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L'Eneide

Giulia Galbiati

Created on September 18, 2023

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Transcript

L'Eneide

il poema più importante dell'epica latina

inizia

Indice

05. il proemio

01. L' autore

02. la struttura

03. la trama

04. il protagonista

L'autore : PublioVirgilio Marone

"Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua, rura, duces"

Epitaffio sulla tomba di Virgilio a Napoli

"Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua, rura, duces"

Epitaffio sulla tomba di Virgilio a Napoli

"Mantova mi generò, la Calabria (il Salento) mi rapì, e ora mi tiene Napoli; cantai i pascoli, le campagne, i condottieri".

L'autore: Publio Virgilio Marone

La tomba di Virigilio e, davanti, quella di Leopardi

L'iscrizione sulla tomba di Virgilio

L'autore: Publio Virgilio Marone

  • Nasce ad Andes (Mantova) nel 70 a.C.
  • Vive il periodo dell'assassinio di Giulio Cesare (44 a.C.) e della guerra civile tra Marco Antonio e Ottaviano, che si conclude nel 31 a.C.con la battaglia di Azio, vinta da Ottaviano.
  • Con Ottaviano, Roma passa dalla Repubblica all'Impero: Ottaviano diventa il primo imperatore (princeps) con l'appellativo di Augusto (augustus, il più grande, da augeo, accrescere).
  • Roma estende il suo dominio sul Mediterraneo ed entra in contatto con diverse culture.

L'autore: Publio Virgilio Marone

  • L'apporto maggiore alla cultura latina è sato dato dai Greci: i Romani avevano conquistato la Grecia nel 133 a.C. e avevano preso come modello l'arte, la poesia e la filosofia dei Greci.
  • L'Eneide è un poema epico che si ispira ai poemi omerici; inizia, infatti, dove finisce l'Iliade.

L'autore: Publio Virgilio Marone

  • Virgilio a Roma entra a far parte del circolo letterario del politico Mecenate, consigliere di Augusto. (Oggi la parola mecenate si indica una persona che fa mecenatismo, cioè che favorisce gli artisti per gusto e prestigio.)
  • Le guerre civili erano state un periodo buio, di instabilità, quindi Augusto utilizza la propaganda per esaltare l'impero e mostrarsi come una figura affidabile, capace di mantenere la pace (detta pax augustea).

L'autore: Publio Virgilio Marone

  • La propaganda voluta da Augusto e dal suo consigliere Mecenate si serve dell'arte e della letteratura.

L'autore: Publio Virgilio Marone

  • Augusto e Mecenate incaricano Virgilio di scrivere un poema epico con valore encomiastico (= celebrativo) per celebrare la grandezza di Roma e dell'impero.
  • Nel 29 a.C. Augusto fa chiudere le porte del tempio di Giano (= segno di pace) e Virgilio iniza a scrivere il poema.

L'autore: Publio Virgilio Marone

  • Nel 19 a.C. Virgilio compie un viaggio in Grecia e Asia Minore, ma si ammala; rientra in Italia e muore a Brindisi.
  • Oggi è sepolto a Napoli.
  • Virgilio è considerato il più grande poeta della letteratura latina.

Il motivo encomiastico

ENEIDE

ENEA (protagonista dell'opera)

Enea è un troiano, figlio della dea Venere, che scappa da Troia, incendiata dai Greci; dopo un lungo viaggio ricco di peripezie ariva nel Lazio e sconfigge i popoli locali; la sua discendenza dà origine a Roma e alla gens Iulia, a cui appartiene anche Augusto.

Il motivo encomiastico

L'Eneide, quindi, esalta:

  • le origine mitiche di Roma (mito di fondazione)
  • la figura di Augusto, che discende dall'eroe Enea e dalla dea Venere
  • i valori, le tradizioni e la cultura di Roma (mos maiorum)

La struttura dell'opera

L'Eneide è un poema epico latino in versi esametri. Virgilio prende come modello i poemi omerici, ma scrive un poema totalmente originale. LEneide è composta da 12 libri:

  • primi sei = viaggi e peripezie di Enea fuggito da Troia (il modello è l'Odissea)
  • ultimi sei = guerra tra Troiani e popoli del Lazio (il modello è l'Iliade)

La struttura dell'opera

Verso esametro = ogni verso del poema è suddiviso in sei unità (piedi), formate da una specifica sequenza di sillabe lunghe (accentate) e brevi (atone). L'esametro conferisce ritmo e musicalità al verso.

Àrma virùmque canò, Troiaè qui prìmus ab òris

(Canto le armi e l'uomo, che per primo dalle terre di Troia [...])

