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Transcript

La Crisi dellaRes Publica

Un periodo di instabilità ecambiamenti politici nell'antica Roma

Post Guerre Puniche

Il periodo post-guerre puniche fu caratterizzato da diversi cambiamenti a Roma. L'espansione territoriale portò a problemi come la gestione delle nuove province e la questione agraria, che creò tensioni sociali. Le riforme agrarie tentarono di affrontare queste questioni distribuendo terre ai veterani, ma le tensioni sociali persistettero.

+ info

La rovina deicontadini italici

Alla fine delle guerre puniche, i contadini italici, che avevano combattuto tornarono a casa e trovarono le loro terre in stato di totale abbandono

faticarono per renderle produttive ma dovettero subire la concorrenza sul mercato delle province

II

si indebitarono con la nobiltà senatoria per comprare nuove sementi e offrirono il loro lavoro come braccianti

III

ma dovettero subire la concorrenza degli schiavi che lavoravano le terre dei grandi proprietari terrieri

IV

furono costretti a svendere le loro terre ai nobili che accumularono enormi distese di terreno: i latifondi

gli ex contadini formarono il proletariato, una massa di nullatenenti priva di un reddito da lavoro fisso

VI

emigrarono in cerca di lavoro nelle città dando luogo a un fenomeno chiamato urbanesimo

VII

I ricchi senatori cominciavano a impossessarsi delle terre dello Stato, le classi medie invece, che poi erano le stesse che componevano gli eserciti, si stavano impoverendo. In questo scenario Tiberio e Gaio Gracco si fecero promotori di una riforma agraria, ma il loro tentativo fallì, finendo addirittura nel sangue.

Tiberio Gracco

Tiberio Gracco (circa 168 a.C. - 133 a.C.) è stato un politico romano noto per le sue riforme agrarie durante la Repubblica Romana. Come tribuno della plebe, ha proposto leggi per ridistribuire le terre pubbliche ai contadini e limitare l'accumulo aristocratico. Le sue proposte hanno scatenato tensioni politiche, portando alla sua morte nel 133 a.C. Nonostante la breve durata delle sue riforme, Tiberio Gracco ha avuto un impatto duraturo sulla lotta di classe nell'antica Roma.

Info

Gaio Gracco

Gaio Sempronio Gracco (circa 154 a.C. - 121 a.C.) è stato un politico romano, fratello di Tiberio Gracco, coinvolto nelle riforme sociali durante la Repubblica Romana. Ha continuato l'opera di suo fratello, sostenendo riforme agrarie e diritti per gli alleati italici. Dopo una crisi politica, si ritirò sul monte Aventino e si suicidò nel 121 a.C., segnando la fine di un periodo di riforme radicali a Roma.

Info

L’assassinio dei Gracchi determinò la nascita di:

Populares

Optimates

(amici del popolo)

(i migliori)

aristocratici, clienti, bande armate

plebe, cavalieri, minoranza di aristocratici

volevano

volevano

  • rafforzare i poteri del Senato
  • ridimensionare i poteri del Senato
  • ridistribuire le terre per attenuare lo squilibrio fra ricchi e poveri
  • impedire ogni riforma che toccasse i loro privilegi

Gaio Mario, l'homo novus

Gaio Mario è stato un generale e politico romano nel I secolo a.C. Conosciuto per le vittorie contro Giugurta e nelle guerre cimbriche, ha introdotto riforme militari, incluso l'arruolamento di soldati dai ceti più bassi. Coinvolto in conflitti politici con Lucio Cornelio Silla, Mario è morto nel 86 a.C. durante la fuga dall'Italia. Le sue riforme hanno avuto un impatto duraturo sull'esercito romano e sulla storia politica.

Info

La Guerra contro Giugurta

La guerra contro Giugurta (112-105 a.C.) fu uno scontro tra Roma e il re della Numidia, Giugurta, causato da dispute territoriali e tensioni politiche. Giugurta aveva usurpato il trono e attaccato un alleato romano. Dopo conflitti militari e manipolazioni politiche, Roma prevalse nel 105 a.C., catturando Giugurta e dividendo la Numidia in regni clienti romani. La guerra evidenziò le fragilità interne della Repubblica Romana, preparando il terreno per futuri conflitti civili.

