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arte

Alessia Longobardi

Created on September 25, 2023

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Transcript

NEOCLASSICISMO

indICE

nEOCLASSICISMO:

J.L. DAVID

A. CANOVA

F. GOYA

ORIGINI

Il Neoclassicismo è un movimento artistico che si sviluppa dalla seconda metà del Settecento come conseguenza della cultura illuminista e di un’epoca di grandi rivoluzioni, proponendosi come antitesi agli eccessi del Barocco e del Rococò. Tra le caratteristiche del Neoclassicismo troviamo il desiderio di un ritorno all’antico per dar vita a un nuovo classicismo; tutto questo viene favorito dagli scavi di Ercolano e Pompei che offrivano ai contemporanei architetture, affreschi e oggetti di uso quotidiano di due cittadine sepolte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Il termine Neoclassicismo, coniato alla fine dell’800, venne attribuito in senso dispregiativo a un’arte non originale, fredda e accademica. Per il movimento neoclassico la rappresentazione dell’anima - che è grande e nobile – va rappresentata solamente in uno stato di armonia, di riposo, quindi raffigurando i soggetti nel momento precedente o successivo all’azione.

J.L. DAVID

Nato a Parigi nel 1748 da una famiglia benestante, Jacques-Louis David decise in giovane età di diventare un’artista infrangendo le speranze della famiglia che lo voleva architetto. Pittore neoclassico per eccellenza, le opere di Jacques-Louis David furono forse il trionfo finale della pittura storica tradizionale. Adottando lo stile greco-romano, David mescolò questi soggetti antichi con la filosofia illuministica per creare esempi di matrice morale. In qualità di primo pittore del suo tempo, David servì la monarchia di Luigi XVI, il governo post-rivoluzionario e l'imperatore Napoleone Bonaparte, nonostante le differenze radicali in questi regimi di governo. Morirà poi nel 1825.

IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI

Il giuramento degli Orazi, 1784, olio su tela. Durante la Rivoluzione francese espresse ideali di impegno civile e rivoluzionario.

Nella composizione spaziale e prospettica del quadro un ruolo fondamentale è svolto dal portico sullo sfondo i cui gli archi ripartiscono efficacemente la scena isolando i rispettivi gruppi: gli Orazi sulla sinistra, il padre al centro e il gruppo di donne piangenti – mogli e sorelle - sulla destra. Anche le emozioni vengono accuratamente assegnate alle diverse parti in causa, con la stoica neutralità paterna che divide l’orgoglio guerriero e il dolore delle compagne. L’impianto prospettico è profondamente studiato con le linee che convergono centralmente nel pugno chiuso del padre che diventa il fulcro dello sguardo dello spettatore. Il tratto è puro neoclassicismo europeo: asciutto, preciso ed essenziale. Le figure sono delineate tramite il chiaroscuro e una luminosità calibrata: netta per gli Orazi, più opaca per le figure femminili piangenti. I colori maggiormente utilizzati non sono frutto della casualità: il rosso, il blu, il bianco e l’oro rimandano infatti allo stemma dei Borbone. Questo si traduce ipoteticamente nella fedeltà al Re in carica e alla monarchia borbonica, o comunque in un più legittimo amore per la Francia.

LA morte di marat

La morte di Marat, 1793, olio su tela, celebra Marat, uno dei principali protagonisti della Rivoluzione Francese assassinato da una giovane girondina. L'artista ritrae il rivoluzionario come avrebbe ritratto un martire sul punto di morte, con un'accurata compostezza e una delicatezza estrema. David, infatti, sceglie di non rappresentare la crudeltà sanguinaria della morte con i suoi particolari più raccapriccianti per rendere il giusto saluto al politico francese e, allo stesso tempo, per essere fedele all’estetica neoclassica. Marat qui è immortalato nel momento immediatamente successivo all’assassinio come emblema dell’eroismo. Il suo corpo è ancora nella vasca da bagno, in una stanza che pare quasi spoglia: in questo modo l’attenzione dello spettatore è catturata solo dal protagonista della tela. L’intento è quello di presentare una scena sobria, per cui decide di colorare lo sfondo di un semplice verde scuro e solo sulla destra di stemperarlo di un colore più chiaro, quasi dorato, per dare l’idea della luce che entra nella stanza e illumina il corpo. Il suo personale omaggio a Marat è rappresentato, quindi, da quella sorta di lapide in legno su cui è incisa la sua dedica al defunto. Particolare interessante è il braccio destro: con ancora la penna in mano, è caduto completamente all’indietro in un movimento naturale che l’arto effettua in modo automatico quando viene lasciato andare. Tale posa ricorda quella del Cristo nella Deposizione di Caravaggio: è in questo modo che David riesce a divinizzare Marat, conferendogli un alone di sacralità.

