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La Mafia

monicamariastellabarresi

Created on June 2, 2023

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La Mafia

Che cos'è la mafia? Come possiamo lottare? Chi ha lottato?

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by Barresi Monica M.S.

Che cos'è la mafia?

Con il termine "mafia" si intende un sistema di potere esercitato attraverso l'uso della violenza e dell'intimidazione per il controllo del territorio, di commerci illegali e di attività economiche e imprenditoriali; è un potere che si presenta come alternativo a quello legittimo fondato sulle leggi e rappresentato dallo Stato.

La cultura mafiosa

La cultura mafiosa non rigurada solamente la mentalità della criminalità oraganizzata ma ha un'eccezione più ampia poichè con essa s'intende la negazione delle regole sociali a favore delle regole private e familistiche. Questo "pensare mafioso" si esprime attraverso dei comportamenti che distorcono il rapporto pubblico-privato: le istituzioni pubbliche vengono pensate e vissute come se ci si rapportasse a una grande famiglia che và controllata. I rapporti sociali vengono principalmente instaurati e perpetuati per creare una dipendenza psicologic tra sé e l'altro. Una situazione tipica è ,ad esempio, quando si fa un favore a une persona, non per il proprio piacere personale, ma poiché questa ricopre un ruolo rilevante e "utile" a livello istituzionale e/o organizzativo. La cultura mafiosa è terreno fertile per la criminalità organizzata e per la cattiva politica. La mafiosità è un atteggiamento mentale manifestato dall'assenza di senso civico; è la protervia e la pervicacia del prepotente; è la vessazione sulle persone più deboli; è il voto di scambio; è l'ignavia dell'impiegato, del funzionario pubblico o del burocrate, di chi non fa il proprio dovere, non rispetta e non fa rispettare le leggi. Anche chi è testimone reticente e sta zitto o nasconde o minimizza è mafioso, perché diventa esso stesso complice di chi delinque e lo rende immune. Non bisogna solo essere affiliati alla mafia per essere mafiosi. Per fortuna ci sono ancora persone libere e sane nella nostra società e nelle istituzioni del nostro Paese.

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Giovanni Falcone & Paolo Borsellino

Durante il 1992 persero la vita due storici magistrati che hanno combattuto contro la mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Morirono a circa deu mesi di distanza, in due terribili attentati mafiosi: la Strage di Capaci e la Strage di Via d'Amelio, evvenute rispettivamente il 23 maggio e il 19 luglio 1992. Falcone e Borsellino erano due magistrati, due uomini che negli anni Ottanta, quando ancora non si conoscena nulla della mafia, hanno scoperto i segreti di questa organizzazione, Cosa Nostra. Grazie all'interpretazione dei gesti, dei segni, dei messaggi e dei silenzi degli uomini di Cosa Nostra sono riusciti a decifrare il loro "linguaggio", il loro modo di agire.

Il pool antimafia

Per pool antimafia si intende il gruppo di magistrati impegnati contro la mafia in Sicilia, che portò all'istruzione del Maxiprocesso di Palermo. Nato dall'idea di Rocco Chinnici, dopo la sua morte viene sviluppato e reso operativo da Antonio Caponnetto. Il nucleo originario era composto da giudici istruttori: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta e Giuseppe di Lello. Fu istituito il 16 novembre 1983 e durò fino al 1988, quando venne sciolto dal successore di Caponnetto, Antonino Meli. IL MAXIPROCESSO DI PARLERMO: le inchieste inviate da Chinnici e proseguite dalle indagini di Falcone e di tutto il pool portano a costruire il primo grande processo contro la mafia. La reazione di Cosa Nostra nell'estate del 1985 è quella di uccidere Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, stretti collaboratori di Falcone e Borsellino, al punto che di comincia a temere anche per loro, i quali vengono mandati a soggiornare per qualche tempo con le famiglie presso il carciere dell'Asinara per finire le pratiche del maxiprocesso, che porterà all'arresto 475 imputati. LA FINE DEL POOL ANTIMAFIA: nel 1987 Caponetto decide di ritirarsi per ragioni di salute. Nel dicembre 1986 Borsellino e chiede e riceve la nomina di Procuratore della Repubblica a Marsala. Al posto di Caponetto viene nominato Antonio Meli. Questo innesca polemiche e viene interpretata come una possibile rottura dell'azione investigativa e non solo, perché la scelta rende Falcone un bersaglio molto più facile per la mafia. Il 14 settembre Meli viene nominato capo del pool; Borsellino torna a Marsala, dove riprende a lavorare insieme a giovani magistrati. In questi giorni inizia il dibattito per la costituzione della Superprocura. Borsellino decide di tornare a Palermo nel '91, diventando Procuratore aggiunto. Meli non si dimostra all'altezza in alcune situazioni e i giudici Di Lello e Conte si dimettono per protesta. Nell'autunno del 1988 il pool viene sciolto.

