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Randazzo
Cristiano La Piana
Created on December 1, 2023
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Randazzo
Civilta che abitavano a Randazzo
Purtroppo la scarsa documentazione disponibile non ci consente un resoconto preciso e lineare dei fatti storici del periodo che riguardarono il territorio di Randazzo ma, da quanto si evince dalla pur modesta documentazione, questa plaga e i centri che su essa gravitavano, (Triocala – Trinacia/Tyracia – Tassah-Randach), furono fortemente interessati dall’invasione musulmana dell’Isola.
Il periodo Siceliota
Diodoro Siculo ricorda una Tiracia, vasta città dei Siculi, che alcuni storici moderni identificarono con la strada a est di Randazzo che si estendeva attraverso le balze del Fiume Alcantera. L'antica città rimase indipendente alla soggezione greca finchè nell'anno 400 a.C. venne distrutta dall'esercito di Gerone I (tiranno di Siracusa). A proposito di questo, il prof. Luigi Pareti scrisse: “ Il sopravvento di Siracusa apparve più evidente quando nel 440 a.C. Ducezio, ultimoRe dei Siculi, morì di malattia ed i siracusani si proposero di rendersi suddite tutte le città sicule eliminando l’unica di esse che, forte popolosa e tutt’ora indipendente, poteva rimettersi a capo di una nuova liberazione: Trinacia. Le forze dei siracusani e dei loro alleati bloccarono quella città, non sorretta da nessun’altra, ma gli abitanti si difesero virilmente con la morte di molti. Gli altri, fatti prigionieri, vennero venduti come schiavi, mentre Trinacia veniva rasa al suolo e si mandavanoa Delfi doni votivi con le spoglie “. Per tanto se nella contrada S. Anastasia troviamo reperti archeologici che ci conducono all'età Bizantina è probabile che sullo rovine di Tiracia sia sorta un'altra città che possa essere identificata con "Tissa".
La conquista Normanna (1061 - 1091)
La Sicilia di quegli anni era divisa in tre emirati musulmani: Val di Noto, di Mazara e Val Demone, erano molto spesso in lotta tra di loro e ciò causava una condizione di diffusa anarchia. Ibn-Thimnah, Emiro di Catania, a causa di un torto che riteneva di aver ricevuto dal cognato Ibn-Hauasci, Emiro di Castrogiovanni (odierna Enna) e Girgenti, lo aggredisce con un esercito, ma, sconfitto, fu inseguito fin sotto le mura di Catania, perdendo gran parte dei suoi domini. Distrutto dal desiderio di vendetta e, non potendo fare affidamento solo sui suoi mezzi, non esitò a richiedere soccorso agli avversari, fino ad allora solo dal punto di vista della fede religiosa, dando inizio ad operazioni che avrebbero portato alla fine della dominazione araba in Sicilia. Ruggero, che da qualche anno aveva ottenuto il castello di Mileto (che di venterà la sua residena), viene raggiunto lì da Ibn-Hauasci. In un successivo incontro a Reggio, per la scarsa disponibilità di forze da poter usare, apparve incerto e fu informato di ciò che stava succedendo in Sicilia e dalla possibilità che una loro azione contro gli arabi potesse trovare consensi sia tra il popolo cristiano che tra i dissidenti musulmani, legati ad Ibn-Thimnah. Il comandante allora per vincere la diffidenza dei normanni lasciò loro in ostaggio un proprio figlio. Si offriva, quindi, ai normanni la possibilità di cristianizzare l'isola. Un primo tentativo di invasione viene respinto dai musulmani di Palermo, mentre il comandante riesce a mettersi in salvo a Catania. Un secondo tentativo portò alla conquista di Messina. Da questa prima acquisizione prende inizio una difficile conquista della Sicilia che si concluderà dopo tre decenni. Conquistano Catania prima di assediare Palermo, che si era arresa nel 1072. Ci vollero altri 20 anni e il conflitto si concluse con la conquista di Noto. Ruggero scompare dalla sua Reggia di Mileto lasciò come erede suo figlio Ruggero II, il quale trasferisce la capitale da Mileto a Messina e affida il governo dei lombardi di Sicilia al fratello Enrico Aleramico.
