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Achille

Odette

Created on June 2, 2023

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Transcript

Achille

Tra mito e arte

indice

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EROI NELLA STORIA

FILMOGRAFIA

fonti iconografiche

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LA CANZONE DI ACHILLE

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SCULTURE E DIPINTI

ACHILLE LA BESTIA

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Un'altra bellezza

RINGRAZIAMENTI

l'eroe omerico

Il mondo omerico è il mondo degli ”ἂριστοι” (migliori), unici protagonisti delle vicende eroiche, tutti connessi parentalmente a divinità. La principale occupazione è la guerra, scatenata da razzie, furti di greggi o rapimenti di persone. L’eroe omerico combatte in prima fila, essendo la guerra l’attività nobile per eccellenza, fonte di τιμἡ (onore), concetto al centro di quella che sarà poi definita “civiltà di vergogna”. Gli eroi sono dediti fra un combattimento e un altro a sacrifici agli dei, unica loro occupazione oltre alla guerra e alla partecipazione ai consigli bellici. Il resto della popolazione forma il Λαός (popolo), di cui i poemi parlano poco, formato da uomini liberi, pastori, contadini; diverso è il caso dei Δημιουργοί, che indica perlopiù artigiani specializzati, come falegnami e fabbri, ma anche medici, indovini ed aedi.

I VALORI DELL'EROE OMERICO

DOLCEZZA

Kalokagathia

Virtù rara fra gli eroi omerici, presente solo in Ettore.

Il termine indica l’adattamento di un’espressione greca: καλός κἀγαθός, – kalòs kagathòs – crasi di καλὸς καὶ ἀγαθός, – kalòs kai agathòs – , letteralmente, reso con ”bello e buono”.

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OSPITALITà

Il valore dell’ospitalità è riconosciuto da tempi antichissimi e per i greci la xenia (che traduce in greco antico la parola moderna ospitalità) aveva un significato sacro, incardinato in uno schema reciproco, tra ospitante e ospite, di diritti e doveri.

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la cultura della vergogna

Il termine civiltà della vergogna o cultura della vergogna è un termine utilizzato dal filologo, antropologo e grecista irlandese Eric R. Dodds ne “I Greci e l’irrazionale” per descrivere la società omerica e i modelli sociali su cui essa si basava. Ogni società elabora modelli di comportamenti diversi, canoni ideali.

Con “civiltà di vergogna” si indica una società regolata da determinati modelli positivi di comportamento la cui trasgressione e mancata adesione aveva come conseguenza il sentimento di vergogna dell’individuo ovvero di disagio psicologico intimo, con la conseguente perdita di autostima e sofferenza oltre al biasimo concreto e reale dell’intera comunità fino, nei casi più gravi, all’emarginazione. Quindi le ripercussioni della mancata adesione a questi canoni erano duplici nella loro forma di sanzione interna ed esterna. Il tessuto sociale tendeva a essere più coeso e maggiormente orientato verso un sistema condiviso di valori; pertanto, spesso la vergogna segnalava uno stato per il quale un soggetto veniva meno agli obblighi formali legati a una certa carica e ruolo.

L’eroe romantico

L’eroe romantico nasce dalla crisi dell’Illuminismo e dà voce alle prime istanze romantiche a livello psicologico-umano, ideologico, culturale. I caratteri dell’eroe romantico:

• Psicologico-umano• Ideologico • Culturale

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L'IDEALE DEL SUPERUOMO

Il superuomo, tema fortemente strumentalizzato (dall’estetismo e dal nazismo), è in realtà un concetto filosofico: è un nuovo tipo di uomo in grado di accettare la dimensione dionisiaca dell’esistenza, dire di sì alla vita, sopportare la morte di Dio e delle certezze assolute, decidere l’eterno ritorno, andare oltre la morale e il cristianesimo, porsi come volontà di potenza, superare il nichilismo, affermarsi come attività interpretante e prospettica. Il superuomo si staglia perciò sull’orizzonte del futuro. Come meglio suggerisce la traduzione di Vattimo, l’oltreuomo non è un tipo di uomo “potenziato”, l’uomo al superlativo (né va confuso con l’esteta dannunziano o con un’entità biologica di tipo darwiniano), ma è un nuovo tipo di uomo, diverso dall’uomo occidentale, in grado di andare oltre ogni tipo antropologico esistente. Il superuomo è colui che riconosce la sua natura vitale e mondana, è il “senso della terra”. Comprende l’insussistenza dell’anima, riconoscendosi sostanzialmente corpo. Rivendicando la propria natura mondana, il superuomo accetta totalmente la vita. Per spiegare la genesi e il senso del superuomo, Nietzsche ricorre alle “tre metamorfosi dello spirito”

Info

D’Annunzio applica, in un modo tutto personale, le idee di Nietzsche alla situazione politica italiana. Ne parla per la prima volta in un articolo, La bestia elettiva, del ’92, e presenta il filosofo di Zarathustra come il modello del "rivoluzionario aristocratico", come il maestro di un "uomo libero, più forte delle cose, convinto che la personalità superi in valore tutti gli attributi accessori", come una "forza che si governa, libertà che si afferma". Il suo è un fraintendimento, una volgarizzazione fastosa ma povera di vigore speculativo. Ciò che D’Annunzio scopre in Nietzsche è una mitologia dell’istinto, un repertorio di gesti e di convinzioni che permettono al dandy di trasformarsi in superuomo e fanno presa immediatamente in un mondo di democrazia fragile e contrastata. Non è ancora un’ideologia, ma è un’oratoria dell’attivismo verbale in cui fermenta la scontentezza dell’Italia borghese, il cruccio dell’avventura africana, il fastidio della mediocrità democratica e della burocrazia parlamentare, dall’esplosione dei Fasci siciliani al rovescio di Adua. Come sempre, D’Annunzio avverte d’istinto questi stati d’animo confusi e li amplifica nei bassorilievi della sua eloquenza floreale, li traspone nello specchio del proprio personaggio e dei suoi gesti stravaganti o stupefacenti.

D'ANNUNZIO

I GIUSTI

Dal 1962 opera in Israele una Commissione che ha l’incarico di conferire un’onorificenza a quanti, tra i non ebrei, agirono disinteressatamente, rischiando la propria vita e quella dei loro congiunti, per salvare la vita a uno o più ebrei durante la Shoah. Queste persone sono designate come “Giusti delle Nazioni” (in ebraico Chasside’ Umot Ha-Olam), espressione ripresa dalla letteratura talmudica. La procedura per l’assegnazione del titolo richiede un’inchiesta e una ricerca meticolosa di testimonianze, autenticate da un notaio, che avvalorino l’atto di eroismo e il rischio corso dai “salvatori”. Chi ottiene questo riconoscimento viene insignito di una medaglia con il proprio nome, riceve un diploma d’onore e il privilegio di vedere il proprio nome inciso nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme presso lo Yad Vashem, il Memoriale ufficiale delle vittime della Shoah. L’espressione Yad Vashem significa letteralmente “un memoriale e un nome” ed è tratta dal libro del profeta Isaia (56,5), in cui il Signore dice «concederò nella mia casa e dentro le mie mura un memoriale e un nome… darò loro un nome eterno che non sia cancellato».