Info

La riforma dell'esercito di Gaio Mario, attuata nel 107 a.C., fu un cambiamento significativo nella struttura militare romana. Mario abolì la pratica del requisito di censo per l'arruolamento, consentendo a cittadini senza proprietà di servire nell'esercito. Questo cambio abbatté le barriere socioeconomiche e contribuì a formare un esercito più motivato e fedele al generale piuttosto che allo stato. Inoltre, Mario introdusse l'idea del soldato professionista, che serviva per un periodo di tempo più lungo, creando una forza armata più coesa e disciplinata. Questa riforma giocò un ruolo significativo nelle guerre civili romane e nell'evoluzione della struttura dell'esercito romano.

La vicendadi Saturnino

La politica di concessioni e benefici a favore delle classi meno abbienti e dei soldati, di cui Mario era il capo carismatico, fini per provocare una frizione sempre più netta non solo con il senato, ma anche con i cavalieri e la plebe, sul cui appoggio Mario basava il proprio potere. La tensione esplose quando il tribuno della plebe Saturnino, amico e alleato di Mario, propose che fossero assegnati ampi appezzamenti di terreno nelle province ai veterani del generale, anche se costoro non erano cittadini romani.

Info

La Guerra Sociale

La riforma proposta da Saturnino era stata anche un tentativo per rispondere alle esigenze dei socii italici, che continuavano a chiedere la cittadinanza, ma rimanevano ignorati dalla classe senatoria. Solo nel 91 a.C., quando fu eletto tribuno Marco Livio Druso, la questione fu finalmente affrontata: Druso, che aveva in animo di riprendere il disegno di Gaio Gracco, propose di dichiarare cittadini romani tutti gli abitanti della Penisola, ma, per non suscitare l'ostilità generale e ottenere il maggiore consenso possibile alla sua iniziativa, prese alcuni provvedimenti a vantaggio dei ceti meno abbienti e propose di ammettere i cavalieri in senato. Eppure, anche con questi accorgimenti, la proposta provocò un tale scontento nell'aristocrazia che Druso fini per essere assassinato.

La rivolta dei socii

A questo punto, però, gli animi si esasperarono e, nello stesso anno (91 a.C.), gli alleati italici decisero di ribellarsi al dominio di Roma: scoppiò così la cosiddetta "guerra sociale" (cioè la guerra dei socii contro Roma). Le ostilità furono aperte ad Ascoli Piceno e si este- sero ben presto in tutta l'Italia centro-meridionale; gli Italici, tra i quali si distinguevano i Marsi e i Sanniti, si unirono in un vero Stato federale, che coniava monete, possedeva un forte esercito e aveva la sua capitale a Corfinio (oggi in provincia di L'Aquila). La guerra fu molto dura, ma alla fine fu vinta dai Romani (nell'88 a.C.), soprattutto grazie alle abilità militari di Silla, già distintosi nella guerra contro Giugurta come ufficiale di Mario. Quella che era formalmente una vittoria, d'altro canto, nascondeva in realtà una sconfitta, perlomeno politica: infatti, di fronte al pericolo che la guerra si estendesse ad altre popola- zioni, il senato era stato gradualmente costretto a concedere la cittadinanza non soltanto ai socii che si erano ribellati, ma anche a quelli che non avevano preso le armi.

Grazie!

