acqua del Rinascimento (Fontana di Trevi)
  • la lunghezza complessiva era di 20,5 km
  • la portata giornaliera era di 103.916 m3
  • Costruito dall'imperatore Augusto a servizio della naumachia, un lago artificiale realizzato a Trastevere e destinato a spettacoli e battaglie navali
  • sorgenti presso il lago di Martignano a Bracciano
  • l'acqua non era potabile e veniva impiegata anche per i lavori agricoli
  • principalmente sotterraneo, la lunghezza complessiva era di 33 km
  • la portata al giorno 16.228 m3

Aqua Virgo

19 ac

Aqua Augusta

2 ac

  • Lavori avviati dall'imperatore Caligola e terminati da Claudio
  • sorgenti vicine a quelle dell'Aqua Marcia, tra Marano Equo e Arsoli
  • primo tratto sotterraneo, ma dal VII miglio della via Latina su arcate, conservate presso il Parco degli acquedotti
  • la lunghezza complessiva era di 68 km
  • la portata al giorno di 191.190m3

Aqua Claudia

38-52 dc

  • Voluto dall'imperatore Caligola e terminato da Claudio
  • captava l'acqua dalle sorgenti della Valle dell'Aniene
  • era lungo quasi 87 km, dei quali 73 in canale sotterraneo e 14 in superficie
  • per 7 km coincideva con l’Aqua Claudia
  • la portata giornaliera originaria era di 196.627m3

Anio Novus

52 dc

  • Costruito da Traiano, per alimentare la regione di Trastevere
  • captava l'acqua dalle sorgenti dei monti Sabatini (Bracciano)
  • era lungo 57 km
  • la portata giornaliera originaria era di 118.200 m3
  • Costruito dall'imperatore Alessandro Severo, dopo il restauro delle terme di Nerone
  • captava l'acqua dalle falde, presso la località Pantano-Borghese
  • oggi le stesse sorgenti alimentano l'acquedotto Felice, realizzato alla fine del 1500
  • principalmente su arcate, misurava in lunghezza 22 km
  • la portata giornaliera originaria era di 21.632 m3

Aqua Traiana

109 dc

Aqua Alessandrina

226 dc

II romani dispongono di diversi strumenti utili all’elaborazione grafica del progetto e alle operazioni di misura e di verifica sul terreno

Le tecniche costruttive degli acquedotti in elevato conservati a Roma, variano moltissimo ciò dipende da diversi fattori:

  • reperibilità dei materiali
  • ragioni economiche
  • ragioni strutturali
  • scelte stilistiche
In linea generale: dall'epoca repubblicana al I sec dc gli acquedotti furono realizzati con materiale lapideo (tufo e peperino), mentre dal II dc vennero impiegati i laterizi (mattoni cotti). Per legare i materiali e rendere le strutture più resistenti si utilizzava l'opus caementicium (cementa), un composto di pietrame e malta; mentre per rendere impermeabili le condotte si impiegava la malta idraulica o cocciopesto (frammenti di mattoni, sabbia e acqua)

compasso

filo a piombo

archipendolo: per verificare che un piano fosse orizzontale

groma: per tracciare allineamenti nelle zone pianeggianti

corobate: per determinare la pendenza del terreno

dioptra: livella regolabile poggiata a terra, utilizzata per calcolare l'inclinazione di segmenti di acquedotto

Ponteggi e Gru