PERLASCA

Un giusto: Giorgio Perlasca

Il 31 gennaio del 1910 nasceva a Como Giorgio Perlasca, l’uomo che nell’inverno tra il 1944 e il 1945 riuscì a sottrarre alla deportazione nei lager nazisti migliaia di ungheresi di religione ebraica, fingendosi un Console spagnolo. Quella di Giorgio Perlasca, dunque, è la straordinaria vicenda di un uomo che, pressoché da solo, nel rigido inverno di Budapest riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di donne e uomini e famiglie ungheresi. «Grazie a un documento che portava con sé, che attestava la partecipazione alla guerra civile spagnola e che gli garantiva assistenza diplomatica, ottenne dall’ambasciata una cittadinanza fittizia e un passaporto spagnolo, intitolati all’inesistente “Jorge Perlasca”. Tra le mansioni affidategli, fu impegnato con l’ambasciatore Ángel Sanz Briz nel tentativo di salvare gli ebrei di Budapest, ospitati in apposite “case protette” soggette all’extraterritorialità per la copertura diplomatica, dietro il rilascio di salvacondotti gratuiti. Quando, nel novembre 1944 Briz decise di lasciare Budapest e l’Ungheria, per non riconoscere il governo filonazista ungherese, Perlasca decise invece di restare e di «spacciarsi per il sostituto del console partente, all’insaputa dello stesso e della Spagna, redigendo di suo pugno la nomina a diplomatico, con timbri e carta intestata».

Gli eroi di oggi sono tutte le persone che combattono quotidianamente per la nostra società. Sono le donne in Iran che sacrificano la loro stessa vita per difendere i loro diritti. Sono i marinai della Guardia Costiera, che ogni giorno cercano di salvare vita umane dalle grinfie del mare. Un eroe è Don Pino Puglisi, che fino all'ultimo secondo della sua vita ha lottato contro la mafia per proteggere e dare una chance in più nella vita ai bambini del quartiere di Brancaccio. Eroi sono i magistrati Falcone e Borsellino. Gli eroi omerici combattono per la loro gloria personale; gli eroi moderni per il benessere di un'intera cittadinanza, per i loro ideali di libertà e di uguaglianza.

E gli eroi di oggi?

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pittura vascolare attica

La pittura vascolare sviluppatasi ad Atene fra VII e VI secolo a.C. si caratterizza per la forte preponderanza di temi figurativi: il repertorio si arrichisce di scene ispirate alle storie del mito e dei poemi epici, in particolare quelle tratte dall'Iliade e dall'Odissea. I ceramografi attici inventano nuove forme vascolari e riprendono la tecnica della pittura a figure nere, già messa a punto dagli artigiani corinzi.

Pittura a figure nere e rosse

In relazione alle tecniche impiegate per la decorazione ceramica si è soliti individuare due stili principali di pittura detti rispettivamente a figure nere e a figure rosse.

Pittura a figure nere

Nella pittura a figure nere il contorno delle figure veniva inciso nell'argilla ancora morbida con un oggetto appuntito (stilo) e le figure venivano poi campite con una vernice nera che, una volta cotta, diventava lucida, mentre lo sfondo del vaso conservava il caratteristico colore rosso-brunastro della terracotta naturale. I particolari e le decorazioni erano ottenuti graffendo, cioè incidendo la vernice nera prima della cottura, in modo da lasciare scoperta l'argilla del fondo.

Pittura a figure rosse

La pittura a figure rosse consiste nel procedimento inverso rispetto a quello a figure nere. Anche in questo caso il contorno delle figure veniva inciso nell'argilla con uno stilo, ma con la vernice si colorava lo sfondo del vaso, mentre le sagome delle figure venivano lasciate del color rosso-brunastro della terracotta. I dettagli, pertanto, non erano più graffiti, bensì dipinti a pennello con sottilissime linee nere e rossee consentendo suggestivi effetti di colore e disegni di maggior accuratezza.

tipologie di vasi greci

recipienti per attingere e versare

Anfora
Vaso noto fin dall'XI secolo a.C. e fra i più comuni. Poteva essere delle forme e delle dimensioni più varie, con corpo a foggia di globo allungato, con strozzatura al piede e al collo, dotato di due anse simmetriche verticali o oblique per trasportarlo. Può presentare un profilo continuo o una netta distinzione fra il collo e il resto del corpo.

tipologie di vasi greci

recipienti per attingere e versare

Hydria
Grande vaso con corpo svasato, piede basso, collo più o meno alto e stretto, bocca con ampio labbro circolare, dotato di due anse simmetriche orizzontali e di una terza verticale. Veniva usato per attingere e versare l'acqua e anche per raccogliere i voti nelle assemblee.

tipologie di vasi greci

recipienti per mescolare e raffrescare il vino

Cratere
Grande vaso in uso del VII secolo a.C. con corpo a bicchiere e a bocca larga, dotato di due anse simmetriche generalmente orizzontali, ma talvolta anche oblique e verticali. Veniva usato per mescolare il vino durante i banchetti.

tipologie di vasi greci

recipienti per bere

Kylix (o coppa)
Specie di coppa in uso dal VI secolo a.C. con bocca larga e piede slanciato, dotata di due anse simmetriche orizzontali ed oblique. Veniva usato per bere durante i banchetti.

ANFORA ATTICA CON ACHILLE E AIACE

Autore: Exekias Descrizione: anfora a figure nere con Achille e Aiace giocano. Periodo: Arte greca - Età classica Secolo: VI secolo a.C. Data: 540-530 a.C. Tipologia: Pittura vascolare Collocazione: Gregorian Etruscan Museum, Città del Vaticano

Di questo grande vaso Exechìas si dichiara contemporaneamente ceramista e pittore. La scena mostra i due eroi in un momento di sosta mentre giocano ai dadi. Le iscrizioni accanto ai due personaggi indicano i numeri ottenuti in gioco: “quattro” e “tre”. Il vaso, non più diviso in fasce orizzontali, offre ampio spazio alla figurazione, che ne diventa protagonista. I due eroi si curvano in avanti in modo simmetrico; le lance formano un triangolo con il vertice in basso contribuendo a rendere la concentrazione dei giocatori sul cubo posto a terra. Grande equilibrio e nobiltà caratterizzano anche una scena di per sé banale.

Per rendere i particolari sul nero delle figure l’artista usa una punta metallica con la quale scalfisce la vernice lucida ottenendo raffinatissimi dettagli delle vesti arabescate e dell’acconciatura (capelli e barba).

Le lance che dividono la scena hanno un proseguimento ideale anche con la parte superiore delle anse dell'anfora. Le linee create dalla parte inferiore delle anse sono proseguite dagli scudi a riposo. Le curve della schiena dei guerrieri corrispondono alle curve della pancia del vaso stesso. Tutto ciò crea un'impressione di armonia e fluidità.
Accanto a questo equilibrio, c'è anche una sottile differenziazione tra i due giocatori che si esprime nella superiorità di Achille. Achille siede più comodamente e con più sicurezza rispetto ad Aiace. Inoltre, Exekias rappresenta solo Achille che indossa un elmo, conferendogli un vantaggio in altezza nella scena, un altro modo di esprimere la sua superiorità. E ancora: il suo posto a sedere è leggermente più alto rispetto a quello di Aiace. Come se ciò non bastasse, Achille vince la partita.

