Want to create interactive content? It’s easy in Genially!

Get started free

Manet

Link95a _

Created on May 29, 2023

Start designing with a free template

Discover more than 1500 professional designs like these:

Practical Presentation

Smart Presentation

Essential Presentation

Akihabara Presentation

Pastel Color Presentation

Nature Presentation

Higher Education Presentation

Transcript

Édouard Manet

Il moderno attraverso la tradizione

La vita

Manet nacque a Parigi il 23 gennaio 1832, fu uno dei primi artisti del XIX secolo a dipingere la vita moderna, fu considerato il maggiore interprete della pittura pre-impressionista e fondamentale nella transizione dal realismo. Nacque in una famiglia dell'alta borghesia francese con forti legami politici. Il padre era ostile alla pittura e voleva che il figlio intraprendesse studi di giurisprudenza, ma Manet si rivelò uno studente mediocre ed alla fine riuscì a convincere il padre ad iscriverlo all'accademia di belle arti. I suoi primi capolavori, La colazione sull'erba e Olympia, furono origine di grandi polemiche e servirono come punti di partenza per i giovani pittori che avrebbero dato vita alla corrente dell'impressionismo. Oggi, questi dipinti sono considerati spartiacque che segnano l'inizio dell'arte moderna. Durnate i suoi ultimi anni sviluppò il proprio stile che sarebbe stato annunciato come innovativo e avrebbe rappresentato una grande influenza per i pittori successivi.

La formazione

Pur non essendo rivoluzionario, Manet compì scelte che lo posero nelle condizioni di essere considerato un precursore dell'avanguardia impressionista. La formazione di Manet avvenne sotto la tutela del pittore accademico Thomas Couture: il rapporto tra i due fu burrascoso, in quanto l'allievo era insoddisfatto delle pose rigide ed esagerate dei modelli che doveva riprodurre. Convinto che il rinnovamento dell'arte dovesse comunque avvenire nella tradizione, Imparata la lezione, ma mantenendo lo sguardo ben fisso sulla realtà contemporanea, nel 1863 dipinse due capolavori che diedero origine alla pittura moderna: Colazione sull'erba e l’Olympia.

Olympia

Manet era fermamente convinto che l’arte dovesse affermarsi attraverso la validazione della politica dei Salons, per questo sottopose tutte le sue opere alla giuria d’accettazione. Finalmente, nel 1865 l’Olympia fu accettata nei Salons. L’opera era una reinterpretazione della Venere di Urbino di Tiziano e della Maja desnuda di Goya. Manet rappresentò una prostituta.La donna è rappresentata nel letto mentre riceve in dono da un cliente un mazzo di fiori. La feroce critica si concentrò principalmente sulla realisticità del corpo, dalle forme comuni e imperfette, e sulla bidimensionalità dell'opera, ripresa dall'arte giapponese. Anche dal punto di vista cromatico e tecnico Olympia era un oltraggio allo stile accademico della pittura del tempo. Dipinta in ampie zone di monocromo, con un primo piano chiaro e uno sfondo scuro, l'opera è ravvivata da tocchi colorati nei dettagli: uno scialle con motivi orientali; fiori rosati tra i capelli; un mazzo di fiori, il cui colore è esaltato dal fogli bianchi accartocciati che li avvolgono. Non ci sono volume, prospettiva e chiaroscuro, sostituiti da uno sfondo monotono di colore, dove la giustapposizione di toni caldi e freddi illumina l'opera, facendola ritenere inaccettabile.

La colazione sull'erba

La colazione sull'erba era originariamente chiamata Il bagno. L'idea di questo argomento è nata da un'esperienza reale. Osservando alcune persone che si bagnavano nella Senna ad Argenteuil una domenica di agosto del 1862, Manet affermò che avrebbe dipinto un nudo immerso in un'atmosfera trasparente, aggiungendo che sarebbe stata un’opera frutto di critiche. Ciò che colpì non fu la nudità, però, ma l’ambientazione in un contesto contemporaneo. Manet, infatti, ritrasse gli uomini e le donne del suo tempo. Entrambi i giovani protagonisti del quadro sono vestiti alla francese: uno è semisdraiato, tiene in mano un bastone e indossa un cappello nero con nappe, l'altro è seduto, indossa una cravatta nera. I due dialogano educatamente in compagnia di una ragazza nuda che non si interessa alla loro conversazione ma fissa lo sguardo sullo spettatore, creando una complicità e un'ambiguità inopportune. La giovane donna non rappresenta una dea o una figura mitica, così come non vi è alcuna allusione simbolica nascosta nella sottoveste che fa il bagno nello stagno sullo sfondo. Ciò che fu considerato inaccettabile è proprio la scelta audace senza idealizzazione e il "dipingere quello che si vede" di Manet.

La costruzione dello spazio

Una tecnica nuova

I modelli della tradizione

Manet si ispira a modelli cinquecenteschi, riprende il tema del dialogo tra figure nude dal Concerto campestre di Tiziano. Lo schema delle figure invece è ripreso dal Giudizio di Paride di Raffaello. Il dipinto di Manet e quello di Raffaello condividono anche la presenza dell’acqua sullo sfondo. La rivoluzione di Manet fu trasformare il concerto in una colazione e le divinità fluviali in eleganti parigini.

