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bernini.opere.scultoree

Gaia Solinto

Created on November 26, 2023

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Transcript

BERNINI

LE OPERE SCULTOREE

la vita

1680

1624

1598

I BUSTI

1623

1657-1666

2005

2015

2025

1995

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LE OPERE SCULTOREE

LE STATUE

ALTRE OPERE

I BUSTI

LE STATUE

LE STATUE

Data: 1621-1622Materiale: Marmo di Carrara Altezza: 255 cm; esclusa la base 109 cm Ubicazione: Galleria Borghese, Roma

IL RATTO DI PROSERPINA

LE STATUE

Data: 1618 - 1619Materiale: Marmo Altezza: 220 cm Ubicazione: Galleria Borghese, Roma

ENEA, ANCHISE E ASCANIO

LE STATUE

Data: 1622-1625Materiale: Marmo Altezza: 243 cm Ubicazione: Galleria Borghese, Roma

APOLLO E DAFNE

LE STATUE

Data: 1646–52Materiale: marmo Altezza: 280 cm Ubicazione: Galleria Borghese, Roma

VERITA' SVELATA DAL TEMPO

LE STATUE

Data: 1645-1652Materiale: marmo e bronzo dorato per i raggi divini Altezza: 350 cm Ubicazione: Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma

L'ESTASI DI SANTA TERESA D'AVILIA

LE STATUE

Data: 1656-1661Materiale: Marmo Ubicazione: Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma

ABACUC E L'ANGELO

LE STATUE

Data: 1623-1624Materiale: marmo Altezza: 170 cm Ubicazione: Galleria Borghese, Roma

IL DAVID

I BUSTI

i busti

Data: 1641Materiale: Marmo bianco Altezza: 83 cm Ubicazione: Museo del Louvre, Parigi

busto di richelieu

i busti

Data: 1638-1645Materiale: Marmo Ubicazione: Musei capitolini, Roma

medusa

i busti

Data: 1619Materiale: Marmo Ubicazione: Palazzo Di Spagna, Roma

anima beata

i busti

Data: 1619Materiale: Marmo Ubicazione: Palazzo Di Spagna, Roma

anima dannata

ALTRE OPERE

altre opere

Autori: Gian Lorenzo Bernini e Francesco BorrominiData: 1624 - 1633 Materiale: bronzo, basamento in marmo Ubicazione: basilica di San Pietro in Vaticano, Città del Vaticano

baldacchino di san pietro

altre opere

Data: 1628Materiale: Marmo, legno e bronzo dorato Ubicazione: Basilica di San Pietro, Roma

sepolcro di papa urbano vii

altre opere

Data: 1633-1634Materiale: Marmo Ubicazione: Basilica di San Pietro, Roma

sepolcro di matilde di canossa

Il soggetto scelto da Bernini non è appartenente al mondo cattolico, ma fa parte degli antichi miti greci: Medusa, era una donna con i capelli di serpente, la quale aveva il potere di poter trasformare coloro che incrociavano il suo sguardo in pietra. Stando ai testi, Medusa sarebbe stata sconfitta tramite la sua decapitazione, ma il Bernini non ha scelto di rappresentare la testa morente della donna, ma di scolpire solo la sua testa ancora viva e vegeta. Sono diverse le caratteristiche che rendono particolare questa “Medusa” del Bernini scultore: troviamo delle sopracciglia molto accentuate, i serpenti molto “pesanti” e ruvidi e le labbra carnose. L’espressione scolpita sul volto della protagonista è di indubbio interesse: essa è tormentata e pensierosa, e senza dubbio rappresenta un’importante novità nella storia della rappresentazione di questo personaggio mitico nella storia dell’arte.

Gian Lorenzo Bernini, nel suo David, adotta un approccio barocco caratterizzato da dinamismo e teatralità. La scultura sembra interagire attivamente con lo spazio circostante, coinvolgendo lo spettatore nell'azione. Bernini enfatizza la tensione muscolare e il movimento, creando una figura che esprime energia e intensità emotiva.Mentre Donatello e Michelangelo presentano David in momenti di trionfo e vittoria, Bernini si concentra sul dinamismo e sulla preparazione al combattimento. Donatello si ispira all'antichità classica con un tocco di grazia, Michelangelo crea un'icona di perfezione anatomica e virtù eroica, mentre Bernini trasmette un senso di movimento e coinvolgimento spaziale. Ognuna di queste opere riflette il genio degli artisti e le tendenze stilistiche dei rispettivi periodi storici.

