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Carlo Maglione

Created on October 16, 2023

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Transcript

A CURA DI MAGLIONE CARLO

CARAVAGGIO...

...a Napoli

Indice

1.

le Sette Opere di Misericordia

2.

Il Martirio di Sant'Orsola

3.

La Flaggellazione di Cristo

Caravaggio

Le Sette Opere di Misericordia

Caravaggio fuggito a Napoli dopo un omicidio, reallizzò diversi dipinti importanti tra cui le Sette Opere di Misericordia

Le Sette Opere di Misericordia

In questa rappresentazione, per la prima volta in pittura tutti gli atti di misericordia corporale descritti nei Vangeli vengono raffigurati insieme anziché separatamente. L'ambientazione è la napoli del 700' dove convivono miseria e nobiltà, malattia e cura, peccato e perdono, disperazione e speranza.

In alto la Vergine col Bambino, entrambi sorretti dalle grandi ali piumate di due angeli che lottano tra di loro. Sono avvolti da panneggi: quello dell'angelo a sinistra è bianco, e simboleggia la luce, mentre l'altro è nero e indica le tenebre. In basso, sotto i loro occhi, si svolge la scena che allude alle sette Opere di Misericordia: seppellire i morti, visitare i carcerati, dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, curare gli infermi, ospitare i pellegrini, dar da bere agli assetati.

SEPPELLIRE I MORTI: nella parte destra è raffigurato il trasporto di un cadavere da parte di due persone, una delle quali è un diacono che regge una fiaccola.

VISITARE I CARCERATI e DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI: nell'episodio successivo si vede una giovane donna accanto a un vecchio che sporge il capo attraverso le sbarre di una finestra, mentre lei, a seno scoperto, lo allatta.

VESTIRE GLI IGNUDI e CURARE GLI INFERMI: volgendo invece lo sguardo a sinistra, in primo piano scorgiamo un uomo vestito di abiti eleganti. Al suo cospetto, a terra, c'è un uomo con la schiena nuda, di spalle con lo sguardo rivolto verso la spada con cui l'elegante uomo sta tagliando il suo mantello per vestire in povero. Dietro all'uomo con la schiena nuda, si intravedono appena anche le mani giunte di un altro personaggio, un infermo, un ammalato assistito anch'esso dal nobiluomo.

OSPITARE I PELLEGRINI: dietro il cavaliere, al buio, emerge una conchiglia cucita su un cappello che identificava come pellegrino chiunque la portasse. Davanti a lui sta un uomo corpulento, forse un oste, che indica una direzione, quella del luogo dove potergli far passare la notte.

DAR DA BERE AGLI ASSETATI: tra la figura del pellegrino e del suo interlocutore si propone in modo deciso un personaggio. I suoi tratti danno conto della sua forza: è Sansone che si sta dissetando dalla mascella di un asino.

Caravaggio

Il Martirio di Sant'Orsola

Il Martirio di sant'Orsola è un dipinto a olio su tela eseguito nel 1610 da Caravaggio e conservato presso le Gallerie d'Italia di palazzo Piacentini a Napoli, già sede storica del Banco di Napoli.

  • Il dipinto fu quindi completato già a maggio 1610 e spedito a Genova. L'opera passò quindi al figlio Nicolò, principe di Angri e duca di Eboli. Nel Settecento passò tra le proprietà dei discendenti Doria di Roma, Giuseppe Maria e Giovanni Francesco
  • Nel 1832 la tela fu portata a Napoli nel palazzo familiare in Santo Spirito da Maria Doria, sorella di Giuseppe e Giovanni, che la spedì a Giovanni Carlo, nipote di Giuseppe Maria, assieme ad altre opere. In questa occasione la Sant'Orsola vide due interventi di restauro mal effettuati che hanno finito di peggiorare lo stato in cui versava l'opera.
  • Venne poi venduta dopo la seconda guerra mondiale ai baroni Romano-Avezzano della stessa cittadina. Successivamente i nobili trasferirono il dipinto per motivi di sicurezza nella loro dimora a Napoli.