Randazzo e la sua storia
Le testimonianze degli storici e dei geografi della Sicilia antica ci portano ad affermare che nel territorio di Randazzo esistessero senza dubbio, fin dai secoli più remoti, diversi centri abitati. Secondo l’Arciprete Don Giuseppe Plumari ( 1770 – 1851 ), certamente il più insigne storico locale, Randazzo risulterebbe, invece, dalla unificazione di ben cinque centri. Queste città, distrutte nel periodo delle guerre civili di Roma, sarebbero risorte grazie all’Imperatore Ottaviano in quella unica città che sarà poi Randazzo, così denominata a seguito della corruzione del nome originario che – secondo il Plumari – sarebbe stato “ Triracium “, divenuto prima “ Rinacium “, poi “ Ranacium “ ed infine “ Randacium “. Il Plumari – avvalendosi della tradizione persistente nei secoli e raccolta dagli storici locali – ci dà anche i nomi di questi cinque centri: “ Tiracia/Triracia, Triocala, Tissa, Demena, ed Alesa “. Non si sa però da dove effettivamente derivi il nome, poichè esistono diverse ipotesi sulla sua origine.Il paesaggio (di S. Anastasia) è simile, per certi versi, a quello dell'attuale Randazzo, per questo infatti si pensa che sia nata dalla rovina di essa.
Altro elemento provante dell’insediamento umano ci viene dato dai rilevanti avanzi di costruzioni in muratura chiamate “ Cube “; con tale nome si indicano le antiche Chiese Bizantine a cupola depressa. Nella zona da noi presa in considerazione troviamo ancora i resti di tre di esse, che prendono rispettivamente i nomi di “ Mischi – Jannazzo e Santa Anastasia “; quest’ultimo nome è anzi proprio di origine Bizantina. A contatto con le mura della città, inoltre, fuori dallo spazio riservato all’abitato, venivano impiantate le necropoli, città dei morti. Tutti questi elementi ci indicano, con certezza, che in quei luoghi ebbe sede una città.
Gli avvenimenti più importanti che caratterizzarono la storia di Randazzo negli ultimi cinquecento anni: - 1492 – Decreto di Re Ferdinando relativo alla espulsione degli Ebrei dalla Sicilia. Fu questo un provvedimento che penalizzò in modo grave ed irreparabile l’economia della città, poichè esisteva da secoli una tra le più fiorenti e ricche comunità ebraiche della Sicilia. Nell’anno 1492 tale comunità si componeva di ben 170 famiglie - I’Imperatore CARLO V, l’uomo sul cui regno non tramontava mai il sole, il 18 Ottobre 1535 fa il suo trionfale ingresso in città, proveniente da Palermo, attraverso la “Porta di San Martino “ Rimane a Randazzo forse tre giorni e, felicissimo per la grande accoglienza ricevuta, fu lui ad elargire il titolo di “Città“ conferendole il titolo “CIVITAS RANDATII “. -1536 Una imponente colata lavica distrugge completamente il ricco Feudo “Annunziata“, stravolgendo completamente la morfologia del vasto e fertile territorio.
-1539 – La città per quattro mesi viene saccheggiata dalle truppe ribelli di Carlo V, la più grande perdita fu il “ Grande Archivio Storico “ contenente gran numero di manoscritti e papiri. A ciò dobbiamo la poca conoscenza del passato lontano della città. -1575 – 1580 La peste imperversa per ben cinque anni, uccidendo la maggior parte della popolazione. -1682 – Una terribile alluvione trascinò via il quartiere industriale e commerciale della città, quello di “Santa Maria dell’Itria “, e due ponti sul Fiume Alcantara, i resti dei quali sono ancora visibili presso “ Porta Pugliese “.
-1719 – Randazzo fu il quartier generale dell’Esercito Spagnolo contro l’Esercito Tedesco. La battaglia si svolse nei pressi di Francavilla di Sicilia, ma tutti i feriti furono portati a Randazzo e ben 800 vi morirono. In onore di tutti i deceduti si innalza una vecchia Croce detta “ Croce degli Spagnoli “. -6 Agosto 1860 – Garibaldi invia a Randazzo il suo luogotenente, NINO BIXIO, li per reprimere i disordini scoppiati a Randazzo e nei paesi vicini. - Luglio 1943- i bombardamenti Anglo-Americani
1) 1078 – Il GRAN CONTE RUGGERO muovendo col suo esercito dall’interno della Sicilia, alla conquista di Taormina, giunge a Randazzo e viene ospitato dalle Suore Benedettine del Convento di S. Maria Maddalena, da allora intitolato a San Giorgio a cui Ruggero era devoto.
