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VERGA

Marco Maggio

Created on November 8, 2023

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Transcript

Verga

NATURALISMO E VERISMO

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Il Naturalismo

Con il termine naturalismo si indica la corrente letteraria di metà 800 nata in Francia. Esso riflette in letteratura la generale diffusione del pensiero scientifico, che basa la conoscenza sull'osservazione, sulla sperimentazione e sulla verifica. Lo scrittore deve realizzare la realtà in modo oggettivo ed impersonale lasciando alle cose stesse il compito di denunciare il degrado e le ingiustizie della società,gli scrittori naturalisti adottano in genere un naratore onniscente, che sa tutto dei personaggi e che racconta la storia in terza persona. Si sceglie come forma privilegiata per raccontare la società il ROMANZO Il romanziere di spicco fu Zola

Il Verismo

Il verismo è una corrente letteraria che si è affermata nel corso dell'Ottocento in Italia grazie allo scrittore siciliano Giovanni Verga, il quale dedicava la sua attività letteraria alla scrittura di racconti di vita quotidiana, come per esempio le vicende dei pescatori siciliani attraverso il celeberrimo romanzo I Malavoglia, in cui si raccontano le vicende della famiglia Malavoglia di Aci Trezza. Come il naturalismo francese, il verismo si fonda sui principi del movimento letterario positivista.Il verismo si basa sul vero, ovvero racconta eventi di vita quotidiana reali, così come sono. Il soggetto di cui spesso racconta il verismo sono le classi sociali meno abbienti, come per esempio quella contadina e si occupa anche dei loro diritti. Oltre a raccontare la verità, uno dei tratti tipici del verismo è per esempio quello del pessimismo, in quanto le opere veriste danno una concezione pessimista della vita di tutti i giorni. Inoltre nelle opere veriste, gli autori non devono mai commentare la realtà, ma devono solo limitarsi a descriverla.

Giovanni Verga

Nato a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri, Giovanni Verga trascorse la giovinezza nella città natale e fu educato ai valori romantico-risorgimentali. Dopo un primo soggiorno fiorentino nel 1865, Verga si stabili nel 1869 a Firenze, allora capitale d'Italia, dove risiedette fino al 1872. Alla fine del 1872 si trasferì a Milano,dove restò fino al 1893. Qui Verga divenne amico di diversi scrittori scapigliati. A Milano, capitale economica oltre che letteraria d'Italia, maturò l'adesione al Naturalismo e, insieme a Luigi Capuana, contribui alla nascita del Verismo. Dopo il 1893 Verga tornò a Catania. Nel 1920 fu nominato senatore. Morì a Catania il 24 gennaio 1922.

Lo stile

Nelle sue opere Verga applica la formula verista che prevede:l’assoluta estraneità dell’autore rispetto alla storia che narra. Dunque «rappresentazione della realtà», senza interferenze, giudizi o riflessioni morali l’essenzialità della forma, che presenta un linguaggio che, pur allontanandosi dalla lingua nazionale, è ricco di espressioni dialettali siciliane e di modi di dire e proverbi popolari. La sintassi è semplice, come la psicologia dei personaggi e il loro modo di vedere le cose. l’uso del discorso indiretto libero. Giovanni Verga presenta i pensieri dei personaggi direttamente nella narrazione, senza verbo reggente né virgolette.

L'apprendistato catanese

La formazione giovanile di Verga è provinciale e attardata, ancora tutta interna al clima romantico. Fanno parte di questa fase di apprendistato letterario catanese i romanzi Amore e patria (1856-57), che restò inedito, I carbonari della montagna (1861-62), Sulle lagune (1863), Una peccatrice (1866). Nell'apprendistato catanese si avverte una chiara linea di sviluppo. Mentre nei primi due romanzi (Amore e patria e I carbonari della montagna) l'elemento patriottico è determinante, in Sulle lagune costituisce lo sfondo della storia d'amore più che il vero nucleo narrativo. Infine, nel romanzo successivo (Una peccatrice) il romanzo parla di una storia passionale.

I romanzi fiorentini e il primo periodo milanese

Il passaggio alla maturità avviene con il primo romanzo fiorentino, Storia di una capinera. Nell'opera compare il tema dell'orfano e dell'esclusione e per la prima volta Verga si sforza di assumere il punto di vista di un personaggio semplice. A questo periodo appartiene un'altra opera: Nedda. Rappresenta il verismo, ma non del tutto. Infatti risulta verista perché descrive dal punto di vista dei personaggi la società. Ma è priva di impersonalità, infatti qui Verga difende i suoi personaggi.

