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confronto eneide-tebaide-orlando furioso
elisadipietroroma
Created on October 12, 2023
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un'amicizia tre diverse storie
l'amicizia è un tema molto ricorrente nelle opere che ci sono pervenute e seppur queste siano ben distanti tra di loro, il modello che viene seguito è pressochè lo stesso.
AENEIS, IX
ORLANDO FURIOSO XVIII
THEBAIS, X
ANALOGIAE ET DIFFERENTIAE
L'Eneide è un poema epico scritto da Virgilio durante l'Impero di Augusto per celebrare la storia della famiglia di Augusto e l'origine mitica di Roma. Il poema racconta le avventure di Enea, figlio di Anchise e Venere, che fugge da Troia in fiamme e, durante il suo viaggio, giunge a Cartagine, dove incontra Didone, una regina innamorata di lui. Gli Dei intervengono e ordinano a Enea di ripartire, ma lui parte di nascosto, lasciando Didone disperata, che si suicida. Enea arriva in Italia, combatte varie guerre e sposa Lavinia, diventando Re del Lazio. Alla fine del poema, Enea muore e viene assunto in cielo dagli Dei, mentre suo figlio Ascanio diventa Re.
"Tantum infelicem nimium dilexit amicum"(AEN.IX,430.)
+Info
Nel libro IX ha inizio la guerra; Iride, su incarico di Giunone, informa Turno dell’assenza di Enea dal campo troiano. All’inizio del medesimo libro, Niso, vuole uscire dall’accampamento per recarsi da Enea e così avvertirlo del rischio che i Troiani stavano correndo. Eurialo è deciso ad accompagnare Niso. Passati attraverso il campo dei Rùtuli, che sono pesantemente addormentati anche perché ubriachi, non resistono all’idea di farne strage, ma sulla via incappano in uno squadrone di cavalieri latini. Niso, più agile, riesce a mettersi in salvo, ma Eurialo è circondato e catturato. Niso, accorgendosi di essere rimasto solo, ritorna indietro e attacca i Latini per liberare Eurialo. Entrambi rimarranno uccisi.
Eurialo e Niso 1827 di Jean-Baptiste Roman, Louvre
ma affrettavan la fuga nelle selve e s´affidavan alla notte378 Si lanciano i cavalieri alle note biforcazioni di qua e di là, e attorniano ogni accesso di guardie. Le tenebre dei rami e la pesante preda bloccano eurialo 384 e il timore sulla direzione delle vie lo inganna. Niso se ne va; e già senza pensare aveva superato i nemici come si fermò ed invano guardò all´amico assente: 389 "Eurialo infelice, in che direzione t´ho lasciato? Dove seguirti facendo di nuovo tutto l'ntricato percorso della ingannevole selva?" Nello stesso tempo scruta a ritroso le orme stampate ed erra tra rovi silenti. 393 e non molto tempo nel mezzo, quando giunge un grido alle orecchie e vede Eurialo ma ormai tutta la schiera per l'inganno del luogo e della notte, agitandosi un improvviso scompiglio, lo afferra sorpreso e divincolandosi tantissimo invano. Che fare? Con quale forza, con queli armi osare strappare il giovane? O buttarsi a morire in mezzo alle spade 400 ed affrettare una bella morte tra i colpi?
sed celerare fugam in silvas et fidere nocti. 378 obiciunt equites sese ad divortia nota hinc atque hinc, omnemque aditum custode coronant. Euryalum tenebrae ramorum onerosaque praeda 384 impediunt, fallitque timor regione viarum. Nisus abit; iamque imprudens evaserat hostis ut stetit et frustra absentem respexit amicum: 389 ´Euryale infelix, qua te regione reliqui? quave sequar?, rursus perplexum iter omne revolvens fallacis silvae?" simul et vestigia retro observata legit dumisque silentibus errat. 393 nec longum in medio tempus, cum clamor ad auris pervenit ac videt Euryalum quem iam manus omnis fraude loci et noctis, subito turbante tumultu, oppressum rapit et conantem plurima frustra. quid faciat? qua vi iuvenem, quibus audeat armis eripere? an sese medios moriturus in enses 400 inferat et pulchram properet per vulnera mortem?