ACHILLE E PENTESILEA

Titolo: amphora, The Exekias Amphora Autore: Exéchias Descrizione: Nell'anfora è raffigurato Achille, barbuto con lunghe trecce, armato, con elmo a cresta alta e chitone corto per le battaglie, che si avventa su Pentesilea, la regina delle Amazzoni, affondandole la lancia in gola. L'amazzone ha un elmo a cresta alta con guanciali e serpente in rilievo, un chitone corto, sopra il quale è presente una pardalis (pelle di leopardo), spada e scudo, e guarda indietro verso Achille, spingendo invano con la lancia; un flusso di sangue sgorga dalla sua ferita. Periodo: Arte greca - Età arcaica Secolo: VI secolo a.C. Data: 530-525 a.C. Tipologia: Pittura vascolare Collocazione: British Museum, London Note: Anfora attica a figure nere. Fonti letterarie classiche: Apollod. Epit. E 5.1; Hyg. Fab. 112

Pentesilea, regina delle Amazzoni, combatté valorosamente nella guerra di Troia e, dopo molte battaglie vittoriose, cadde trafitta dalla lancia di Achille.Questi, dopo averla uccisa, se ne innamorò tanto da macchiarsi di necrofilia. Successivamente avrebbe voluto darle sepoltura regale, ma fu accusato da Tersite di condotta lussuriosa. Tra i due scoppiò una lite che suscitò l'indignazione dei Greci. Diomede, cugino di Tersite, gettò il corpo della donna nello Scamandro, ma Achille lo recuperò e onorò Pentesilea con solenni esequie. L'episodio di Achille e Pentesilea non viene raccontato nell'Iliade, ma l’oltraggio fatto da Achille al suo cadavere è così caratteristicamente omerico da far pensare che i versi che lo riguardavano furono forse soppressi dai revisori omerici all’epoca di Pisistrato.Ditti Cretese (IV, 2-3) racconta che Pentesilea, arrivata a Troia con il suo esercito, venne trattenuta da Paride con ricchi doni. Achille la trafisse con la lancia nel loro primo scontro. Poi, presala per i capelli, la gettò giù dalla sella, mentre i suoi compagni lo incitavano a darla in pasto ai cani perché Pentesilea aveva forzato la natura femminile. Achille, pur desideroso di fornirle gli onori funebri, venne privato del suo corpo da Diomede, che lo gettò nello Scamandro. La figura di Pentesilea morente sorretta da Achille era scolpita sul trono di Zeus ad Olimpia. Il duello tra Achille e Pentesilea, dipinto sull’anfora conservata al British Museum di Londra, è realizzato in forme serrate, di una concisione assoluta. I due avversari estremamente ravvicinati sono disposti in una sorta di triangolo, l’amazzone in ginocchio, Achille tutto impegnato dietro la lancia, nel suo gesto di morte, in uno spasimo d’ inesorabile, tremenda concentrazione.

ACHILLE E PENTESILEA

COPPA A FIGURE ROSSE

ACHILLE E PENTESILEA

Nello spazio circolare interno della coppa, rinvenuta nella città etrusca di Vulci, è raffigurato il duello mortale fra la regina delle Amazzoni Pentesilea e l'eroe greco Achille. Ai lati della scena, un guerriero greco a sinistra e un'amazzone caduta a destra ricordano che intorno ai protagonisti è in atto una battaglia. Al centro è rappresentato il momento della morte di Pentesilea: Achille affonda la spada nel petto della regina, che gli afferra un braccio e gli tocca il petto in un gesto di estrema supplica.

ACHILLE E PENTESILEA

Gli sguardi dei due si incontrano, alludendo così all'improvviso e tardivo scoccare dell'amore nell'eroe greco. Il Pittore di Pentesilea ha costruito la scena introducendo elementi erotici a scapito di quelli bellici: Achille, raffigurato come un atleta, è nudo, anche se elmo, scudo e schinieri alludono alla sua condizione di guerriero, mentre Pentesilea, valorosa guerriera, è diventata una raffinata fanciulla: indossa orecchini e braccialetti, ha lunghi capelli acconciati con un benda, è vestita solo dal chitone ed è disarmata. In questo modo il pittore ha reso più realistici l'improvviso riconoscimento della bellezza dell'amazzone, che altrimenti sarebbe rimasta nascosta dall'armatura, e il successivo, tragico innamoramento dei due personaggi.

ACHILLE E PENTESILEA

Hydria attica a figure nere, del Gruppo di Leagros. Presenta decorazione con foglie di edera lungo i lati della metopa centrale e palmette sul fondo. Raffigura sulla spalla la partenza dei guerrieri: al centro, un guerriero, imberbe, con capelli lunghi, chitone corto e spada, che allaccia un schiniero sulla gamba sinistra, e si poggia sull’elmo. Di fronte a lui, sta una figura femminile con lunghe trecce, lungo chitone e diploidion, che tiene la lancia nella mano destra. Dietro di lei è una guerriera a sinistra con alto elmo a visiera, clamide, schinieri, lancia e scudo con stemma a gamba piegata che sostiene con la mano destra lo scudo del primo guerriero, che ha come stemma un treppiede. Dietro di lui c’è un arciere che parte a destra e guarda indietro, barbuto, con berretto a visiera, corto chitone ricamato, ascia a due punte nella mano destra, la mano sinistra alzata, faretra di lato. Di fronte a lui c’è un guerriero, per ultimo, con tre pallini sullo scudo. A sinistra del gruppo centrale c’è un guerriero simile a sinistra, con tre pallini sullo scudo, che affronta un arciere, come il primo, ma imberbe. Sul corpo del vaso: Achille e Pentesilea, al centro è Achille che si muove verso destra, barbuto, con lunghe trecce, armato di tutto punto, due lance nella mano destra, che porta sulla spalla sinistra il corpo di Pentesilea. La sua testa pende davanti con gli occhi chiusi, lunghe trecce e una ghirlanda viola, e indossa un corto chitone e corazza, sul braccio destro un braccialetto, sulla gamba destra una cavigliera, al lato una spada, con guaina che termina con una testa di pantera.

ACHILLE E PATROCLO

Di grande interesse è la scena rappresentata nel clipeo centrale del kylix di Sosias , con l'eroe omerico Achille che fascia il braccio dell'amico Patroclo, ferito in battaglia. Nell'Iliade di Omero sono abbondantemente descritte le vicende dei due guerrieri, ma in questo caso non è chiaro se si tratti di un episodio proveniente dal poema omerico o da un altro poema del ciclo troiano; non si può neppure escludere che si tratti di un'invenzione del pittore. Di particolare interesse il fatto che tra i due protagonisti della scena Patroclo sia raffigurato come un uomo maturo che ha affrontato il nemico in battaglia, mentre un Pelìde ancora imberbe sembra assumere il ruolo di eròmenos.

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Christa Wolf

Nata nell'attuale Polonia, trascorre l'infanzia e l'adolescenza sotto i dogmi di Hitler. Vive l'odissea dei profughi provenienti dalla parte orientale del Terzo Reich di fronte all'avanzata dell'esercito sovietico. A soli 20 anni si iscrive al Partito Socialista Unificato di Germania (SED). Studia germanistica all'Università di Jena e discute una tesi su Fallada. Nel 1951 sposa lo scrittore Gerhard Wolf. Dal 1962 lavora come critica letteraria presso la "neue deutsche literatur" (ndl), rivista della Deutscher Schriftstellerverband, l'unione degli scrittori della DDR. Durante gli anni Cinquanta la giovane scrittrice crede con fermezza nella missione anche politica della letteratura e segue i diktat del "realismo socialista".