Trama

Incipit in medias res (= nel mezzo degli eventi).Dopo l'inganno del cavallo di legno e la distruzione di Troia, Enea, che grazie all'aiuto di sua madre Venere era scappato dalla città con suo padre Anchise e suo figlio Ascanio, detto Iulo, ha trascorso sette anni in viaggio, alla ricerca di un luogo dove fondare una nuova città. Giunone, nemica del protagonista, scatena una tempesta ed Enea naufraga sulle coste dell'Africa. Viene accolto alla corte di Didone, regina di Cartagine (Tunisi), dove racconta le peripezie degli ultimi sette anni. Venere vuole proteggere Enea e impedirgli di andare incontro al suo destino di guerra, quindi fa innamorare Didone di Enea. Ben presto, però, gli dèi mandano Mercurio dall'eroe, per convincerlo a ripartire per compiere la sua missione: arrivare nel Lazio, sconfiggere i popoli locali e dare vita ad una discendenza che fonderà una grande città. Enea è costretto ad andarsene e Didone, quando si rende conto di essere stata abbandonata, maledice Enea e il suo popolo e si suicida.

Trama

Tra gli episodi narrati da Enea c'è quello di Polidoro. Dopo essere fuggiti da Troia, Enea e i suoi erano sbarcati in Tracia, dove avevano compiuto i riti di fondazione di una nuova città. Era comparso però un prodigio orrendo: un cespuglio di mirto aveva cominciato a trasudare sangue dalle radici e dai rami. Dal mirto lacerato era emersa la voce di Polidoro, figlio di Priamo, ucciso a tradimento dal re dei Traci, Polimestore, presso cui il vecchio Priamo l’aveva mandato per salvarlo dalla guerra di Troia. I Troiani avevano quindi celebrato i riti funebri per Polidoro e si erano allontanati dalla terra maledetta di Tracia.

Trama

Dopo aver lasciato Didone, Enea riparte e ritorna in Sicilia, dove celebra i giochi funebri in onore del padre Anchise, morto l'anno precedente. Il dio Sonno colpisce Palinuro, timoniere di Enea, che cade in mare. Dopo essere rimasto per tre giorni in balia della corrente, Palinuro approda sulle spiagge della Campania, dove gli abitanti del luogo lo uccidono e abbandonano il suo cadavere in mare, perché lo scambiano per un mostro marino. Viene così soddisfatta la richiesta di Nettuno, dio del mare, che aveva concesso a Venere, preoccupata per Enea, il proprio aiuto per condurre in salvo la flotta di Enea sulle coste campane, ma pretende in cambio una vittima. Il corpo di Palinuro non sarà mai trovato, quindi la sua anima vagherà senza pace negli Inferi, ma il luogo della sua morte verrà ricordato con il suo nome.

Trama

Intanto Enea e il suo equipaggio arrivano sani e salvi a Cuma, in Campania. Enea incontra la Sibilla, sacerdotessa di Apollo, che lo conduce negli Inferi (catabasi), dove Enea incontra molte anime, tra cui quelle di Didone, di Palinuro e di suo padre Anchise, che gli predice la fondazione di Roma da parte dei suoi discendenti. [Attenzione: Odisseo, con la maga Circe, aveva invocato le anime dei morti, mentre quella di Enea è una vera e propria catabasi, perchè l'eroe scende negli Inferi con la Sibilla cumana.]

Trama

Trama

Durante il viaggio muore la nutrice di Enea, Caieta, che darà il nome al luogo nei pressi del quale viene sepolta: il porto di Gaeta. Enea scappa dalla terra della maga Circe e arriva alla foce del Tevere. Riconosce finalmente il luogo in cui è destinato a stabilirsi. Viene accolto da Latino, re dei Latini, a cui il fato ha predetto l'arrivo di un genero straniero dalla discendenza gloriosa. Latino si allea quindi con Enea e gli offre in sposa sua figlia Lavinia, che però era era già stata data in sposa a Turno, re dei Rutuli. Giunone, servendosi della furia Aletto, suscita la rabbia della regina Amata, madre di Lavinia, e di Turno. Inizia quindi una guerra tra i Troiani e i popoli del Lazio. Venere intanto consegna ad Enea le armi forgiate da Vulcano per aiutarlo a combattere.

Trama

Enea si allea con Latino ed Evandro, re di Pallanteo (villaggio sul colle Palatino). Contro di loro combattono i Rutuli e i loro alleati, tra cui i Volsci della vergine Camilla, valorosa guerriera che muore in battaglia mentre insegue invaghita il giovane Cloreo, trafitta da una freccia scagliata dal guerriero etrusco Arunte. Muoiono anche i giovani troiani Eurialo e Niso, che si erano addentrati nell'accampamento dei Rutuli, e il giovane Pallante, figlio di Evandro, che viene ucciso da Turno. Si svolge lo scontro finale tra Turno ed Enea, che sconfigge il rivale e lo uccide, per vendicare Pallante.