Il quadro fu realizzato in studio con una tecnica caratterizzata da decisi contrasti cromatici. Nella natura morta in primo piano si accostano toni caldi e freddo con pennellate larghe e veloci. I contorni delle figure sono abbozzati con colpi di pennello ed è assente il chiaroscuro. Sullo sfondo i colori si fanno meno vividi riproducendo gli effetti di luce e i riflessi.

L’impostazione del dipinto è di stampo classico, al centro del dipinto le figure sono poste come in un triangolo isoscele. La profondità non è resa dalla prospettiva, ma si può intendere dalla disposizione libera di erba, acqua e fronde che si trovano a diverse distanze dal primo piano.

Ritratto di Émile Zola

Zola fu grande ammiratore di Manet e ne prese le difese in un suo celebre pamphlet. Zola è raffigurato di tre quarti, seduto davanti a uno scrittoio sul quale appare, tra vari libri, il pamphlet azzurro scritto in difesa di Manet. Il viso dello scrittore arriva all’osservatore con immediatezza e comunica una grande forza psicologica. Sembra intagliato dalla luce nel fondo nero e lo sguardo è pensieroso. Lo scrittore regge con una mano un libro aperto, che con le sue pagine bianche interrompe la macchia scura dell'abito. Sebbene si noti una raffinata semplificazione della stesura, l'esecuzione di Manet fu lenta. Nel dipinto convergono opere d'arte di diversa epoca e provenienza, da Velázquez alle stampe giapponesi. Ciò indica come un'arte moderna possa nascere solo dalla conoscenza e dalla fusione di modelli del passato e di un esotico che aveva il fascino della recente scoperta.

Le influenze

Il volto

Pamphlet

Trionfo di Bacco (Velázquez), Lottatore di Sumo (Utagawa Kuniaki), Olympia (Manet)

«Il posto di Manet è fissato al Louvre come quello di Courbet egli passa dal bianco al nero senza esitare, con vigore rende i diversi oggetti che si staccano gli uni sugli altri. Tutto il suo essere lo conduce a vedere per macchie, per brani semplici ed energici»

Il bar delle Folies-Bergère

Le Folies-Bergère era uno dei locali più frequentati della Parigi dell’epoca. Il locale era dotato di illuminazione elettrica e di poltrone e palchi isolati che separavano gli spettatori dalle persone sulla pista. Manet trascorse molto tempo alle Folies-Bergère durante i suoi ultimi anni di vita e riuscì attraverso il dipinto che porta lo stesso nome del locale a restituirne intatta l’atmosfera. L’osservatore può notare subito in primo piano la natura morta del tavolo sul quale si trovano numerose bottiglie. La monotonia del tavolo è spezzata da una fruttiera in cristallo e da un bicchiere con dei fiori che risaltano per via dei loro colori accesi. Subito dietro si può vedere la giovane cameriera che indossa un vestito nero adornato di pizzi bianchi. La cameriera guarda dritto verso l’osservatore, tuttavia è possibile vedere ciò che la ragazza vede attraverso uno specchio posto alle sue spalle. Lo specchio dona all’opera un effetto caleidoscopico del luogo affollato e chiassoso. Nonostante la figura torreggiante della giovane donna, ogni dettaglio è fondamentale per rendere lo spaccato di vita quotidiana che rappresenta il caffè: lo sguardo fisso della barista; il volto dell'avventore maschile che le sta di fronte; lo scintillio del lampadario; le gambe del trapezista che compie gli esercizi sulla sbarra; la folla indistinta e variegata, composta da persone che parlano e ascoltano. La critica definì la tecnica incompleta e quasi bozzettistica, tuttavia le rapide pennellate e tocchi di colore frantumano l’immagine rendendola mobile e restituendo all'osservatore lo scintillio delle luci che attraversano l’atmosfera del locale.

Il volto

La natura morta

Il trapezista

Il rapporto con gli impressionisti

Dopo il 1863, l'anno dell'Olympia, Manet iniziò a frequentare un gruppo di giovani artisti che aveva accolto con tanto entusiasmo le sue sperimentazioni pittoriche: tra loro, Edgar Degas, Claude Monet e Pierre-Auguste Renoir. Li accomunava una ricerca orientata verso una pittura naturalistica e antiaccademica che di lì a poco avrebbe dato vita all'Impressionismo. Manet sostenne questi colleghi sin dai loro esordi, ma non partecipò mai alle loro mostre, sebbene la critica continuasse a individuare in lui, leggermente più anziano di alcuni di loro, il leader intellettuale del movimento.

Monet che dipinge sulla sua barca

Nel 1874 Manet si recò ad Argenteuil, località in riva alla Senna, per far visita a Monet che vi si era trasferito. Qui, per la prima volta, Monet convinse Manet dell'importanza della pittura en plein air. Questo dipinto è il risultato di tale "conversione": eseguito all'aperto, ritrae Monet che dipinge in presenza della moglie Camille nello studio galleggiante dell'artista: una barca con cabina che si era fatto appositamente costruire per poter trascorrere intere giornate sull'acqua, studiando il mutare della luce a ogni ora. La tela è luminosa, le pennellate sono rapide e lo specchio d'acqua vibra di rapidi tocchi cromatici. La scena è dominata dallo scafo scuro, dalle campiture piatte dei chiari vestiti e dall'azzurro della cabina. Pur entrando a contatto con gli impressionisti e lavorando sul "motivo", cioè sulla pittura dal vero di un soggetto, Manet rimane comunque fedele alla pratica tradizionale della rielaborazione in studio del dipinto.

Grazie per l'ascolto

Biagi Iacopo, Manfredi Elia