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Transcript

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DEFINIZIONE

Cosa significa il concetto di mafia

Principi fondanti

Favoreggiamenti e omertà

La Storia della mafia

I momenti salienti nella storia della mafia

Le organizzazioni

Le organizzazioni mafiose in Italia e nel mondo

La mafia colombiana

L'esperienza colombiana raccontata attraverso il cinema

la sicurezza del potere, si basa sull'insicurezza dei cittadini

„Lo sguardo di chi muore sempre quello è. Pensi: è arrivato il mio momento. Quello sguardo l'ho avuto tante volte anch'io."Gaspare Mutolo

ANTEFATTI, AFFILIAZIONE E PENTIMENTOGaspare Mutolo fu quello che nel contesto di Cosa Nostra, veniva definito un “soldato semplice”, per poi diventare boss della Piana dei Colli; tra il 1968 e l’inizio degli anni ’70 faceva dentro e fuori di galera, in quest’occasione conobbe Totò Riina, di cui fu compagno di cella per alcuni mesi. Dopo l’ennesima scarcerazione in favore di Mutolo, Riina lo convinse ad uscire dalla cosiddetta “microcriminalità”, ed affiliarsi a Cosa Nostra, da lì Mutolo riuscì a mettere insieme un bel gruzzolo, “lavorando” per la Mafia e trafficando eroina. Nel 1974, quando la mafia siciliana rapiva persone facoltose nel Nord-Italia, secondo alcune testimonianze di altri pentiti, egli fu incaricato di rapire Silvio Berlusconi, anche se questo punto rimane misterioso, poiché, nel 1974, quando Mutolo era già in Lombardia, pronto per il rapimento, fu richiamato in Sicilia da Tano Badalamenti e Stefano Bontade (dichiarazione dello stesso Mutolo). Nel 1986 fu coinvolto nel Maxi-Processo di Palermo istituito da Falcone e Borsellino; in quell’occasione fu condannato a 10 anni di reclusione, nel 1991 fu convinto dallo stesso Falcone a collaborare con la giustizia, fu proprio in questo contesto che Mutolo, interrogato da Borsellino, rivelò le dinamiche della Trattativa Stato-Mafia, poi Borsellino fu assassinato, con annessa sparizione della forse un po’ mitizzata agenda rossa, in cui il giudice avrebbe annotato i legami tra i politici ed i mafiosi, rivelati dai pentiti, tra cui lo stesso Mutolo. L’ARTE DEL “PICASSO DELLA MAFIA”La definizione di “Picasso della Mafia”, deriva da un articolo online pubblicato dal giornale Il Dubbio, intitolato “Gaspare Mutolo, anche la Mafia ha il suo Picasso”. Dai soggetti delle sue opere, egli pare dipingere forse per espiazione, o forse per denuncia, poiché il tema della Mafia è tra i più ricorrenti nella sua produzione, i riferimenti sono spesso palesi. Per i dipinti di Mutolo, si può parlare di una fitta simbologia atta alla denuncia del fenomeno mafioso, ognuna di queste allegorie ha un significato: troviamo la piovra, un animale che a causa della sua forma viene collegato alla Mafia, una testa che ricorda la “Cupola” (principale organo di comando di Cosa Nostra), ed i tentacoli, che rappresentano tutti i legami e gli affiliati dell’organizzazione criminale, spesso troviamo i tentacoli che vanno ad infilarsi nelle case, come a significare che la Mafia, soprattutto in quegli anni, era pressoché ovunque. Altri simboli che troviamo nei dipinti mutoliani, sono le lumache che indossano i classici copricapi dei giudici, a simboleggiare la lentezza della giustizia, che molto spesso era pilotata dalla Mafia stessa, troviamo le colombe, simbolo di speranza, troviamo il Colosseo, simbolo di Roma, e forse degli acclarati legami tra Mafia ed istituzioni, troviamo l‘aquila che affonda i suoi artigli nella testa della piovra, simbolo forse, proprio di Paolo Borsellino, per cui Mutolo nutrì grande rispetto.