Il cielo diviso (Der geteilte Himmel, 1963) è l'opera che la pone al centro del panorama letterario dell'epoca.Nel 1963 le viene assegnato il premio Heinrich Mann e nel 1964 il romanzo riceve una riduzione cinematografica per il cinema dal regista Konrad Wolf. Negli anni seguenti uscirono diverse nuove opere di Christa Wolf, tra le quali le più importanti sono: Riflessioni su Christa T. (Nachdenken über Christa T., 1968), che affronta il disagio dell'individuo all'interno di una società dirigistica e omologante, Trama d'infanzia (Kindheitsmuster, 1976), con il quale si confronta con il passato hitleriano, Cassandra (Kassandra, 1983) e Medea.

1929-2011

il mito

Cassandra

Figura della leggenda troiana, figlia di Priamo. Nell'Iliade ha ancora poco rilievo: è nominata una volta quale fanciulla non ancora maritata (l'unica delle Priamidi menzionata quale vergine in XIII, 365); in un secondo passo, XXIV, 699, scorto il padre di ritorno dalla baracca di Achille con la salma di Ettore, lo annunzia ai cittadini. Secondo l'Iliupersis fu violata da Aiace di Oileo (v.). Nell'Odissea è assegnata nella divisione della preda ad Agamennone, ed è uccisa da Clitennestra per gelosia (v. agamennone). Già in Pindaro (Pyth, XI, 50, che è del 474), C. è profetessa, e come tale la conosceva Bacchilide. Secondo l'Agamennone di Eschilo, che è del 458, Apollo (1201 segg.) innamorato le aveva conferito la profezia in cambio dell'amplesso, ma, da essa deluso nelle sue speranze, fece sì che nessuno le credesse. Eschilo accenna brevemente a questa leggenda come se fosse già nota: dunque essa non è sua invenzione. Di questo motivo hanno tratto profitto ampiamente i posteriori fino al poeta ellenistico Licofrone (v.) che mette in bocca ad essa la lunghissima profezia costituente da sola il suo poema Alessandra (il nome mostra contaminazione con una divinità locale spartana, venerata in Amicle e adorata anche nell'Italia meridionale). Ancora Virgilio (Aen., II, 246) la fa, presaga, opporsi all'introduzione del cavallo di legno nelle mura di Troia.

Watch

In attesa sulla soglia della propria morte. Così incontriamo Cassandra, nelle prime pagine del breve romanzo di Christa Wolf. Si tratta, in questo caso, di soglia reale, oltre che metaforica: la donna si trova appena fuori dal palazzo di Micene, dove è stata condotta come trofeo di guerra da Agamennone e ora aspetta che si compia il suo destino per mano di Clitemnestra. La sua è un’attesa vigile, vibrante di sensi. Nonostante la paura, Cassandra vuole restare presente a se stessa, testimone fino alla fine. Nel tempo lungo dell’attesa, la veggente ritorna sui suoi passi, pungola la memoria, da cui riemergono ricordi frammentari, dislocati liberamente nel tempo e nello spazio del suo passato. Quello che ne emerge è il ritratto di un’infanzia trascorsa in una gabbia dorata, convinta di essere libera, e in realtà continuamente manipolata. Donna in un mondo di uomini, la figlia del re, prediletta dal padre, non chiedeva che di “parlare con la mia voce: il massimo. Di più, altro, non ho voluto” (p. 6). Senza sapere che la profezia sarebbe stata condanna, che chi la circondava non avrebbe creduto nei suoi sogni, nelle apparizioni di Apollo in forma di lupo. Che l’avrebbero considerata portatrice di sventure, che sarebbe stata sola, evitata, guardata con sospetto nel seno della sua stessa famiglia. Attraverso gli occhi della narratrice, discontinua, altalenante nel ricordo, riscopriamo con sguardo nuovo i personaggi della storia: Priamo, genitore affettuoso, troppo zelante e per questo politicamente debole, alla lunga accecato dai cattivi consiglieri; l’inflessibile, intransigente madre Ecuba, vera detentrice delle redini del potere – almeno finché un nuovo ordine, violento e maschile, non finisce per prevalere; i fratelli e le sorelle più o meno amati, da Polissena, mai davvero compresa, a Esaco, che la fa accedere, indirettamente, a una nuova realtà; o ancora Enea, delicato, profondamente amato, simbolo di una diversa modalità di essere uomo, ma anch’egli destinato a diventare un eroe – forse come tutti.

Cassandra

tra mito e attualità

Cassandra

Nella sua ribellione, nel suo essere donna-contro, Cassandra è figura scomoda, da negare, o rimuovere. Da considerare traditrice per non ammettere che è l’unica a denunciare la verità; ecco come viene interpretato, con grande verosimiglianza, da Wolf il motivo mitico della veggente rinnegata, inascoltata: “Non era possibile, pensavo, fondare tutta la guerra e tutta la nostra vita – giacché la nostra vita era ormai la guerra! – su una menzogna dettata dal caso. [...] Finché capii: in Elena, che avevamo inventato, noi difendevamo tutto ciò che non avevamo più. Che però, quanto più si dileguava, tanto più dovevamo dichiarare consistente” (p. 107). Tra le righe la profetessa denuncia il suo dovere testimoniale: bisogna tenere traccia di tutto ciò di cui la storia non può conservare memoria. Ci sarebbe da scrivere un’altra storia, diversa da quella tramandata dai vincitori, o dagli uomini.

ACHILLE LA BESTIA

La bestia, «das Vieh» (Vieh in tedesco significa animale in senso dispregiativo, carogna). Così è chiamato costantemente Achille da Cassandra nell’omonimo romanzo di Christa Wolf (Cassandra (1983), E/O, 1984). Non il piè-veloce, il Pelide, il divino, il glorioso, colui che è pari agli dei. Achille è soltanto e sempre la bestia, Achille la bestia. Per Cassandra, la profetessa inascoltata, la figlia di Priamo e Ecuba, che vede i suoi fratelli massacrati, le sue sorelle stuprate e rese schiave e che sa che subirà la stessa sorte (trascinata nel suo regno da Agamennone verrà con lui assassinata da Clitemnestra), Achille è sempre e soltanto «la bestia». Nessuna concessione al suo eroismo, non un barlume di umanità per lui, né quando pensosamente riflette sulla sua morte imminente, né allorché piange disperato la morte del suo amore, Patroclo. Delle sue esequie Cassandra/Wolf menziona soltanto la strage degli innocenti, dei dodici prigionieri, dodici «splendidi figli di Teucri» (Il, XXIII, 23), i più nobili, tra i quali due figli di Priamo, sgozzati uno dopo l’altro e posti sulla pira a bruciare insieme al cadavere di Patroclo. Neanche un momento di commozione per l’episodio in cui, in seguito alla supplica di Priamo di rendergli la salma di Ettore da lui ucciso in duello, Achille accetta, non soltanto, ma invita il vecchio a banchetto e poi a coricarsi nella sua tenda: Cassandra/Wolf ricorda soltanto l’oro del riscatto, gli infiniti doni (Il, XXIV, 502), l’unico argomento che può convincere la bestia.