La fondazione di Roma

L'Eneide si conclude con la morte di Turno e il trionfo di Enea. Secondo il mito creato da Virgilio, Enea fonderà poi la città di Lavinio; suo figlio Ascanio, invece, fonderà la città di Alba Longa e da lui discenderanno Romolo e Remo, fondatori di Roma. Da Ascanio, detto Iulo, deriva anche la gens Iulia, di cui facevano parte Cesare e Ottaviano Augusto.

Il viaggio di Enea

La fondazione di Roma

Il trono di Alba Longa viene trasmesso tra i discendenti di Ascanio fino a Numitore. Quando diventa re Numitore, suo fratello minore, Amulio, desideroso di impossessarsi del potere, lo depone, fa uccidere suo figlio e costringe sua figlia Rea Silvia a diventare una vergine vestale, impedendole così di avere eredi. Poco tempo dopo, tuttavia, Rea Silvia resta incinta di due gemelli, Romolo e Remo, figli del dio Marte. Amulio, temendo che questo possa intralciare i suoi piani, fa rinchiudere Rea Silvia e ordina alle sue guardie di abbandonare i bambini nel Tevere. I gemelli, però, sopravvivono grazie all’intervento di una lupa, che li allatta. Romolo e Remo vengono poi recuperati da un pastore della zona, Faustolo, che li cresce insieme alla moglie Acca Larentia. Romolo e Remo una volta raggiunta l’età adulta e scoperta la loro vera identità, aiutano il nonno Numitore a ritornare sul trono, uccidendo il fratello Amulio.

La fondazione di Roma

Successivamente, i gemelli fondano una nuova città, Roma. Per stabilire a chi sarebbe toccato il governo del nuovo centro, i due si affidano alla volontà divina, manifestata attraverso il volo degli uccelli (secondo la pratica antica degli “aruspici”). Remo avvista per primo gli avvoltoi, ma Romolo ne vede di più. A questo punto scoppia una feroce contesa, durante la quale Romolo uccide Remo, per poi diventare il primo re della città.

Albero genealogico

cugino del re di Troia, Priamo

ANCHISE

VENERE

CREUSA

ENEA

LAVINIA

figlia di Priamo;prima moglie di Enea; muore durante la distruzione di Troia

figlia di Latino;seconda moglie di Enea;

fonda Alba Longa;da lui discendono Romolo e Remo, fondatori di Roma, e la gens Iulia, a cui appartiene Ottaviano Augusto

ASCANIO(IULO)

Enea

Madre: Venere (lo protegge sempre)Padre: Anchise Provenienza: troianaDestino: conquistare i popoli del Lazio, fondare una città (Lavinio) e porre le basi per la fondazione di RomaEpiteti:

  • pius = devoto, da latino pietas (= amore e devozione verso gli dèi, la patria e la famiglia)
  • eroe del fato = Enea si piega completamente al destino (Fato) che è stato deciso per lui, senza mai provare a cambiare le cose o a mettere al primo posto i suoi desideri (es. è costretto ad abbandonare Didone e, quando la rivede nell'Aldilà, piange). Sotto questo aspetto è un antieroe.
Altre caratteristiche: rispettoso, onesto, giusto, rigoroso, odia la guerra e vuole finalmente la pace

Enea

Come Odisseo, è curioso.Come Achille, è forte e feroce in battaglia. Tuttavia, è un protagonista completamente diverso! Non è ancora un re, deve diventarlo. Non ha ancora una sua terra dove ritornare, deve conquistarla. Enea è un eroe dalla condizione imperfetta: deve conseguire degli obiettivi nel corso del poema per guadagnarsi lo status di eroe.

Il proemio

Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris Italiam fato profugus Laviniaque venit litora, multum ille et terris iactatus et alto, vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram, multa quoque et bello passus, dum conderet urbem inferretque deos Latio, genus unde Latinum Albanique patres atque altae moenia Romae. Musa, mihi causas memora, quo numine laeso quidve dolens regina deum tot volvere casus insignem pietate virum, tot adire labores impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?

Il proemio

Canto le armi e l'uomo che per primo dalle terre di Troia raggiunse esule l'Italia per volere del fato e le sponde lavinie, molto per forza di dei travagliato in terra e in mare, e per la memore ira della crudele Giunone, e molto avendo sofferto in guerra, pur di fondare la città, e introdurre nel Lazio i Penati, di dove la stirpe latina, e i padri albani e le mura dell'alta Roma. O Musa, dimmi le cause, per quali offese al suo nume, di cosa dolendosi, la regina degli dei costrinse un uomo insigne per pietà a trascorrere tante sventure, ad imbattersi in tanti travagli? Tali nell'animo dei celesti le ire?

Grazie!