Want to create interactive content? It’s easy in Genially!
DALLA PREISTORIA ALLE PRIME CIVILTA' FLUVIALI
Raffaele Cimino
Created on August 27, 2023
Start designing with a free template
Discover more than 1500 professional designs like these:
Transcript
Trimestre
Pentamestre
TEST D'INGRESSO LEZ. 1 - INTRODUZIONE ALLA PREISTORIA, PALEOLITICO E NEOLITICO - pag. 3 LEZ. 2 - L'ARCHITETTURA MEGALITICA - pag. 16 LEZ. 3 - LA MESOPOTAMIA - pag. 23 LEZ. 4 - GLI EGIZI - pag. 32 VERIFICA ORALE DISEGNO L'ANTICA GRECIA ----------------------------------------PARTE 1 LEZ. 1 - intro, il tempio greco, la pianta del tempio greco gli ordini. LEZ. 2 - La scultura a tutto tondo, kouroi e korai, Dioscuri, Moscoforo, Era di Samo, Kore con il peplo - La ceramica dipinta, la ceramica a figure nere, il vaso Francois, l'invenzione delle figure rosse. LEZ. 3 - L'architettura ateniese in età classica, il Partenone di Atene, il fregio dorico, la statua di Atena. L'Acropoli di Atene, i propilei, tempietto di Atena Nike, l'Eretteo, le cariatidi; VERIFICA ORALE
L'ANTICA GRECIA -------------------------PARTE 2 LEZ.1: Lo stile severo, la ponderazione, l'efebo, l'auriga di Delfi, Zeus di Capo Artemisio, la fusione a cera persa LEZ. 2: i bronzi di Riace LEZ. 3: Video i bronzi di Riace LEZ. 4: Mirone: il discobolo, Policleto: il Doriforo; Prassistele: Apollo Sauroctono, Afrodite di Cnidia; LEZ. 5: Scopas, la menade danzante; Lisippo: L'apoxiomenos, Eracle a riposo; la Nike di Samotracia; il Lacoonte VERIFICA ORALE DISEGNO LEZ.1: GLI ETRUSCHI - Cenni storici - il sarcofago degli sposi - l'arringatore - la chimera LEZ.2: L'ANTICA ROMA - cenni storici - il Pantheon - la colonna traiana - il Colosseo, il circo massimo; LEZ.3: il monumento equestre a Marco Aurelio, l'Ara pacis; la Domus, la villa, villa Adriana a Tivoli VERIFICA ORALE DISEGNO
La preistoria è il periodo della storia umana che convenzionalmente precede la scrittura, anteriore quindi alla storia documentata e abbracciante l'intervallo temporale, secondo una visione sufficientemente condivisa, che va da circa 2,5-2,6 milioni di anni fa.
La divisione della Preistoria
NEOLITICO
In Mesopotamia l'invenzione della scrittura è attribuibile ai Sumeri e risale al 4000 a.C. circa. In Egitto si attesta intorno al 3200 a.C., in Cina verso il 1200 a.C. e in America centrale all'incirca nel 600 a.C. La prima forma di scrittura sumera è pittografica, composta cioè da simboli e disegni.
PALEOLITICO
MESOLITICO
ETA' DELLA PIETRA ANTICA
ETA' DELLA PIETRA NUOVA
ETA' DELLA PIETRA DI MEZZO
Questa distinzione è stata pensata in base alle tecniche di lavorazione usate
Nel Paleolitico viene usata la pietra
nel Neolitico si diffonde l'agricoltura e a sua volte viene diviso in:
Nel Mesolitico viene usata sempre la pietra ma con tecniche più evolute
ESEMPIO DI SCRITTURA PITTOGRAFICA
ETA' DEL FERRO
ETA' DEL RAME
ETA' DEL BRONZO
Il Paleolitico
Il concetto di "preistoria" nacque nel corso dell'Ottocento per definire il lunghissimo periodo in cui l'umanità, ignorando ancora la scrittura, non poté lasciare testimonianze durevoli della propria attività. La distinzione rispetto alla storia vera e propria era quindi la mancanza di testimonianze scritte. Oggi, per quanto si continui ad adottare convenzionalmente il termine "preistoria", si è superata l'idea che questa lunga epoca debba essere considerata "fuori dalla storia", anche in assenza di documenti scritti. Inoltre è stata introdotta la nozione di protostoria per indicare la fase finale della preistoria, epoca in cui, a fianco di popolazioni che non avevano ancora sviluppato forme di scrittura, ne esistevano alcune che già la utilizzavano, e che delle prime ci hanno lasciato interessanti testimonianze indirette proprio grazie ai documenti scritti. Sin dalla loro comparsa sulla Terra, gli uomini riuscirono a sopravvivere e ad adattarsi all'ambiente grazie alla cultura, ossia attraverso la capacità di sfruttare le risorse del territorio. Per un tempo lunghissimo, essi svilupparono una tecnica di lavorazione della pietra che permise loro di creare strumenti e armi. La naturale capacità della pietra di rompere e di ferire veniva infatti po-tenziata attraverso scheggiature che ne rendevano taglienti i bordi o creavano punte in grado di penetrare la pelle degli animali cacciati. Questa fase, lontanissima nel tempo, della presenza umana sulla Terra viene chiamata "Paleolitico", propriamente "età della pietra antica". In un pianeta ancora dominato, a seconda delle latitudini, dalla foresta, dalla steppa o dalla savana, gli uomini del Paleolitico formavano piccoli gruppi nomadi di poche decine di individui, in grado di spostarsi rapidamente da una zona all'altra in base alla disponibilità di cibo e all'ospitalità offerta dall'ambiente. Una svolta significativa fu rappresentata dalla capacità di sfruttare il fuoco, forse la scoperta più importante dell'intera preistoria, al punto che la capacità di cuocere il cibo, il passaggio dal crudo al cotto, costituisce un punto di non ritorno nella separazione della specie umana da quelle animali.
