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I fenici

Giovanni Magazzù

Created on November 11, 2023

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I Fenici

I Fenici

I Fenici: popolo di navigatori

Erano infatti grandi commercianti e pirati e, dopo il crollo dei regni circostanti, incominciarono a intraprendere nuove rotte e una nuova rete di contatti commerciali.

Nel XII secolo si stabilì un popolo nell’attuale Libano: i Fenici. Costruirono numerose e fiorenti città e producevano molta porpora, da questo derivava il loro nome. Il loro territorio era ricco di foreste di conifere, utili per costruire le imbarcazioni attorno cui si basava il loro regno.

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La lavorazione del vetro

Secondo Plinio il vecchio il vetro venne scoperto dai Fenici, ma già nel IV millennio a.c. gli egizi scoprirono un tipo di vetro opaco fatto con la sabbia, salnitro e gesso, successivamente produssero il vetro trasparente e nel I a.c venne messa a punto la tecnica della soffiatura.Inoltre nel Mediterraneo i Fenici erano conosciuti per la produzione di porpora e di vetro

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Il commercio

I fenici compresero rapidamente l’importanza degli scambi commerciali e fu così che cominciarono a fondare gli empori; i principali erano a Cipro (Rame), in Sardegna (Argento, rame e ferro) in Spagna (Oro e zinco) e si spinsero anche in Tunisia, Toscana e Lazio. Una delle colonie principali fu Cartagine, che a sua volta fondò altre sue colonie dette puniche. I Fenici acquistavano le merci dal vicino Oriente e dall’ Africa, tra cui oro e avorio. Essi furono i primi a commerciare schiavi

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L'amministrazione

Il loro regno era composto per lo più da città indipendenti (le principali Tiro, Sidone, Macedone),spesso circondate da grandi mura per proteggersi in caso di attacchi esterni e possedevano almeno due porti. Ciascuna era amministrata da magistrati (Sufeti) e credeva in dei diversi, il principale Baal.

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La scrittura

Nasce la scrittura, sia cuneiforme che geroglifica e con esse si crearono le prime opere storiche e letterarie, ma entrambe erano troppo complesse per il commercio. In Palestina si diffuse un alfabeto di tipo fonetico, e i fenici lo adottarono data la semplicità e lo sviluppo istantaneo di esso. Fu davvero una rivoluzione per il Mediterraneo.

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l contatti con gli Ebrei

Si dice anche che costruirono parte del Tempio di Gerusalemme. Anche l’archeologia attesta quindi abilità costruttive.

Il periodo di maggiore prosperità della cività fenicia fu tra il 1100 e il 700 a.C. quando intrapresero contatti con i sovrani assiri e gli ebraici. Tali “incontri” sono documentati anche dalla Bibbia dove si racconta che il re fenicio inviò al re di Israele David, abili artigiani e legname pregiato per costruire la sua reggia.

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I tofet

Spesso in un'area ristretta venivano poste statue o instalazioni di culto.

Il tofet è un tipo di santuario fenicio-punico. Si tratta di un'area sacra a cielo aperto, dove sulla roccia o sul terreno venivano deposte le urne che contenevano i resti incinerati di infanti nati morti o deceduti prematuramente, spesso accompagnati da un'offerta rituale per lo più animali (volatili e agnelli) anch'essi incinerati.

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La fine del regno

A partire dal VIII secolo a.C. il regno incominciò a essere minacciato dagli Assiri, che posero sotto il loro controllo le città fenice richiedendo periodici tributi e utilizzando loro porti e navi. Seguirono poi le conquiste da parte dei Babilonesi, dei Persiani e infine da parte di Alessandro Magno.

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Il sito di Solunto

L’antica città di Solunto sorge su Monte Catalfano ed è una delle tre città, insieme a Mozia e Palermo, fondate dai Fenici in Sicilia fra l’VIII ed il VII secolo a.C., periodo in cui nella Sicilia Orientale iniziava la colonizzazione greca.

L’insediamento ellenistico-romano fu ricostruito nel corso del IV secolo a.C. sul declivio di Monte Catalfano: la città sorge su versante sud-orientale e presenta una pianta regolare con strade che formano un angolo retto . Solunto si arrese a Roma nel 254 a.C., durante la prima guerra punica e come ci narra Cicerone essa fu tra le civitate decumanae che subirono le vessazioni di Verre . L’ultima fonte storica sulla vita della città è un’epigrafe dedicata dalla Respublica Soluntinorum a Fulvia Plautilla, moglie dell’imperatore Caracalla; essa è databile tra il 202 ed il 205 d.C., anno in cui Fulvia fu mandata in esilio a Lipari. La città sembra essere stata abbandonata volontariamente dai suoi abitanti in modo progressivo agli inizi del III secolo d.C. (probabilmente a causa delle condizioni sociali, economiche e politiche e parallelamente alla ruralizzazione del territorio tipica dell’età tardoantica).

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Il sito di Mozia

Fondata dai Fenici alla fine dell’VIII secolo a.C. e distrutta da Dionisio di Siracusa nel 397 a.C., l’isola di Mozia si estende per circa 40 ettari nello stagnone di Marsala. L’isola ospita un Museo Archeologico. La vecchia ala, dedicata a Giuseppe Whitaker (studioso di archeologia, botanica e ornitologia) contiene gli oggetti rinvenuti durante gli scavi da lui intrapresi. L’ala nuova, dedicata all’archeologa Atonia Ciasca, ospita gli oggetti rinvenuti nelle più recenti campagne di scavi. Nem museo è conservata la prestigiosa statua del “Giovinetto” del V secolo a.C., preziosa testimonianza dell’epoca classica, rinvenuta a Mozia alla fine degli anni ’70.

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