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Guerre Puniche

Antonio Liccardo

Created on November 19, 2023

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Le Guerre Puniche

Le guerre puniche sono battaglie che vedono scontrarsi Roma e Cartagine in diversi territori. Questi scontri avvengono poiché Roma vuole conquistare il Mediterraneo e diventare una potenza mondiale.

La prima guerra punica

I romani avevano rapporti amichevoli con i cartaginesi stipulando diversi trattati. I quali dicevano che l'una non poteva i popoli dell'altra. Questi trattati però non furono rispettati per molto, poiché le due potenze volevano espandere il proprio territorio, soprattutto Roma che aveva adottato una politica imperialistica. Roma per espandersi nel Mediterraneo, doveva entrare in conflitto con Cartagine e il pretesto fu che Messina, entrata in conflitto con un'altra città greca della Sicilia chiese aiuto a Roma. Quindi il console Appio Claudio attraversò lo stretto di Messina con un suo esercito e si impadronì della città, così inizio la prima guerra punica,che avvenne nel 260 a.C., perlopiù via mare.

Le prime battaglie

La prima battaglia si tenne nelle acque di Milazzo, che vide la flotta romana annientare quella cartaginese grazie all'invenzione del corvo, cioè un ponte mobile fornito di rampini.In seguito a questa vittoria, Roma subì una grave sconfitta a Tunisi nel 255 a.C., in cui ci fu la completa distruzione della flotta romana. Poi ci fu una guerra di posizione in Sicilia in cui gli eserciti rimanevano sulla difensiva, a causa di questa guerra ci furono numerosi morti.

La prima "provincia"

Durante la battaglia navale delle Egadi, Cartagine si decise a chiedere la pace e i romani le imposero di lasciare la Sicilia e di pagare un'indennità di guerra. Successivamente Roma rese la Sicilia una "provincia" e fu la prima di tante.

La seconda guerra punica

A Cartagine nacquerò due fazioni politiche: una pacifista e una espansionista, che ebbe la meglio, così ci fu una spedizione in Spagna nel 237 a.C., guidata da Amilcare e Asdrubale e grazie a questa spedizione Cartagine divenne padrone di buona parte della regione Iberica. Successivamente nel 219 a.C. Annibale, che prese il potere dopo la morte di Amilcare, conquistò Sagunto, alleata di Roma. Dopo, Annibale si mosse verso l'Italia, scontrandosi nel 218 a.C. con Roma. Il suo esercito era formato da una trentina di elefanti da guerra, grazie ai quali i Cartaginesi riportarono una grande vittoria. Nel 217 a.C. presso il lago Trasimeno, l'esercito romano venne sconfitto nuovamente perdendo 15.000 soldati. L'anno successivo ci fu la famosa battaglia di Canne, in cui quasi tutto l'esercito romano cadde in battaglia(70.000 soldati). Nel 212 a.C. ci fu la rivolta romana, sottomettendo Siracusa e riconquistando Capua. La situazione si ribaltò definitivamente quando il comando fu assunto da Publio Cornelio Scipione, infatti conquistarono la capitale Cartaginese: Cartagena, e ottennero una serie di vittorie.

Le guerre in Oriente e la fine di Cartagine

Dopo la fine della seconda guerra punica, Roma voleva continuare ad espandersi, così entrarono in conflitto con Filippo V di Macedonia e Antioco III di Siria. Ci furono quindi diverse battaglie che segnarono il periodo della prima guerra macedonica. Nel 200 a.C. fu dichiarata guerra solo a Filippo V, dando inizio alla seconda guerra macedonica. Nel 197 a.C., i romani sconfissero i macedoni durante la battaglia di Cinoscefale. La Lega etolica (unione di città greche) chiese aiuto a Antioco III che poi fu sconfitto presso le Termopili nel 191 a.C. Poi fu trattata la pace di Apamea nel 188 a.C. e la fine del regno di Siria. Infine ci fu la terza guerra macedonica nel 168 a.C. in cui l'esercito macedone fu sconfitto Pidna. Successivamente Macedonia diventa una provincia romana.