MORTE DI SENECA

Morte di Seneca, 1773, olio su tela. Seneca è seduto a sinistra sostenuto da un soldato coperto interamente da un’armatura. Il filosofo indossa solo un panno bianco poggiato sulla parte bassa del busto ed alza il braccio sinistro in direzione di una giovane donna che si trova sulla destra. Il viso dell’uomo è nell’ombra ma si coglie comunque un’espressione di sofferenza. Un uomo maturo è inginocchiato di fronte a lui e sostiene la gamba sinistra dell’anziano filosofo presentando nella mano sinistra stringe uno strumento da taglio. Infatti sul piede di Seneca è visibile una piccola ferita mentre il piede destro è immerso nell’acqua rossa di un catino di metallo. Al centro, nell’ombra e dietro all’uomo inginocchiato, avanzano due domestiche , a sinistra invece un uomo dall’atteggiamento autorevole mostra a Seneca un foglio scritto. Seneca accoglie la morte con gesti ampi e teatrali. Come lui anche gli altri personaggi esprimono la loro disperazione con enfasi scenica. L’opera di David è per la maggior parte dipinta con tonalità fredde e scure. Infatti gran parte della scena è in ombra e solo i personaggi principali presentano colori chiari e brillanti.

A. CANOVA

Antonio Canova è considerato il maggiore scultore del Neoclassicismo. Canova, però, divenne famoso anche come ritrattista, soprattutto a servizio di Napoleone Bonaparte e della sua famiglia. Canova ricercò la perfezione e la rappresentazione della bellezza ideale senza però privare le sue figure di umanità. I volti delle sue statue non sono inespressivi, ma comunicano sentimenti e rivelano il carattere psicologico dei personaggi. Anche nei ritratti, Canova era attento a ricercare la perfezione delle forme correggendo, dove serviva, le imperfezioni, ma al tempo stesso imprimeva nei volti i tratti distintivi della personalità del soggetto rappresentato.

AMORE E PSICHE

Amore giunge in volo e si posa accanto a Psiche poggiando il ginocchio sinistro al suolo. Il dio, inarcando leggermente il busto si china verso la ninfa distesa a terra, infatti le sue ali sono ancora spiegate e si aprono dietro di lui. Inoltre con la mano destra solleva delicatamente il corpo della giovane. I due giovani sono rappresentati nudi, solo Psiche è parzialmente coperta dal panno sul quale è stesa. Sotto di lei vi è infatti una roccia di forma ellittica. Psiche, distesa al suolo, solleva il busto in direzione di Amore e avvicina le sue labbra a quelle del giovane dio. I corpi dei due protagonisti sono esili e ricordano quelli di due adolescenti. Il soggetto che ispirò la statua è tratto dalla favola narrata nell’Asino d’oro di Apuleio. Lo scultore rappresentò proprio il momento finale della favola: la dea Venere, gelosa della bellezza di Psiche, chiese al proprio figlio Amore di far innamorare la giovane, senza essere ricambiata, di un uomo rozzo. Amore però, vista la bellezza di Psiche, si innamorò di lei e grazie al Zefiro portò la giovane nel proprio palazzo. Amore decise di non svelare a Psiche il suo viso per evitare l’ira della madre. La ninfa, spinta dalle sorelle, guardò però il viso del dio che contrariato la abbandonò. Per riunirsi all’amato, Psiche affrontò una serie di prove organizzate da Venere che gli permisero di ottenere l’immortalità. L’ultima prova portò Psiche nell’ade dove la giovane chiese alla dea Proserpina una parte della sua bellezza. La dea consegnò un vaso che Psiche aprì cadendo in un sonno profondo. Amore venne a conoscenza del fatto e raggiunse Psiche risvegliandola con un bacio.