Gian Lorenzo Bernini iniziò a lavorare nella cappella nel 1652 per Fabio Chigi, cardinale presbitero della basilica. Quando Chigi divenne papa Alessandro VII nel 1655, il restauro della cappella fu intensificato. Bernini trasformò le forme classiche della cappella, originariamente con nicchie vuote, aggiungendo le statue dei profeti Daniele e Abacuc, creando una nuova relazione spaziale.La statua di Abacuc, completata nel novembre del 1661, mostra il profeta seduto su una roccia con un angelo giovane che si sporge dalla nicchia, indicando Daniele dall'altro lato. Nonostante lo spazio limitato, Bernini creò una composizione animata e drammatica. Un modello in terracotta della statua, attribuito a Bernini, è esposto nei Musei Vaticani. La scena rappresenta il miracolo narrato nel Libro di Daniele, in cui Abacuc, guidato dall'angelo, porta cibo a Daniele nella fossa dei leoni. Questo episodio è parte delle aggiunte greche al Libro di Daniele.

Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini collaborarono a numerosi progetti artistici, tra cui il Baldacchino. Quest'opera, situata sopra la tomba di San Pietro, rappresenta un capolavoro del Barocco. Il Baldacchino è caratterizzato da colonne tortili in bronzo decorate con motivi fitomorfi e sormontate da capitelli compositi. I basamenti in marmo policromo raffigurano fasi di un parto con dettagli naturalistici. La trabeazione è concava, e le colonne sono connesse da festoni di bronzo che sembrano veri tessuti mossi dal vento. La parte superiore presenta una voluta "a dorso di delfino" attribuita a Borromini. Il Baldacchino è ornato da statue d'angeli, putti con le chiavi di San Pietro e la corona papale, e simboli legati ai Barberini, la famiglia di papa Urbano VIII. La composizione culmina con un globo e una croce.

Il gruppo scultoreo centrale raffigura Santa Teresa sospesa nell'aria, rapita dall'Estasi, con un serafino pronto a trafiggerle il cuore con un dardo dorato. Bernini utilizzò la luce naturale proveniente da una finestra nascosta per illuminare la scena, creando effetti simbolici che evocano la divinità. Le vesti dei personaggi diventano parte integrante della narrazione, con pieghe che amplificano i sentimenti. L'opera di Bernini, considerata talvolta come "erotismo sacro", si basò fedelmente sulle descrizioni di Santa Teresa stessa, che parlava dell'esperienza mistica come un dolore intenso ma estremamente dolce. Bernini sfruttò la sottile linea tra estasi e voluttà, coinvolgendo gli spettatori e trasmettendo un forte senso di emozione e spiritualità. La lettura dell'opera alla luce della teologia di Bernini mostra la sua abilità nel coinvolgere mente e cuore degli spettatori, trasmettendo l'ideologia della salvezza attraverso l'arte. Questo approccio persuasivo richiama anche la filosofia di Pascal, il quale sosteneva che la volontà, più che l'intelletto, era cruciale nella fede.

Nell’interpretazione di Bernini, l’eroe virgiliano si è caricato l’anziano genitore sulle spalle, il quale tiene in mano il vaso con le ceneri degli antenati (i Lari Tutelari). Ascanio è invece accanto a lui e porta con sé il sacro fuoco del tempio di Vesta. Il giovane artista mostrò, sin da questa sua prima prova, un sicuro talento e il possesso di grandi abilità tecniche. La differenza di età dei tre personaggi è resa magistralmente attraverso la resa delle muscolature e delle epidermidi. Attenta e sensibile è anche l’analisi psicologica, dei temperamenti e degli stati d’animo: Anchise, affidatosi completamente al figlio Enea, affronta orgogliosamente la sorte avversa; Enea appare dolentemente rassegnato, il piccolo Ascanio spaventato. La composizione a spirale del gruppo è ancora legata a vecchie forme manieriste. In questo deve aver avuto un certo peso l’influenza del padre di Gian Lorenzo, Pietro Bernini.