Giuseppe D'Amato, Andrea Manfredini

La Guerra contro Giugurta

La guerra contro Giugurta, conosciuta anche come la Guerra Giugurtina (112-105 a.C.), fu un conflitto tra Roma e Giugurta, re della Numidia (nell'attuale Algeria). Il conflitto fu scatenato principalmente da questioni territoriali e da tensioni politiche interne nella Numidia. Giugurta aveva salito al trono con il sostegno di Roma, ma successivamente le sue azioni portarono a una crescente insoddisfazione da parte dei romani. L'ascesa di Giugurta al potere in Numidia suscitò controversie sulla legittimità della sua posizione e sul trattamento delle terre numidiche, che Roma aveva promesso di garantire a diverse fazioni locali. Le tensioni aumentarono quando Giugurta attaccò un alleato di Roma, il re Micipsa, e usurpò il trono. Roma, guidata dal console Calpurnio Bestia e successivamente da Quinto Cecilio Metello Numidico, cercò di risolvere la situazione attraverso trattative, ma Giugurta riuscì a manipolare la situazione e a mantenere una resistenza attiva. La guerra si svolse principalmente in Numidia, con Roma impegnata in una serie di campagne militari per sottomettere Giugurta. La situazione si complicò ulteriormente a causa di intrighi politici e corruzione a Roma. Il conflitto vide anche l'emergere di figure come Gaio Mario e Lucio Cornelio Silla, che avrebbero avuto un ruolo importante nelle successive guerre civili romane. La guerra contro Giugurta si concluse con la cattura di Giugurta nel 105 a.C. La Numidia fu divisa in regni clienti romani, consolidando l'influenza di Roma nella regione. Questa guerra contribuì anche a esporre le debolezze e le tensioni interne della Repubblica Romana, preparando il terreno per futuri conflitti politici e militari.

Tiberio Gracco

Tiberio Gracco (circa 168 a.C. - 133 a.C.) è stato un politico romano famoso per le sue riforme sociali e agrarie durante la Repubblica Romana. Era membro della gens Gracca e apparteneva a una famiglia politicamente influente. Tiberio Gracco iniziò la sua carriera politica come generale militare e successivamente si dedicò alle riforme agrarie. Nel 133 a.C., fu eletto tribuno della plebe, una posizione che gli conferiva il potere di proporre leggi direttamente all'assemblea popolare. Tiberio propose una serie di leggi agrarie che miravano a ridistribuire le terre pubbliche ai contadini impoveriti e a limitare l'accumulo eccessivo di terre da parte delle classi aristocratiche. Le sue proposte suscitarono opposizione da parte dei senatori e di alcuni settori conservatori della società romana. Nonostante il suo successo iniziale nelle riforme agrarie, Tiberio Gracco divenne sempre più controverso e polarizzante. Alla fine, fu assassinato nel 133 a.C. durante una sommossa politica, segnando l'inizio di un periodo di instabilità politica a Roma noto come le Guerre Civili degli Stati Italiani. Le riforme di Tiberio Gracco, sebbene non durassero a lungo dopo la sua morte, ebbero un impatto significativo sulla politica romana e sulla lotta tra le classi sociali. La sua figura è spesso citata come esempio di leader che cercò di affrontare le disuguaglianze sociali attraverso riforme radicali, ma che alla fine fu vittima delle tensioni politiche della sua epoca.

Post Guerre Puniche

Dopo la conclusione delle guerre puniche, Roma emerse come la potenza dominante nel Mediterraneo occidentale. La Prima Guerra Punica (264-241 a.C.) vide Roma emergere vittoriosa sulla Repubblica cartaginese, acquisendo Sicilia, Corsica e Sardegna. La Seconda Guerra Punica (218-201 a.C.) vide Roma confrontarsi con il generale cartaginese Annibale, ma alla fine, Roma prevalse e ottenne la Spagna, diventando una potenza sempre più egemone. Il periodo post-guerre puniche fu caratterizzato da diversi cambiamenti a Roma. L'espansione territoriale portò a problemi come la gestione delle nuove province e la questione agraria, che creò tensioni sociali. Le riforme agrarie tentarono di affrontare queste questioni distribuendo terre ai veterani, ma le tensioni sociali persistettero. Nel 133 a.C., la crisi agraria raggiunse il culmine con le riforme proposte dai fratelli Gracchi, Tiberio e Gaio Gracco, che cercarono di affrontare i problemi attraverso la redistribuzione delle terre. Tuttavia, entrambi furono uccisi in tumultuose sommosse politiche. Il periodo successivo vide una serie di conflitti sociali, politici e militari noti come le Guerre Civili Romane, che portarono alla salita di figure come Gaio Mario, Lucio Cornelio Silla, Gneo Pompeo e, infine, Giulio Cesare. La Repubblica Romana attraversò una fase di turbolenza politica, che culminò con l'ascesa di Cesare e la fine della Repubblica stessa.