Amore e Psiche che si abbracciano, 1787-1793, marmo.

PAOLINA BORGHESE

Paolina Bonaparte Borghese come Venere Vincitrice, 1805-1808, marmo bianco. Paolina Bonaparte Borghese è distesa con il busto sollevato. La mano destra della giovane donna è poggiata sul bracciolo dell’agrippina mentre nella mano sinistra stringe una mela. Il busto è nudo e la parte inferiore del corpo è coperta da un telo che ricade in morbide pieghe. Canova ha espresso in quest’opera tutta la sua cultura neoclassica. La posa della principessa, distesa su un’elegante “agrippina”, rimanda al repertorio classico, alle sculture etrusche e romane sdraiate sui sarcofagi, e non solo. Paolina Borghese ricorda infatti le Veneri di tradizione veneta cinquecentesca, in particolare quelle di Tiziano.

F. GOYA

Francisco José de Goya è stato uno dei più importanti pittori ed incisori spagnoli. Come la sua vita si è svolta a cavallo tra due secoli, così anche la sua produzione artistica si sviluppa in un momento della storia dell’arte in cui si verifica gradualmente un passaggio tra due epoche diverse. Lo stesso Goya è considerato uno dei primi pittori dell’epoca “contemporanea”, in quanto le sue opere non sono prettamente ascrivibili ad un genere tra quelli riscontrabili tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, ma sono piuttosto raggruppabili secondo tematiche ricorrenti. La sua prima produzione pittorica, infatti, verte intorno alla ritrattistica, mentre nella maturità si è concentrato su temi molto vicini al romanticismo. Nella sua produzione si notano virate stilistiche che non seguono un corso lineare, ma compaiono quasi di getto. Queste sono strettamente collegate a quanto vissuto in prima persona dall’artista, che ha assistito a numerosi cambiamenti storici cruciali in Spagna e ha dovuto fare i conti nell’età adulta con il sopraggiungere di una malattia invalidante, a causa della quale perse l’udito in maniera permanente.

SATURNO CHE DIVORA I SUOI FIGLI

Saturno che divora i suoli figli, 1820-1823, tecnica mista. Saturno addenta il corpo del figlio come fosse una preda animale e dai morsi scendono rivoli di sangue. Il cadavere è ormai privo della testa mentre un braccio si trova nella bocca del dio. Lo sfondo è indefinito e scuro, come anche il piano sul quale poggia Saturno. Il dipinto propone una interpretazione molto distante da quella che si ispirava al mito degli artisti neoclassici. La scena è maggiormente drammatica e si avvicina alla poetica del Romanticismo. Goya realizzò un’immagine piuttosto raccapricciante. Saturno, secondo il mito, per paura di essere sostituito dai figli iniziò a divorarli uno ad uno. Goya dipinse con grande efficacia la ferocia e la crudeltà di Saturno che, infatti viene rappresentato nel buio simile a un mostro. Quest'opera è una delle Pitture Nere delle quattordici dipinte da Goya. La tecnica utilizzata crea un’atmosfera scomposta mentre le zone di colore steso a macchie favoriscono la fusione di figura e sfondo. I contorni delle figure sono, infatti, definiti dalle zone di colori chiari e scuri. Come le altre opere della serie nera, anche questo dipinto è molto buio e solo un lampo illumina la schiena del figlio e parte del corpo di Saturno.