Ancora da un racconto mitologico nacque il quarto capolavoro dell’artista: la vicenda di Apollo e Dafne, di cui abbiamo già trattato. Apollo, colpito da una freccia di Cupido, insegue la ninfa Dafne che al suo tocco viene trasformata in albero di alloro. In questo gruppo, Bernini raggiunse la più alta e compiuta espressione della rappresentazione del movimento barocco e mostrando una padronanza della tecnica senza rivali. Nessuno, dopo gli artisti dell’Ellenismo, era riuscito a trattare il marmo come fece lui. Non fu certamente un caso che da quel momento la stella di Bernini iniziò a brillare nel cielo della cultura e dell’arte in Europa, facendogli guadagnare una fama internazionale che nemmeno i grandi del Rinascimento, Leonardo, Raffaello e Michelangelo, avevano raggiunto mentre erano ancora in vita.

Questo gruppo statuario illustra il Ratto di Proserpina e affronta il mito classico di Plutone, dio degli Inferi. Questi, innamoratosi di Proserpina, figlia di Cerere, dea delle messi e della fertilità, la rapì trascinandola nella sua dimora; Cerere, che ottenne da Giove la liberazione della figlia per soli sei mesi l’anno, volle che la terra rimanesse spoglia mentre Proserpina dimorava negli Inferi. Bernini scelse di rappresentare il momento in cui il dio, dalla corporatura possente, agguanta la giovane ed esile donna e la solleva in aria per trascinarla con sé. Accanto a lui riconosciamo Cerbero, il feroce cane a tre teste guardiano dell’Ade. Proserpina si dimena e cerca con tutte le sue forze di liberarsi dalla stretta del suo rapitore, ma invano. Urla e piange. Il gruppo presenta un rivolgimento a torsione, secondo una complessa dinamica che richiede grande virtù nella lavorazione del marmo. Bernini, in quest’opera, dimostrò una padronanza della tecnica scultorea davvero prodigiosa. Magistrale è anche la rappresentazione della folta barba e dei riccioli scomposti dei capelli di Plutone, lavorati con il trapano in modo da creare ombre molto profonde.

Analizzando questa “Anima Dannata”, si può notare fin da subito l’impossibile accostamento del soggetto ad un tema appartenente al mondo cristiano; molti credono, infatti, che non si tratti di un personaggio raffigurante il dolore in senso cristiano, ma piuttosto, sarebbe la riproduzione di un satiro, ovvero un personaggio appartenente alla mitologia greca. L’espressione estremamente dettagliata del soggetto, con occhi sgranati, sopracciglia inarcate e la bocca spalancata denotano senza dubbio forte orrore sul volto del “satiro”, ma anche un po’ di sorpresa.

La tomba, realizzata in marmo bianco, è imponente e raffinata, rappresentando un notevole esempio dell'arte funeraria barocca. La scultura ritrae la contessa Matilde in piedi, all'interno di una nicchia decorata con fregi di trofei d'armi. Indossa una tiara, una ricca veste coperta da un mantello e tiene in mano il bastone del comando, il triregno pontificio e le chiavi di San Pietro. Questa rappresentazione unisce elementi simbolici che sottolineano il ruolo di Matilde come difensore della Chiesa e del papato. La base della tomba è arricchita da putti alati che reggono lo stemma araldico di Matilde con un melograno, simbolo di fertilità e potenza. Un'iscrizione ai piedi della scultura celebra Matilde come "onore e gloria d'Italia". Il sarcofago di foggia romana presenta un bassorilievo che raffigura il celebre episodio dell'Umiliazione di Canossa, sottolineando l'importanza storica della contessa.

Superando la staticità delle sepolture cinquecentesche, Bernini realizza una rappresentazione dinamica che, nell’atto stesso di celebrare la statura politica del pontefice, mira innanzitutto ad esorcizzare il dramma della morte attraverso un gioco di materiali diversi (bronzo, marmo), volumi, simbologie e allegorie. E proprio di un “dramma” si tratta: una scena teatrale in cui vita e morte sono protagonisti. L’immagine a grandezza naturale della morte ci ricorda l’umanità del papa-monarca che, pur non potendo vincere il ritmo inesorabile dell’esistenza, rivive nelle sue virtù, Carità e Giustizia, personificate rispettivamente da una donna che accoglie dei bambini e da una figura armata di spada.