La Vicenda di Saturnino

La politica di concessioni e benefici a favore delle classi meno abbienti e dei soldati, di cui Mario era il capo carismatico, fini per provocare una frizione sempre più netta non solo con il senato, ma anche con i cavalieri e la plebe, sul cui appoggio Mario basava il proprio potere. La tensione esplose quando il tribuno della plebe Saturnino, amico e al- leato di Mario, propose che fossero assegnati ampi appezzamenti di terreno nelle province ai veterani del generale, anche se costoro non erano cittadini romani; a questa proposta si opposero non solo i senatori, ma anche molti cavalieri e parte dei ceti popolari, restii a concedere i privilegi che derivavano dalla cittadinanza romana. Mario, allora, fu costretto ad abbandonare Saturnino e ad accettare l'incarico del senato di reprimere una rivolta che nel frattempo era scoppiata proprio a seguito dell'opposizione alle proposte di Saturnino. Fu però un errore: in questo modo, infatti, Mario perse l'appog- gio anche dei suoi veterani e rimase inviso al senato, che non ritenne di dovergli gratitudine per quanto aveva fatto. La carriera di Mario subi, dunque, una brusca battuta di arresto, come pure la politica dei populares.

Gaio Mario, l'homo novus

Gaio Mario era un generale e politico romano del I secolo a.C. Nato nel 157 a.C., Mario divenne noto per le sue vittorie militari durante le guerre contro Giugurta, il re di Numidia, e la Guerra Cimbrica contro le tribù germaniche. È particolarmente noto per le riforme militari che introdusse nell'esercito romano. Mario è spesso considerato uno dei più grandi generali romani, insieme a personaggi come Giulio Cesare e Scipione Africano. Le sue riforme militari includevano l'arruolamento di soldati dai ceti più bassi della società, fornendo loro una motivazione economica per il servizio militare. Questo contrastava con il sistema precedente, in cui i soldati erano principalmente proprietari terrieri. La sua figura divenne parte integrante delle turbolenze politiche dell'ultimo periodo della Repubblica Romana. Mario fu coinvolto in conflitti politici con Lucio Cornelio Silla, un altro generale romano. Questi conflitti portarono a episodi di violenza politica nota come le guerre civili mariane-sillane. Alla fine, Silla emerse vittorioso, ma le riforme di Mario influenzarono significativamente il futuro dell'esercito romano. Gaio Mario morì nel 86 a.C. durante la sua fuga dall'Italia dopo essere stato sconfitto da Silla. La sua morte segnò la fine di un'era e contribuì a gettare le basi per il periodo tumultuoso che portò infine all'ascesa di Giulio Cesare e all'instaurazione dell'Impero Romano.

Tiberio Gracco

Le riforme politiche di Gaio Gracco furono proposte nella Roma del II secolo a.C., e furono un tentativo di affrontare le disuguaglianze sociali ed economiche. Gaio Gracco, il fratello minore di Tiberio Gracco, propose una serie di leggi tra il 123 e il 121 a.C.Leggi Agrarie: Gaio cercò di estendere le riforme agrarie iniziate da suo fratello Tiberio. Voleva distribuire terre pubbliche ai poveri e limitare la quantità di terra che un individuo poteva possedere. Leggi sul Grano: Gaio propose leggi per fornire grano a prezzi scontati ai cittadini romani, al fine di affrontare la carenza di cibo e ridurre il caro prezzo del grano. Diritti dei Cavalieri: Gaio cercò di rafforzare la classe degli equites (cavalieri), concedendo loro il diritto di giudicare i casi di estorsione da parte dei magistrati romani. Questo intendeva limitare la corruzione tra i funzionari governativi. Colonie: Gaio sostenne la fondazione di colonie per fornire terra ai cittadini senza proprietà e ai veterani. Riforme Giudiziarie: Introdusse cambiamenti nel sistema giudiziario, inclusa la partecipazione di cavalieri nelle giurie giudiziarie. Nonostante le buone intenzioni, le riforme di Gaio Gracco generarono forti opposizioni. L'opposizione dei senatori romani e le tensioni politiche portarono alla morte di Gaio Gracco nel 121 a.C. e alla sospensione temporanea delle sue riforme. Tuttavia, molte delle sue idee avrebbero continuato a influenzare il panorama politico romano nelle successive guerre civili.