Le prime forme artistiche
La cultura non solo rendeva possibile la vita, ma umanizzava anche la morte. Gli uomini iniziarono precocemente a realizzare sepolture rudimentali, che sottraevano i cadaveri alle forze della natura o alla devastazione degli agenti atmosferici. L'uso di accostare al defunto le armi impiegate nella caccia o di seppellirlo in posizione fetale, rannicchiato su un fianco, o ancora di orientare la tomba in direzione del sole nascente sono tutti segnali del tentativo di dare un significato alla morte e, forse, delle prime credenze in una possibile sopravvivenza nell'oltretomba. Nella fase finale del Paleolitico (Intorno al 35000 a.C.) iniziarono ad apparire anche altre manifestazioni culturali che implicavano la partecipazione di gruppi di persone abbastanza ampi: le pareti di grotte e caverne si riempirono di immagini raffiguranti animali, esseri umani, scene di caccia. Iniziò infatti, nel Paleolitico superiore (dal 35000 al 10000 a.C.). la produzione di manufatti artistici, distinti in due tipologie: gli oggetti mobili (in pietra, osso, avorio), decorati a incisione o scolpiti e l'arte parietale che comprende le raffigurazioni sulle pareti delle grotte che in Europa si sviluppò soprattutto nella regione franco-cantabrica (tra la Francia e la Spagna settentrionale).Nel Paleolitico superiore sono state individuare tre grandi culture, che sono caratterizzate dalla produzione di manufatti di diversa complessità e differente valore artistico e che hanno limiti (mitologici diversi a secondadelle regioni:
La grotta Chauvet, Sud della Francia
- l'Aurignaziano (35000-18000 a.C.). durante il quale furono prodotti i più antichi oggetti ornamentali, spesso rinvenuti in sepolture e furono eseguite le pitture più antiche. La datazione della Grotta Chauvet (nella Francia sud-orientale) al 30000-27000 a.C. circa ha dimostrato che già in questa fase l'arte parietale si era pienamente affermata.
- Il Gravettiano (25000-18000 a.C.), in cul comparvero le prime statuette femminili.
- Il Maddaleniano (16000-10000 a.C.), che corrisponde al momento di massimo splendore dell'arte paleolitica, come testimoniano gli esempi delle grotte di Altamira e Lascaux.
la Venere di Willendorf
Uno dei più importanti reperti di arte antica in Europa è la Venere di Willendorf (dal nome della località austriaca in cui fu rinvenuta, sud di Vienna), che risale a 30.000 anni fa. Si tratta di una statuetta di 11 centimetri sulla cui composizione si è recentemente concentrato il lavoro dei ricercatori: sembra proprio che sia stata realizzata con un materiale che non era presente nell'area (l'attuale Bassa Austria) in cui fu ritrovata nel 1908. Si tratta in particolare di oolite, una roccia composta da sferette calcaree di natura sedimentaria dal diametro inferiore a 2 mm e la sua superficie è ricoperta da ocra rossa. La statuetta riproduce una figura femminile stante nuda e con le braccia posate sopra i seni. Le parti del corpo che la caratterizzano sono molto evidenti per grandezza. Inoltre i tratti del viso non sono scolpiti e la testa è ricoperta da un’acconciatura o da un copricapo. Secondo gli studiosi la statuetta come le altre simili ad essa è legata al culto della madre terra. Infatti gli attributi femminili sono esaltati e messi in mostra per evocare la fertilità della progenitrice. Durante l’Era glaciale infatti avere forme abbondanti era sicuramente una rarità, quindi le rotondità di queste statuette costituivano un simbolo di speranza, di sopravvivenza e di abbondanza. I capelli sono finemente intrecciati o decorati con perline o forse si tratta di un copricapo rituale. Talismani o amuleti, idoli religiosi, celebrazioni della sessualità femminile, ma anche bambole con una funzione educativa. Fin dalla preistoria, la rappresentazione del corpo umano fu comunque uno dei maggiori temi dell’arte. Gli archeologi continuano a interrogarsi sulla funzione di queste statuette che in effetti rimangono un mistero ancora tutto irrisolto. Ad ogni modo queste Veneri sono tra i più grandi capolavori artistici della preistoria.
Venere di Willendorf, 23.000-19.000 a.C., pietra calcarea, altezza 11 cm. Vienna, Naturhistorisches Museum
La nascita della pittura
Una delle maggiori conquiste del Paleolitico superiore fu la pittura parietale eseguita sulle pareti delle grotte. All'inizio si trattò di elementari decorazioni, successivamente vennero rappresentati oggetti e figure riconoscibili, infine si giunse all'elaborazione di insiemi figurati sempre più complessi e tecnicamente raffinati che di solito sfruttavano la morfologia della roccia per dare tridimensionalità alle immagini. I colori erano pochi, ricavati da pigmenti naturali (argilla, calcite, carbone) e stesi usando tamponi, pennelli rudimentali o le mani. Probabilmente prima veniva eseguita la linea di contorno e poi si dipingeva il resto del corpo in un altro colore. I soggetti dell'arte parietale sono soprattutto animali, in particolare mammut, cavalli, cervi, rinoceronti e bovini selvatici, pesci e rettili, gli uccelli erano invece più rari. Sono presenti anche immagini umane, maschili e femminili. Le scene con più figure rappresentate insieme erano quasi sempre di caccia, alle quali è stato attribuito un significato magico-propiziatorio o religioso, destinato a favorire sia la caccia stessa Le grotte decorate svolgevano probabilmente anche la funzione di santuari e luoghi di culto: mancano tracce di un loro uso come abitazioni e le zone dipinte erano protette da ostacoli naturali, quindi difficilmente raggiungibili.
I pigmenti nella preistoria
Sappiamo con certezza che, ancor prima di 30mila anni fa, l’uomo era in grado di miscelare tra loro delle diverse sostanze pigmentate per ottenere quella o quell’altra sfumatura. I colori che troviamo in queste prime manifestazioni artistiche sono il rosso, il giallo, bianco e il nero, che potevano essere riprodotti con diversi ingredienti di partenza. Il rosso poteva essere realizzato con le terre d’ocra, il giallo con l’ematite (minerale) o l'ocra gialla , il bianco con il gesso, il nero con il carbone. Più tardi, molto più tardi, si iniziò a cercare dei pigmenti più intensi per determinati colori, andando a scomodare per esempio il mondo dei molluschi per ottenere un certo tipo di rosso, o a scavare in grotte afghane per ottenere un blu intenso. Diverse tipologie di leganti naturali, a partire dal grasso animale, per arrivare alla resina, al succo di limone, all’albume e alla cera d’api venivano usati per tenere insieme questi pigmenti, e per trasformare della polvere in colore, da usare con le dita delle mani o con degli stecchetti.