"Tu però intanto mi pagherai il fio per entrambi col caldo sangue" disse; insieme sguainata la spada andava contro Eurialo. Allora sì, atterrito, fuor di sé, Niso grida né potè di più celarsi nelle tenebre 425 o sopportare un così garnde dolore. "Me, me, son io che l'ho fatto, contro me volgete il ferro, o Rutuli, mio ogni inganno, niente costui né osò ne potè; invoco a testimoni di ciò il cielo e le stelle coscienti; soltanto amò troppo un amico infelice." 430 Offriva tali parole, ma con forze la spada spinta trapassa le costole e rompe i candidi petti. Rotola Eurialo nella morte, e per le belle membra corre il sangue e la testa rovesciata sulle spalle s'abbandona: Ma Niso precipita in mezzo e tra tutti cerca il solo Volcente, sul solo Volcente si ferma. Ma i nemici schierati attorno di qua e di là da vicino 440 lo respingono. Non di meno insiste e ruota la spada fulminea, finchè la nascose nella bocca di fronte del Rutulo urlante e, morente, tolse la vita al nemico. Poi si gettò sopra l'amico esanime, trafitto, e li finalmente riposò di placida morte. 445
“Tu tamen interea calido mihi sanguine poenas 422 persolves amborum” inquit; simul ense recluso ibat in Euryalum. Tum vero exterritus, amens, conclaat Nisus nec se celare tenebris 425 amplius aut tantum potuit perferre dolorem: “Me, me, adsum qui feci, in me convertite ferrum, o Rutuli! Mea fraus omnis, nihil iste nec ausus nec potuit; caelum hoc et conscia sidera testor; tantum infelicem nimium dilexit amicum”. 430 Talia dicta dabat, sed viribus ensis adactus transadigit costas et candida pectora rumpit. Volvitur Euryalus leto, pulchrosque per artus at Nisus ruit in medios solumque per omnis Volcentem petit, in solo Volcente moratur. quem circum glomerati hostes hinc comminus atque hinc proturbant. instat non setius ac rotat ensem fulmineum, donec Rutuli clamantis in ore condidit adverso et moriens animam abstulit hosti. tum super exanimum sese proiecit amicum confossus, placidaque ibi demum morte quievit. 445 .
L'orlando furioso è il capolavoro cavalleresco scritto da ariosto nel 1516, è un poema in ottave e sulle orme della trama lasciata da boiardo, narra le vicende che ruotano intorno a tre nuclei tematici: la guerra combattuta in Francia tra i cristiani guidati da Carlo Magno e i saraceni di Agramante; l'amore di Orlando per Angelica e la follia d'amore del paladino; l'amore di Ruggiero e Bradamante, dalla cui unione ha origine la casa d'Este. questi tre filoni però, non sono narrati in maniera disgiunta e separata, sono uniti da vicende che fanno si che siano un'unica narrazine
"qualcosa sarà mai che più mi giove s'io resto senza te Medoro mio?"(ORL.FUR., XVIII ,171)
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l'episodio è raccontato rispettivamente nei canti xvii e xix Cloridano e Medoro sono due soldati saraceni, giunti in Europa con il loro re Dardinello che è morto in battaglia. Di notte, i due amici decidono di recuperarne il cadavere per dargli sepoltura. Dopo aver fatto strage di nemici, trovano il cadavere. Ma mentre lo trasportano via, sono sorpresi dalle truppe dei cristiani di Zerbino. Cloridano, credendosi seguito dall’amico, fugge riparandosi in una selva. Medoro procede intrepido ma viene presto circondato.Un raggio di luna illumina la chioma bionda e il bel volto del giovane. Zerbino impietosito vorrebbe risparmiarlo, invece un cavaliere lo colpisce. Cloridano allora balza fuori dalla selva e si fa uccidere accanto all’amico. Poco dopo passa di lì Angelica. La fanciulla si accorge che Medoro respira ancora e viene colta da improvvisa pietà e medica il giovane grazie alle erbe di un contadino. Questi riacquista le forze sufficienti per dare sepoltura a Cloridano e Dardinello. Angelica si innamora di Medoro lo sposa e parte con lui per il Catai.