Nedda

Nedda è l'opera che segna la conversione al verismo nella poetica di Giovanni Verga.è la storia di una saltuaria operaia raccoglitrice di olive che è costretta a vivere una vita di stenti e miseria per mantenere sua madre malata. Un giorno incontra un uomo che, come lei, lavora come operaio e se ne innamora. Da questa unione nasce una bambina; ma i due sono costretti a lavorare di piu per sfamare la famiglia cresciuta oramai. Mentre lavorano il marito cade dalla scala e muore; la faccenda cosi diventa piu tragica e complicata perchè il lavoro viene a mancare la donna non riesce a sfamare la bimba che muore di magrezza. L'opera si presenta verista perchè rappresenta la società degradata del secolo ma sopratutto il Verga è verista perchè rappresenta la realta oggettiva e reale.

Il verismo in Verga

La poetica verista elaborata da Verga dipende da quella naturalista francese. Sul piano filosofico, rivela un'impostazione di tipo positivistico, materialistico e deterministico. Sul piano letterario, aderisce ad una poetica antiromantica che esclude sia l'idealismo sia la soggettività dell'io narrante. L'esclusione della soggettività dell'autore implica l'impersonalità e lo scrittore-scienziato deve solo mostrare i rapporti di causa-effetto, i nessi deterministici che legano l'uomo all'ambiente e ai condizionamenti sociali. Secondo Verga, la narrazione deve essere condotta dal punto di vista dei personaggi rappresentati e a narrare la vicenda devono essere i personaggi stessi. Attraverso la conquista dell'impersonalità Verga giunge all'approdo ultimo della crisi della propria formazione romantica. L'intellettuale ha ormai perduto il ruolo ideologico e la centralità protagonista che aveva avuto durante il Romanticismo. La prima opera verista è la raccolta di novelle Vita dei campi pubblicata nel 1880. Essa riunisce racconti scritti fra il 1878 (il primo in ordine cronologico è Rosso Malpelo) e il 1880.

I protagonisti sono di umile estrazione sociale e sono loro a narrare le vicende. Nel 1881 appare a Milano I Malavoglia, il primo romanzo verista del progettato ciclo dei «Vinti». Qui tende a prevalere l'amara coscienza che la società moderna, penetrando nel mondo della campagna siciliana, ne travolge inevitabilmente i valori e i sentimenti autentici. Il secondo romanzo del ciclo dei «Vinti», Mastro don Gesualdo esce in rivista nel 1888 e in volume l'anno successivo, in una redazione corretta e rielaborata. Nel Mastro don Gesualdo Verga resta fedele al metodo dell'impersonalita, adottato già nei Malavoglia, ma deve adeguarlo a una materia diversa. Non è più un mondo arcaico e rurale quello de scritto, ma il mondo moderno della borghesia in ascesa; non c'è più una sola classe sociale ma un mondo stratificato che va dai contadini della provincia catanese all'aristocrazia siciliana.

Rosso malpelo

In un’arida e profondissima cava di rena rossa in Sicilia lavora un robusto minatore, Misciu Bestia, che riesce a far impiegare in miniera il figlio ancora adolescente così da poter avere un doppio stipendio da poter portare in famiglia. Il ragazzo viene ben presto additato, secondo la credenza superstiziosa siciliana dell’epoca, come Rosso Malpelo, ossia malvagio e foriero di sventure perché rosso di capelli. Oltre lo scherno e l’emarginazione subita dai colleghi, Malpelo non è amato dalla madre, che sospetta che egli rubi lo stipendio che porta a casa. L’unico che mostra affetto verso il povero Malpelo è Misciu Bestia, del resto anche lui emarginato in miniera e spesso destinato agli incarichi più gravosi, come quello che fatalmente lo porta alla morte in una serata in cui è rimasto solo in miniera con il figlio a sistemare un pilastro pericolante per ordine dell’insensibile padrone. Dopo la morte di Misciu, Malpelo accentua ancora di più la sua scontrosità verso gli altri e finisce per restare completamente abbandonato, impartendo lezioni di vita e di violenza a un altro ragazzo venuto a lavorare in miniera, Ranocchio, così detto a causa della sua zoppia. Quando anche Ranocchio si ammala di tubercolosi e passa a miglior vita, Malpelo decide di inoltrarsi da solo in uno dei cunicoli più oscuri della miniera ammalato d’odio per il mondo intero. Non ne uscirà mai più, diventando agli occhi dei superstiziosi minatori una presenza quasi spettrale da cui sono terrorizzati quando si caleranno verso le oscurità della cava.