le tecniche
Grotta di Lascaux
la cappella sistina del Paleolitico
Straordinario esempio di pittura parietale sono gli affreschi rinvenuti nella Grotta di Lascaux a Montignac nella Francia sud occidentale: lunga circa 100 metri, è composta da due gallerie principali, decorate con circa 600 pitture e 1500 incisioni risalenti a più fasi di frequentazione, comprese tra il 16.000 e il 15.000 a.C. Molto probabilmente la caverna era visitata da cacciatori nomadi solo per scopi rituali. Le pitture parietali e le incisioni della grotta, pur costituendo il frutto di più interventi, presentano una notevole omogeneità e sembrano incentrate sui temi del ritorno delle stagioni e della rigenerazione annuale della vita. I soggetti rappresentati rivelano la sicurezza dei pittori nel disegno, che rispetta le proporzioni naturali anche nella raffigurazione di animali di dimensioni colossali e di esecuzione molto difficili, con un'illuminazione scarsa e tecniche rudimentali. Gli artisti hanno sfruttato abilmente anche le irregolarità della parete per conferire tridimensionalità alle figure dipinte.Il complesso di caverne venne scoperto il 12 settembre 1940 da quattro ragazzi francesi, dopo la fine della seconda guerra mondiale le caverne vennero aperte al turismo di massa, ma nel 1955 l'anidride carbonica prodotta dai 1.200 visitatori giornalieri aveva visibilmente danneggiato le pitture. Per questo motivo nel 1963 le caverne vennero chiuse al pubblico e i dipinti vennero restaurati per riportarli al loro stato originale.
Cervi che nuotano
Gli animali sono sempre raffigurati in movimento e in alcuni casi è riconoscibile una sorta di organizzazione scenica, come nella serie dei cervi che nuotano. Bestie immerse nella corrente, sono visibili solamente per la testa, alte circa un metro e atteggiate in varie posture. Si potrebbe aprire una discussione sul numero di cervi presenti nel graffito, una semplice visione del dipinto ci porta a pensare che si tratti di un gruppo di animali selvatici, ma una visione più analitica e affascinante ci può portare ad una soluzione più affascinante e veritiera, si potrebbe trattare di un solo cervo che si muove nell'acqua e l'auitore del graffito ha immaginato così una serie di "fotogrammi" legati al movimento. Operazione molto simile che hanno portato al successo di un grande movimento artistico italiano del Novecento, il Futurismo. Le opere futuriste hanno voluto sostituire la razionale comprensione della realtà con un'idea di arte in grado di rappresentare il dinamismo.
Giacomo Balla, Dinamismo di un cane al guinzaglio (part.)
Grotta di Altamira
Una grotta eccezionale per numero di decorazioni è quella di Altamira, in Spagna. che fu frequentata a partire dal 13000 a.C. Scoperta casualmente nel 1879, la grotta presenta al suo interno un percorso accidentato, che costringe a muoversi faticosamente lungo uno stretto cunicolo dove sono raffigurati alcuni cavalli e un monumentale branco dl bisonti colti in posizioni diverse (al galoppo e al passo) e lunghi circa 180 centimetri L'alto numero di bisonti è legato probabilmente all'importanza attribuita nell'economia paleolitica a questi animali, usati per la carne e per le pelli. Lo stretto cunicolo introduce in una sala dove sono raffigurati alcuni grandi cervi lunghi anche più di 2 metri. La Grotta di Altamira costituisce il vertice dell'arte del Maddaleniano; in questa fase le tecniche pittoriche erano ormai applicate con sicurezza, come dimostrano le grandi dimensioni delle figure e soprattutto l'uso esperto del colore. La policromia è impiegata per ottenere effetti innovativi fondendo fino a tre colori nel corpo dl un solo animale e usando sfumature differenti mediante il chiaroscuro; inoltre. anche in questo caso il rilievo irregolare della volta rocciosa è stato sapientemente sfruttato per conferire un effetto tridimensionale alle figure. Le pitture di Altamira, eseguite con tecniche sofisticate, segnano quindi un progresso notevole nella pittura del Paleolitico.
L'architettura megalitica
Una delle espressioni artistiche più rilevanti delle società neolitiche è rappresentata dai monumenti megalitici (dal greco mègas - grande, e lhitos- pietra), costruzioni formate da giganteschi blocchi di pietra comparse probabilmente nell'Europa occidentale per poi diffondersi verso est: le regioni in cui sono maggiormente concentrati sono la Bretagna (in francia), la Gran Bretagna meridionale, la Puglia, la Sicilia, la Sardegna, Malta e le isole Baleari. La loro realizzazione continuò anche nell'età del bronzo (3000-1300 a.C.). Opere cosi colossali necessitavano di lavori imponenti, fatto che induce a pensare che le popolazioni neolitiche avessero un'organizzazione sociale complessa, capace di mettere a disposizione molti uomini per l'estrazione. Il trasporto e la messa in opera delle pietre è dotata di conoscenze e tecniche avanzate, è ormai del tutto certo che i monumenti più antichi fossero funerari e avessero un alto valore simbolico. La tipologia più comune di monumenti megalitici è il DOLMEN (termine bretone), una struttura formata da due o più pietre verticali su cui poggia in orizzontale un'altra pietra piatta: si trattava probabilmente di camere funerarie, originariamente circondate da un cumulo di terra. Un altro monummito diffusosi in Europa nel Neolitico è il MENHIR (anche questo termine è derivato dal bretone), una struttura costituita da un singolo masso di pietra, spesso di enormi dimensioni, piantato nel suolo. L'erezione di un menhir era evidentemente legata a un particolare valore attribuito al luogo, ma il suo significato risulta ancora incerto. L'architettura megalitica poteva essere applicata su larga scala, allineando più Menhir in modo da formare una specie di galleria oppure disponendo i menhir in file. Questi ultimi complessi, i cosiddetti alignements (allineamenti), avevano forse un significato astronomico; il numero di menhir poteva essere anche notevole come a Carnac (Bretagna) dove alcuni allineamenti sono formati da oltre mille menhir disposti su più file.