L'assasinio di troilo

Nel Novecento la figura dell'eroe è stata esaltata dai regimi totalitari ed è stata criticata da scrittori e da intelletuali che ne hanno evidenziato tutta la falsità, come nel caso di Christa Wolf con l'eroe omerico Achille.

Il mito

Un oracolo aveva predetto che Troia non sarebbe mai stata conquistata se Troilo avesse raggiunto l'età di vent'anni. Per questo la dea Atena incoraggiò il guerriero greco Achille a scovarlo il più presto possibile nella guerra di Troia. Il giovane era conosciuto per la delicatezza e la gentilezza con cui trattava i suoi cavalli. Achille tese un agguato a lui e a sua sorella Polissena mentre egli cavalcava con quest'ultima per attingere acqua alla fontana di Timbra.Il Greco rimase colpito dalla bellezza del giovane Troiano, riempiendosi di brama. Vedendolo Troilo fuggì ma Achille lo sorprese e lo trascinò per i capelli dal suo cavallo. Il giovane principe rifiutò di cedere alle attenzioni sessuali di Achille e, in qualche modo, scappò, cercando rifugio nel vicino tempio di Apollo. Ma il greco lo seguì anche lì, riuscendo a metterlo con le spalle al muro. Achille dichiarò ancora una volta il suo amore per Troilo, ma al nuovo diniego del ragazzo fu preso da un attacco di ira e lo decapitò davanti all'altare, prima che i fratelli potessero soccorrerlo. L'uccisore mutilò anche il busto del giovinetto, amputandone tutti e quattro gli arti. Il compianto dei Troiani per la morte di Troilo fu immenso. Questo sacrilegio costò ad Achille stesso la morte, quando Apollo vendicò il giovane guidando la mano di Paride, il quale uccise Achille con una freccia diretta al tallone.

Achille (sinistra) tende l'agguato a Troilo (a cavallo, sulla destra). Affresco etrusco, Tomba dei Tori, Tarquinia, ca. 540-530 a.C

Il sadismo di Achille

C. Wolf mostra il lato di mostruoso sadismo dell'eroe greco mentre si appresta ad uccidere Troilo. La bestia è spinta da una violenza cieca e da un desiderio che è al tempo stesso "voglia d'amore" e "voglia omicida". Cassandra, testimone del triste evento, descrive Achille come un macellaio che uccide per il puro piacere di farlo.

Achille afferra Troilo per i capelli mentre il giovane tenta di sfuggire all'imboscata presso la fontana. Anfora Etrusca del gruppo Pontico, ca. 540-530 a.C. da Vulci.

Il sadismo di Achille

L'ingiusta violenza perpetrata da Achille ricorda quella dei nazisti contro gli ebrei. L'Achille di Omero è una bestia sanguinaria per la quale la sacralità dei luoghi e la vita umana non hanno alcun valore.
Ed ecco il sangue umano sprizzare sull'altare, come di solito sprizza sangue dal tronco delle nostre vittime sacrificali.

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La filmografia su Achille
TROY
  • Personaggi principali:
  • Paese di produzione: Stati uniti D'America, Malta, Regno Unito.
  • Anno di pubblicazione: 2004.
  • Durata film: 162minuti.
  • Genere: Epico, Drammatico, Azione.
  • Regia: Wolfgang Petersen.
  • Soggetto: Liberamnete tratto dall'iliade di Omero.
  • Casa di produzione: Worner Bros,Pictures,Radiant Productions, Plan B Entertainment.
  • Riprese: Le riprese sono iniziate ufficilmente il 22 aprile 2023 e sono terminate nel dicembre successivo.
  • Budget: Il budget del film fu circa 185 milioni di dollari.
  • Distribuzione: Presentato fuori concordo al 57 Festival di Cannes, il film è uscito negli Stati Uniti il 14 maggio 2004 e in Italia il 21 maggio.
  • Incassi: Il film ha avuto un ottimo incasso internazionale: 497 409 852$.
  • Critica: Il film, alla sua uscita, ricevette perlopiù delle critiche negative, causate dal fatto che nel film vi sono delle grandi differenze rispetto all'opera originale.
Trama

La storia si svolge intorno al 1200 a.C., quando tutte le città-stato della Grecia sono sotto il controllo dell’avido re acheo Agamennone. Solo una di queste rifugge da lui, ed è la potente città di Troia. Conosciuta per le sue potenti mura difensive, questa è da sempre rimasta inviolata. Desideroso di estendere il proprio dominio all’intero territorio, Agamennone sfrutta il tradimento subito da Menelao per dichiarare guerra alla città. Il fratello del re, infatti, è stato privato della bella moglie Elena, fuggita a Troia con il principe Paride. Per riparare a questo torto, un enorme flotta di achei intraprende la sua marcia verso la potente città nemica. Forte dietro le sue mura, il re Priamo si dice tranquillo per l’imminente battaglia, potendo vantare dalla sua parte il potente figlio e soldato Ettore. Ciò che i troiani non sanno, però, è che in guerra con gli achei è partito anche il temibile Achille. Semidio in cerca di gloria eterna, questi è pressocché immortale, non fosse per un unico punto debole. Sarà lui l’arma segreta che i greci invieranno alla conquista di Troia. Nel corso della lunga guerra, entrambe le fazioni dovranno inevitabilmente fare i conti con le paure, le passioni e i desideri di ognuno di loro, elementi che rischieranno di compromettere in modo irreparabile le rispettive sorti.

IL CAST

Il film Troy si compone di alcuni tra i più noti interpreti di tutta Hollywood, attori chiamati qui a dar vita ad eroi senza tempo. Ad interpretare il divino Achille è l’attore Brad Pitt. Per assumere i panni del celebre personaggio, questi si allenò per mesi al fine di ottenere un corpo simile a quello delle muscolose statue greche. Nonostante la sua grande preparazione fisica, l’attore finì per infortunarsi al tallone. Per un’incredibile coincidenza, questo è anche il punto debole di Achille. Nei panni del valoroso Ettore, invece, si ritrova Eric Bana. Questi e Pitt decisero di non ricorrere a controfigure per le loro scene di battaglia. Stipularono invece un accordo che prevedeva un risarcimento per ogni colpo involontario. Alla fine, Pitt dovette pagare a Bana 750 dollari. Orlando Bloom è il giovane principe Paride, un personaggio da lui non particolarmente amato. Per l’attore, infatti, questi era solo un codardo e un idiota. Brian Cox interpreta il re Agamennone, mentre Brendan Gleeson è suo fratello Menelao. L’attore Sean Bean veste i panni dell’astuto Ulisse, mentre il celebre Peter O’Toole è Priamo, re di Troia. Nei panni di Patroclo, cugino di Achille, vi è Garrett Hedlund. Questi ottenne la parte appena un mese dopo essere arrivato a Los Angeles per perseguire la carriera da attore. Per il ruolo di Briseide, schiava di Achille, venne scelta Rose Byrne. Originariamente, il regista non voleva che il personaggio di Elena fosse presente nel film, convinto che nessuna attrice potesse rappresentare la sua bellezza. Costretto ad inserirla comunque dai produttori, questi scelse un’interprete all’epoca pressocché sconosciuta. Si tratta dell’attrice Diane Kruger, oggi particolarmente celebre. Infine Saffron Burrows che riveste il ruolo di Andromaca.