IL 3 MAGGIO 1808

La scena è totalmente immersa nel buio. Solamente una lanterna illumina il buio della sera e la luce è diretta verso un ribelle, condannato a morte. Si tratta di un povero contadino inginocchiato e con le braccia alzate che, dignitosamente, affronta il suo sacrificio a favore della libertà. La sua immagine ricorda quella di un Cristo crocifisso. A terra si vedono alcuni suoi compagni, già morti, mentre altri ai suoi lati esprimono con il corpo sofferenza e terrore. Sul fondo, immersa nel buio, vediamo Madrid, lontana e appena visibile. A destra è schierato un gruppo di soldati francesi di Napoleone. In basso, di fronte a loro, è posta una lanterna che illumina i condannati a morte e lascia in ombra il resto della scena. Dietro ai condannati a morte si vede una collinetta debolmente illuminata dalla luce artificiale. Il cielo è completamente scuro e privo di stelle. Le persone che si trovano in centro sembrano impaurite, infatti uno di loro si copre il viso con le mani. Anche loro sono vestiti con abiti del popolo dai colori scuri. Quest'ultimi vanno dal grigio-azzurro al nero, sono quindi tonalità più fredde. Francisco Goya documentò con uno stile drammatico gli orrori che vennero perpetrati dalle truppe di invasioni napoleoniche in Spagna, ed il tema di questo dipinto, come altri, è vicino alla sensibilità dei pittori romantici dell’epoca.

3 maggio 1808, olio su tela, 1814.

MAJA VESTIDA

Maja vestida, 1800-1808, olio su tela. La giovane donna stesa sul divano indossa un abito sottile e attillato che rivela le sue forme fisiche. Il viso è tondo e le guance arrossate. I capelli sono folti e scuri. Ai fianchi inoltre porta una fascia di seta rosa stretta e le spalle sono coperte da una giacchetta. Ai piedi poi indossa un paio di scarpette dorate dalla punta affusolata. La giovane guarda verso l’osservatore dell’opera senza mostrare imbarazzo o pudore. Ha le braccia sollevate e nasconde le mani dietro la nuca.Goya dipinse la superficie della tela con pennellate veloci e materiche utilizzando colori ad olio a corpo. Inoltre l’orientamento dei tratti pare casuale. Alcuni particolari sono rappresentati in modo sommario come l’abbigliamento che viene suggerito e non descritto. Lo sfondo poi è privo di dettagli e bidimensionale. In questo dipinto Goya propone una immagine non idealizzata che anticipa lo stile Realista. Inoltre l’utilizzo di pennellate accostate e materiche avvicina la sua pittura alle esperienze del Romanticismo europeo.

romanticismo

indICE

ROMANTICISMO:

c.d friedrich

theodore gericault

eugÈNE DELAcroix

FRANCESCO HAYEZ

ORIGINI

Alla fine del XVIII secolo e fino al XIX secolo, il Romanticismo si diffuse rapidamente in tutta Europa e negli Stati Uniti per sfidare l'ideale razionale tenuto così saldamente durante l'Illuminismo. I pittori romantici puntavano infatti a sottolineare che il senso e le emozioni - non semplicemente la ragione e l'ordine - erano mezzi ugualmente importanti per comprendere e vivere il mondo. Il romanticismo celebrava l'immaginazione e l'intuizione nella continua ricerca dei diritti e della libertà individuali. I suoi ideali hanno alimentato i movimenti d'avanguardia fino al XX secolo. Gli esponenti del romanticismo hanno trovato la loro voce in tutti i generi, inclusa la letteratura, la musica, l'arte e l'architettura, reagendo contro lo stile sobrio del neoclassicismo.

C. D. FRIEDRICH

Caspar David Friedrich è stato il pittore più significativo del Romanticismo tedesco, celebre per la resa di vasti e misteriosi paesaggi nordici che esprimono il sentimento di stupore e impotenza dell’uomo di fronte alla forza misteriosa della natura. Le sue opere contribuirono a stabilire l’idea estetica del “sublime” come questione centrale del Romanticismo e a rivoluzionare il genere pittorico del paesaggio tradizionale. Friedrich partecipò infatti, come uomo e come artista, alla rivoluzione romantica e in rottura con la pittura paesaggistica neoclassica, introdusse nelle scene dipinte la ricchezza dei suoi sentimenti, la coscienza della fragilità mortale dell’uomo, l’angoscia di fronte alla grandezza e infinitezza degli elementi e degli accadimenti naturali. Con l’incalzare a metà dell’Ottocento della nuova tendenza del Realismo in pittura, il suo lavoro andò dimenticato, per poi essere riscoperto all’inizio del XX secolo. La sua personalità ed espressione solitaria e malinconica ha determinato l’immagine dell’artista per eccellenza in epoca romantica.