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La mafia si è sviluppata in Sicilia dopo l'abolizione del sistema feudale nel 1812. Il trasferimento di gran parte della proprietà terriera alla borghesia ha infatti indotto i nuovi proprietari ad organizzare bande o squadre per il controllo territoriale. Le bande fungevano da mediatori tra ladri e derubati, tra contadini e nuovi proprietari e davano protezione agli affiliati. Dopo l'Unità d'Italia ci sono stati i primi esperimenti di coordinamento fra cosche. La sottovalutazione del fenomeno mafioso da parte del governo centrale ha permesso la penetrazione della mafia nelle istituzioni legali, legittimando ulteriormente il potere mafioso agli occhi dei siciliani. La campagna repressiva contro la mafia, voluta da Mussolini dopo un viaggio in Sicilia nel maggio del 1925 e affidata al prefetto Cesare Mori, si è articolata su un piano sia repressivo che sociale: da un lato si faceva ricorso a misure di polizia per sradicare i mafiosi dai territori controllati e attaccarne il prestigio presso le comunità; dall'altro l'azione era rivolta a neutralizzare il peso del ceto intermedio, abolendo le elezioni politiche e amministrative e riservando allo Stato le funzioni di protezione e di regolamentazione economica. Con la caduta di Mussolini la mafia è riapparsa. Gli uomini d'onore, antifascisti convinti, sono passati dal carcere alle cariche pubbliche. In realtà, gran parte dei mafiosi era sfuggita alla repressione fascista rifugiandosi negli Stati Uniti d'America, dove hanno dato vita all'Unione siciliana, chiamata più tardi Cosa nostra. La mafia da rurale è diventata urbana, attirata da nuove fonti di profitto: edilizia, mercati generali e appalti. In questi anni si è intensificato il rapporto fra cosche mafiose e partiti politici, per i quali la mafia non mostrava alcun interesse ideologico, limitandosi a indirizzare il consenso verso lo schieramento in grado di fornire le maggiori garanzie di conservazione del proprio potere. Dopo aver superato i primi processi alla fine degli anni ’60, la mafia durante gli anni 70 ha svolto un'opera di rafforzamento del proprio tessuto organizzativo per renderlo adeguato ai mutati scenari criminali, dal contrabbando al traffico di stupefacenti. Il rapporto con le istituzioni è diventato più conflittuale, prevedendo, come unica alternativa alla corruzione dei rappresentanti dei poteri statali, l’eliminazione degli stessi, con metodologie di tipo terroristico.Nel 1962 è stata istituita la prima Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia in Sicilia, che però non ha dato risultati apprezzabili. Sono state varate nuove leggi che hanno introdotto il reato di associazione di stampo mafioso e hanno definito giuridicamente il delitto di mafia. Nel 1982 è nato l'Alto commissariato per la lotta alla mafia e nel 1983 la nuova Commissione parlamentare antimafia, che è tuttora in funzione. Queste misure sono culminate nel 1986 nel primo maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone. Nel 1991 è stata istituita una Direzione investigativa antimafia, la DIA, e una Direzione nazionale antimafia. Consistenti successi giudiziari si sono registrati solo col ricorso sistematico ai cosiddetti pentiti o collaboratori di giustizia, che hanno permesso agli investigatori di penetrare all'interno dell'organizzazione di Cosa Nostra. La mafia ha comunque colpito importanti personalità che hanno dedicato la propria vita alla lotta contro questa organizzazione. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, definiti “martiri della giustizia” da Giovanni Paolo II, sono stati uccisi nel 1992 a distanza di due mesi. La strage di CapaciGiovanni Falcone è stato ucciso a Capaci il 23 maggio 1992, mentre rientrava da Roma. La notizia della sua morte si diffonde rapidamente ed iniziano a circolare volantini con una citazione del giudice: "Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini". La strage di via D'AmelioIl 19 luglio 1992, dopo aver mangiato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino, insieme alla scorta, è andato in via D'Amelio a trovare la madre. Al suo passaggio sotto la casa della madre è esplosa una Fiat 126 con circa 100 kg di tritolo a bordo. Nell'esplosione, oltre al giudice, sono morti i cinque agenti della scorta. Pochi giorni prima di essere ucciso, Borsellino aveva dichiarato di essere un “condannato a morte”. Sapeva infatti di essere nel mirino di Cosa Nostra ed era consapevole che prima o poi l'organizzazione sarebbe arrivata a colpirlo. Da allora l’azione repressiva di polizia e magistratura ha fatto registrare non pochi successi, a cominciare dall’arresto di Riina (1993) e di Provenzano (2006). Ma la mafia in Italia, ben radicata in tutto il Paese e dotata di estesi collegamenti internazionali, è ancora ben lontana dall’essere definitivamente estirpata.

