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Ed. civica Arte

Chiara Di Donato

Created on November 3, 2023

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Interamniae origo

La fondazione di Teramo, secondo alcuni storici, è dovuta ai Fenici che, giunti nel territorio, chiamarono "Petrut" cioè "luogo elevato circondato dalle acque," fondarono un emporio commerciale che con il tempo divenne la capitale del Pretutium con il nome di Interamnia Praetutiorum. Il suo nome Interamnia dovrebbe derivare dal latino Inter-omnes, cioè "fra tutti", e Praetuttiorum dovrebbe significare "fra i Petruzi" forse ad indicare i vari popoli Petruzi che circondavano la città. In era volgare venne ribattezzata Teramne da cui Teramo. Secondo altri Interamnia significherebbe invece "posta tra i fiumi", dovuto alla posizione della città, poichè sorse su un promontorio attorno a cui scorrevano tre corsi d'acqua, da un lato ne facilitava il commercio via fiume, dall'altra la rendeva più difendibile e per ultimo godeva di un territorio agricolo molto fertile per l'abbondanza di acque. Era collegata con Roma mediante una strada che, superando il Gran Sasso, attraversava il territorio di Amiternum e si innestava nella via Salaria presso Interocrium. La costruzione delle strade consolari, che la collegarono con Roma e il Mar Tirreno, accrebbero la sua importanza strategica ed economica grazie anche agli scambi commerciali.
A cura di: Chiara e Federica

Domus e mosaico del Leone

La domus fu scoperta nel 1891 durante i lavori di ristrutturazione del proprio palazzo dal noto studioso F. Savini, in Corso Cerulli. Trattavasi di un'abitazione di età repubblicana arricchita da pavimenti a mosaico a cui si accedeva dall'ingresso mediante un grande atrio rettangolare con impluvio tetrastilo, a 4 colonne per sorreggere il tetto che faceva confluire le acque piovane nella vasca centrale, pavimentato con mattoncini posti a spina di pesce. L'atrio ha un pavimento a mosaico, con lastrine di pietre colorate disposte irregolarmente.Dall'atrio si accedeva al tablino, attraverso una soglia costituita da un mosaico policromo con la rappresentazione di un leone, preso leggermente di scorcio, in posizione di attacco mentre artiglia con la zampa un serpente. Il tablino è pavimentato con un ricco mosaico a cassettoni, decorati internamente da vari motivi, uno dei più significativi esempi di mosaici di I sec. a.c. in Italia. Tutt'intorno gira un motivo con quattro ghirlande.

Domus e terme di Madonna delle Grazie

Si tratta di un grande edificio con tre fasi costruttive. Ai primi due periodi corrispondono due abitazioni private, mentre al III periodo si riferisce una grande vasca centrale ad U per la tinteggiatura dei tessuti, della cosiddetta fullonica. I mosaici presenti appartengono alla prima domus, edificata nel II sec. a.c. Si tratta di un pavimento in cocciopesto con tessere bianche che disegnano all’interno un motivo geometrico rappresentante un rosone composto da rombi. Negli angoli di risulta si trovano quattro caducei (simbolo di Hermes). L’altro pavimento è ancora in cocciopesto con tessere bianche che disegnano un rosone composto da rombi, mentre negli angoli di risulta si trovano quattro delfini. Nell’ultimo ambiente che risulta essere mosaicato sempre con una pavimentazione in cocciopesto e tessere bianche, è invece rappresentato un motivo geometrico con un reticolato di rombi. Vi sono anche resti di terme romane su questo punto della città.

Domus in via Porta Carrese

I recenti scavi archeologici, eseguiti dalla Soprintendenza per i Beni e le Attività Archeologiche dell’Abruzzo, hanno fatto riemergere una domus in via Porta Carrese, nel centro storico di Teramo.Qui la sovrapposizione degli strati pavimentali raggiunge i cinquanta cm di altezza, con una continua opera costruttiva e ricostruttiva in tutto il tessuto cittadino. I ritrovamenti di via Porta Carrese hanno portato in luce murature italiche e romane di epoche diverse, come la cosiddetta “rosa dei venti”. Si pensa che la domus appartenesse a una struttura pubblica dotata di sistema idraulico, probabilmente una struttura termale o un luogo destinato all’allevamento dei pesci come spesso si usava all'epoca.

Duomo

Parte del materiale lapideo del duomo di Teramo fu prelevato dagli adiacenti teatro romano ed anfiteatro romano, di quest'ultimo fu addirittura demolita la parte nord-occidentale per far posto alla cattedrale.Le pareti del Duomo mostrano i fregi dorici del I sec. d.c., riutilizzati per la costruzione della chiesa e provenienti dal vicino anfiteatro. Le pietre lavorate sono inserite e attualmente visibili nelle mura esterne del Duomo in Piazza Martiri della Libertà, a destra e a sinistra.

Domus romana delle Ninfe

La domus delle Ninfe, e i suoi pavimenti musivi, sono stati rinvenuti all’interno di un edificio del XIX sec. La pavimentazione a mosaico è databile al I sec. a.c. - inizi I d.c., in un ambiente preesistente in signino rosso del II sec. a.c.La decorazione della soglia, composta da motivi vegetali, è inquadrata da una fascia a campi di triangoli. Il mosaico, realizzato in tessere di piccole dimensioni, bianche e nere, è costituito da una prima fascia a tessere nere alternata ad una bianca, seguita per tutto il perimetro della pavimentazione, da una decorazione a treccia policroma. La stessa treccia crea riquadri cassettonati decorati con motivi che si alternano tra loro a mura di città e figure geometriche.