2) 1088 - PAPA URBANO II (il Papa della I^ Crociata) giunge a Randazzo e celebra messa nella chiesa di Santa Maria, in quanto di rito latino, per poi successivamente fermarsi a pregare, lungo il cammino, nella ormai distrutta chiesetta dell’Annunziata del Rovere Bello.
3) Morto il Gran Conte Ruggero gli succede RUGGERO II, incoronato Re a Palermo nel 1125 introduce nell’isola l’industria della seta, che tanto beneficio portò all’economia Randazzese fino al secolo scorso. (Famoso il “ Panno di Randazzo “)
4) A Ruggero II succede il figlio GUGLIELMO detto IL MALO ( 1154 – 1166 ). Sotto il suo regno compare per la prima volta l’Esercito Randazzese il quale, assieme a quello di altre città, sotto la guida del Gran Cancelliere del Re, STEFANO DI RETROU, Conte di Perche, marcia contro i Baroni ribelli al Re e li sconfigge in una sanguinosa battaglia
5) Questa lega di paesi di origine Lombarda, fu rinnovata più tardi per sostenere il RE TANCREDI contro l’esercito Svevo. Randazzo, Piazza Armerina, Nicosia e Capizzi fornivano al Re oltre tremila fanti. Purtroppo però le armate Sveve ebbero il sopravvento, e l’Imperatore di Germania ENRICO VI si impossessò del Regno di Sicilia. Il Generale in capo dell’Imperatore, BONIFACIO I, Marchese di Monferrato, piombò su Randazzo che ne subì le vendette assieme agli altri paesi della lega. In una di queste incursioni di soldati Tedeschi, il Capitano Imperiale MARCOVALDO DI ANWEILAR, rimase però sconfitto dall’Esercito Randazzese, proprio in quel piano, oltre il fiume Flascio, che ancora oggi si chiama “Piano della Sconfitta“.
6) Al feroce Imperatore Enrico VI° succede il figlio FEDERICO II di Svevia, il quale prese a benvolere la cittadina, non lasciando occasione per venirvi a soggiornare. Fu qui con la madre COSTANZA nel periodo della guerra con Tancredi; vi ritornò nel 1197, dopo l’investitura del Regno, ed ancora nel 1210, quando con la giovane moglie, fuggì la peste che imperversava a Palermo. Scelta da lui quale caposaldo avanzato di difesa, la città venne successivamente cinta di mura e rafforzata da otto torri di difesa. In una di queste, l’attuale Castello Svevo, fissò la sua dimora
7) Nel 1250 muore il grande Imperatore, gli succede il figlio MANFREDI, che proprio a Randazzo si fa proclamare Re di Sicilia. Muove successivamente alla conquista di Messina, lasciando a Randazzo, come suo luogotenente, FEDERICO LANZA principe di Antiochia.
8) Con la morte di Re Manfredi avvenuta nel 1266, inizia un periodo triste per il Regno di Sicilia. Hanno il sopravvento gli ANGIOINI di Napoli, provenienti dalla Francia. Governo triste caratterizzato da soprusi e persecuzioni, mal sopportate dai Siciliani che, al grido di “Morte ai Francesi “, il 30 Marzo 1282 insorsero contro lo straniero. Sono i famosi “ VESPRI SICILIANI “, la pagina più luminosa della storia di Sicilia. Anche Randazzo prese parte alla rivolta, famosa la strage operata dai Randazzesi a danno degli Angioini nei pressi del Lago Gurrida
9) Con l’avvenimento dei Vespri Siciliani Randazzo acquista una grande importanza politico-militare, ed inizia per essa il periodo più glorioso. I Re Aragonesi, che vennero dalla Spagna a difesa dei siciliani contro gli Angioini, fecero di essa il centro delle operazioni militari, la scelsero quale loro dimora e intorno alle sue mura si combatterono parecchie battaglie vittoriose. Re PIETRO III D’ARAGONA sbarcato a Trapani il 30 Agosto 1282, giunge a Randazzo con tutto il suo esercito l’8 Settembre e si accampa in una località ad oriente della città, che da allora viene ancora denominata “CAMPO RE “. Restaura le mura di cinta, ricostruisce le porte di Oriente e di Occidente (S. Giuliano e S. Martino) facendovi apporre i suoi stemmi, ancora esistenti, e da qui dà inizio alle operazioni militari contro gli Angioini.
