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Cicerone
Niccolò
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Transcript
CICERONE
Niccolò Parisi, Emmanuel Gualdo, Matteo Scamporrino, Mattia Martines, Francesco Di Luca
initio
index
1. Vita
5. De oratore/Brutus
2. Il pensiero politico
6. Orator
3. L'eloquenza ciceroniana
7. L'epistolario
4. Varietà e opere della retorica
8. Ad fam VI, IV
La vita
Cicerone nacque ad Arpino nel 106 a.C. in una famiglia di ceto equestre. Studiò a Roma con i migliori maestri, dedicandosi alla carriera forense. Si fece notare nel 81 a.C. con il caso Pro Quinctio e soprattutto nel 80 a.C. con la Pro Sexto Roscio Amerino, dove difese un cittadino ingiustamente accusato di parricidio. Tra il 79 e il 77 a.C. si recò in Grecia per perfezionare la retorica e studiare filosofia con maestri celebri come Apollonio Molone.Nel 75 a.C., come questore in Sicilia, ottenne grande stima per aver combattuto la corruzione. Eletto console nel 63 a.C., si distinse per aver represso la congiura di Catilina, che mirava a rovesciare lo Stato. Catilina e i suoi seguaci furono sconfitti e giustiziati, ma questa decisione senza processo portò Cicerone in conflitto con Clodio, tribuno della plebe. Nel 58 a.C., Clodio fece approvare una legge retroattiva che costrinse Cicerone all’esilio per 16 mesi, durante i quali i suoi beni vennero confiscati. Tornato nel 57 a.C. grazie all’intervento di Pompeo, Cicerone si dedicò alla scrittura di opere filosofiche e politiche come De re publica e De legibus, trovandosi ormai emarginato dalla politica attiva. Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo nel 49 a.C., mantenne una posizione prudente. Dopo l’assassinio di Cesare nel 44 a.C., tentò di restaurare la repubblica e si schierò contro Antonio, attaccandolo nelle celebri Filippiche. Tuttavia, quando Antonio e Ottaviano si allearono, Cicerone fu inserito nelle liste di proscrizione e venne ucciso il 7 dicembre del 43 a.C. Cicerone lasciò un'enorme eredità culturale grazie alle sue opere filosofiche, retoriche e oratorie, che hanno segnato la tradizione letteraria e politica dell’Occidente.
Arpino
il pensiero politico
Cicerone si presenta come un conservatore impegnato nella difesa della repubblica contro l'ascesa di figure come Cesare e Pompeo. Egli sostiene i optimates, opponendosi a qualsiasi riforma che possa alterare la struttura istituzionale della repubblica.Promuove inoltre l'ideale di "concordia ordinum", l'accordo tra le classi sociali, che vede come essenziale per la salvezza della repubblica. Crede che un'ampia base sociale, composta dai cittadini onesti e pensierosi, debba sostenere la repubblica attraverso il consenso. Infine, Cicerone non considera la sua visione utopica; ritiene, infatti, che leader forti e rispettosi delle istituzioni repubblicane possano ristabilire le fortune della repubblica, mantenendo l'ordine e la legalità. Questo approccio pragmatico riflette la sua speranza che la repubblica possa essere salvata attraverso il rispetto delle sue leggi e tradizioni.
L'ELOQUENZA CICERONIANA
Cicerone, noto per la sua vasta cultura e la padronanza della parola, è capace di variare i toni della sua eloquenza a seconda del contesto e del pubblico. Il suo discorso mira a tre finalità principali: Probare (convincere): Fornisce argomentazioni logiche per convincere l'uditorio della validità delle sue posizioni. Delectare (intrattenere): Utilizza l'arte della parola per affascinare e intrattenere il pubblico, mantenendo viva l'attenzione. Movere o flectere (commuovere): Cerca di suscitare emozioni forti, al fine di influenzare gli ascoltatori a livello emotivo e convincerli a cambiare opinione o prendere determinate azioni.