STORIA

  • Il dipinto fu commissionato a Napoli dal banchiere genovese Marcantonio Doria che scelse anche il soggetto del martirio di sant'Orsola, in onore della sua figliastra Anna Grimaldi, la quale aveva preso i voti monacali nel monastero napoletano di Sant'Andrea delle Dame assumendo il nome di Orsola.
  • Il dipinto fu eseguito dal Caravaggio con molta rapidità, probabilmente perché questi era in procinto di partire per Porto Ercole, dove il pittore troverà la morte durante il viaggio, in direzione Roma per ricevere la grazia.
  • Nel 1973 i proprietari vendettero la tela alla Banca Commerciale Italiana.

Con le fusioni societarie che hanno riguardato l'istituto di credito, l'attuale proprietario del quadro è divenuto il gruppo Intesa Sanpaolo, che lo ha esposto per lungo tempo nella sua sede di palazzo Zevallos a Napoli e poi, dal 2021, nella nuova sede di palazzo Piacentini della stessa città partenopea. L'opera fu attribuita a Caravaggio recentemente

Il Martirio di Sant'Orsola

Caravaggio si discosta dall'iconografia tradizionale di Sant'Orsola e raffigura il momento in cui la santa, avendo rifiutato di concedersi all'unno Attila, viene da lui trafitta con una freccia, caricando la scena di un tono drammatico. Il dipinto è ambientato nella tenda di Attila. L'intero ambiente è permeato da un complesso gioco di luci e ombre. Il primo personaggio a sinistra è lo stesso Attila, raffigurato con abiti seicenteschi; A poca distanza da lui c'è sant'Orsola, trafitta dalla freccia appena visibile sul suo seno. Non sembra provare dolore ma il suo volto e le sue mani, preludono alla sua immediata morte. Infatti tre barbari stanno accorrendo a sorreggere la santa, increduli di fronte al gesto repentino e impulsivo del loro capo. Nelle fattezze di quello che si trova alle immediate spalle di sant'Orsola Caravaggio ha raffigurato se stesso con la bocca dischiusa e l'espressione dolorante, come ad esser stato trafitto insieme a lei.

Caravaggio

La Flaggellazione di Cristo

La Flagellazione di Cristo è un dipinto a olio su tela di Caravaggio, realizzato tra il 1607 ed il 1608 e conservato nel Museo nazionale di Capodimonte di Napoli

STORIA

Il dipinto fu commissionato da Tommaso de' Franchis, nobile genovese, per la cappella di famiglia che gli fu donata da Ferdinando Gonzaga, nel cortile della chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.

In epoche successive fu poi spostata di cappella in cappella nella stessa chiesa di San Domenico, senza trovare mai una definitiva collocazione. Dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980, la Flagellazione viene portata per ragioni di sicurezza nel Museo di Capodimonte, dov'è tuttora, seppur la proprietà giuridica dell'opera resta al Ministero dell'Interno.

La cappella de' Franchis in San Domenico Maggiore

DESCRIZIONE

Il dipinto è organizzato intorno alla colonna alla quale è legato Cristo, dove si dispongono due dei torturatori. La tela ricalca nella costruzione dell'impianto scenografico anche la Crocefissione di San Pietro, ossia con due personaggi ai lati del protagonista che partecipano attivamente all'azione e un terzo in primo piano chinato dinanzi a lui, tutti comunque vestiti con abiti contemporanei a Caravaggio e non con quelli classici dei soldati romani. La differenza della tela di Napoli con quella romana si riscontra nello spirito con cui gli aguzzini sono raffigurati: uomini semplici "costretti" ad un lavoro faticosocontrapposti a uomini carnefici che appaiono consapevoli della brutalità e crudeltà dell'atto che stanno commettendo.

L'opera costituisce una rappresentazione non convenzionale della realtà umana e naturale: bloccando sulla tela corpi in movimento colti nel momento di più alta e sconvolgente tensione non solo fisica e psichica, emotiva e sentimentale. I tratti fisici vengono definiti dalla luce che sottolinea l'evento che il dipinto racconta. La lavorazione fu abbastanza travagliata: studi hanno consentito di scovare tramite indagini ai raggi x diversi segni di pentimenti e ridipinture. Ulteriori studi hanno poi evidenziato che la tela è frutto della cucitura di tre distinti pezzi di stoffa. Così come era consueto nello stile del Caravaggio, in questa tela compaiono i ritratti di alcuni uomini conosciuti dal vero, in questo caso probabilmente incontrato nel soggiorno napoletano, e che vengono riutilizzati anche in altre opere.