10) Alla morte di Re Pietro I° succede il figlio GIACOMO, che fu a Randazzo nel 1286 e poi FEDERICO III D’ARAGONA. E’ di questo periodo la conquista di Castiglione di Sicilia, roccaforte dell’Ammiraglio Ruggero di Lauria, acerrimo nemico di Re Federico, da parte dell’Esercito Randazzese. Il 25 Marzo 1296 Re Federico III D’Aragona è a Randazzo, dalla moglie REGINA ELEONORA nel 1312 qui nasce il primogenito GUGLIELMO che assume il titolo di Duca di Randazzo.
11) Il fatto d’armi più importante intorno alle mura di Randazzo in questo periodo riguarda però l’assedio della città, fedelissima al Re, da parte del Duca ROBERTO D’ANGIO’ ( 1299 ). Il fatto d’armi si svolse sotto la “ Porta Pugliese “ sulle balze del Fiume. Durante la notte l’Esercito Randazzese, uscendo silenziosamente attraverso questa porta, contrattaccò gli assedianti; lo scontro avvenne nei pressi della “ FONTE DEL ROCCARO “, ed un personaggio di rango venne ucciso dai soldati Randazzesi. (Eminenti storici sostengono doversi trattare di uno dei figli illegittimi del Re di Francia). L’Esercito Angioino, atterrito, si ritirò precipitosamente e si guardò bene dal più molestare la città
2) Il Duca Roberto D’Angiò però non si dà per vinto e l’anno successivo (1300), pone per diversi mesi l’assedio alla città di Messina. Il Buon Re Federico ritorna allora a Randazzo, raccoglie qui una gran quantità di armati e di vettovaglie e parte alla volta della città dello stretto per portarvi soccorso, arrivando appena in tempo per sollevare le sorti della battaglia. Quindi prende con se i feriti, gli infermi, i vecchi e sotto la sua stessa guida li conduce, a trovare rifugio e pace, nella città di Randazzo. Fu tanta l’ammirazione in tutta Italia per questa umanità del Buon Re che perfino DANTE nella sua “ Divina Commedia “ fa le lodi del buon FEDERICO D’ARAGONA chiamandolo “ L’Onor di Cicilia “. Il Re Federico a pace fatta ( 1303 ) per premiare la fedelissima Randazzo, la dichiarò “CITTA’ DEMANIALE“, dipendente cioè direttamente dal Re.
13) Morto Federico III d’Aragona, i suoi successori continuarono la tradizionale venuta annuale a Randazzo; qui fu infatti PIETRO II con la REGINA ELISABETTA, a Randazzo rimangono dal 1342 al 1347 i Principi LUDOVICO, erede al trono, e FEDERICO con la madre ELISABETTA. Nel 1398 alloggiarono a Randazzo MARTINO I e la REGINA MARIA, e così tutta la casa regnante di Castiglia: MARTINO II, FERDINANDO I, GIOVANNI I e ALFONSO IL MAGNANIMO, a Randazzo fu la REGINA BIANCA DI NAVARRA il 3 Luglio 1411, che invia lettere ai Baroni di Sicilia perché la raggiungano colà per un Generale Parlamento.
Pur non accettando la tesi fantasiosa della pentapoli, formulata dal Plumari, dalla cui fusione sarebbe derivata l'antica città di Randazzo, è sempre da considerare valido il fatto che la progenitrice della moderna Randazzo, per ragioni contingenti, fisiche e strategiche, fosse stata costretta a mutare località e ad accogliere le popolazioni dei centri circostanti da cui possano derivare i vari nomi, “ Tiracia, Triocala, Tissa, Demena, Alesa Mediterranea “, riferentesi ad un medesimo sito. Questa tradizione, secondo alcuni storici, palesa la statua detta di “ Randazzo Vecchio “, che sorge nella Piazza di S. Nicola davanti all’omonima chiesa. Essa raffigura un’uomo che tiene sulle spalle un’aquila che si incurva sul suo capo, mentre una serpe gli si attorciglia al corpo mordendogli la mammella sinistra e un leone gli giace ai piedi. L’uomo in cui si è voluto identificare il Gigante Piracmone, nella tradizione simboleggia la vecchia città la cui origine, come quella delle città della zona etnea, è legata al mito ciclopico. Secondo la mitologia infatti sarebbe stato uno dei tre Ciclopi abitatori della zona nord dell’Etna, appunto Piracmone, il mitico fondatore della città.