Trilite/Dolmen
Gli Allineamenti di Carnac, un incredibile complesso megalitico
L'architettura megalitica
Complesso di Stonehenge
Con il termine cromlech, di origine bretone, che significa "pietra curva", sono indicati gruppi di pietre infitte nel suolo e disposte a formare una linea circolare, più raramente rettangolare, che delimita e recinge uno spazio chiuso. Uno dei più grandiosi recinti è quello di Stonehenge, in Inghilterra. ll monumento è frutto di più fasi: nel 3000 a.C. circa fu edificato su un pianoro calcareo un recinto circolare con un diametro di circa 100 metri limitato da un fossato; intorno al 2600 a.C. furono eretti i primi monoliti, usando una pietra di colore azzurro estratta nel Galles a circa 200 chilometri di distanza da Stonehenge, infine, tra il 2400 e il 2200 a.C. circa, cominciò l'erezione dei triliti, cioè di strutture costituite da due monoliti verticali su cui poggia una pietra orizzontale. Uno dei cerchi che compongono il complesso megalitico é costituito proprio da monoliti accostati in modo che le lastre orizzontali che reggono formano una struttura continua. Proprio il passaggio all'architettura trilitica, che necessitava di una complessa lavorazione e l'impiego di pietre provenienti da cave lontane sono indizi di una notevole capacità di organizzazione del lavoro e dell'intervento di un numero rilevante di persone nella costruzione. Anche l'uso del sito per quasi un millennio è straordinario e ne dimostra l'importanza cerimoniale, probabilmente connessa a fattori astronomici, che spiega la particolare disposizione dei triliti. Stonehenge non è un caso isolato in Inghilterra ed è probabile che in questi grandi recinti si riunissero le prime forme di organizzazione politica della regione, tipiche di una società già differenziata in classi sociali.
...200 km...
ROMA
La civiltà nuragica in Sardegna
La lavorazione dei metalli diffusasi a partite dal 3000 a.C. in modo graduale a seconda delle aree geografiche cambiò profondamente i caratteri delle società neoltiche. Il bronzo ottenuto dalla fusione dl rame e stagno era un metallo al tempo stesso resistente e facile da lavorare: a poco a poco le armi e le lame di bronzo si imposero per la loro robustezza, e una nuova attività. la metallurgia *, prese piede accanto all'agricoltuta o alla pastorizia. In Italia, che occupava una posizione marginale rispetto al mondo orientale e alla Grecia, si affermarono culture differenti, riconoscibili dalla diversità dei manufatti prodotti. Tra le società italiche spicca quella sarda, che nell'età del bronzo diventò tra le aree più avanzate in Occidente grazie alla sua posizione geografica e al ruolo importante assunto nei traffici commerciali del Mediterraneo. Questa civiltà detta nuragica dal nome dei suoi monumenti più rappresentativi i nuraghi era caratterizzata da una struttura sociale gerarchica al cui vertice troviamo i guerrieri e da un'intensa attività commerciale che consentì di stabilire contatti marittimi regolari con il mondo egeo, con quello orientale e con quello egizio. Il nuraghe affermatasi a partire dal XVI secolo a.C. è una tipologia architettonica caratterizzata da una forma tronco conica e da una muratura megalitica costituita da grandi pietre parzialmente squadrate lavorate in modo da mostrare all'esterno facce poligonali o rettangolari. Al suo interno le camere avevano coperture a falsa cupola. Visto l'alto numero di costruzioni nell'isola, si tratterebbe di regge o fortezze. La costruzione dei nuraghi fu abbandonata alla fine dell'età del bronzo. Il Complesso di Barumini aiuta a illustrare l'evoluzione e l'accurata progettazione dei nuraghi. L'insediamento comprende un monumentale nuraghe e un villaggio abitato dal 1600 a.C. al III° secolo a.C. quando il complesso fu abbandonato in seguito alla conquista romana. All'esterno della fortezza, cominciò a svilupparsi un villaggio di capanne. Intorno al X° secolo a.C. tutto il com-plesso fu abbandonato e quando fu rioccupato nel VII secolo a.C., il villaggio si estese inglobando anche le strutture difensive, a dimostrazione del fatto che ormai l'insediamento aveva perso la sua funzione militare.
*tecnica che si occupa dell'estrazione dei metalli dai minerali che li contengono. Raffinazione, lavorazione e trasformazione in strumenti.
La terra tra i due fiumi: la Mesopotamia
La culla della civiltà come noi la conosciamo si trovava nella terra tra i due fiumi, così come la chiamavano i greci: Mesopotamia, un'immensa pianura fertile posta tra il corso dei fiumi Tigri ed Eufrate. È qui che si verificò la rivoluzione agricola del Neolitico ed è qui che nacque un nuovo tipo di insediamento, destinato a una straordinaria fortuna nei millenni successivi: la città. All'origine di questo mutamento epocale per la storia umana vi furono probabilmente ragioni pratiche. Nella stagione delle piene il Tigri e l'Eufrate straripavano, impaludando un vasto tratto di pianura: per praticare l'agricoltura divenne indispensabile il controllo del corso dei due fiumi con opere che richiedevano una manutenzione continua e quindi un potere forte in grado di garantire il loro funzionamento. La necessità di realizzare e sorvegliare le infrastrutture agricole, nonché la creazione di scorte alimentari e dunque di magazzini in cui stoccarle, diedero vita a un'amministrazione centralizzata, al vertice della quale stava un sovrano con funzioni sia politiche sia religiose. Queste nuove civiltà credevano che fossero numerose divinità a governare ogni aspetto della vita umana, e in particolare i cicli connessi con l'agricoltura: il culto degli dèi, affidato a un ceto di sacerdoti, comportò la nascita di complesse strutture templari. Ben presto il bisogno di registrare i dati relativi alle scorte, ma anche eventi, notizie significative, informazioni, portò alla nascita della scrittura, detta cuneiforme perché realizzata attraverso uno stilo appuntito a sezione triangolare con il quale si incideva sull'argilla. Essa rimase per due millenni la grafia dominante in tutto il Vicino Oriente.
scrittura cuneiforme
I popoli mesopotamici
Tra il IV e il I millennio a.C. in Mesopotamia si alternarono popolazioni diverse, in un susseguirsi di imperi e dinastie che non impedì però il mantenimento di una forte omogeneità culturale. Furono i Sumeri i primi a insediarsi nel Sud della regione, Uruk, la più antica città del mondo, è un centro sumero, ma molti altri ne sorsero lungo il corso del Tigri e dell'Eufrate: città-stato indipendenti, ciascuna con il proprio re. Successiveamente tutta la regione passò sotto il controllo degli Accadi, provenienti dal medio corso dei due fiumi: promotore di questa espansione fu Sargon (2335-2279 a.C.), che estese il proprio controllo in direzione della Siria. L'espansione proseguì sotto i suoi discendenti. Solo dopo la caduta della dinastia accadica, le città sumere riacquistarono l'indipendenza e conobbero un periodo di rinascita culturale, che ebbe come centri maggiori Ur e Lagash. Intorno al 2000 a.C. alla rinascita sumera posero fine i Babilonesi, dal nome della città di Babilonia che fu la loro capitale: qui regnò il grande legislatore Hammurabi (1792-1750 a.C.). Nei secoli successivi si affacciarono in Mesopotamia nuovi popoli, come gli Ittiti, che riuscirono a imporre la propria egemonia partendo dall'interno dell'Anatolia (la Turchia centrale). Di origine indoeuropea, essi ottennero il controllo della Siria. Non riuscirono però a imporsi dal punto di vista culturale: la lingua e la letteratura dominanti continuarono a essere quelle babilonesi. Nei secoli successivi fu il momento degli Assiri, popolo proveniente dall'alta valle del Tigri. Il centro dell'impero fu spostato in Assiria: l'apogeo fu raggiunto con la conquista dell'Egitto e si assicurò il controllo di quasi tutto il Vicino Oriente. Nel giro di poco tempo le sorti si rovesciarono e dopo la distruzione della capitale assira, Ninive, nel 612 a.C., il controllo della regione tornò nelle mani dei babilonesi. Fu l'ultimo colpo di coda della loro lunghissima egemonia: di lì a poco, nel 539 a.C., Babilonia cadde nelle mani di Ciro II il Grande, signore dei persiani, un popolo proveniente dall'attuale Iran sud-occidentale. Il loro grande impero fu spazzato via solo da Alessandro Magno, che di fatto inglobò il Vicino Oriente nel mondo ellenistico.