Varietà stilisticae armonia compositiva
Cicerone è maestro nell'utilizzo degli espedienti stilistici e retorici, che gli permettono di persuadere efficacemente il pubblico. Mantiene un perfetto equilibrio tra forma e contenuto, con l'uso di figure retoriche e una magniloquenza solenne che conferiscono ai suoi discorsi una straordinaria potenza persuasiva. Le sue abilità oratorie non sono solo tecniche ma anche profondamente artistiche, creando discorsi armoniosi che riescono a convincere, intrattenere e commuovere.
Le opere della retorica
Le opere di Cicerone riflettono l'importanza della retorica al servizio dello Stato. Egli adatta le regole del ben parlare al contesto romano, individuando nel "perfectus orator" un modello umano ideale. Le sue opere principali includono trattati come "De Oratore", "Brutus", e "Orator", dove esplora in profondità le tecniche retoriche e le qualità necessarie per diventare un oratore perfetto. Cicerone sottolinea l'importanza della formazione culturale e morale dell'oratore, considerandola essenziale per il benessere della Repubblica.
Il de oratore
Il brutus
Periodo di scrittura: 55-54 a.C. Struttura: Tre libri in forma di dialogo, ambientati nella villa di Licinio Crasso vicino a Frascati nel 91 a.C. Partecipanti: Comprende importanti oratori della generazione precedente come Licinio Crasso e Marco Antonio, nonché altre figure illustri. Temi principali Il dibattito tra due concezioni dell'oratoria: Antonio: Enfatizza l'importanza del talento naturale nell'eloquenza. Crasso: Sostiene la necessità di una vasta cultura e conoscenze approfondite in vari campi, come retorica, diritto, politica e filosofia. La figura dell'oratore perfetto viene delineata come un individuo dotato di cultura completa e di un profondo senso morale, radicato nei valori tradizionali e devoto alla salvaguardia dello Stato.
Periodo di scrittura: 46 a.C. Struttura: Dialogo contemporaneo, ambientato nel giardino della villa urbana di Cicerone, con la partecipazione di Pomponio Attico e Marco Giunio Bruto. Temi principali Storia dell'eloquenza romana, con un'analisi della retorica greca e una rassegna di oltre duecento oratori latini del passato. Difesa dello stile oratorio di Cicerone contro le critiche contemporanee. Confronto tra due tendenze oratorie opposte Stile asiatico: Caratterizzato da una retorica magniloquente ed enfatica. Atticismo: Predilige uno stile semplice e lineare, seguito da oratori come Cesare e Bruto.
L'orator
Conclusione: Cicerone conclude riaffermando l'importanza dell'oratore nella vita politica e sociale di Roma. Egli vede l'oratore non solo come un comunicatore, ma come un leader morale e culturale, essenziale per la Repubblica.
"Orator" è un'opera scritta da Cicerone nel 46 a.C. in cui espone le qualità ideali dell'oratore perfetto.Contenuti principali: Oratore perfetto: L'oratore ideale deve essere non solo eloquente, ma anche dotato di una vasta cultura e un alto senso morale. Deve essere in grado di convincere, intrattenere e commuovere il pubblico attraverso i suoi discorsi. Stile e adattamento: L'importanza della varietà stilistica e della capacità di adattare il proprio discorso al pubblico e alla situazione. Cicerone sottolinea che un oratore deve essere versatile, capace di passare da uno stile semplice a uno più elaborato a seconda delle necessità. Tecniche retoriche: L'uso efficace delle figure retoriche e l'equilibrio tra forma e contenuto. Un buon oratore deve padroneggiare la lingua e le tecniche retoriche per essere persuasivo. Esempi storici: Cicerone cita numerosi esempi di grandi oratori del passato, sia greci che romani, per illustrare le qualità che ritiene fondamentali. Questi esempi dimostrano come l'eloquenza possa essere utilizzata per il bene pubblico e la salvaguardia dello Stato.