TRAMASiamo alla fine degli anni 70 quando Pablo Escobar inizia a produrre cocaina. A raccontare la storia è Steve Murphy, agente americano della DEA che lavora in Colombia. Si parte dalle origini quando Escobar non era altro che un mercante di Medellin e trafficava su camion merci illegali come alcool, sigarette ed elettrodomestici in un periodo in cui era severamente vietato.Ad un certo punto, un amico lo porta a conoscenza della cocaina. I due si espandono, entrano in affari insieme, creano laboratori di taglio nella foresta pluviale e porta il prodotto a Miami, dove diventa la droga dei ricchi, dei famosi e degli ambienti cinematografici Ai due gli piovono addosso fiumi di soldi: la domanda è sempre più crescente, Pablo deve allargarsi e fonda laboratori più grandi, vie e percorsi di distribuzione in tutti gli Stati Uniti. Ma di pari passo crescono anche i crimini, i rivali, gli interessi. Gli americani mandano allora degli agenti della DEA in Colombia per affrontare il problema. Insieme a Murphy c’è Javier Pena che in collaborazione col colonnello Carrillo, vogliono mettere fine al flusso di cocaina negli Stati Uniti. Si scatenerà un’avvincente caccia all’uomo contro Pablo Escobar e tutta la sua gang. Il nuovo obiettivo della DEA e dell’agente Javier Peña è il cartello di Cali, che collaborando di fatto con la DEA, ha contribuito alla cattura di Pablo Escobar. In realtà il loro scopo era rimpiazzare il cartello di Medellin nella produzione e distribuzione della cocaina sul mercato mondiale. A capo di questo cartello ci sono i già noti fratelli Gilberto Rodriguez e Miguel Rodriguez Orejuela.

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Il concetto di mafia Con il termine mafia si intende un sistema di potere esercitato attraverso l’uso della violenza e dell’intimidazione per il controllo del territorio, di commerci illegali e di attività economiche e imprenditoriali; è un potere che si presenta come alternativo a quello legittimo fondato sulle leggi e rappresentato dallo Stato. Un sistema di contro-potere dunque (a volte chiamato anti-Stato proprio per questa sua caratteristica), con una gestione gerarchica e verticistica, basata su regole interne a loro volta fondate sull’uso della violenza e dell’intimidazione

Come agisce Le organizzazioni criminali di stampo mafioso creano un sistema, un vero mondo parallelo e alternativo alla società legale, in cui interi territori finiscono sotto il loro controllo, condizionando direttamente o indirettamente la vita della comunità. Nelle zone controllate dalla mafia, infatti, sono i clan della malavita a decidere chi lavora, chi può costruire un palazzo, chi può avviare un'impresa, chi viene protetto o chi, viceversa, va punito. La mafia, insomma, si sostituisce allo Stato, e quindi finisce per essere appoggiata non solo dai suoi membri o dai soci in affari, ma anche da gente comune che, trovandosi in difficoltà, vede nella malavita un modo per guadagnarsi da vivere. I principali ricavi della mafia provengono dallo spaccio di droga, dal traffico d'armi, dalla gestione degli appalti e, in certe zone, dallo smaltimento illecito di rifiuti tossici, un giro d'affari milionario con cui molte famiglie mafiose si sono arricchite risparmiando sui costi e rilasciando nell'ambiente tonnellate di rifiuti nocivi e altamente inquinanti. Favoreggiamenti, vendetta e omertà La mafia mira ad imporre la propria regola dell'omertà, o legge del silenzio, in coerenza col principio dell'onore mafioso, e assume la vendetta (''una vera specialità della delinquenza siciliana''), per sentenza dei propri interni tribunali, come strumento della giustizia interna.