SUMERI ACCADI (Sargon) BABILONESI (Hammurabi) ITTITI ASSIRI PERSIANI (Ciro II il grande)
Uruk, la più antica città del mondo
RITORNO SUMERI
con la caduta degli Accadi, le città sumere riacquistarono l'indipendenza, le città più grandi sono Ur e Lagash
capitale: Babilonia
BABILONESI
capitale: Niniveconquistarono l'Egitto e si assicurarono il controllo di quasi tutto il Vicino Oriente
Alessandro Magno, inglobò il Vicino Oriente nel mondo greco.
In verde scuro: il moderno contesto del Vicino Oriente. In verde chiaro: i paesi che insieme a quelli in verde scuro formano il Medio Oriente
La celebrazione del sovrano
La nascita dell'arte ha un rapporto molto stretto con la rappresentazione della legalità e della divinità. profondamente connesse tra loro. Il ruolo del re, che beneficiava i suoi sudditi con grandi opere pubbliche e con importanti imprese militari e civili era paragonabile a quello degli dei, garantendo la vittoria dell'ordine sul caos che incombeva sulla storia. Nelle società mesopotamiche il re fu spesso celebrato con statue che ne ritraevano le sembianze generalmente esposte nei templi per testimoniare concretamente il vincolo che lo univa agli dei, oppure in rilievi che raffiguravano le sue vittorie militari. Anche i palazzi divennero rapidamente luoghi adatti alla rappresentazione delle vittorie del sovrano a beneficio dei visitatori giunti a rendergli omaggio. Nelle civiltà del Vicino Oriente l'arte assunse dunque un carattere prevalentemente pubblico e ufficiale, mentre raramente venne rappresentata la sfera privata del singolo individuo. TESTA DI SARGONLa testa in bronzo ritenuta da alcuni storici il ritratto di Sargon ritrae il viso di un giovane uomo. Gli occhi sono allungati mentre le arcate sopracciliari sono molto arcuate e folte. Il naso aquilino presenta poi una base molto allargata e la bocca è serrata con le labbra carnose e ben disegnate. Inoltre, una folta e lunga barba raccolta in treccine incornicia il viso. I capelli compaiono infine sulla fronte da sotto il bordo del copricapo. Sargon I di Akkad fondò un grande regno e impose un diverso ruolo del sovrano. Dominò l’Impero accadico dal 2335 a.C. al 2279 a.C. e fondò la dinastia di Akka, da cui il termine Accadia, che si tramandò fino al 2154 a.C. Stabilì la sua capitale ad Akkad la cui posizione geografica ad oggi rimane sconosciuta. Sargon I si propose al suo popolo come un sovrano a diretta investitura divina. La sua persona diventò quindi l’unico tramite con gli dei che nella cultura sumera erano invece invocati nel tempio dalla casta sacerdotale. La testa fu conservata per 1600 anni nel tempio di Ishtar a Ninive (capitale assira distrutta dai Babilonesi, l'odierna Mosul in Iraq), al saccheggio si devono la mutilazione delle orecchie e il danneggiamento degli occhi per strappare le gemme che vi erano inserite.
Testa di Sargon I di Akkad, 2350 a.C. circa bronzo e rame, altezza 30 cm Museo dell’Iraq - Baghdad
La città della Mesopotamia
La ziqqurat è l'edificio più significativo dell'antico Oriente. Come per le piramidi egizie, anche la ziqqurat ha quattro lati e si eleva verso il regno degli dei. Però, a differenza delle piramidi, l'esterno non è liscio ma a più livelli. Questo serviva a facilitare il lavoro che avveniva nella struttura così come le funzioni amministrative e i rituali religiosi essenziali nelle città di quel tempo. Le ziqqurat sono state ritrovate sparse nelle zone che oggi sono l'Iraq e l'Iran, e sono la testimonianza del potere e delle abilità della cultura che le ha edificate. Una delle meglio conservate, è la grande ziqqurat di Ur. Struttura rettangolare, costruita su tre livelli di terrazze, per una altezza complessiva tra i 20 e i 30 metri. Tre scalinate monumentali conducevano a un ingresso sulla prima terrazza. Poi, una singola scalinata saliva alla seconda terrazza che prevedeva un tempio e la terrazza finale, la più alta. La parte interna della ziqqurat era costruita in mattoni crudi di fango coperti con mattoni cotti posati con del bitume, un catrame naturale. La parte inferiore dell'edificio, quello che sostiene la prima terrazza, sembra sia stata costruita con 720.000 mattoni cotti. Il tempio sulla sulla sommità sono stati costruiti intorno al 2100 A.C. dal re Ur-Nammu, terzo della dinastia di Ur, in onore del dio della luna Nanna, patrono della città-stato. La struttura avrebbe dovuto essere il punto più alto della città, visibile da molto lontano, punto di riferimento per i viaggiatori e i fedeli. È probabile che fosse il luogo dove gli abitanti portavano le eccedenze alimentari e dove ricevevano la loro razione di cibo. Durante la guerra recente in Medio Oriente condotta dagli americani e dalle forze della coalizione, Saddam Hussein parcheggiò i suoi caccia da guerra accanto alla ziqqurat, credendo che i bombardieri li avrebbero risparmiati per paura di distruggere il monumento. Le ipotesi di Hussein si sono dimostrate vere solo in parte, in quanto la ziqqurat ha subito danni proprio in seguito ad alcuni bombardamenti.