L'epistolario
l'epistolario di Cicerone è una preziosa raccolta di lettere che offre una visione intima e dettagliata della sua vita personale, politica e intellettuale durante il tardo periodo repubblicano di Roma. Le lettere di Cicerone non sono state originariamente scritte per la pubblicazione, il che le rende autentiche e spontanee, rivelando le sue preoccupazioni quotidiane, le sue ambizioni politiche, e i suoi rapporti con amici, familiari e colleghi politici. Struttura dell'epistolario L'epistolario è suddiviso in quattro principali collezioni: Epistulae ad Atticum: Indirizzate a Tito Pomponio Attico, amico intimo di Cicerone, riflettono un tono confidenziale e discutono questioni private e pubbliche. Epistulae ad familiares: Una vasta raccolta di lettere indirizzate a vari destinatari, trattano una gamma di temi, dalla politica alla vita quotidiana. Epistulae ad Quintum fratrem: Lettere al fratello Quinto, spesso riguardanti questioni familiari e amministrative. Epistulae ad Marcum Brutum: Lettere indirizzate a Marco Giunio Bruto, che trattano principalmente questioni politiche durante gli ultimi anni di vita di Cicerone.
Importanza storica e letteraria Le lettere di Cicerone sono una fonte primaria insostituibile per comprendere la storia e la politica romana dell'epoca. Offrono dettagli vividi sugli eventi chiave e sulle dinamiche interne della politica romana, così come sulle opinioni e le personalità di figure storiche rilevanti. Oltre al loro valore storico, le lettere sono anche apprezzate per il loro stile letterario, dimostrando l'abilità retorica e la padronanza linguistica di Cicerone. Queste lettere rappresentano un ponte diretto con il passato, permettendo di vedere Roma attraverso gli occhi di uno dei suoi cittadini più illustri.
le epistulae tra pubblico e privato
Ritratto di un uomoLe missive, inviate a familiari, amici e colleghi politici, rivelano l'intimità della vita personale di Cicerone, mostrando la sua umanità, debolezze e momenti di sconforto. Sono fondamentali per comprendere la psicologia e l'interiorità di una figura storica così complessa. Specchio di un'epoca Questi scritti riflettono il fervente dibattito politico del tempo, soprattutto durante il consolato di Cicerone e l'ascesa di Cesare. Offrono uno sguardo approfondito sui retroscena storici e sulle vivaci discussioni politiche dell'epoca. Scelte stilistiche Analizzano l'uso vario e dettagliato del linguaggio di Cicerone, evidenziando il "sermo familiaris". Le lettere sono scritte in uno stile informale, simile al parlato dei ceti medio-alti, dando vita a un latino "vivo" e quotidiano
a bàsilo, alle idi di marzo(ad fam. vi, 15)
il dolore per la morte di tullia (ad fam. iv, 6)
Tibi gratulor, mihi gaudeo. Te amo, tua tueor. A te amari et quid agas quidque agatur certior fieri volo. Traduzione Ti faccio le mie congratulazioni, lo glolaco. Ti amo, ti proteggo. Voglio essere certo di essere amato da te e di sapere cosa far e cosa succede. Il 15 marzo del 44 a.C., appreso dell'assassinio di Cesare, Cicerone scrisse in fretta un biglietto a Lucio Minucio Basilo, uno dei congiurati. Nel messaggio, pur mantenendo uno stile controllato, espresse gioia per l'evento e manifestò il desiderio di essere aggiornato sugli sviluppi politici, sperando di poter tornare a giocare un ruolo importante nella vita pubblica.
Nel febbraio del 45 a.C. muore Tullia, l'amatissima figlia di Cicerone, a soli trentadue anni durante il parto. Cicerone riceve molte manifestazioni di cordoglio, tra cui una lettera di Servio Sulpicio (Ad Fam. IV, 5), alla quale risponde nell’aprile. Confidandosi con l’amico, esprime la profonda amarezza per il lutto, aggravata dalla sua forzata inattività politica che gli impedisce di trovare sollievo nel negotium civile. Il dolore personale per la perdita di Tullia si intreccia così con la sofferenza per la difficile situazione politica del tempo.