La peste a Randazzo
• La peste a Randazzo ebbe inizio nel 1575 con l’arrivo di un bracciante di nome Messenzio di Demitrio detenuto schiavo a Tunisi; • Costui portò con se una tovaglia di lana, la offrì all’arciprete Don Giovanni Emanuele, ma lui non la toccò anche se voleva acquistarla per la chiesa di S. Maria. La fece vedere ai parrocchiani, e tutti quelli che la toccarono ebbero un forte mal di testa e morirono (i più robbusti vissero non più di dieci giorni); • Fu chiamato il dottor Filippo Cipolla per scoprire il motivo di tutte queste morti, così fece la sua diagnosi informando le autorità del comune che si trattava di vera peste Asiatica. L a maggior parte degli appestati erano i residenti della zona di S. Maria, per questo motivo gran parte della chiesa fu destinata ai malati; • Il 24 agosto 1578 si tenne un civico consiglio all’aperto con la presenza di giudici e giurati, decisero che con il denaro preso in prestito dal governo e dalle donazioni dei più ricchi costruirono 5 barracche di legno per gli infetti. I più ricchi infetti vennero trasferiti nei conventi San Michele Arcangelo e Sant’ Antonio Abbate; • Una signora di nome Agatuzza Imbrusciano che abitava non lontana dal Convento di San Domenico prima di morire anche essa infetta, lasciò la sua eredità all’ospedale, non potendo andare dal notaio lo disse ai vicini dalla finestra cosichè loro fossero testimoni della sua volontà; • Nel 1579 i cittadini chiesero medici e medicine al governante che viveva a Messina. Questi accolse la richiesta e inviò anche 4 “Carnefici” che bruciarono tutti i cadaveri e tuttre le case degli appestati; • Il numero di morti di peste a Randazzo vanno dai 22 000 ai 32 000.
https://www.randazzomedievale.it/index.php/la-peste
Il periodo Bizantino (550 d.C.) e la conquista Araba (827 – 965)
• Oggetti rinvenuti: Gli oggetti scoperti risalgono dal periodo Siculo fino alla dominazione Bizantina, indicando un insediamento umano in quei luoghi già dai tempi preistorici fino al periodo precedente la dominazione Araba in Sicilia. • Dominazione Bizantina: La città sicula, inizialmente colonizzata dai Greci e successivamente conquistata dai Romani, giunse alla fine della sua vita durante la dominazione Bizantina, sicuramente distrutta dagli Arabi. • Invasione Araba: Nel 827 d.C., gli Arabi sbarcarono a Mazara con un grande esercito, procedendo a occupare sistematicamente la Sicilia. Nel 829 d.C., la città di Randazzo fu assediata e conquistata dai Saraceni, diventando successivamente sede di presidio militare e residenza dell'Emiro. L'antico teatro fu convertito in accampamento militare. • Popolazione e presidio arabo: La città, che aveva una popolazione di 23.000 abitanti secondo il Codice Arabo dell'anno 891, fu un luogo degno di presidio arabo e residenza dell'Emiro. Le fabbriche antiche furono donate alla città dagli amministratori locali. • Triocla: Riguardo all'identificazione della città di Triocla, il testo menziona che il Fazello sostiene che si tratti dell'attuale Caltabellotta, sebbene faccia parte del sito archeologico di Randazzo. Nel periodo tra l'832 e l'836, ci furono diverse incursioni arabe, e Michele Amari nella sua "Storia dei Musulmani di Sicilia" chiama la città Randazzo.
LA COLONIZZAZIONE GRECA E LA CONQUISTA ROMANA Tolomeo pone la città greca di Tissa sulle falde dell’Etna, mentre Cicerone nelle orazioni contro Verre la definisce una “ parva et tenui civitate “. Fra gli storici moderni l’identificazione di Tissa è del Cluverio che, basandosi su altri autori, la colloca nella pianura sopra Moio, nel Feudo di S. Anastasia. Delle vicende storiche di Tissa gli storici ci riferiscono poco, sennonché in quel sito sono ancora evidenti le tracce di detrito archeologico formatosi a seguito delle due regolari campagne di scavi condotte tra il 1889 ed il 1890, minuzzaglia formatasi dalla rottura di grandi urne funerarie di terracotta che componevano i sarcofagi. I Greci, infatti, utilizzavano questo tipo di sepoltura dove mancava la pietra calcarea tenera. Tutti questi elementi ci indicano, con certezza, che in quei luoghi ebbe sede una città. Le scarse notizie pervenuteci possono comunque farci ipotizzare con sufficiente certezza che in quel sito la Civiltà Greca fece la sua apparizione tra il 440 a.C. e il 403 a.C. Nel 241 a.C. la Sicilia divenne Provincia Romana a seguito della definitiva sconfitta dei Cartaginesi e dei suoi alleati (Siracusa) nella Prima Guerra Punica. Nel 476 d.C. con la deposizione di Romolo Augusto da parte dei Visigoti di Odoacre cessa di esistere l’Impero Romano d’Occidente e nel 440 l’Isola viene invasa e saccheggiata dai Vandali di Genserico provenienti dal Nord-Africa. Tra il 493 e il 550 è occupata dagli Ostrogoti di Teodorico il grande. Nell’anno 550 d.C. Belisario la annette all’Impero Romano d’Oriente (Costantinopoli), quale provincia Bizantina.