188E giá venía chi de la luce è donno le stelle a tor del ciel, di terra l’ombra; quando Zerbino, a cui del petto il sonno l’alta virtude, ove è bisogno, sgombra, cacciato avendo tutta notte i Mori, al campo si traca nei primi albori.189 E seco alquanti cavallieri avea, che videro da lunge i dui compagni. Ciascuno a quella parte si traea, sperandovi trovar prede e guadagni. — Frate, bisogna (Cloridan dicea) gittar la soma, e dare opra ai calcagni; che sarebbe pensier non troppo accorto, perder duo vivi per salvar un morto. 190 E gittò il carco, perché si pensava che ’l suo Medoro il simil far dovesse: ma quel meschin, che ’l suo signor piú amava, sopra le spalle sue tutto lo resse. L’altro con molta fretta se n’andava, come l’amico a paro o dietro avesse: se sapea di lasciarlo a quella sorte, mille aspettate avria, non ch’una morte. .
192 Era a quel tempo ivi una selva antica, d’ombrose piante spessa e di virgulti, che, come labirinto, entro s’intrica di stretti calli e sol da bestie culti. Speran d’averla i duo pagan sí amica, ch’abbi a tenerli entro a’ suoi rami occulti. Ma chi del canto mio piglia diletto, un’altra volta ad ascoltarlo aspetto.
xix
2 Se, come il viso, si mostrasse il core, tal ne la corte è grande e gli altri preme, e tal è in poca grazia al suo signore, che la lor sorte muteriano insieme. Questo umil diverria tosto il maggiore: staria quel grande infra le turbe estreme Ma torniamo a Medor fedele e grato, che ’n vita e in morte ha il suo signore amato.
4 Cloridan s’è ridutto ove non sente di chi segue lo strepito e il rumore: ma quando da Medor si vede absente, gli pare aver lasciato a dietro il core. 5 de l’intricata selva si ricaccia; et onde era venuto si ravvia, e torna di sua morte in su la traccia. Ode i cavalli e i gridi tuttavia, e la nimica voce che minaccia: all’ultimo ode il suo Medoro, e vede che tra molti a cavallo è solo a piede. 10 Or Zerbin, ch’era il capitano loro, non poté a questo aver piú pazïenza. Con ira e con furor venne a Medoro, dicendo: — Ne farai tu penitenza. — Stese la mano in quella chioma d’oro, e strascinollo a sé con violenza: ma come gli occhi a quel bel volto mise, gli ne venne pietade, e non l’uccise.
12 e sí commosso giá Zerbino avea, che d’amor tutto e di pietade ardea. 13 In questo mezzo un cavallier villano, avendo al suo signor poco rispetto, ferí con una lancia sopra mano al supplicante il delicato petto. Spiacque a Zerbin l’atto crudele e strano; tanto piú, che del colpo il giovinetto vide cader sí sbigottito e smorto, che ’n tutto giudicò che fosse morto. 14 Cloridan, che Medor vede per terra, salta del bosco a discoperta guerra. 15 E getta l’arco, e tutto pien di rabbia tra gli nimici il ferro intorno gira, piú per morir, che per pensier ch’egli abbia di far vendetta che pareggi l’ira. Del proprio sangue rosseggiar la sabbia fra tante spade, e al fin venir si mira; e tolto che si sente ogni potere, si lascia a canto al suo Medor cadere.
Virgilio Eneide IX,vv. 435-37
purpureus veluti cum flos succisus aratro languescit moriens, lassove papavera collo demisfre caput pluvib cum forte gravantur
Come un fiore purpureo quando, reciso dall'aratro languisce morendo, o come i papaveri che chinano il capo sul collo stanco, quando la pioggia li opprime.
L. . Ariosto, Orlando Furioso, XVIII, ottava 153, vv .1-4
come purpureo fior languendo muore, che'l vomere al passar tagliato lassa; o come carco di superchio umore il papaver ne l'orto il capo abbassa.
La "Tebaide" è un poema epico-mitologico in dodici libri composto da Stazio e dedicato a Domiziano. Narra la lotta tra i fratelli Eteocle e Polinice per il controllo di Tebe. I primi sei libri trattano dei preparativi della spedizione contro Eteocle, mentre i successivi sei si concentrano sul conflitto e la loro morte reciproca. Nel libro finale, Teseo dichiara guerra a Creonte per garantire sepoltura ai morti. Il poema presenta somiglianze con l'"Eneide" di Virgilio, con temi come gli interventi divini nelle guerre e i concili degli dei. La Tebaide è originale ma affronta anche il tema della guerra come il "Bellum Civile". Il poema manca di un eroe ben definito, con personaggi condannati dal poeta e guerrieri dominati dall'istinto anziché dalla ragione. L'eroismo è cercato nell'eccesso e nella dismisura, con un linguaggio enfatico e iperbolico.
