LA PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI
Sofia Boudoin
Created on May 29, 2023
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Transcript
Boudoin Sofia
la PALAZZINA DI CACCIA di stupinigi
La Palazzina di Caccia di Stupinigi è una residenza, originariamente adibita alla pratica dell'attività venatoria, eretta per i Savoia fra il 1729 e il 1733 su progetto dell'architetto Filippo Juvarra. Il sito, facente parte del circuito delle residenze sabaude in Piemonte, nel 1997 è stato proclamato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. La palazzina è situata nella località di Stupinigi (frazione di Nichelino), alla periferia sud-occidentale di Torino, dal cui centro storico dista circa 10 chilometri.
Veduta frontale
Settecento:
Il Settecento è lo splendore della trasformazione in palazzina di caccia del reVittorio Amedeo II di Savoia che fece trasformare radicalmente il complesso di Stupinigi per edificarvi una reggia degli svaghi dedicata alla caccia.Fu Vittorio Amedeo II di Savoia a decidere la trasformazione del complesso in forme degne del titolo reale cui era ascesa Casa Savoia. Nell'aprile 1729, quando già aveva deciso di abdicare, egli affidò il progetto a Filippo Juvarra. La palazzina di caccia fu inaugurata alla festa di sant'Uberto del 1731. A causa della guerra di successione polacca la vera inaugurazione del complesso alla vita di corte avvenne, però, nel maggio 1739. È importante comprendere che, nel Settecento, Stupinigi non era una vera e propria residenza. Come mostrano studi recenti,infatti, i sovrani sabaudi risiedevano a Torino solo per alcuni mesi, normalmente da Natale a Pasqua. Ciò spiega perché sino alla Restaurazione, Stupinigi non avesse un proprio governatore (come avevano, invece, Venaria e Moncalieri).
Il territorio presentava già un piccolo castello, tuttora visibile a levante della palazzina, che anticamente era stato realizzato con l'intento di difendere il paese di Moncalieri: esso era possedimento dei Savoia, un ramo cadetto della dinastia regnante del Piemonte. Durante il periodo di Emanuele Filiberto le ricche terre adiacenti al castello divennero uno dei luoghi prediletti dal sovrano e dalla sua corte per le battute di caccia, insieme ai boschi di Altessano .
Origini:
STORIA
Napoleone Bonaparte soggiornò al palazzo dal 5 maggio al 16 maggio 1805, Qui egli discusse con le principali cariche politiche di torino.Nel 1808, seppur sempre per brevi periodi, soggiornò alla palazzina Paolina Bonaparte con il marito, il principe Camillo Borghese.Nel 1832 la palazzina tornò ad essere proprietà della famiglia reale e il 12 aprile 1842 vi fu celebrato il matrimonio tra Vittorio Emanuele II, futuro primo re d'Italia, e l'austriaca Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena. Nell'Ottocento, la reggia, ospitò per diversi anni un elefante indiano maschio, che era stato regalato a Carlo Felice. L'elefante Fritz divenne famoso, ma dopo qualche anno l'elefante impazzì e incominciò a distruggere ciò che lo circondava (i segni sono ancora visibili sulle parti in legno); venne abbattuto e donato al museo zoologico dell'università di Torino. La palazzina ospita periodicamente mostre d'arte di livello internazionale.
OTTOCENTO:
PROGETTO
La pianta della palazzina è definita dalla figura dei quattro bracci a croce di Sant'Andrea, intercalati dall'asse centrale che coincide col percorso che da Torino porta alla reggia tramite un viale alberato che fiancheggia cascine e scuderie.Il nucleo centrale è costituito da un grande salone centrale di pianta ovale. Gli appartamenti reali si trovano nei quattro bracci. Le balconate sono ad andamento "concavo-convesso", sormontato dalla statua del Cervo, opera di Francesco Ladatte. Il principe Carlo Emanuele III affidò la direzione dei lavori a Giovanni Tommaso Prunotto, il quale provvide ad ampliare la palazzina partendo dagli schizzi lasciati dall'architetto messinese, cercando così di salvaguardare i complessi giochi di luce e di forme cari al suo predecessore. È così che vennero chiamati a corte, un gran numero di artisti per decorare i nuovi ambienti. L'interno è in Rococò italiano.
Pianta della Palazzina
Fino al 1848 il parco di Stupinigi ospitava non solo i fagiani, le lepri e i cinghiali che si vedono ancora oggi, ma soprattutto moltissimi daini e cervi: per questo il cervo fu scelto come animale simbolo. Tuttavia questo grande animale scomparve dalla zona a causa di una strage commessa da Agnelli. Precisamente Giuseppe Franco Agnelli, che si vendicò per una ingiusta multa comminatagli dai guardiani del parco per aver cacciato nei suoi possedimenti, ordinando una strage di “cervi nel parco del re” che di fatto pose fine alla caccia di questo animale nella zona.
Partendo dall'ingresso si accede alla vasta area della Galleria dei Ritratti che fu a suo tempo parte delle scuderie laterali progettate e realizzate da Filippo Juvarra dopo il completamento del complesso centrale della palazzina. Questo spazio era dunque utilizzato per la rimessa delle carrozze ed il ricovero dei cavalli durante le battute di caccia. Qui oggi si trova posta la statua originale del cervo di Stupinigi realizzata da Francesco Ladatte nel 1766 che sovrastava la cupola del salone centrale e che è stata posta al riparo nella sala nel 1992.
L'INGRESSO E LA STORIA DEL CERVO
Il salone centrale
Il salone centrale, vero e proprio cuore della palazzina, fu la prima idea dello Juvarra a essere portata a termine e il fulcro attorno al quale si sviluppò il suo intero progetto per il complesso. La sala si presenta come un grande ambiente di forma ovale culminante con una cupola chiusa da un soffitto a volta, senza tiburio né aperture superiori. Già nel 1730, la struttura muraria dello stesso salone poteva dirsi conclusa e il 10 febbraio 1731 il re commissionava ai fratelli bolognesi Giuseppe e Domenico Valeriani un grande affresco sulla volta, raffigurante il Trionfo di Diana, la dea classica della caccia che appare nella raffigurazione tra le nubi, al di sopra di un carro celeste sovrastante selve e boschi. Attorno si trovano inoltre putti con selvaggina o ghirlande di fiori, affiancati da ninfe e da geni silvani. All'apice dei quattro pilastri che sorreggono la cupola del salone, appena sotto il grande affresco, si trovano quattro medaglioni monocromi che rappresentano altri episodi relativi alla medesima divinità.
IL PARCO NATURALE
Il giardino è parte integrante del complesso della Palazzina di Caccia, il cui Salone delle Feste si affaccia sui grandi viali che si irraggiano, in fuga, verso i territori di caccia e le campagne dell'antico Ordine cavalleresco. Le perfette geometrie delle rotte del Parco rappresentavano, nella visione del genio juvarriano, l'ideale continuazione del disegno della Palazzina di Caccia: un impianto scenografico straordinario per l'epoca.Recentemente è stato riportato ai disegni originali, annunciato da aiuole geometriche che intersecano lunghi viali e costituito da un fitto bosco che, perse le connotazioni estetiche originali, oggi è costituito prevalentemente da carpini ad andamento naturale, oltre che da antiche querce, importanti per la conservazione della biodivesità. Questo giardino risulta ancor oggi completamente circondato da un muro di cinta, che però ha perso i peculiari collegamenti con il restante parco naturale.