La preparazione del lavoro è cominciata nel 1645, poco dopo la morte di Papa Urbano VIII, il suo protettore, ed ha completato la figura della Verità circa sette anni dopo. Curiosamente, questo lavoro, non è stato richiesto da alcun committente e lo scultore ha deciso di realizzarlo di sua spontanea volontà, per poi lasciarlo sulla porta della propria abitazione. Il soggetto di questo lavoro è la Verità, rappresentata allegoricamente da una donna, la quale viene spogliata dal tempo in modo vorticoso e violento; purtroppo, come accennato precedentemente, il tempo non è stato mai realizzato dallo scultore, lasciando questo lavoro a metà (anche se lo stesso Bernini voleva aggiungere la parte mancante dopo il 1655). La donna, con un’espressione curiosa, trattiene nelle proprie mani un piccolo sole, che simboleggia la verità ormai rivelata, mentre le sue vesti vengono trattenute dall’alto, lasciandola completamente nuda.

Richelieu, oltre ad essere cardinale, era anche il primo ministro di Luigi XIII, quindi era una persona di grande importanza. Egli, per celebrare la propria persona, ordinò nel 1640 allo scultore Bernini di realizzare una statua di se stesso a tutto busto; lo scultore, prima di accettare, però doveva verificare se i suoi protettori, ovvero il cardinale Barberini e il Pontefice Urbano VIII erano d’accordo con questa richiesta. Qualche tempo dopo, terminato il mezzobusto, questo venne portato in Francia, ma il committente non lo apprezzò assolutamente, poiché pensava che non gli somigliasse. Sotto il punto di vista artistico, questo lavoro è davvero eccellente e mostra ancora la grande abilità del Bernini nel suo settore: la mantella, l’abbigliamento e gli accessori sono resi in maniera eccezionale e realistica, così anche come il volto (e le spalle dritte) di Richelieu, che sembra trasmettere un forte senso di nobiltà e potere.

Quest’opera è stata commissionata dal Cardinale Montoya.I dettagli dei capelli ricci e l’espressione beata che coinvolge il soggetto sono gli aspetti caratteristici di questo lavoro, il quale, però, non è considerato uno dei marmi più prestigiosi dello stesso scultore, facendo preferire alla critica “Anima Dannata”, lavoro più virtuoso, in confronto a cui questo è abbastanza scarno e povero di caratteristiche, facendo cadere questo lavoro berniniano nel dimenticatoio. Nonostante la poca fortuna che questa “Anima Beata” ha avuto, è stata soggetto di innumerevoli studi: molte altre opere del Bernini erano legate al mondo cristiano, ma degli approfondimenti da parte di vari studiosi hanno svelato che questo busto in realtà rappresenta una ninfa e non una personificazione della Beatitudine Cristiana.

Gian Lorenzo Bernini è stato un eminente scultore, architetto e pittore italiano del periodo barocco, nato il 7 dicembre 1598 a Napoli. Figlio di Pietro Bernini, anch'egli scultore, Bernini dimostrò un talento eccezionale fin da giovane.

La sua carriera artistica decollò rapidamente, e nel 1623, all'età di soli 25 anni, ricevette l'incarico di realizzare la famosa "Fontana dei Quattro Fiumi" in Piazza Navona a Roma, commissionata dal Papa Innocenzo X. La fontana è un capolavoro di design e scultura, rappresentante quattro fiumi principali: il Nilo, il Danubio, il Gange e il Rio della Plata.

Bernini ha iniziato la sua carriera insieme al padre nella cappella di Paolo V in Santa Maria Maggiore. In questo modo ha attirato su di sè l'attenzione del Papa e del cardinale Scipione Borghese, sotto la cui protezione è rimasto fino al 1624, creando le statue e i gruppi che si trovano tuttora a palazzo Borghese. Dopo la salita al trono papale di Urbano VIII la sua posizione nel campo artistico si è consolidata, dal momento che ha ricevuto le più importanti commissioni e dal 1624 fino alla sua morte è stato occupato in opere religiose. Nel 1629 è stato nominato architetto di San Pietro e, a partire da questo momento, ha realizzato le opere più prestigiose.

Bernini divenne presto il principale architetto della Basilica di San Pietro in Vaticano, completando lavori significativi, tra cui la famosa "Cattedra di San Pietro", un monumentale baldacchino sopra l'altare maggiore, tra il 1657 e il 1666.

Gian Lorenzo Bernini morì il 28 novembre 1680 a Roma, lasciando un'impronta indelebile nel panorama artistico italiano e europeo. La sua abilità nel trasmettere emozioni attraverso la pietra e la sua maestria nell'architettura hanno reso il suo contributo al periodo barocco un elemento chiave nella storia dell'arte.