Guerra in Iraq (2003 – 2011)
La guerra in Iraq (o seconda guerra del Golfo) è stato un conflitto bellico iniziato il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti d'America e terminato il 18 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene insediate dall'esercito americano su delega governativa statunitense.
l'antico Egitto
NUOVO REGNO(1570-1085 a.C)
PERIODO PROTODINASTICO(3000-2650 a.C)
quando sorsero i grandi complessi di Luxor e Karnak
TERZO PERIODO INTERMEDIO(1085-712 a.C)
ANTICO REGNO(2650-2200 a.C)
L’antico Egitto ha conosciuto fenomeni di civilizzazione già a partire dall’età paleolitica, ma è solo intorno al 3.000 a.C. che compare la grande unità statale governata dai faraoni, quando i due regni dell’Alto e del Basso Egitto vengono unificati in un unico grande impero. I periodi di maggiore fioritura artistica sono stati l’Antico Regno, quando sorsero le grandi piramidi e la Sfinge, e il Nuovo Regno, quando sorsero i grandi complessi di Luxor e Karnak. Dalla fine del Nuovo Regno l’Egitto conosce un caos politico che la porta ad una inarrestabile decadenza. Questo periodo si conclude con la conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C. L’ultima sovrana fu Cleopatra (69 a.C. - 30 a.C.), che non riuscì a sottrarre l’Egitto alla conquista romana, avvenuta nel 30 a.C. con la battaglia di Azio. Dopo questa battaglia e la morte di Cleopatra l’Egitto entra a far parte dell’impero romano, perdendo la sua indipendenza. La riconquisterà solo in età moderna. In questi 3.000 anni di vita l’antico Egitto ha prodotto un’arte dalle caratteristiche stilistiche molto omogenee e riconoscibili. In effetti, caso unico nella storia dell’arte, l’arte egizia non ha conosciuto evoluzioni, restando sempre fedele ad alcuni moduli figurativi che vengono fissati agli inizi della sua storia e non vengono più mutati.
quando sorsero le grandi piramidi e la Sfinge
PRIMO PERIODO INTERMEDIO(2200-2040 a.C)
PERIODO TARDO(712-332 a.C)
MEDIO REGNO(2040-1778 a.C)
PERIODO TOLEMAICO(332-30 a.C)
conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C.
SECONDO PERIODO INTERMEDIO(1778-1570 a.C)
gerarchia sociale
Il potere dei faraoni era assoluto e di natura teocratica, combinando autorità politica, religiosa e militare, in quanto erano considerati divinità viventi e intermediari tra gli dei e l'umanità.
funzionari pubblici a cui era affidato il compito di redigere e copiare atti e documenti, nonché, di eseguire calcoli matematici, necessari per l'amministrazione pubblica.
Arte immutabile
La sua storia millenaria l'Antico Egitto ha offerto uno dei più straordinari patrimoni artistici del mondo antico ed è così immediatamente riconoscibile che appartiene alla cultura visiva di tutti. Uno dei suoi tratti distintivi è la sua immutabilità: per millenni ha mantenuto caratteri propri, autonomi e ben riconoscibili, rimanendo in larga parte indifferente agli influssi esterni. Questo non significa che le prime opere d'arte egizia sono uguali alle ultime, perché esiste comunque un'evoluzione con prodotti artistici che caratterizzano le diverse fasi storiche, ma nell'arte egizia viene sempre mantenuto un carattere unitario soprattutto nel gusto particolarmente raffinato e una straordinaria continuità, intesa come con rispetto delle tradizioni, ripetizione di schemi e forme già collaudati, riproposizione di modelli e temi già noti e comprensibili che sono spesso rintracciabili anche nelle forme più evolute.La figura umana veniva rappresentata di profilo eccetto per la parte del busto e gli occhi. Lo scopo probabilmente era quello di rendere ben visibili tutte le parti del corpo. La dimensione dei personaggi era legata alla loro importanza. Gli artisti egizi avevano una posizione ben definita nella società del loro tempo. Il loro ruolo andava dal semplice artigiano, al pittore, al maestro, fino al progettista. Al livello più alto si trovavano le persone più colte e più dotate che spesso raggiungevano anche una posizione di potere, diventando grandi sacerdoti o visir, le figure più vicine al faraone. Questi potevano avere anche il ruolo di architetti: sono loro che progettavano le piramidi, le tombe rupestri o i grandiosi templi delle divinità.
Anubi, dio del mondo dei morti
Arte e potere
La civiltà dell’antico Egitto, pone un problema interessante alle arti visive: il rapporto con il potere. Lo stato egizio era impostato su una monarchia fortemente autoritaria. Anche la religione era detenuta da caste sacerdotali aristocratiche e dogmatiche. In una società, quindi, che non riconosce il valore della libertà individuale, neanche l’artista può essere libero, e non può quindi esercitare la sua creatività per affermare la propria visione personale ed individuale. La produzione artistica, in questa società, era espressione di un potere forte. E come tale, non potendo avere caratteri di creatività individuale, doveva attenersi alle formule stereotipe della tradizione, necessarie a perpetuare l’immagine di potenza del faraone, e del suo impero. L’arte egizia rimane, per quanto detto, un fenomeno abbastanza singolare. Per tremila anni, dal suo sorgere al suo tramontare, ebbe caratteristiche pressocché uguali. L'arte al servizio del Faraone può essere considerata come una forma di propaganda, cioè un'azione che tende a influire sull'opinione pubblica e i mezzi con cui viene svolta. È un tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto.
La Màstaba
La màstaba fu ideata anticamente a tumulo allo scopo di proteggere le salme dei defunti dagli assalti degli animali in cerca di cibo. I sepolcri vennero in origine, gradualmente inseriti ad una profondità sempre maggiore e nella loro parte superiore si accatastò un cumulo di pietre e sabbia. Le tombe a màstaba più semplici sono costituite da un gradone di forma tronco-piramidale. La struttura conteneva alcune cappelle rituali, una falsa porta decorata e incorniciata (attraverso la quale era consentito al defunto, di lasciare l'aldilà. La parte esterna della màstaba, quella in superficie (che si contrappone al pozzo), ha come funzione quella di chiudere l'accesso alla tomba (simbolicamente quello di apporre un sigillo) e di segnalare la presenza del sepolcro. Usata prima dai sovrani questo tipo di struttura resterà poi caratteristica dei membri della corte (visìr, scribi, nobili e sacerdoti) anche nelle dinastie successive. Si ritiene che da questo tipo di struttura si sia passati poi alla piramide facce lisce. Ad esempio la famosa piramide a gradoni di Djoser può essere vista come una serie di mastabe sovrapposte e tappa evolutiva verso il complesso piramidale egizio.