IL VIANDANTE DELLa nebbia

È il dipinto più noto e famoso di Friedrich ed è considerato il manifesto della pittura romantica ed è anche una icona che rappresenta il piacere del viaggiare. In particolare è stato adottato dagli amanti della montagna quale espressione della passione che li spinge a conquistare le grandi vette. Il Viandante sul mare di nebbia fu, già nella sua epoca, considerato un simbolo del Romanticismo. Friedrich riuscì, infatti, a sintetizzare i principi di questo movimento intellettuale con la sua opera. Altri lavori dell’artista riprendono temi inseriti nel dipinto ma il Viandante sul mare di nebbia li unisce tutti in un contesto efficace e comunicativo: si tratta di un nuovo eroe che è arreso al mondo e al suo destino e si avventura verso il suo futuro drammatico. I temi rappresentati nel dipinto sono quelli dell’infinito, del sublime e dello smarrimento empatico attraverso l’immedesimazione con il paesaggio naturale sottoposto a un importante evento meteorologico. La natura viene, quindi, assunta come un protagonista vivente. Colori chiari e brillanti sono distribuiti armonicamente nel cielo e nella nebbia. Blu, rosa gialli molto chiari si mescolano e intensificano il grigio perla dei vapori che si innalzano verso il cielo. Queste tonalità ci consegnano una sensazione di atmosfera cristallina e pungente di alta montagna.

Viandante davanti al mare di nebbia, 1818, olio su tela.

DONNA ALLA FINESTRA

Donna alla finestra, 1822, olio su tela. La figura affacciata alla finestra è Caroline, moglie dell’artista. L’interno ha una valenza simbolica e quindi l’oscurità rappresenta l’imperfezione della vita terrena che può essere illuminata soltanto tramite Cristo (si noti la croce sulla finestra alta e l’intelaiatura dell’anta di quella inferiore) e con lo sguardo rivolto alla vita eterna (la donna gira le spalle l’oscurità). Lo spazio esterno riquadrato dalla finestra allude alla vita dell’aldilà, desiderata dalla donna e che può essere raggiunta viaggiando in più tappe, rappresentate dalle due imbarcazioni nell’Elba. I pioppi in lontananza simboleggiano la morte.

IL MARE DI GHIACCIO

Il mare di ghiaccio, 1823-1824, olio su tela.

Al centro del dipinto diverse lastre di ghiaccio si sovrappongono e creano un cumulo che si spinge verso l’alto. La neve poi si raccoglie tra le lastre creando mucchietti giallastri. Anche in primo piano i ghiacci misti a frammenti di terreno si frangono sotto la spinta delle correnti marine sottostanti. A destra del cumulo centrale si intravede inoltre il relitto in legno di una nave. L’imbarcazione è adagiata su un fianco e uno degli alberi integro regge la vela ancora issata. In lontananza infine si colgono altri cumuli di giaccio sollevati a formare delle piramidi trasparenti. Il dipinto è caratterizzato da toni freddi che rendono particolarmente algida l’intera composizione. La zona occupata dal cielo infatti è dipinta con un algido azzurro. La parte centrale invece presenta una maggiore varietà di toni freddi e grigi. Inoltre è presente un intenso chiaroscuro prodotto dal banco di ghiaccio. In primo piano e quindi per un terzo del dipinto i ghiacci si colorano di ocra e marrone determinando una dominante calda. Il passaggio dei toni dal bruno del primo piano al blu del cielo contribuisce inoltre a creare la spazialità ampia e disorientante del dipinto.

THÉODORE GERICAULT

Théodore Géricault, nato a Rouen il 26 settembre 1791, era l'unico figlio di una famiglia agiata originaria della Manica, trasferitasi a Parigi quando Géricault aveva quattro anni, permettendogli così di frequentare scuole prestigiose. All'età di quindici anni, il suo talento nel disegno fu riconosciuto e iniziò a studiare seriamente l'arte. Come con i suoi compagni romantici, Géricault era attratto da soggetti sublimi e spesso orribili, tipici romantici, adottando un approccio più moderno alla pittura che prevedeva la creazione di narrazioni drammatiche e compositive complesse con un uso accresciuto del colore e della luce.