Le differenze tra il film e il poema epico

Le maggiori critiche ricevute dal film sono legate alle sue enormi differenze con il poema di Omero. Considerando la statura dell’Iliade, appare però piuttosto comprensibile il perché si sia cercato di dare alla storia una forma più aderente ai canoni cinematografici, intraprendendo dunque una serie di modifiche. Ad ogni modo, la prima e più grande differenza è la totale assenza dell’elemento divino o soprannaturale e l’intervento di questo nelle vicende. Ciò ha permesso al film di acquisire una natura più umana e terrena, concentrandosi sui personaggi coinvolti attivamente nella battaglia. Ulteriori modifiche sono per lo più relative proprio ai protagonisti. I personaggi di Agamennone e Menelao, ad esempio, sono rappresentati unicamente in modo negativo e la loro stessa morte differisce con quella tramandata dal mito. Notevoli differenze si ritrovano nello svolgimento della battaglia tra Achille e Ettore. Nel poema i due si incontrano quasi casualmente, mentre nel film si dichiarano apertamente battaglia uno contro uno. Ulteriori differenze si ritrovano circa la fine di alcuni personaggi. Paride, ad esempio, nel film non muore e riesce a fuggire con Elena. Nel poema, invece, quest’ultima decide di tornare a Sparta con Menelao. Ancora, differenti rispetto all‘Iliade sono le sorti del re Priamo, del guerriero Aiace e del celebre Patroclo. Una delle più evidenti differenze, tuttavia, è quella relativa alla durata della guerra. Nel film, questa dura all’incirca un mese. Il poema, invece, pur iniziando il racconto in medias res, evidenzia come l’assedio degli achei alla città di Troia sia durato per ben dieci anni.

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I dipinti e la scultura su Achille

I dipinti su Achille
Teti affida Achille al centauro Chirone

Teti affida Achille al centauro Chirone è un dipinto ad olio su tela (102 x 138 cm) di Pompeo Batoni, eseguito entro il 1761 e conservato presso la Galleria nazionale di Parma. Storia: In tre lettere dell'aprile 1761 indirizzate all'abate Frugoni, Pompeo Batoni, che era stato insignito due anni prima dall'Accademia parmense del titolo di accademico d'onore, lascia intendere di aver eseguito a Roma questo dipinto su commissione della corte ducale. Il soggetto mitologico del dipinto rimanda molto probabilmente ad un evento storico: gli studiosi pensano che si volesse qui far riferimento alla decisione della duchessa Louise-Elisabeth di affidare il giovane erede Ferdinando, nato nel 1751, alle cure del noto esponente dei philophes illuministi Etienne Bonnot de Condillac, presente a Parma fin dal 1760.

Descrizione dell'opera

Il personaggio mitologico di Teti, la madre di Achille, con le vesti agitate dal vento, in piedi su una conchiglia spinta da due tritoni, trattiene con un gesto rassicurante il figlio, mentre il centauro Chirone gli mostra in lontananza alcuni oggetti simbolo del suo futuro percorso educativo. Nella nicchia indicata da Chirone, infatti, sono raffigurati un busto di Omero, al quale sono appesi una faretra ed un arco, ed una lira, ad esemplificare rispettivamente la poesia classica, la forza fisica e la musica, cui deve attingere il giovane Achille. Teti, figura materna e protettrice, rappresenta il simbolo di quella dolcezza e di quelle cure femminili, da cui, secondo la cultura illuminista, i giovani dovevano separarsi per intraprendere il proprio percorso educativo e d'identità individuale. Diversamente dagli altri due quadri di egual soggetto eseguiti da Pompeo Batoni, qui Achille è ritratto ancora bambino e i suoi tratti ricordano il gusto del Parmigianino, quasi come se l'artista volesse recare omaggio alla prestigiosa committenza parmense, terra natia del pittore rinascimentale. La figura di Teti rievoca invece Correggio, declinato secondo un gusto pienamente classicista.

Achille consegna il corpo di ettore ai familiari

Grande tela dipinta ad olio raffigurante l’episodio della consegna da parte di Achille del corpo di Ettore alla famiglia. Sulla sinistra della scena è raffigurato il carro, alle cui ruote è legato il cadavere di Ettore disteso a terra. Achille in atteggiamento trionfante sta dietro il corpo di Ettore calpestandolo con il piede destro. Al centro della scena vi è la figura femminile di Andromaca distesa piangente sul cadavere del marito, avvolta di un mantello rosso. Alle sue spalle la figura del vecchio Priamo con le braccia allargate in segno di supplica e la figura femminile di Ecuba. Sul lato destro del dipinto vi sono due bambini piangenti

Achille ferito

Il gruppo scultoreo fu realizzato a partire dal 1832 dallo scultore Innocenzo Fraccaroli nel suo soggiorno romano. L'opera, che doveva avere solo fini espositivi, non ebbe committenti: questo spiega il lungo tempo trascorso tra la creazione del modello in gesso (1832) e l'effettiva realizzazione della statua in marmo (1842), eseguita per un'esposizione alla pinacoteca di Brera. La scultura, considerata forse la migliore realizzazione dello scultore, diede molta fama al suo ideatore: oltre a Brera (1842), la scultura fu esposta e soggetta a molti elogi a Londra (1851), Parigi (1855) ed infine Monaco di Baviera (1869). L'opera fu dapprima venduta per poi essere riacquistata dallo scultore: donata al nobile milanese Eugenio Cantoni, alla sua morte venne donata alla pinacoteca di Brera che lo diede in deposito alla Galleria d'arte moderna di Milano, dov'è esposta tutt'oggi[. Il modello in gesso dell'opera destò particolare ammirazione all'Esposizione di belle arti di Verona del 1835, nel quale catalogo viene ampiamente descritta dal celebre poeta Giovanni Girolamo Orti Manara: Achille, ferito al tallone, si sforza di reggersi in piedi dopo il colpo mortale e prima di cadere morto. L'eroe è ritratto nudo ad eccezione dell'elmo greco adorno di vari fregi fra cui spicca un ippogrifo sormontato da una lunga criniera che gli scende sulle spalle. La figura di Achille, riguardandosi la ferita, si appoggia a un'ara su cui ha gettato il suo mantello. La statua, come gran parte delle opere di Innocenzo Fraccaroli, fu ispirata ai modelli dei grandi scultori neoclassici, su tutti Bertel Thorvaldsen e Antonio Canova: la realizzazione è impostata su Achille a gambe divaricate che danno una composizione piramidale del gruppo ripresa dall'Ercole e Lica e dei Pugilatori del Canova, mentre la semplicità dello schema ed il naturalismo rimandano alla statuaria di epoca classica riproposta dal Giasone di Thorvaldsen, mentre per contro l'Achille del Fraccaroli presenta una caratterizzazione dello stato d'animo più tipica della statuaria romantica, forse mutata dall'Achille morente di Filippo Albacini. Fu tuttavia questa fusione tra elementi dell'arte neoclassica e romantica a provocare la fortuna critica e i grandi elogi a questo lavoro.

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Il libro contemporaneo su Achille più in voga tra i giovani
La canzone di Achille

La canzonle di Achille (The Song of Achilles) è il romanzo di esordio di Madeline Miller, premiato con l'Orange Prize nel 2012. Il romanzo ripercorre la storia di Achille e Patroclo.