La piramide a gradoni di Djoser
Il complesso funerario di Djoser, più conosciuto con il generico nome di piramide a gradoni è una struttura funeraria eretta nella necropoli di Saqqara (Egitto), a nord-est dell'antica città di Menfi. Venne eretta per la sepoltura di Djoser, sovrano della III dinastia, dal suo architetto Imhotep. La piramide è la struttura principale di un vasto complesso funerario costituito da una grande corte circondata da strutture cerimoniali e da strutture decorative con innovazioni realizzate per la prima volta, quali i padiglioni, le colonne scanalate, le edicole, i portici, le lesene e il capitello a foglie pendule mai più usato. La piramide, considerata la più antica tra quelle egizie, consiste di sei mastabe (di dimensioni decrescenti) costruite una sull'altra e mostrano come il progetto si sia modificato in itinere. L'edificio originale aveva un'altezza di 62 metri ed una base di 109 × 125 metri, per la sua edificazione venne usata pietra calcarea ed è considerato la più antica struttura egizia, di grandi dimensioni, edificata interamente in pietra. L’area circostante la piramide a gradoni di Djoser è disseminata di altre piramidi, almeno una decina, nonché un buon numero di tombe e templi funerari risalenti al periodo greco e faraonico, pervenuti in differenti stati di conservazione. Recentemente, i lavori di restauro del complesso funerario sono iniziati che comprendono la facciata esterna della struttura, e i corridoi interni che conducono alla camera sepolcrale, al sarcofago in pietra e alle scale dei due ingressi.
circa 2630 a.C.
Il complesso di El Giza
Tra il 2600 e il 2500 a.C. gli Egizi eressero, sull’altopiano di El Giza, le tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino che costituiscono l’esempio perfetto del tipo di piramide a parete liscia, nella quale i gradoni risultavano nascosti da un rivestimento di pietra calcarea. Costituiva una delle necropoli di Menfi, capitale dell'Antico Regno egizio, e dista pochi chilometri dall'antica città di Giza, sul Nilo, e 25 km circa dal centro del Cairo in direzione sud-ovest. Al suo interno si trovano principalmente la Piramide di Cheope, la Piramide di Chefren, la Piramide di Micerino e la Sfinge, attorniate da altri piccoli edifici, noti come Piramidi delle Regine, templi funerari, rampe processionali, templi a valle e cimiteri di varie epoche. La forma piramidale perfetta fu adottata dai costruttori egizi perché oltre al culto dei faraoni era praticato anche quello del Sole: gli spigoli della Piramide rappresenterebbero i raggi solari che scendono sulla terra e la Piramide stessa la scala per salire al cielo. Gli egizi erano molto precisi nell'orientare ciascuna delle quattro facce in direzione di uno dei punti cardinali, come proprio le tre grandi Piramidi di Giza testimoniano. La Sfinge raffigura una creatura mitologica con corpo di leone e testa d'uomo, sdraiata. Sorge nella parte orientale del complesso ed è rivolta verso est; attualmente gli egittologi ritengono che il volto della Grande Sfinge sia quello di Chefren. Tra le ultime scoperte vi è il villaggio degli artigiani che costruirono le Piramidi. Per via delle fotografie realizzate nel XIX secolo, le Piramidi di Giza sono in genere immaginate dai turisti come se fossero posizionate in una remota località desertica, sebbene in realtà la loro zona sia circondata da una popolosa area urbana, formata da numerose palazzine. La Necropoli di Giza, assieme agli antichi siti di Menfi, Saqqara, Dahshur, Abu Rawash ed Abusir, è stata proclamata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1979.
CHEOPE
CHEFREN
MICERINO
La Piramide destinata al faraone Cheope, detta anche la Grande Piramide, fu costruita intorno al 2570 a.C. per millenni è rimasta l’edificio più alto del mondo *. La base quadrata della piramide misura circa 230,34 metri per lato e copre oltre 5 ettari di superficie. I lati del quadrato sono allineati lungo le direzioni Nord-Sud ed Est-Ovest. Quando fu costruita, la piramide era alta circa 146,6 metri. La sua altezza attuale è tuttavia di soli 138 metri in quanto l’edificio è stato privato del suo originario rivestimento in pietra calcarea. I blocchi di pietra che la costituiscono pesano dagli 800 chili alle 4 tonnellate ciascuno, per un peso complessivo di 7 milioni di tonnellate. La Piramide di Chefren, costruita intorno al 2520-2494 a.C. è la seconda per grandezza dopo quella di Cheope (altezza originaria: circa 143,5 metri, attuale: circa 136,4 metri. È l’unica a conservare, sulla sommità, una parte dell’originario rivestimento in calcare bianco, che un tempo ricopriva interamente tutte e tre le piramidi. La camera funeraria, scavata nella pietra, si trova sotto l’imponente struttura e contiene un sarcofago di granito rosso completamente privo di iscrizioni. La Piramide di Chefren era integrata da due templi funerari. La Piramide di Micerino, figlio di Chefren, la più recente e la più piccola delle tre (Altezza originaria: circa 65,5 metri, attuale: circa 61 metri), fu costruita con minore perizia tecnica delle precedenti e terminata in fretta, forse per la morte prematura del faraone. Presenta due camere funerarie, una delle quali conserva un sarcofago di basalto.
Piramide di Chefren, 2520-2494 a.C.
*L’edificio più alto al mondo è il Burj Khalifa a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti: raggiunge un’altezza di 828 metri.