La terza guerra punica

Il re di Numidia, Massinissa, provoca Cartagine ad una guerra usando come pretesto una contesa sui confini. La pace con i romani imponeva che i Cartaginesi potessero attaccare e dichiarare guerra soltanto con il consenso di Roma, ma Cartagine risponde con le armi senza nessun consenso e nel 149 a.C. inizia la terza guerra punica. I Cartaginesi, per far sì che la loro città non venga distrutta, consegnano la flotta e tutte le armi, però Roma decide comunque di distruggere la città. I romani riescono a impadronirsi di Cartagine dopo tre anni, precisamente nel 146 a.C. dove Scipione espugnò Cartagine vendendo gli abitanti come schiavi, distruggendo la città e facendo diventare il territorio una nuova provincia d’Africa.

Periodo Post-Guerre Puniche

Le vittorie di Roma e quindi le sue conquiste, contribuirono ad ampliare enormemente il territorio e provocarono di consequenza importanti cambiamenti, che mutarono in negativo la condizione sociale e economica dei cittadini più poveri. Ad esempio i propietari terrieri dopo esser stati anni in guerra, persero i loro terreni e non riuscirono più a stabilirsi nel mercato. Inoltre anche la condizione di vita e di lavoro degli schiavi peggiorò, poiché il numero di schiavi aumentò drasticamente.

I rapporti tra Roma e la Grecia

La tradizione e a cultura greca influenzò molto quella romana, questo si manifestò principalmenete con l'arrivo di filosofi a Roma, inoltre c'era quest'influenza greca anche sotto il punto di vista religioso. Per tutto ciò si intende la ellenizzazione di Roma.

I tentativi di riforma dei Gracchi

A causa dei forti cambiamenti prodotti dalle guerre, nacque un forte malcontento dei soci italici e delle provincie, poiché i soci italici non erano stati ammessi alla distribuzione delle terre conquistate e avevano pesanti imposizioni fiscali, mentre alle provincie non era stato dato il trattato "equo" o "iniquo", però Roma si attribuì la sovranità. A cercare di risolvere questa situazione, ci provarono i fratelli Tiberio e Gaio Graccho. Il primo a far parte della politica romana fu Tiberio Gracco.

Tiberio Gracco

Tiberio Gracco riuscì a farsi eleggere tribuno della plebe nel 133 a.C. e istituì una riforma: Lex Senbronia, con la quale gli aristocratici non potevano possedere più di 500 iugeri (unità di misura di superficie). Il senato però non era d'accordo, quindi pose il diritto di veto. Nel 132 a.C. Tiberio si candidò nuovamente come tribuno della plebe, ma il senato pensava che Tiberio volesse attuare un colpo di Stato, siccome non si poteva candidare come tribuno più di una volta, quindi fu ucciso.

Gaio Gracco

Gaio Gracco riprese la politica di suo fratello Tiberio una decina di anni dopo. Nel 123 a.C. fu eletto tribuno della plebe e cercò di limitare i poteri della nobilitas dando più poteri ad una classe che si opponesse ad esso: i cavalieri. Inoltre ripropose la legge agragria. Gaio Gracco riuscì a essere rieletto tribuno della plebe e chiese che fosse attribuita la cittadinanza romana ai soci italici, questo venne considerato un rischio, infatti nel 121 a.C. non fu rieletto e invitò gli schiavi a combattere per lui , siccome il senato lo voleva uccidere, allora per non essere ucciso dai soldati, si fece uccidere da uno schiavo.

Mario, l'Homo Novus

Dopo il fallimento dei Gracchi ci fu una grave situazione di crisi in cui si definirono due fazioni: gli optimates, ovvero i sostenitori della nobilitas, e i populares, che invece si opponevano alla nobilitas.

La guerra Giugurtina 111-105 a.C.