  • Titolo originale: The Song Of Achilles.
  • Autrice: Madeline Miller.
  • Prima Edizione: 2011.
  • Prima Edizione Italiana: 2013.
  • Genere: Romanzo.
  • Sottogenere: Romanzo rosa, Romanzo storico, Letteratura di guerra.
  • Lingua originale: Inglese.
  • Ambientazione: Ftia, Monte Pelio, Campo acheo in prossimità di Troia.
  • Protagonisti: Patroclo e Achile.
  • Riconoscimenti: Vincitrice dell'Orange Prize For Fiction nel 2012
Trama

Patroclo è un giovane principe debole e timido. Dopo aver ucciso un giovane aristocratico della propria terra, viene esiliato per volere del padre Menezio a Ftia. Lì conosce Achille, figlio di Peleo, con il quale instaura, un’amicizia, nonostante la contrarietà e il dissenso di Teti, madre del Pelide. I due ragazzi sono molto diversi fra loro: Achille è considerato dai Greci il guerriero più forte, Patroclo invece è debole e più propenso alla medicina. Nonostante ciò iniziano a frequentare insieme il centauro Chirone, che dà loro molti insegnamenti di vita. Ciò li rende uomini più maturi e sempre più legati l’uno all’altro. Infatti col tempo la loro amicizia si trasforma in vero amore. Un giorno, mentre i due si trovano sull’isola di Sciro, vengono chiamati a combattere in vista dell’imminente guerra contro Troia, causata dal rapimento di Elena, moglie di Menelao, da parte del principe troiano Paride. Così Achille decide di partire per ricevere la gloria eterna e decide che ad accompagnarlo sarà il suo compagno Patroclo.

Stile narrativo

Nel romanzo il registro è medio-alto, con l’utilizzo di epiteti formulari. Il narratore è Patroclo, quindi interno, e la focalizzazione è interna fissa. Il ritmo è prevalentemente ipotattico e i personaggi sono presentati in modo diretto. Il tempo è indeterminato, ma si intuisce che si tratta di un periodo immediatamente precedente alla guerra di Troia.

Trama
I personaggi

-Patroclo: è il protagonista del romanzo. Figlio del re Menezio, viene accolto alla corte di Peleo e cresciuto insieme ad Achille, con il quale stringe un’amicizia che si trasformerà poi in un grande amore; -Achille: figlio del re Peleo e della ninfa del mare Teti, è il più forte guerriero acheo. Sceglie come suo compagno Patroclo, nonostante egli odi combattere. Con lui si instaura un forte legame amoroso;

-Deidamia: principessa di Sciro e figlia di Licomede. Per mezzo di Teti, si sposa con Achille, concependo un figlio, di nome Pirro; - Odisseo: re di Itaca. Con la sua astuzia, e grazie all’aiuto di Atena, riesce a smascherare Achille presso la corte di Licomede;

-Peleo: il re di Ftia e padre di Achille. È un uomo saggio ed è buono con tutti i fanciulli ospiti nella sua corte, tra i quali vi è Patroclo; -Teti: ninfa del mare e madre di Achille. Ha un carattere duro, soprattutto nei confronti di Patroclo, e teme per il fato del figlio, destinato a morire durante la guerra di Troia. È per questo che decide di sottrarre il figlio dalla partenza per la guerra nascondendolo presso l’isola di Sciro;

- Ettore: principe di Troia e figlio di Priamo. È il più forte dei guerrieri troiani. Uccide Patroclo mentre indossa le vesti di Achille, scatenando l’ira di quest’ultimo, che gli sarà fatale; - Chirone: saggio centauro, famoso per aver istruito molti eroi greci, prende in affidamento Achille e Patroclo nella sua grotta e fornisce loro molti insegnamenti su come affrontare al meglio la vita.

Il giudizio sul libro

Il romanzo è una reinterpretazione del poema dell’Iliade. L’autrice mette in primo piano un tema di grande attualità: l’omosessualità. Al tempo in cui è ambientato il racconto questo tipo di orientamento sessuale era normale, non destava alcun clamore. Oggi invece in gran parte della società regna l’omofobia. La lettura di questo libro rende consapevoli della totale naturalezza dell’omosessualità, poiché offre implicitamente al lettore un giusto paragone tra la società antica e quella odierna. La scrittrice ha preferito presentare una reinterpretazione in cui al centro della storia non vi è la guerra, come avviene nel poema omerico, ma l’amore.

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Tributo militare

Achille

Nella mitologia greca, Achille è considerato come il più grande eroe della guerra di Troia. Figlio della nereide Teti e di Peleo, re dei mirmidoni della Tessaglia, il mito racconta che fu immerso da bambino nelle acque dello Stige, che lo resero immortale. Ma dal momento che la madre lo immerse reggendolo per un tallone, questo rimase il suo unico punto vulnerabile.

Tributo militare

Sempre dal mito sappiamo che, appena adolescente, per evitare che partisse per la guerra di Troia, sua madre lo aveva nascosto presso il re di Sciro, Licomede, facendolo vestire da donna, ma fu smascherato grazie a uno stratagemma di Ulisse, già sulle sue tracce. Quest’ultimo, facendo finta di essere un mercante, portò insieme ad altri uomini oggetti e stoffe preziose a Sciro. I doni, adatti ai gusti femminili, furono presentati alla corte del re raccolti in una cesta, che nascondeva al suo interno delle splendide armi. Quando le figlie del re corsero sulla spiaggia ad ammirare quello che il finto mercante aveva portato, Achille, che era con loro, a differenza delle ragazze, fu attratto dalle armature tradendo così la sua vera identità. Fu costretto perciò a seguire i Greci che preparavano la spedizione contro Troia. Posto di fronte a una scelta di vita, se vivere a lungo senza gloria e sconosciuto a tutti o avere una vita breve e famosa per le imprese che avrebbe compiuto, Achille scelse quest’ultima, così il suo destino fu segnato. Abbandonò Deidamia, la figlia di Licomede da cui aveva avuto un figlio, Pirro Neottolemo, e andò a combattere la guerra, guidando i suoi soldati in quella impresa.

Tributo militare

Nel corso della sua vita, Achille dimostrò più e più volte di essere un valoroso guerriero: molte furono le conquiste che gli portarono fama e ricchezza e anche schiavi e schiave. Fra queste, una gli divenne particolarmente cara, Briseide. Proprio per lei infatti, si scatenò l’ira funesta di Achille, quando Agamennone la rapì. Agamennone infatti aveva offeso Apollo rapendo Criseide, figlia del sacerdote Crise: il Dio, per punirlo, aveva così scatenato una pestilenza fra i Greci che, nel contesto della lunga guerra di Troia, stavano per questo per essere sconfitti dai Troiani. Durante un'assemblea, Achille suggerì di placare le ire di Apollo restituendo Criseide al padre. Ma Agamennone, risentito, decise allora di rapire Briseide, suscitando la terribile ira dell'eroe. Achille, furioso, venne però placato da Atena, ma decise comunque di ritirare i suoi soldati e non partecipare più alla guerra, lasciando in difficoltà i suoi compagni Greci. Le vicende del conflitto furono alterne, finché Patroclo, amico di Achille, non ottenne da lui il permesso di indossare le sue armi e di andare in campo al suo posto solo per spaventare i Troiani e per tenerli lontani dalle navi che essi volevano assalire e bruciare.