Evoluzione della piramide
màstaba
piramide a gradoni
piramide a facce lisce
Ryugyong Hotel - Pyongyang, Corea del Nord
Museo del Louvre - Parigi, Francia
VIA 57 WEST - New York, USA
La Sfinge
Il monumento probabilmente fu ricavato da un affioramento di roccia durante la costruzione delle Piramidi di Giza. Stranamente la Grande Sfinge è un monumento isolato, mentre le Sfingi successive erano poste in coppia per proteggere l'ingresso di un edificio. La Grande Sfinge pare sia stata creata attorno al 2500 a.C, al tempo del faraone Chefren (2520-2494 a.C). Si pensa che rappresenti il Faraone Chefren e sia posta davanti alla sua piramide (la seconda del complesso di El-Giza per dimensioni dopo quella di Cheope) per proteggerla. Uno dei misteri della Sfinge, alimentato dalle leggende popolari, è certamente la presenza di passaggi nascosti al suo interno. Attualmente è nota l'origine di uno di essi soltanto: un breve varco senza uscita dietro la testa, scavato nel XIX secolo. L'ipotesi che all'interno del monumento ci siano camere nascoste non ha riscontri scientifici, anche se gli ultimi scavi del 2007 hanno rilevato la presenza di una fitta rete di cunicoli. A causa della pessima qualità di pietra calcarea utilizzata, il corpo della Sfinge è la parte più danneggiata dall'erosione naturale. Il collo, il naso e la parte inferiore del copricapo, oggi mancante, hanno subito per secoli l'erosione provocata dalle folate di sabbia. Le sue dimensioni sono veramente colossali: 73 metri di lunghezza, dalla coda alle zampe anteriori, 20 metri di altezza, dalla base alla punta della testa, e 6 metri di larghezza; la testa è alta 4 metri. A causa del persistente deterioramento, nel corso del tempo sono state compiute moltissime riparazioni. Negli anni ottanta numerosi egittologi e geologi, hanno studiato la condizione odierna di erosione della Sfinge. Il risultato fu la scoperta che il deterioramento del corpo sia in parte causato dal fenomeno di condensa notturna.
La Stele di Rosetta
La stele (lastra di pietra) di Rosetta è una stele egizia di granodiorite (roccia magmatica della famiglia del granito) che riporta un'iscrizione divisa in tre registri, per tre differenti grafie: geroglifici, demotico (penultima fase della lingua egizia) e greco antico. L'iscrizione è il testo di un decreto emesso nel 196 a.C. in onore del faraone Tolomeo V Epifane, al tempo tredicenne, in occasione del primo anniversario della sua incoronazione. Poiché si tratta dello stesso testo, la stele ha offerto, grazie alla parte in greco, una chiave decisiva per la comprensione della lingua egizia. Il nome Rosetta, deriva dalla latinizzazione di Rashid, antica e ricca città sul delta del Nilo, dove fu scoperta nel 1799 da Pierre-François Bouchard, capitano nella campagna d'Egitto di Napoleone Bonaparte. A lungo oggetto di contesa tra Francia e Inghilterra, dal 1802 è conservata al British Museum di Londra, del quale è il reperto più popolare insieme alle mummie. Demotico e geroglifici non rappresentano due lingue diverse, ma due differenti grafie della lingua egizia: i geroglifici erano la scrittura monumentale incisa nella pietra o impiegata in atti di particolare rilevanza, mentre il demotico, che derivava da una semplificazione della grafia ieratica a partire circa dalla metà del primo millennio a.C., era usato per documenti ordinari e il suo uso nell'epoca tarda per i testi ufficiali era dovuto al fatto che la conoscenza dei geroglifici era ristretta alla sola classe sacerdotale.
Autore sconosciuto Stele di Rosetta,196 a.C. granodiorite, 112,3×75,7×28,4 cm British Museum, Londra
Il testo riporta tutti i benefici resi al Paese dal faraone, le tasse da lui sostituite con altre, la conseguente decisione del clero di costruire in tutti i templi del Paese una statua in suo onore, statue d'oro da collocare accanto a quelle degli dèi e di indire numerosi festeggiamenti in onore del re. Stabilisce inoltre che il decreto sia pubblicato nella scrittura delle "parole degli dèi" (geroglifici), nella scrittura del popolo (demotico) e in greco.La stele di Rosetta è, in realtà, solo il frammento di una stele più grande. Le numerose ricerche degli altri pezzi, effettuate presso il sito di Rosetta, non hanno dato esito e, per via del suo stato, nessuno dei tre testi è completo. Il registro superiore composto da geroglifici ha subito i danni maggiori: solo le ultime 14 righe del testo geroglifico sono conservate. Il successivo registro di testo demotico riporta meno danni, mentre il registro del testo greco contiene 54 linee, di cui le prime 27 sono intere. Le restanti sono frammentate a causa di una rottura diagonale in basso a destra della pietra. Oltre alle iscrizioni, si presume che ci fosse raffigurata una scena in cui il re viene presentato agli dèi sotto la protezione del disco alato. Si stima che l'altezza della stele, all'origine, sia stata di circa 149 centimetri. Nel luglio 2003, in occasione del 250º anniversario del British Museum, l'Egitto ha chiesto la restituzione della stele di Rosetta. Nel 2005 il British Museum ha donato all'Egitto una replica in dimensioni reali della stele, che è stata inizialmente posta al Museo Nazionale Rashid, vicino al luogo di ritrovamento.
Una possibile ricostruzione della stele originale
Nebamun caccia nella palude
È rappresentato in un ambiente esterno acquatico un uomo con capelli neri vestito solo con un panno bianco legato in vita; è ornato con bracciali e una larga collana; nella mano destra ha 3 aironi e nell'altra un bastone a forma di serpente. È in piedi con le gambe allargate nell'atto di camminare su una imbarcazione lunga e stretta. Tra le sue gambe è dipinta una donna seduta sulla barca, con capelli lunghi e neri. A sinistra dell'uomo c'è una donna in piedi, con vestito lungo e stretto, alto copricapo, capelli lunghi e neri e in mano un mazzo di fiori, rivolta verso l'uomo. Ci sono numerosi volatili, vegetazione acquatica e nell'acqua vari pesci. Ci sono alcune scritte con ideogrammi. Si trova nella tomba del funzionario Nebamun e, visto che le raffigurazioni tombali sono generalmente a tema del defunto, l'uomo rappresentato è Nebamun, mentre in piedi c'è sua moglie e sulla barca la figlia, in ordine decrescente di grandezza e di importanza (proporzione gerarchica). La scena paradisiaca simboleggia il passaggio nell'aldilà e strumenti come il bastone da caccia potrebbero significare il dominio dei pericoli in questo viaggio. I pesci simboleggiano la rigenerazione. Le scritte in geroglifico hanno la funzione di spiegare l'immagine.
Nebamun caccia nella palude, pittura a stucco, XV sec. a.C., dalla Tomba di Nebamun nella Valle dei Re a Tebe British Museum, Londra
prospettiva gerarchica
nei secoli
Nebamun caccia nella palude, pittura a stucco, XV sec. a.C., dalla Tomba di Nebamun nella Valle dei Re a Tebe British Museum, Londra
Cimabue Madonna di Santa Trinita 1290-1300 tempera su tavola 385×223 cm Galleria degli Uffizi, Firenze
Masaccio e Masolino da Panicale, Sant'Anna Metterza, 1424-1425 tempera su tavola,175×103 cm Galleria degli Uffizi, Firenze