Prima il re della Numidia era Micipsa, il quale lascia il regno ai figli Iempsale e Aderbale, ai nipoti e a Giugurta, quest'ultimo intendeva governare da solo il regno di Numidia, così viene chiesto aiuto ai romani per contenere le mire di Giugurta; Nel 112 a.C. Roma fu costretta a dichiarare guerra alla Numidia; Nel 109 a.C. Quinto Metello indebolì la resistenza di Giugurta senza sconfiggerlo completamente. Infine nel 107 a.C. i populares fecero eleggere alla carica di console Gaio Mario, il quale promosse una riforma dell'esercito, rendendolo volontario. Infine nel 105 a.C. il regno di Numidia fu ridotto in provincia romana. Mario fu rieletto console per altri 5 anni e sconfisse anche i Teutoni e i Cimbri.

Saturnino e il declino di Mario

Saturnino era un tribuno della plebe, amico e alleato di Mario. Egli propose di assegnare pezzi di terreno ai veterani del generale, anche se questi non erano cittadini romani, a questa proposta però si opposero i senatori, i cavalieri e buona parte dei ceti popolari. Mario allora fu costretto a contenere una rivolta che nacque in seguito alla proposta di Saturnino, in questo modo però, Mario perse anche l'appoggio dei suoi veterani.

Silla: la reazione aristocratica

Nel 91 a.C. fu eletto tribuno Marco Livio Druso, il quale propose di dichiarare cittadini romani tutti gli abitanti della Penisola e propose di ammettere i cavalieri in senato. Questa proposta provocò uno scontento nell'aristocrazia, tanto che Druso venne assassinato. I socii italici decisero di ribellarsi, e nel 91 a.C. scoppiò la cosiddetta guerra sociale (socii vs Roma), che fu vinta dai romani nell'88 a.C., grazie alle abilità di Silla. Però questa vittoria nascondeva in realtà una sconfitta politica, siccome il senato fu costretto a concedere comunque la cittadinanza non solo ai socii ma anche a coloro che non avevano combattuto.

La guerra contro Mitridate VI

Mitridate VI, re del ponto (regione della Turchia), diede inizio ad una rivolta. Il senato aveva già dichiarato guerra a Mitridate nel 89 a.C., ma ci fu un conflitto solo nell'anno successivo, dopo che Mitridate compì un vero e proprio eccidio dei cittadini romani (uccisione di massa). I cavalieri volevano che il comando fosse tolto a Silla e affidato a Mario, questo diede luogo ad una guerra civile, in cui Silla marciò con l'esercito verso Roma, dove sconfisse Mario e lo constrinse alla fuga. Nell'87 a.C., Silla vinse la guerra contro Mitridate e lo sconfisse nell'85 a.C.. Nel frattempo a Roma dopo la morte di Mario (86 a.C.), i populares cercarono di riorganizzarsi tramite suo figlio Mario "il Giovane", nell'83 a.C., Silla strinse un'alleanza con Marco Licinio Crasso e Nieo Pompeo. L'anno dopo ci fu una terribile guerra civile, in cui i populari furono massacrati, e Mario "il Giovane" si uccise.

La dittatura di Silla: le proscrizioni e le riforme

Nell'82 a.C. Silla si fece nominare dittatore, istituendo le liste proscrizione e diverse riforme. Le liste di proscrizioni erano liste di avversari pubblici, cioè che potevano essere uccisi da chiunque, e questi avversari erano principalmente i sostenitori dei populares. Le diverse riforme invece erano:
  • Silla raddoppiò il numero dei senatori, da 300 a 600;
  • Riorganizzò il cursus honorum: stabilì che non si potesse diventare consoli se non si era stati prima questori o pretori, e che nessuno potesse diventare questore prima dei trent'anni, pretore invece prima dei trentanove e console prima dei trentadue;
  • Una legge che vietava ai comandanti militari che ritornavano dalla guerra, di superare la linea di confine, il cosiddetto "pomerio";
  • I magistrati non potevano ricoprire la stessa carica se non erano almeno passati dieci anni dalla prima volta in cui l'avevano ricoperta;
  • Una lex de tribunicia potestate, stabilì che i tribuni della plebe dovessero presentare le proprie proposte al parere vincolante del senato, invece la lex de comitiis centuriatis cercò di ridare nuova forza a questi comizi (aristocratici avevano la maggioranza).