Il ciclo dei vinti

Il ciclo dei vinti sarebbe dovuta essere la raccolta di 5 romanzi veristi basati sull'indagine degli effetti del progresso sugli individui e sulle comunità sociali. incompiuto e Si sarebbe dovuto chiamare “La marea” L' “ideale dell'ostrica” → l’ostrica è fatta dalla natura per vivere attaccata allo scoglio → si stacca (la molla è il desiderio di migliorarsi) e si allontana. Se in un primo momento può stare meglio poi è destinata a morire. Fuori dalla metafora, l'uomo sarà costretto a piegare il capo davanti alle situazioni. La logica dei romanzi nel ciclo doveva essere ascensionale, dalle classi più basse a quelle più alte. Il meccanismo essenziale doveva essere sempre lo stesso pur variando nelle forme → logica “dal semplice al complesso” già sperimentata da Balzac e Zola. Il metodo della violenza tra gli uomini si ripropone sempre uguale sia che si tratti di pescatori che di uomini nobili.

I malavoglia

Malavoglia è il soprannome dei Toscano, una famiglia di pescatori di Aci Trezza. Capofamiglia è il vecchio padron 'Ntoni. Con lui nella casa del "nespolo" vivono il figlio Bastianazzo con la moglie Maruzza detta la "Longa" e i loro cinque figli 'Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Il giovane 'Ntoni parte per il servizio militare e la famiglia perde uno dei maggiori sostegni. Per questo il vecchio 'Ntoni decide di prendere a credito una partita di lupini che conta di rivendere al mercato di Riposto. Durante il viaggio per mare la "Provvidenza", la barca dei Malavoglia, naufraga: il carico si perde, Bastianazzo muore. Padron 'Ntoni pressato dai debiti è costretto a vendere la casa del "nespolo". Una serie di sventure si abbatte sui Malavoglia troncando ogni speranza di riscatto. Luca arruolatosi muore nella battaglia di Lissa, seguito poco dopo da Maruzza vittima di un'epidemia di colera. L'inquieto 'Ntoni si dà al contrabbando e viene arrestato. Lia, compromessa per una presunta relazione col brigadiere don Michele, lascia il paese e diventa una prostituta. Mena per le difficoltà familiari non può sposare compare Alfio e triste e sfiorita invecchia precocemente. Alla morte del vecchio 'Ntoni, che si spegne solo e disperato in un letto d'ospedale, il suo posto viene preso da Alessi, che dopo aver sposato la Nunziata, riscatta la casa del "nespolo" e riprende l'attività del nonno. Una notte, scontata la pena, torna 'Ntoni, ma solo per dare l'addio definitivo a una vita che non gli appartiene più.

I malavoglia

Il titolo I Malavoglia è un'inguria, cioè un soprannome scherzoso, attribbuito alla famiglia di grandi lavoratoriI Malavoglia è formato da 15 capitoli, e si distinguono tre parti Nella prima parte e nella seconda il protagonista è padron 'Ntoni, e in quella finale il nipote, che porta il suo stesso nome -nella prima il tempo della storia è molto breve e il tempo del racconto è lento, ogni capitolo durava al massimo un giorno -nella seconda il tempo della storia si allarga, mentre si condenza quello del racconto, ogni capitolo durava da uno a tre mesi. -nella terza il tempo della storia è diventato molto lungo, mentre quello del racconto si è fatto breve, ogni capitolo copre uno o più anni All'interno del racconto troviamo un opposizione morale tra padrnon 'Ntoni e 'Ntotni. Infatti padron 'Ntoni rappresenta il mondo patriarcale e le leggi della famiglia. Mentre 'Ntoni il mondo moderno e il desiderio del nuovo.

Mastro Don Gesualdo

Il romanzo Mastro don Gesualdo è diviso in quattro parti ed è ambientato a Vizzini, paese natale di Giovanni Verga, e si apre con la scena di un incendio che sta distruggendo la casa dei nobili decaduti Trao. Tra chi accorre alla casa c’è anche Mastro don Gesualdo Motta, un muratore che si era arricchito attraverso la costruzione di mulini. Mastro don Gesualdo, il quale punta all’elevazione sociale, vuole sposare una dei fratelli Trao: Bianca. Bianca era però stata sorpresa in camera da letto con il cugino Ninì Rubiera ma la madre di quest’ultimo si oppone al matrimonio riparatore. Mastro don Gesualdo sposa Bianca ma finisce per soffrire di una sorta di esclusione: si sente escluso da una parte dal mondo aristocratico, e dall’altra dal mondo dal quale veniva. Insomma: se per gli aristocratici era sempre rimasto un mastro, per il popolo era diventato un don. Uno dei dolori maggiori gli è però arrecato dalla moglie e dalla figlia, nata in verità dalla precedente relazione della moglie con il cugino Ninì Rubiera. Il nostro protagonista, infatti, non si sente amato dalla propria famiglia. Manda la figlia in un collegio per nobili e la vizia ma i due si allontanano quando la ragazza si innamora del cugino Corrado La Gurna. Mastro don Gesualdo però aveva altri programmi per la figlia Isabella: darla in sposa a un nobile palermitano.

Grazie!