Tributo militare

Ma nel momento in cui Patroclo fu ucciso da Ettore, il più forte eroe del campo troiano, Achille, in preda a un insostenibile dolore, dopo aver celebrato le esequie in onore del compagno, decise di riprendere il combattimento, determinando in tal modo la propria morte. Uccise Ettore vendicandosi per la morte dell’amico, ma, nel corso della battaglia, una freccia di Paride, guidata dal dio Apollo, lo colpì nell’unico punto vulnerabile del suo corpo, il tallone. E così si compì il suo destino. Prima di morire il valoroso Achille chiese che sulla sua tomba fosse sacrificata Polissena, una delle figlie di Priamo, padre di Ettore e re di Troia, della quale egli si era perdutamente innamorato, fino a volerne fare la sua sposa. Polissena gli fu negata, ma Achille la portò sempre nel cuore, tanto da chiedere che nel momento estremo della sorte di Troia, Polissena lo seguisse nel mondo delle ombre, dove avrebbe potuto tenerla sempre con sé. Il destino di Achille si era dunque compiuto come egli aveva scelto: una vita breve e valorosa e una morte eroica con le armi in pugno sul campo di battaglia.

Tributo militare

Achille contro Ettore

Tributo militare

Omero,Iliade

Omero, Iliade di Alessandro Baricco è una versione innovativa del poema omerico perché Baricco rivede l'Iliade per raccontarla in chiave teatrale, quindi la accorcia e la rende più scorrevole; semplifica e riorganizza il testo in ventuno capitoli, corrispondenti ad altrettanti personaggi del poema e ad un aedo che racconta, in chiusura, l'assedio e la caduta di Troia.

Tributo militare

Il testo di Baricco è la riscrittura dell’Iliade in un libro composto da venti monologhi e un’aggiunta finale. Il poema è un classico dell’umanità e l’intervento di Baricco si caratterizza per una scrittura moderna, un ritmo incisivo, l’uso dell’italiano corrente, la narrazione in soggettiva, qualche piccolissima aggiunta testuale. Un’ultima innovazione è rappresentata dalla rinuncia, da parte di Baricco, alle apparizioni degli dei. Si tratta di un interessante esperimento che porta alla luce il sostrato umano (anche “troppo umano”, si potrebbe aggiungere) che si cela, talvolta bene mimetizzato, nelle pieghe di opere ritenute troppo frettolosamente “religiose”.

Tributo militare

Nella premessa, l’autore fornisce le motivazioni di questa scelta controcorrente: «L’Iliade ha una sua forte ossatura laica che sale in superficie appena si mettono tra parentesi gli dèi. Dietro al gesto del dio il testo omerico cita quasi sempre un gesto umano che raddoppia il gesto divino e lo riporta, per così dire, in terra. Per quanto i gesti divini tramandino l’incommensurabile che spesso si affaccia nella vita, l’“Iliade” mostra un’ostinazione sorprendente a cercare, comunque, una logica degli eventi che abbia l’uomo come ultimo artefice. Se quindi si tolgono gli dei da quel testo, quel che resta non è tanto un mondo orfano e inspiegabile, quanto un’umanissima storia in cui gli uomini vivono il proprio destino come potrebbero leggere un linguaggio cifrato di cui conoscono, quasi integralmente, il codice. In definitiva: togliere gli dei dall’“Iliade” non è probabilmente un buon sistema per comprendere la civiltà omerica: ma mi sembra un ottimo sistema per recuperare quella storia riportandola nell’orbita delle narrazioni a noi contemporanee. Come diceva Lukács: “il romanzo è l’epopea del mondo disertato dagli dei”»

Tributo militare

I personaggi principali:Achille

Achille, combattente degli achei, è un semidio ed è proprio la sua ira il fulcro del poema, perché per rabbia Achille lascia il campo di battaglia permettendo ai troiani di avere il sopravvento e spingendo Patroclo, suo caro amico, a combattere al suo posto e morire per gli achei; la sua morte causa un ulteriore ira da parte di Achille che però stavolta si getta con foga nel combattimento seminando panico tra gli achei. Per quanto sia temibile e spietato in battaglia, Achille dimostra di desiderare ardentemente la pace pronunciando davanti agli ambasciatori mandatagli da Agamennone un violento grido di pace: “Niente, per me, vale la vita: non i tesori che la città di Ilio fiorente possedeva prima, in tempo di pace, prima che giungessero i figli dei Danai; non le ricchezze che, dietro la soglia di pietra, racchiude il tempio di Apollo signore dei dardi, a Pito rocciosa; si possono rubare buoi, e pecore pingui, si possono acquistare tripodi e cavalli dalle fulve criniere; ma la vita dell'uomo non ritorna indietro, non si può rapire o riprendere, quando ha passato la barriera dei denti”. Quindi odia profondamente la guerra, la stessa guerra che gli porterà via Patroclo.

Tributo militare

I personaggi principali: Ettore e Andromaca

Ettore, antagonista di Achille, è il più valoroso eroe dei troiani, figlio prediletto di Priamo sempre in prima linea ha un forte senso dell’onore e combatte strenuamente per Troia; è molto temuto dagli achei e affronta in un duello, che per lui si rivelerà mortale, Achille che lo ha sfidato per vendicarsi della morte di Patroclo. La sua sposa, Andromaca, lo scongiura di non andare sul campo di battaglia dove incontrerà la morte e la lascerà sola con il figlio, Scamandrio o Astianatte, ma Ettore non la ascolta dicendo che sarebbe morto valorosamente in battaglia proteggendo suo padre Priamo e Troia

Tributo militare

I personaggi principali:Agamennone

Agamennone, era il comandante dell’esercito Acheo, è definito anche “re dei re”, è lui la causa dell’ira di Achille perché gli sottrae Briseide, il suo bottino di guerra.

Tributo militare

I personaggi principali:Il Fiume

Il Fiume, è un personaggio diverso dai soliti schemi, nell’Iliade di Omero non interagisce direttamente mentre in quella di Baricco parla e si rivolge direttamente agli eroi minacciando ad esempio Achille perché riempie il suo letto di cadaveri degli Achei: “…per anni avevo udito i lamenti, perché un fiume non corre sordo dove gli uomini muoiono. Sempre impassibile avevo portato al mare i bagliori di quella faida feroce. Ma quel giorno, troppo fu il sangue, e la ferocia, e l’odio. Nel giorno della gloria di Achille io mi ribellai, disgustato. Se non avete paura delle favole, ascoltate questa” quindi il fiume racconta il giorno più sanguinoso dello scontro; Baricco interagisce con la natura nel suo racconto, sia con il fiume sia con i cavalli di Achille, animali possenti e immortali che si rifiutano di fuggire dalla battaglia quando Patroclo è stato ucciso, quindi Baricco li rappresenta con un carattere proprio, capaci di interagire.

Tributo militare

Gli uomini “veterani” nel combattere che, stremati da dieci anni di guerra, dimostrano un amore fermo per la pace. Questa è una delle principali caratteristiche del poema di Baricco: la scoperta, nell'Iliade, che è poema di guerra, di un'umanità in cerca di tregua. Gli stessi guerrieri che uccidono, spietati, sul campo di battaglia, affamati di morte e di vittoria, desiderano in cuor loro di fare ritorno a casa, piangere i propri morti, ritrovare le proprie spose. E sono proprio le donne, secondo Baricco, che desiderano una civiltà libera dal dovere della guerra.

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grazie per la visione

DARIO MUSUMECILUCREZIA PATTI CHIARA ODETTE SGROI DARIO TRIFERò