TESTE MOZZATE

Due teste mozzate, 1818, olio su tela. Il quadro preso in analisi ci mostra l’attrazione da parte del pittore nei confronti di soggetti orribili, e si ritiene che sia uno dei più terrificanti del mondo. Su sfondo nero e in penombra, due teste recise (rispettivamente una donna e un uomo) sono adagiate come una natura morta su un telo spento che ne risalta il colorito emaciato della pelle, la tonalità grottesca del sangue rappreso alla base del collo, e l’espressione sgomenta e vuota del cadavere che guarda nel vuoto, sfiorando con le sue pupille spente la direzione dello spettatore. Qui Gericault mostra la sua brillante padronanza del chiaroscuro, vista nei contrasti di luce e oscurità in tutta la composizione. Cosa spinse l’artista a ritrarre le teste di due condannati a morte? Un’altra opera, più grande e probabilmente di gran lunga più spaventosa: “La zattera della Medusa”.

LA ZATTERA DELLA MEDUSA

La zattera della medusa, 1818-1819, olio su tela.

La zattera della Medusa è un dipinto di Théodore Géricault molto conosciuto. Oltre che la testimonianza di un drammatico fatto storico, La zattera della Medusa è un noto dipinto romantico. Théodore Géricault raffigurò il momento in cui i naufraghi avvistano una nave che si sta avvicinando all’orizzonte, gli uomini sono stremati, alcuni sono morti, alcuni senza speranza. I naufraghi, avendo terminato cibo e acqua, furono costretti a cibarsi dei cadaveri dei loro compagni. Sulla sinistra possiamo vedere due figure isolate. Un padre anziano difende il corpo del figlio, ormai cadavere dagli altri naufraghi. Accanto a loro, sulla sinistra si vede il cadavere di un naufrago, del quale rimane il torace. La zattera della Medusa, è considerata il punto di rottura con la pittura neoclassica che si rivolgeva alla ragione dello spettatore. I dipinti neoclassici infatti presentavano composizioni equilibrate, atmosfere cromatiche serene e soggetti elevati. Il dipinto di Géricault invece suscita una intensa reazione emotiva. La scena mostra un grande senso di realtà e i corpi sono concepiti con una solida conoscenza dell’anatomia umana. Le figure sono esaltate da una illuminazione che ricorda la pittura di Caravaggio. Le anatomie e alcune pose evocano poi la monumentalità dei personaggi dipinti da Michelangelo. I toni sono scuri e drammatici. I colori tendono al grigio, i corpi sono lividi, per la morte e per il freddo. Solo all’orizzonte brilla il colore di un tramonto. Il rosso è l’unico colore vivace riservato al mantello che copre il padre.

eugÈNE DELAcroix

Eugène Delacroix fu uno dei pittori francesi più celebri dell’epoca nonché esponente del movimento romantico in Francia. Contraddistinte da pennellate dinamiche e lussureggianti, le sue opere spiccavano anche per i loro contenuti esotici, letterari e di attualità. In contrapposizione con il movimento neoclassico, il contributo di Delacroix fu così importante per la storia della pittura perché aprì la strada alle successive tendenze artistiche espressioniste e realiste ottocentesche.

LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO

La libertà che guida il popolo, 1830, olio su tela.