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Antonino Scopelliti

Già dall'età di 24 anni, Antonino Scopelliti è uno dei più giovani magistrati d'Italia. Divenuto Sostituto Procuratore presso la Suprema Corte di Cassazione, a lui viene affidato il compito di rappresentare la pubblica accusa in tutti i maggiori processi per terrorismo e per crimini mafiosi. A partire dalla Strage di piazza Fontana a Milano, passando per il procedimento riguardante l'assasinio di Aldo Moro, fino alla Strage di piazza della Loggia a Brescia, dell'Italicus e degli omicidi di Rocco Chinnici e Walter Tobagi, sono più di 1500 i processi seguiti da Scopelliti nel solo periodo passato in Cassazione. Il magistrato fu ucciso il 9 agosto 1991, mentre in vacanza in Calabria, sua terra d'origine, in località Piale, da un'agguato da parte di due persone appostate sulla strada nella curva prima dell'entrata nell'abitacolo.

Canzoni che parlano di mafia

Molti artisti hanno scritto canzoni sulla mafia e di tutto ciò che è collegato all'agormento. Alcuni esempi di queste canzoni sono:

"Pensa"- Fabrizio Moro

La canzone è stata scritta pensando alla mafia e descrive in maniera molto forte ciò che la mafia provocò nel passato e cosa provoca oggi costringendo molte persone al silenzio e allo stesso tempo all'essere vittime della più grande organizzazione illecita contro lo Stato.

"Cento passi"- Modena City Rambles

E' una canzone tratta dal film "I cento passi", che parla di Peppino Impastato, un ragazzo che lottava contro la mafia ma che è figlio di un padre mafioso.

"Signor tenente"- Giorgio Faletti

Nella canzone è chiaro il richiamo alle Stragi di Capaci e di via d'Amelio, in generale, agli attentati compiuti dalla criminalità organizzata. Il brano vuole essere una denuncia alle condizioni lavorative delle forze dell'ordine italiane in un periodo in cui era ancora vivo "l'eco" delle bombe del '92 e del '93.

Film sulla mafia, tratti da storie vere

Ma non abbiamo solo canzoni che ne parlano, anche nel cinema abbiamo film che parlano di questo argomento, recitando le storie di persone vere che hanno combattutto contro la mafia o, membri di famiglie mafiose, che si sono ribellati al volere dei genitori. Alcuni esempi sono:

"I canti passi" (2000)

La storia di Peppino Impastato, la cui casa distava soli cento passi dall'abitazione del boss mafioso Gaetano Badalamenti. Peppino vive cercando di sfuggire al legame con l'ambiente mafioso con il quale il padre ha finito per incastrarsi, un po' per inerzia, un po' per proteggere la propria famiglia. Ben presto, però, il giovane deciderà di denunciare pubblicamente il boss.

"Liberi di scegliere" (2019)

Marco lo Bianco è un giudice del Tribunale dei minori di Reggio Calabria e ha a che fare quotidianamente, nell'ambito del suo lavoro, con i figli delle più importanti famiglie 'ndranghetiste della provincia dovendo decidere del loro futuro. Uno di loro è Doemico, ultimo componente di una cosca molto potente, il cui futuro sembra già segnato nonostante egli voglia prendere le distanze dalla sua famiglia e intraprendere una vita diversa.

"La mafia uccide solo d'estate" (2013)

Arturo Giammaresi è un giovane giornalista che scrive di mafia in modo originale. Questa, infatti, ha fatto parte della sua vita sin dall'infanzia. Il film ricostruisce la sua vita a partire dagli anni '70, fino al 1992, presentando dunque un contesto storico segnato dagli scontri e dal potere mafioso.

Vivere nella legalità per un ragazzo di oggi

Vivere nella legalità per un ragazzo di oggi significa, per me, avere intorno a se dei buoni esempi. Senza legalità non c'è società, non c'è stato, non c'è niente in poche parole; vivere la legalità è vivere il valore della regola come: strumento di libertà e progresso, garanzia affinché le differenze di ognuno siano un arricchimento per tutti, protezione dalla violenza, dall'arroganza e dagli abusi di chi pensa di essere più forte. Senza di essa non ci sarebbe modo di difendere le persone innocenti e di fermare tutte le organizzazioni mafiose che affollano il nostro territorio, soprattutto nelle zone del Sud. Per valorizzare questo concetto, soprattutto ai figli adolescenti di genitori mafiosi, si dovrebbe insegnare come materia nelle scuole, non solo italiane, che cosa significa vivere liberi di scegliere perché si conoscono i propri diritti e non si dovrebbero negare a nessuno.

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Grazie per l'attenzione

"La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine."

-Giovanni Falcone