La mafia italiana La mafia prende nomi diversi a seconda della regione di appartenenza dei clan. La mafia in Italia ha avuto come luogo del suo epicentro la Sicilia, ma oggi si è diffusa in tutta la nazione. Ecco qualche informazione in più sulle mafie italiane:

  • Cosa Nostra, in Sicilia, è molto organizzata: ha dei “soldati” o “uomini d’onore” che si occupano di compiere omicidi o di chiedere il “pizzo” e dei capi che fanno parte della “cupola”, una specie di commissione che regola tutti gli affari. Negli anni Novanta lo Stato, grazie al lavoro di magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, inferse durissimi colpi alle cosche di Cosa Nostra, ridimensionandone la forza criminale.
  • La Camorra è nata in Campania e resta molto radicata, sviluppata in quella regione dove ha creato dei veri e propri “sistemi” criminali che sfruttano soprattutto la povertà delle persone nelle periferie della città più importanti come Napoli. In particolare si occupa dello spaccio della droga, del traffico d’armi e di rapine ma anche di traffico di rifiuti illeciti.
  • La ‘Ndrangheta è calabrese anche se oggi è ormai diffusa anche in Emilia Romagna, Lombardia e all’estero. Si è organizzata in ‘ndrine. Oggi è la più ricca delle mafie soprattutto grazie al traffico di droga ma anche alla conquista del potere in alcuni comuni.
  • In Puglia, nel Salento, è nata la Sacra Corona Unita. Sacra: poiché, al momento dell’affiliazione, il nuovo membro viene “battezzato” o “consacrato”; Corona: nelle processioni si usa il rosario; Unita: per ricordare la forza di una catena fatta di tanti anelli.

Mafie nel mondo A livello internazionale, si usa il termine mafie per organizzazioni criminali complesse, antiche, come le Triadi cinesi e la Yakuza giapponese, i cartelli latino-americani, la mafia russa, albanese, nigeriana ecc. Triadi cinesi Le Triadi sono nate nella Cina imperiale del XVII secolo come movimento politico per rovesciare la dinastia straniera dei Ching, originaria della Manciuria, e portare al potere quella dei Ming. Poi, però, si sono trasformate in vere e proprie organizzazioni criminali dedite alla corruzione; allo sfruttamento del gioco d’azzardo clandestino e della prostituzione; al traffico di stupefacenti; all’usura; a sequestri di persona a scopo di estorsione; alla gestione dell’immigrazione clandestina; alla falsificazione di carte di credito, passaporti, permessi di soggiorno ecc. Yakuza giapponese La Yakuza, il cui nome deriva da un popolare gioco di carte giapponese, è un’organizzazione suddivisa in circa 3500 gruppi. Ciascun gruppo si compone in media di trenta, quaranta membri ed è indipendente dagli altri. Ogni clan ha un suo leader che controlla un territorio specifico, la cui estensione rispecchia l’egemonia della famiglia e il potere del boss. Le principali attività nelle quali è coinvolta la Yakuza sono: il traffico di stupefacenti; il gioco d’azzardo; le scommesse clandestine; lo sfruttamento della prostituzione. La mafia giapponese è riuscita inoltre a inserirsi gradualmente nell’econoomia legale penetrando nei mercati finanziari e nelle grandi multinazionali. Mafia russa Le principali attività della mafia russa sono il riciclaggio del denaro sporco; lo spaccio di banconote false; lo sfruttamento della prostituzione; il traffico di droga, armi, opere d’arte. Cartelli colombiani I cartelli si dividono per dimensioni, dai semplici accordi di gestione per produzione e smercio di droga tra narcotrafficanti, ai formali gruppi criminali impegnati sia nell'importazione che nell'esportazione di stupefacenti. Solitamente il termine viene applicato a quelle organizzazioni che hanno fatto della distribuzione di droghe, in particolare cocaina, la loro principale attività lucrativa, raggiungendo accordi a livello nazionale ed internazionale per il coordinamento delle operazioni.