Il dipinto celebra le giornate di ribellione del popolo francese scatenate dalle ordinanze emesse il 25 luglio del 1330 dal re Carlo X, per la sospensione della libertà di stampa per lo scioglimento della camera dei deputati. Il pittore attinge agli schizzi realizzati nei giorni della rivolta per concepire una tela che esprime il valore della libertà dei popoli. I personaggi diversi a terra con me erano i caduti per la causa mentre rivoltosi rappresentano le varie classi sociali. Sullo sfondo si suddividono le torri di Notre Dame a volte nel fumo e nella polvere della battaglia. La figura femminile centrale che guida rivoltosi sventolando con orgoglio la bandiera francese è la personificazione della libertà ispirata al modello femminile classico della Venere di Milo. L’imposizione piramidale non orienta verso l’orizzonte bensì orientata verso l’osservatore. E il tono del dipinto sale in un crescendo fino ad assumere un andamento travolgente che esprime la forza inarrestabile del popolo quando rivendica i propri diritti. la pennellata carica di colore denso rende corpi solidi e palpitanti. Le forme plastiche si ammorbidiscono grazie all’uso sapiente del chiaroscuro ma la pittura non ha lo stesso nitore in ogni parte della composizione: il braccio sinistro del bambino e piatto e regolare delineato da una linea scura e spessa contratto di carboncino sulla carta. Sullo sfondo le figure sembrano dileguarsi oppure prendere forma affiorando nella nebbia ma mano che si avvicinano all’osservatore quasi come se emergesse da una massa indefinita

DANTE E VIRGILIO

Dante e Virgilio, 1850, olio su tela. Delacroix rimane influenzato da Gericault, che ha conosciuto in giovane età, da quest’altro pittore nasce l’amore per i grandi maestri del Rinascimento e del seicento europeo. Questa è la prima opera con cui si presenta al pubblico ed è un dipinto intriso di conoscenze da consumato frequentatore di musei, ma anche di citazioni dotte e di richiami ai suoi grandi maestri. Il pittore presentò l’opera al salone che rivela una derivazione diretta dalla zattera. Il dipinto è costruito con toni di forte dinamismo e di autentico pathos. Il pittore indugia nell’alterazione delle fisionomie e vediamo il bagliore delle fiamme infernali che illumina lo sfondo.

FRANCESCO HAYEZ

Francesco Hayez è considerato il più importante pittore del Romanticismo italiano. È autore di quadri a soggetto storico che scavavano nel passato della nazione per trovarvi le origini dei suoi sentimenti di libertà e di indipendenza. Hayez ebbe una formazione giovanile di stampo neoclassico. Originario di Venezia, nel 1809 si trasferì a Roma dove entrò in contatto con Antonio Canova, di cui divenne allievo. Il suo stile pittorico si formò di un linguaggio neoclassico che non perse mai neppure nella sua fase romantica. Il suo romanticismo è infatti una scelta solo tematica.

L'atleta trionfante

L'atlenta trionfante, 1813, olio su tela. La perfetta anatomia del corpo e la chiara derivazione dell’Apollo del belvedere in particolare nella postura delle gambe testimoniano la vocazione classicista del pittore e l’influenza esercitata su di lui da Antonio Canova. È evidente la ricerca di un codice estetico realizzato che punta a creare ambientazione immaginare tese a dar vita al mito dell’antichità. L’alto podio che si erge sulle spalle dell’atleta sostiene poi te lo sei colonne doriche dalle profonde scanalature che cenano una profondità e dunque la prosecuzione dello spazio. L’uso sapiente del chiaroscuro come le opere di David conferisce morbidezza al corpo e dolcezza di tratti scaldando la raffigurazione infondendo energie e spirito all’austera statua.

IL BACIO

Il bacio, 1859, olio su tela.

Questa è tra le opere più conosciute del pittore, all'ìinterno del quale si intrecciano il carattere sentimentale della cultura del tempo con l’impegno politico e l’imposta azione narrativa prediletta da Hayez. Il dipinto è un capolavoro di allusioni ed inviti a costruire e immaginare percorsi. I due giovani si abbracciano una passione che lascia intendere lo sgomento di un commiato: l’uomo posa un piede sulla scala pronto a partire mentre il suo pugnale preme sul fianco sottile della fanciulla. Il suo ampio mantello scuro avvolge la giovane accogliendola, e contrasta con la qualità serica e l’effetto cangiante della preziosa veste muliebre. L’intensità della scena è potenziata dall’ambientazione austera. Il pittore ama i contrasti di luce e anche in questo caso inonda la scena di un fascio dorato, simbolo dell’incanto fuggevole di un bacio che ha il sapore di un addio.