Le origini di Randazzo
La storia di Randazzo è ricca e complessa, attraverso i secoli ha visto il passaggio di diverse civiltà e culture. Ecco una panoramica storica della città: 1. Epoca Romana: Le origini di Randazzo risalgono all'epoca romana, quando fu fondata con il nome di "Randa" o "Randia". Durante questo periodo, la città fu probabilmente utilizzata come centro agricolo e strategico. 2. Periodo Bizantino: Durante il periodo bizantino, Randazzo fu fortificata e divenne un importante centro strategico. La presenza di fortificazioni testimonia l'importanza della città in termini di difesa e controllo del territorio. 3. Dominio Normanno: Nel XII secolo, durante il dominio normanno, Randazzo fu ulteriormente sviluppata e fortificata. I Normanni contribuirono alla costruzione di diverse strutture architettoniche, alcune delle quali sono ancora visibili oggi. 4. Periodi di Dominio: Nel corso dei secoli, Randazzo passò sotto il dominio di varie potenze, tra cui gli Arabi, gli Angioini e gli Aragonesi. Questi periodi di dominio portarono influenze culturali e architettoniche diverse. 5. Terremoti: Nel XVI secolo, Randazzo fu colpita da un terremoto che causò gravi danni alla città. Nonostante la distruzione, la comunità locale ricostruì e mantenne la sua identità. 6. Etna e Agricoltura: La posizione di Randazzo alle pendici settentrionali dell'Etna ha avuto un impatto significativo sulla sua storia. Il suolo vulcanico fertile ha favorito un'agricoltura prospera, contribuendo alla vita economica della città. 7. Tradizioni e Cultura: Randazzo è nota anche per le sue tradizioni folkloristiche, le festività religiose e la produzione di vino grazie ai vigneti presenti nella regione. Oggi, Randazzo è un luogo che conserva il suo patrimonio storico e culturale, attrattivo per i visitatori interessati a esplorare la Sicilia autentica e a immergersi nella sua ricca storia.
La città di Randazzo era l’unica del Valdemone difesa da mura di cinta, simbolo della sua grandezza e potenza. Intorno ad esse si svolsero gran parte degli avvenimenti più importanti della sua storia, in particolar modo nel periodo aragonese. Fino alla metà dell’800 la vecchia cinta muraria era intatta, con le sue sette torri e le dodici porte. Si estendeva intorno alla città per quasi tre chilometri,con un’altezza di dieci metri e uno spessore di circa tre metri.Di esse rimangono ancora qua e là alcuni tratti, erosi dal tempo, che tuttavia richiamano alla mente i tempi gloriosi della città. Delle dodici porte ne esistono soltanto quattro integre, mentre di una quinta, è ancora visibile lo stipite di destra con la parte iniziale dell’arco. Delle sette torri che le rafforzavano rimaneva nel dopoguerra qualche traccia. La parte più integra delle mura è quella che sovrasta la collina di San Giuliano. Un’altro tratto è quello che si trova ad occidente tra. Completamente distrutto o manomesso invece il tratto settentrionale. Il resto, purtroppo, è scomparso. LE PORTE DELLA CITTA’ Le mura di cinta della città furono dotate originariamente di nove porte, altre tre furono aperte in seguito, cosicché la città ebbe dodici porte.