E' pronto a uccidere e, insieme, a morire"(THEB,X)
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I Tebani celebrano la vittoria momentanea, mentre le mogli degli eroi di Argo eseguono sacrifici a Giunone, che manda Iride nel bosco di Sonno, questo fa dormire profondamente l'esercito tebano durante la notte. Una banda di soldati viene raccolta dagli Argivi, entra nel campo tebano e massacra i guerrieri addormentati.Diamante e Opleo tentano di recuperare il corpo di un amico caduto,Tideo,nel campo nemico.Guidati dalle tenebre,riescono a farlo e si apprestano a tortare nella loro città quando engono scoperti da Anfione,un comandante nemico.Anfione tenta di fermarli minacciandoli,ma ala fine colpisce e uccide Opleo.Diamante reagisce difendendo il corpo del suo amico e supplicando 'per una sepoltua dignitosa.Alla fine i due giovani vengono uccisi dai nemici. I Tebani si svegliano e fuggono in città; c'è una battaglia alle porte, che alla fine vengono chiuse. Tiresia esige la morte di Meneceo affinché la guerra finisca e il giovane si getta dalle mura. Capaneo si arrampica su una torre e maledice Giove che lo uccide con un fulmine.
Capaneo tenta di scalare le mura di Tebe (anfora a figure rosse, Campania, 340 a.C. circa)
i tre episodi narrano tutti e tre dell'amicizia di due guerrieri e in particolar modo, stazio e di seguito ariosto traggono ispirazione dal modello virgiliano dell'eneide. vediamo le analogie e le differenze che legano le tre narrazioni
confronto nella struttura della narrazione
eneide
orlando furioso
così i due saraceni fanno strage di cristiani anche qui Cloridano fugge dai nemici credendo di avere accanto medoro, che invece è rimasto indietro poichè regge sulle spalle il corpo di Dardinello. Quasi identica è poi la sequenza in cui Cloridano trafigge con le frecce i nemici, per poi gettarsi nella mischia quando crede che Medoro sia morto
quando i due troiani arrivano nell'accampamento di notte fanno strage di latini.Niso fugge dai nemici credendo di avere accanto eurialo, che invece è rimasto indietro poichè era impacciato dal peso dei trofei saccheggiati ai nemici. Niso raggiunge Volcente, il capo dei nemici che ha ucciso Eurialo, uccidendolo a sua volta
confronto nella struttura della narrazione
eneide
orlando furioso
” 174 Così disse, subito trattenne ogni altra parola, si zittì, ed entro nell’alloggio dove dormiva il dotto Alfeo, che l’anno prima si era unito alla corte di re Carlo, medico e mago e saggio astrologo: ma in questa occasione il suo sapere a poco gli fu d’aiuto; anzi, al contrario, gli venne completamente rivelata una bugia Egli aveva infatto predetto a sé stesso che, ormai anziano, avrebbe dovuto morire tra le braccia di sua moglie:
“così commenta ed abbassa la voce, insieme assale con la spada il superbo Ramnete, che allora sdraiato su alti tappeti da tutto il petto soffiava il sonno, re lui stesso e graditissimo augure del re Turno, ma con l'augurio non potè allontanare la rovina. 325-328
elementi stilistici.
eneide
orlando furioso
178 Come impasto leone in stalla piena,che lunga fame abbia smacrato e asciutto, uccide, scanna, mangia, a strazio mena l’infermo gregge in sua balía condutto; cosí il crudel pagan nel sonno svena la nostra gente, e fa macel per tutto.
340 come un leone digiuno terrorizzando per i pieni ovili infatti lo sprona una pazza fame e sbrana e strascina il tenero gregge e muto di paura, rugge con la bocca sanguinante. Non minore la strage di Eurialo
la trama.
orlando furioso
tebaide
eneide
in questo caso come nella tebaide, medoro e cloridano vogliono recuperare il cadvere di dardinello loro re, quindi ariosto unisce i due modelli ma ne trae solo spunto. questo perchè morirà solo cloridano che verrà sepolto dall'amico medoro, inoltre a differenza di virgilio, combattono per i mori, che saranno vinti.
nella tebaide opleo e dimante invece vogliono recuperare il cadavere di tideo, loro amcio morto in battaglia, quindi non c'è la devozione verso il re come in virgilio e ariosto. inoltre ugualmente all'eneide moriranno entrambi.
