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INTERACTIVE MASTERPIECE - OLYMPIA, MANET

Geppe Maffei

Created on September 22, 2023

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Transcript

Con il quadro noto come Olympia, Manet reinventa il tema tradizionale del nudo femminile, già rappresentato da molti artisti nel pieno Rinascimento. Esposta al Salon des refusés parigino del 1865 in una posizione defilata, l’opera suscitò uno scandalo senza precedenti, non solo per il soggetto raffigurato, ma anche per il linguaggio pittorico particolarmente realistico.

Olympia

Eduard Manet, 1863,olio su tela, 130,5 X 190Musée d'Orsay

Giuseppe Maffei - 5°B

anALISI DELL'OPERA

La tecnica di realizzazione

  • La critica

Il pubblico parigino era principalmente indignato dalle implicazioni morali del lavoro di Manet. Ma molti critici erano anche sconvolti dalla tecnica dell’artista. I visitatori del Salon erano abituati a vedere un alto grado di finitura nei loro dipinti. I toni della carne, in particolare, dovevano mostrare una levigatezza simile allo smalto, anche se visti da molto vicino. Manet, tuttavia, prestava relativamente poca attenzione a queste caratteristiche della modellizzazione e della gradazione tonale. Invece, tendeva ad appiattire le sue figure e il loro spazio circostante. Manet amava anche strutturare le sue composizioni attorno a potenti contrasti di luci e ombre, un modo di rappresentare preso in prestito dall’arte spagnola. I critici hanno riconosciuto la sua abilità in questo senso, ma si sono lamentati della mancanza di dettagli nei suoi sfondi cupi.

  • Il contrasto cromatico

Si accusò Manet di non saper utilizzare il chiaroscuro nella resa volumetrica dei corpi. In realtà la tecnica di Manet è una scelta precisa e ponderata: la tattilità del corpo è resa attraverso il contrasto cromatico; anche il dettaglio del nastrino di velluto nero al collo fa ulteriormente risaltare il candore della carne.

La predominanza di un bianco abbagliante ne fa un dipinto di straordinaria luminosità. La modernità pittorica di Manet sta proprio nell’aver preferito la giustapposizione netta tra colori caldi e freddi, rispetto al classico passaggio chiaroscurale imposto dalla regola accademica. Ciò porta inevitabilmente a un appiattimento delle forme, che divengono sagome dai contorni ben definiti, trovando una naturale consonanza con le immagini degli artisti giapponesi in circolazione.

- Schema delle giustapposizioni di tonalità di colore calde e fredde nell’Olympia.

  • Fonti d'ispirazione

Nel dipinto Olympia, anche se evidentemente ispirato alla Venere di Urbino di Tiziano, Edouard Manet riprende anche il tema della Maya desnuda di Goya e della più recente Odalisca con schiava di Ingres.

Di solito, nella storia della pittura occidentale, quando un artista doveva raffigurare una donna nuda su un letto, era costretto a ricorrere a un soggetto tratto dalla mitologia classica. Così, per esempio, aveva fatto Tiziano con diverse versioni della Danae, tema utile a rappresentare l’erotismo. Goya invece è uno dei primi a dipingere una donna reale e non mitica come Manet nella sua opera.

  • L'unico sostenitore

Il grande scrittore Émile Zola, raffigurato da Manet in un ritratto, si era interessato soprattutto agli artisti che la critica accademica rifiutava come irriverenti. Non a caso, nel suo libretto che fu pubblicato con la copertina blu e dedicato a Manet, considerava il pittore suo amico come uno dei maestri della sua epoca, giudicando il dipinto intitolato l’Olympia il suo capolavoro. Zola fu tra i primi a difendere Manet dalle malelingue, quando scoppiò lo scandalo per l’esposizione dell’Olympia.

Edouard Manet, Portrait d'Émile Zola (Ritratto di Émile Zola), 1868, olio su tela, 145 x 109 cm, Musée d'Orsay, Parigi.