La città di Randazzo era l’unica del Valdemone difesa da mura di cinta, simbolo della sua grandezza e potenza. Intorno ad esse si svolsero gran parte degli avvenimenti più importanti della sua storia, in particolar modo nel periodo aragonese. Fino alla metà dell’800 la vecchia cinta muraria era intatta, con le sue sette torri e le dodici porte. Si estendeva intorno alla città per quasi tre chilometri,con un’altezza di dieci metri e uno spessore di circa tre metri.Di esse rimangono ancora qua e là alcuni tratti, erosi dal tempo, che tuttavia richiamano alla mente i tempi gloriosi della città. Delle dodici porte ne esistono soltanto quattro integre, mentre di una quinta, è ancora visibile lo stipite di destra con la parte iniziale dell’arco. Delle sette torri che le rafforzavano rimaneva nel dopoguerra qualche traccia. La parte più integra delle mura è quella che sovrasta la collina di San Giuliano. Un’altro tratto è quello che si trova ad occidente tra. Completamente distrutto o manomesso invece il tratto settentrionale. Il resto, purtroppo, è scomparso. LE PORTE DELLA CITTA’ Le mura di cinta della città furono dotate originariamente di nove porte, altre tre furono aperte in seguito, cosicché la città ebbe dodici porte.
P R I M A P O R T AGuarda l’Oriente, per cui fu chiamata “Porta Orientale ”. Si chiamò pure “Porta degli Ebrei”, per il ghetto che un tempo esisteva sul vicino colle di San Giorgio dal quale gli Ebrei vennero espulsi nell’anno 1492. Questo ingresso prese il nome di Porta S. Giuliano per una vicina Chiesa dedicata a questo Santo, ora non più esistente. Viene detta anche “Porta Aragonese”, perché all’arrivo in Randazzo del Re Pietro I d’Aragona nel settembre 1282, su questa Porta fu posto lo stemma della Reale casa di Aragona. S E C O N D A PO R T A Guarda il Settentrione e originariamente si chiamava “Porta dell’Erba Spina”, dalla vicina contrada così nominata É situata tra il Monastero di S. Giorgio e la Basilica di Santa Maria. Fu la porta attraverso cui nell’anno 1575 entrò un viandante che, dopo essersi dissetato ed aver contagiato l’acqua, diffuse a Randazzo il terribile morbo della peste. Questa durò ben cinque anni facendo migliaia di vittime e venne debellata solo dopo che le autorità sanitarie del tempo presero la triste decisione di isolare il quartiere maggiormente interessato dandolo alle fiamme. Di essa esiste ancora una traccia guardando a settentrione. T E R Z A P O R T A Si trovava anch’essa a Settentrione e fu chiamata “Porta della Fontana Nuova” perché sotto le balze su cui poggiavano le mura di cinta e la porta, scaturì uno zampillo d’acqua. Ebbe anche il nome di Santa Maria a motivo della vicina Parrocchia. Ora non esiste più, ma fino ai primi anni del dopoguerra si
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D E C I M A P O R T A Questa e le due seguenti furono aperte in epoche posteriori. Dopo il 1539, le mura vennero restaurate, ed in quell’occasione fu ritenuta necessaria l’apertura di un’altra porta dalla parte di mezzogiorno che si chiamò di “Santa Maria di Gesù”. Essa da molto tempo non esiste più. U N D I C E S I M A P O R T A Dallo stesso lato sud fu aperta nel 1559 un’altra porta. Si chiamò “Porta del Carmine” e venne abbattuta assieme ad un buon tratto delle mura nel 1820. In primo tempo venne sostituita con due pilastri che successivamente furono tolti. Attraverso questa porta, nel 1860, entrò a Randazzo il Generale Garibaldino Nino Bixio. L’anno successivo, con decisione della Municipalità di Randazzo, su questa porta veniva apposta una lapide che ricordava tale avvenimento, ed infine nel 1937, non esistendo più la suddetta porta, al Bixio venne intitolata l’antistante piazza. DODICESIMA P O R T A Quest’ultima porta fu aperta nell’anno 1622 di fronte alla Chiesa, un tempo della SS. Trinità e che poi, fondato il Convento dei Minimi, fu dedicata a “S. Francesco di Paola”. Dal nome di questo Santo prese il nome. .