Anfiteatro romano

A ovest del teatro sorgeva l'anfiteatro, i cui resti in laterizio si possono vedere lungo via San Berardo, sulla fiancata sinistra della cattedrale e incorporati nelle mura del cortile dell'attuale liceo artistico. Esso dista solo pochi m ad ovest dal teatro romano e dovrebbe risalire al I sec. dc..La pianta aveva forma ellittica con un perimetro di 208 m, in verità dimensioni un po' scarse per cui si pensa che l'anfiteatro utilizzasse in parte le pendici di una vicina collina. Nel perimetro murario si individuano diversi accessi come quello ad arco sull'asse minore dell'ellisse e quello con tre archi affiancati lungo l'asse maggiore. Una serie di passaggi secondari conducevano direttamente alle gradinate per il pubblico, della cui struttura radiale non rimane traccia.

Domus di Bacco

In occasione dei lavori di costruzione di un edificio civile lungo Via dei Mille sono stati portati alla luce alcuni ambienti di una domus romana databili al I sec. a.c. L’ambiente più grande presenta una pavimentazione in cocciopesto con inserzioni di lastre marmoree.

C'è un'ambiente che conserva un mosaico in bianco e nero: ad un’ampia fascia perimetrale a tessere bianche segue unacornice a tessere nere e al centro una decorazione a motivo a losanghe a composizione stellare. Nell'altro ambiente c'è un mosaico con tessere bianche e fascia perimetrale nera. Al centro spicca un emblema in vermiculatum policromo in cui è raffigurato Bacco a mezzo busto, realizzato insieme al tappeto musivo. Il volto del dio è quello di un giovane, egli è coronato da pampini e le sue spalle sono avvolte dalla pelle ferina.

Statua di sor Paolo Proconsole

La statua di sor Paolo proconsole é alta cm 196 con provenienza ignota, murata da tempo immemore nella facciata di una proprietà privata . Grazie all’analisi dell’attacco alla base del collo, è visibile l’incavo circolare per l’alloggiamento della testa.La statua rappresenta un personaggio maschile vestito di tunica e toga, in posa rigidamente frontale, con la gamba destra tesa e la sinistra flessa al ginocchio. Ai piedi, leggermente divaricati, indossa i calzari. Il braccio destro è aderente al busto, piegato in alto sul petto ad angolo acuto e avvolto nella stoffa all’altezza del polso; il braccio sinistro, invece, accostato al corpo, è portato leggermente in avanti e sul polso si avvolge della stoffa che ricade lateralmente. La mano sinistra impugnava il rotolo (volumen), inserito nell’apposito incasso. Alla luce della fruizione frontale della statua, delle caratteristiche formali dozzinali e del materiale impiegato, sembra preferibile ricondurre la statua alla sfera privata, piuttosto che non a quella onoraria e di collocarla cronologicamente nel secondo quarto del I secolo a.C.

Chiesa di Sant'Anna dei Pompetti

Sulla piazza attigua a via dell'Antica cattedrale si affaccia la chiesa di Sant'Anna, Sorta in età bizantina su un tempio romano, fu ricostruita nel sec.XII e poi bruciata dai Normanni nel 1155.Restano della chiesa arcate romaniche in mattoni ed il presbiterio ricco di resti romani; sempre dell’età romana si conservano tratti di pavimentazione musiva di epoca repubblicana e materiali architettonici come colonne con capitello corinzio.del VI sec. d.c. che sorge su di una residenza (domus) privata romana, i cui ruderi si vedono ancora sotto lastre di vetro. L'intero edificio risulta alloggiato nell'impianto di una precedente insula romana, dove insisteva anche la domus. Dall'analisi della muratura si evidenzia il copioso utilizzo di mattoni che recano nel bollo la lettera "S".

Teatro romano

Proprio nella zona occidentale si trovano i principali edifici pubblici conservati, tra cui il teatro. Ai margini sud-occidentali dell'abitato antico si trovano i notevoli resti del teatro, databile probabilmente al I sec. a.c.; il primo compreso certamente nell'area urbana. Esso è uno dei più interessanti e meglio conservati tra gli edifici del Piceno.Il teatro romano di Teramo si trova nel centro della città e, caso eccezionale, a pochi metri dall'Anfiteatro romano. Scavi realizzati all'inizio del secolo e ripresi di recente hanno liberato gran parte delle strutture del teatro, il monumento meglio conservato della Teramo romana.

Nel periodo medioevale fu utilizzato, come cava di materiale lapideo per la costruzione di edifici vicini, in particolare il Duomo di Teramo. Il teatro si trova a circa tre metri sotto il livello stradale ed ha una cavea del diametro di ben 78 m, e poteva ospitare sulle gradinate circa tremila spettatori.

Torre bruciata

Accanto all'antica cattedrale si erge la "Torre Bruciata". Il corpo della costruzione si sviluppa da una base quadrata ed è alto circa 10 m, con mura spesse 1,30 m e larghe 8 m. Questa possente torre venne eretta nel II secolo a.C. utilizzando grandi blocchi di travertino ben squadrati. L'appellativo "bruciata" deriva dal fatto che ancora oggi il lato meridionale del bastione mostra evidenti tracce del devastante incendio che la città di Teramo subì nel 1156. Circa la sua funzione, c'è chi ritiene che potesse essere la torre campanaria della vicina cattedrale di Santa Maria Aprutiensis, ma c'è anche chi suppone, più semplicemente, che fosse un altissimo bastione difensivo che sovrastava la megalitica cinta muraria a nord-ovest della città.