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In vacanza con Ulisse 5
Giulia Gozzi
Created on September 7, 2023
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Transcript
In vacanza con Ulisse: poesie e memoria di Dante (seconda parte)
Tra il tutto e il nulla: l'uomo.
E quel desiderio motore della vita
Catullo, Carme 101
Giovanni Pascoli, Poemi conviviali, L'ultimo viaggio: Calypso
Giorgio Caproni, Congedo del viaggiatore cerimonioso
Kostantinos Kavafis, Itaca
Gabriele D'Annunzio, Maia
Ugo Foscolo, Sonetti, A Zacinto
Davvero non c'è altro?
Davvero non c’è un senso, un di più, una Verità?
SALVATI
DANNATI
Catullo
Carmina CI
Multas per gentes et multa per aequora vectus advenio has miseras, frater, ad inferias, ut te postremo donarem munere mortis et mutam nequiquam alloquerer cinerem, quandoquidem fortuna mihi tete abstulit ipsum, heu miser indigne frater adempte mihi. Nunc tamen interea haec, prisco quae more parentum tradita sunt tristi munere ad inferias, accipe fraterno multum manantia fletu, atque in perpetuum, frater, ave atque vale.
Venuto tra tante distese di genti e di acque, giungo, o fratello, alle tue spoglie sventurate per rendere l’omaggio supremo dovuto alla morte e dire vane parole al tuo cenere muto, poiché la fortuna mi tolse la tua umana presenza, povero fratello a me ingiustamente rapito. Ma l’offerta, secondo l’antico costume dei padri, con l’ultimo triste saluto rivolto alla tomba, accoglila aspersa di molto pianto fraterno, e ancora, o fratello, salute in eterno e addio.
Giovanni Pascoli
Calypso
Ed ella che tessea dentro cantando, presso la vampa d’olezzante cedro, stupì, frastuono udendo nella selva, e in cuore disse: Ahimè, ch’udii la voce delle cornacchie e il rifiatar dei gufi! E tra le dense foglie aliano i falchi. Non forse hanno veduto a fior dell’onda un qualche dio, che come un grande smergo viene sui gorghi sterili del mare? O muove già senz’orma come il vento, sui prati molli di viola e d’appio? Ma mi sia lungi dall’orecchio il detto! In odio hanno gli dei la solitaria Nasconditrice. E ben lo so, da quando l’uomo che amavo, rimandai sul mare al suo dolore. O che vedete, o gufi dagli occhi tondi, e garrule cornacchie? Ed ecco usciva con la spola in mano, d’oro, e guardò. Giaceva in terra, fuori del mare, al piè della spelonca, un uomo, sommosso ancor dall’ultima onda: e il bianco capo accennava di saper quell’antro, tremando un poco; e sopra l’uomo un tralcio pendea con lunghi grappoli dell’uve. Era Odisseo: lo riportava il mare alla sua dea: lo riportava morto alla Nasconditrice solitaria, all’isola deserta che frondeggia nell’ombelico dell’eterno mare. Nudo tornava chi rigò di pianto le vesti eterne che la dea gli dava; bianco e tremante nella morte ancora, chi l’immortale gioventù non volle. Ed ella avvolse l’uomo nella nube dei suoi capelli; ed ululò sul flutto sterile, dove non l’udia nessuno: — Non esser mai! non esser mai! più nulla, ma meno morte, che non esser più! —
Giovanni Pascoli, Poemi conviviali, L'ultimo viaggio: Calypso, vv. 16-53
Giorgio Caproni
Congedo del viaggiatore cerimonioso
Amici, credo che sia meglio per me cominciare a tirar giù la valigia. Anche se non so bene l’ora d’arrivo, e neppure conosca quali stazioni precedano la mia, sicuri segni mi dicono, da quanto m’è giunto all’orecchio di questi luoghi, ch’io vi dovrò presto lasciare. Vogliatemi perdonare quel po’ di disturbo che reco. Con voi sono stato lieto dalla partenza, e molto vi sono grato, credetemi, per l’ottima compagnia. Ancora vorrei conversare a lungo con voi. Ma sia. Il luogo del trasferimento lo ignoro. Sento però che vi dovrò ricordare spesso, nella nuova sede, mentre il mio occhio già vede dal finestrino, oltre il fumo umido del nebbione che ci avvolge, rosso il disco della mia stazione. Chiedo congedo a voi senza potervi nascondere, lieve, una costernazione. Era così bello parlare insieme, seduti di fronte: così bello confondere i volti (fumare, scambiandoci le sigarette), e tutto quel raccontare di noi (quell’inventare facile, nel dire agli altri), fino a poter confessare quanto, anche messi alle strette, mai avremmo osato un istante (per sbaglio) confidare. (Scusate. È una valigia pesanteanche se non contiene gran che:tanto ch’io mi domando perchél’ho recata, e qualeaiuto mi potrà darepoi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare, non fosse che per seguire l’uso. Lasciatemi, vi prego, passare. Ecco. Ora ch’essa è nel corridoio, mi sento più sciolto. Vogliate scusare.) Dicevo, ch’era bello stare insieme. Chiacchierare. Abbiamo avuto qualche diverbio, è naturale. Ci siamo – ed è normale anche questo – odiati su più d’un punto, e frenati soltanto per cortesia. Ma, cos’importa. Sia come sia, torno a dirvi, e di cuore, grazie per l’ottima compagnia. Congedo a lei, dottore, e alla sua faconda dottrina. Congedo a te, ragazzina smilza, e al tuo lieve afrore di ricreatorio e di prato sul volto, la cui tinta mite è sì lieve spinta. Congedo, o militare (o marinaio! In terra come in cielo ed in mare) alla pace e alla guerra. Ed anche a lei, sacerdote, congedo, che m’ha chiesto se io (scherzava!) ho avuto in dote di credere al vero Dio. Congedo alla sapienza e congedo all’amore. Congedo anche alla religione. Ormai sono a destinazione. Ora che più forte sento stridere il freno, vi lascio davvero, amici. Addio. Di questo, sono certo: io son giunto alla disperazione calma, senza sgomento. Scendo. Buon proseguimento.
Giorgio Caproni, Congedo del viaggiatore cerimonioso e altre prosopopee, Congedo del viaggiatore cerimonioso
Konstantinos Kavafis
Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, nè nell’irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l’anima non te li mette contro. Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti - finalmente e con che gioia - toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti. Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Gabriele D'Annunzio
Maia
Sol con quell’arco e con la nera sua nave, lungi dalla casa d’alto colmigno sonora d’industri telai, proseguiva il suo necessario travaglio contro l’implacabile Mare.
Gabriele D'Annunzio, Maia IV, vv. 58-63
Ugo Foscolo
A Zacinto
Nè più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell’onde del greco mar, da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l’inclito verso di Colui che l’acque cantò fatali, ed il diverso esiglio Per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.
Ugo Foscolo, Sonetti, A Zacinto