S E T T I M A P O R T A Guarda l’occidente. Non si conosce il nome primitivo, mentre, in seguito, fu detto di “Santa Catarinella” dal nome di una chiesetta vicina che ora non esiste più. O T T A V A P O R T A Si trova a ponente. Originariamente si disse “Porta della Dogana o Porta Palermo”. Nel quinto secolo, con la costruzione della Chiesa di S. Martino, prese il nome da essa, nome con cui tutt’ora viene chiamata. I battenti di essa furono incendiati dalle Truppe spagnole che, nel 1539, occuparono la città per alcuni mesi. In occasione del secondo Conflitto Mondiale, quando nel luglio del 1943 la Sicilia veniva invasa, i Tedeschi tolsero i pezzi dell’arco per rendere più agevole il passaggio dei carri armati. N O N A P O R T A Situata a mezzogiorno. Quando nei primi secoli cristiani fu edificata nei pressi di questa Porta una chiesetta suburbana dedicata a Sant'Anna, allora prese questo nome che in seguito, essendo stata trasportata in essa la Statua di San Giuseppe, sia la chiesa che le mura presero il suo nome, con cui viene ancora indicata. Durante i bombardamenti anglo-americani la Chiesa di S. Giuseppe venne in gran parte demolita insieme alle vicine abitazioni che segnavano l’originale perimetro delle mura. Rimase intatta la sola porta.
I primi mulini ad acqua risalgono al medioevo essendo Randazzo luogo di produzione di cereali; quelli costruiti tra il 14º e il 15º secolo vennero edificati all’esterno della Città Vecchia per evidenti motivi pratici e tecnici; principalmente sulla riva destra del fiume Alcantara, ad iniziare dal vecchio quartiere di Santa Maria dell’Itria. In quei periodi l’acqua del fiume Alcantara scorreva in abbondanza, sia in inverno sia in estate, ed era più che sufficiente ad alimentare i mulini. Chi erano i proprietari dei Mulini ad Acqua I mulini appartenevano alle famiglie nobili e aristocratiche della città. Ma non essendo questi del mestiere, per farli funzionare erano obbligati a rivolgersi alla « Corporazione dei mugnai randazzesi ». I mugnai, prendevano in «gabella» i mulini pagando una certa somma annua; oppure in cambio di una certa quantità di grano o di farina. Le famiglie dei mugnai erano un consistente numero a Randazzo. Queste famiglie vivevano con il ricavato della loro attività, non erano particolarmente ricchi, ma tutti erano proprietari delle loro case ed anche di qualche appezzamento di terreno e vigneto.
Dove Si trovavano questi Mulini Erano complessivamente sette. Accanto ai resti della Vecchia Chiesa di Santa Maria dell’Itria, c’era il primo mulino chiamato «Mulino della Ficarra». Questa costruzione venne successivamente trasformata in deposito ed è tutt’ora visibile. Il secondo mulino, sempre sulla riva destra del Fiume Alcantara era il «Mulino della Fontana Grande». Si accedeva attraverso «Porta Pugliese», scendendo attraverso la mulattiera verso il fiume. Questa costruzione con accanto un grande giardino, è ancora visibile. Sempre sulla riva destra del fiume, a poca distanza dal Mulino della Fontana Grande, c’era un’altra costruzione. Costruita verso il 1890 veniva utilizzata probabilmente per alimentare la città, ma poteva trattarsi anche di una piccola centrale elettrica successivamente dismessa. La costruzione venne bombardata e distrutta nell’estate del 1943. Il terzo mulino, chiamato «Il Mulino dell'Erba spina» era stato costruito accanto al vecchio omonimo ponte. Prima del 1943 solo un arco era danneggiato, ma anche questa struttura venne presa di mira dagli alleati e bombardata nei mesi di luglio e agosto 1943. La costruzione è tuttora visibile unitamente a qualche traccia del canale di alimentazione. Il mulino venne definitivamente chiuso verso il 1920 a causa di un’alluvione che lo danneggiò in modo irreparabile. Percorrendo sempre la riva destra del fiume, si arriva al quarto mulino; questo si trovava non lontano dal ponte di San Giuliano. Il quinto mulino, detto «Il Mulino dell’Edera», si trovava oltre le vecchie vasche di decantazione delle fogne cittadine. Il mulino venne dismesso intorno al 1952-53. Il sesto mulino, detto «Mulino di Città Vecchia», era stato costruito nell’omonima Contrada. Questa grande costruzione, era forse la più antica e la più caratteristica dal punto di vista architettonico. Una grande superficie dello stabilimento venne demolita dall’alluvione del 1920. A parte i locali del mulino, sono rimaste ancora visibili le stalle per gli asini ed il deposito per la paglia e il fieno. Il settimo ed ultimo mulino era collocato sempre nella riva destra del fiume.