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Leopardi - Infinito
Chiara Frezzotti
Created on November 11, 2023
Analisi della poesia "L'infinito" (1819) di Giacomo Leopardi
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Transcript
Giacomo
LEOPARDI
canti
L'Infinito
Introduzione
indice
testo e metrica
la parafrasi
parole-chiave e contenuti
analisi retorico-stilistica
l'uso dei deittici
le parole vaghe e indefinite
L'infinito
Cronologia e datazione: la stesura occupò il poeta nel biennio 1818-1819. La stesura definitiva, frutto di diverse revisioni, è del 1819. Nell'Infinito, composto da 15 endecasillabi sciolti, Giacomo Leopardi descrive un'esperienza che, a partire dai sensi, lascia spazio all'infinito e all'eternità.
testo e metrica
Giacomo Leopardi, L'infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,e questa siepe, che da tanta parte ↲ dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma, sedendo e mirando, interminati ↲ spazi di lá da quella, e sovrumani ↲ silenzi, e profondissima quiete ↲ io nel pensier mi fingo; ove per poco ↲ il cor non si spaura. E come il vento ↲ odo stormir tra queste piante, io quello ↲ infinito silenzio a questa voce ↲ vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa ↲ immensitá s’annega il pensier mio; e il naufragar m’è dolce in questo mare.
NOTA METRICA
componimento di 15 endecasillabi sciolti
la parafrasi
Giacomo Leopardi, L'infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma, sedendo e mirando, interminati spazi di lá da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa immensitá s’annega il pensier mio; e il naufragar m’è dolce in questo mare.
parole-chiave e contenuti
Giacomo Leopardi, L'infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma, sedendo e mirando, interminati spazi di lá da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa immensitá s’annega il pensier mio; e il naufragar m’è dolce in questo mare.
la visione limitata
l'immaginazione dell'infinito spaziale
il suono del vento
l'immaginazione dell'infinito temporale
il naufragio della ragione
l'analisi retorico-stilistica
Giacomo Leopardi, L'infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma, sedendo e mirando, interminati spazi di lá da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa immensitá s’annega il pensier mio; e il naufragar m’è dolce in questo mare.
figure retoriche
Giacomo Leopardi, L'infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma, sedendo e mirando, interminati spazi di lá da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa immensitá s’annega il pensier mio; e il naufragar m’è dolce in questo mare.
l'uso dei deittici
Giacomo Leopardi, L'infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma, sedendo e mirando, interminati spazi di lá da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa immensitá s’annega il pensier mio; e il naufragar m’è dolce in questo mare.
