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NEVICATA

martina passalacqua

Created on October 25, 2023

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Transcript

INDIZI TEMATICI

PARAFRASI

NEVICATA

METRICA E FIGURE RETORICHE

COMMENTO

Nella seconda parte del componimento la descrizione del paesaggio lascia il posto a una riflessione più profonda. Il rumore del vento, nel silenzio, si confonde con i pianti e le preghiere umane.L’insistenza sul verbo “passare” rimanda alla transitorietà della vita e alla brevità del passaggio umano sulla terra; prima i bimbi e poi una madre passano attraverso la bufera riempiendo il paesaggio di pianti e preghiere. Il colore bianco dunque non rimanda più al candore della neve che cade, ma all’annullamento che comporta la fine dell’esistenza.

Nevica; dal cielo scende della neve dai fitti fiocchi, poi scende verso il suolo accumulandosi su altra neve: poi ancora cade sugli olmi che sembrano emettere un lungo suono sotto il suo peso, mentre dai loro rami, ormai troppi carichi, ne cade qualche mucchietto. Si alza il vento e crea con i fiocchi dei mulinelli lungo le strade, che improvvisamente non sono più deserte, perché passano alcuni bambini, quasi piangendo, insieme a una madre, mentre si sente una voce che recita una preghiera.

Nella seconda strofa il colore è, per così dire, sottinteso, mentre l’immagine si fa più movimentata: il vento, il mulinare, la bufera e persone che, tra le intemperie, passano. Il verbo usato è significativo: non hanno una meta, non seguono una direzione, ma semplicemente “passano” attraverso la bufera; possiamo quindi pensare che il “passare” sia il verbo della caducità dell’uomo, per la quale ognuno di noi passa attraverso la breve bufera della vita, che ci conduce alla morte. Torna infatti in questi versi il pianto dei bambini e la preghiera, che in Pascoli accompagna i morti o il loro ricordo. E se leggiamo la lirica in questo modo, ci accorgiamo che, in realtà, a passare non sono dei bimbi con la loro mamma, ma genericamente “bimbi” e una “madre”: come a dire che ognuno muore, perfino coloro di cui, più di altri, ci dispiace la morte; cogliamo, perciò, un riferimento biografico alla madre e ai bimbi che sono morti nella famiglia del poeta.

Pascoli sembra comporre una suggestiva descrizione del paesaggio invernale; il mese di gennaio è connotato da un’atmosfera di gelo: la neve scende dal cielo copiosa e avvolge ogni cosa.Il colore bianco è dominante e pare dipingere tutta la realtà circostante nella quale tutto sembra immobile, tranne il vento, che si muove agitato facendo gemere i rami degli olmi. Nella prima parte della poesia ritroviamo lo sguardo del fanciullino pascoliano che descrive con accuratezza il paesaggio invernale tramite una sintesi di elementi visivi e sonori. Il colore bianco e il gemito stanco del vento fanno da padroni fornendo un ritratto di un giorno d’inverno in campagna; la poesia è statica.

Le immagini nascondono, o meglio svelano, un significato più profondo, che si comprende osservando il colore dominante: il bianco. Tutto il peasaggio è bianco, ma il colore sembra quasi penetrare le cose, così: la terra è bianca, l’aria brulica di bianco, è il bianco (e non la neve) che cade dai rami degli alberi. Nel linguaggio poetico di Pascoli, il bianco è il colore della pace e insieme della morte, come risulta evidente da altre liriche, in cui il candore è attribuito, di volta in volta, agli abiti o ai visi dei morti. Dunque la prima strofa ci mostra un mondo avvolto in un manto di morte, per il quale, non a caso, gli olmi “gemono”.

La poesia è formata da due quartine di endecasillabi con rime alternate ABAB CDCD. Notevole è la rima interna di ‘nevica/brulica’; inoltre Pascoli accosta elementi visivi e acustici. Nella poesia sono presenti alcune figure retoriche quali: - personificazione della natura (v. 3) - ossimori (v. 4 “tonfo lieve” v.5 “soffiano di schianto”) - enjambement (v.v. 5-6). - allitterazioni; la B (brulica bianco bianca…); la V di nevica, neve, lieve, ventate, vie. Inoltre vi è un climax discendente: passano bimbi, passa una madre, passa una preghiera.

La poesia di Pascoli si serve quindi del mese di gennaio, il momento in cui l’inverno si rivela nella sua rigidità più feroce, per rappresentare la caducità dell’esistenza umana e quindi la morte che trova nell’inverno, dunque nella decadenza del paesaggio naturale, la propria stagione emblematica. Pascoli usa parole semplici per far arrivare meglio il significato della lirica al lettore; la struttura della poesia rispetta un ordine cronologico e i versi sono tutti coordinati per asindeto.