nell'eneide eurialo e niso vogliono avvisare enea che era il loro comandante. entrambi combattono l'uno per laltro ed in nome dell'amicizia moriranno entrambi. eurialo e niso combattono per i troiani che con enea sono i protgonisti dell'opera,
profili dei protagonisti dell'opera
eneide
orlando furioso
Eurialo è giovane, desideroso di fama e ricchezza. Niso è più anziano, con più esperienza e più prudenza. La coppia dei personaggi è molto unita dall'amicizia e nel ruolo di combattenti: rispondono entrambi ai doveri militari e preferiscono morire che vivere l'uno senza l'altro. gli eroi riescono a penetrare nell’accampamento nemico dei Rutuli Troiani e fare una strage. Eurialo , non riece a fuggire prima che i nemici lo raggiungano e viene catturato mentre niso si salva nel bosco, egli essendo più vecchio dell'altro, è più saggio, e si preoccupa di più per l'incolumità dell'amico giovane tanto da tornare a cercarlo
medoro come eurialo è giovane e profondamente devoto al suo padrone, vuole quindi compiere questa strage. cloridano è più anziano e più prudente, e così come i due eroi troiani anche loro sono uniti da una profonda amicizia ma soprattutto sono più devoti al re, specialmente medoro. arrivati nell'accampamento dei cristiani fanno una strage ma medoro verrà catturato e cloridano riuscirà a rifuggiarsi nel bosco, ma andrà a cercarlo.
la figura del bosco
eneide
Nisus abit; iamque imprudens evaserat hostis atque locos qui post Albae de nomine dicti Albani tum rex stabula alta Latinus habebat, ut stetit et frustra absentem respexit amicum: 'Euryale infelix, qua te regione reliqui? 390 quave sequar, rursus perplexum iter omne revolvens fallacis silvae?" simul et vestigia retro observata legit dumisque silentibus errat. 386-393 viii
orlando furioso
192 Era a quel tempo ivi una selva antica, d’ombrose piante spessa e di virgulti, che, come labirinto, entro s’intrica di stretti calli e sol da bestie culti. Speran d’averla i duo pagan sí amica, ch’abbi a tenerli entro a’ suoi rami occulti.
Niso se ne va; e già senza pensare aveva superato i nemici ed i luoghi che poi son detti Albani dal nome di Alba, allora il re Latino aveva grandi stalle, come si fermò ed invano guardò all'amico assente: "Eurialo infelice, in che direzione t'ho lasciato? 390 Dove seguirti, rifacendo di nuovo tutto l'ntricato percorso della ingannevole selva?" Nello stesso tempo scruta a ritroso le orme stampate ed erra tra rovi silenti.
inno alla luna
orlando furioso
tebaide
eneide
— O santa dea, che dagli antiqui nostri debitamente sei detta triforme; ch’in cielo, in terra e ne l’inferno mostri l’alta bellezza tua sotto piú forme, e ne le selve, di fere e di mostri vai cacciatrice seguitando l’orme; mostrami ove ’l mio re giaccia fra tanti, che vivendo imitò tuoi studi santi. —
" Tu, dea, tu presente soccorri la nostra impresa, splendore deglia astri e latonia custode dei boschi. Se mai mio padre Irtaco per me offrì qualche dono davanti ai tuoi altari, se io stesso li aumentai con le mie cacce o li sospesi alla cupola o li fissai ai sacri frontoni, lascia che io sconvolga questa schiera e guida le armi nell'aria."
O Dea, che reggi il cheto orror notturno, s’egli è pur ver che in triplicate forme il Nume muti, e nelle selve scendi sotto altro volto; quel già tuo seguace e de’ tuoi boschi alunno, il tuo fanciullo, (or lo riguarda almen), quello si cerca. -
la profonda devozione al re
eneide
orlando furioso
nel'eneide eurialo e niso cercano enea per avvisarlo del pericolo che corre. in entrambi ravvisiamo questo senso del dovere e profonda fedeltà al proprio re seppur prevalga il sentimento forte dell'amicizia.
nell'opera di ariosto invece è proprio la figura di medoro che una volta preso il corpo di dardinello suo re non vuole assolutamente lasciarlo a costo della propria vita. ed è anche questa profonda devozione che spinge il cristiano zerbino a non ucciderlo
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