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Perego Poesia 06 - Il lessico e le figure retoriche
Zanichelli
Created on May 27, 2023
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Transcript
POESIA Il lessicoe le figure retoriche
il testo poetico
Cominciamo!
N. Perego, M. Collina, E. Ghislanzoni, Gli istanti più belli © Zanichelli - 2024
Sommario
Le parole chiave e i campi semantici
Le figure retoriche
Le figure retoriche di significato
Le figure retoriche di ordine e posizione
01
Le parole chiave e i campi semantici
Parole CHIAVE
Campo semantico
dal greco semáinein, “segnalare, significare”
L’analisi delle scelte linguistichedi un poeta permette di individuare delle parole chiave, essenziali per il riconoscimento e la comprensione del messaggio e del tema; per questo possono anche essere definite parole tematiche.
In un testo poetico si trovano parole i cui significati si richiamano: si parla allora di campo semantico,gruppo di termini appartenentia un’area di significato comune,il cui utilizzo da parte del poeta contribuisce a rafforzareil contenuto del componimento.
Le parole di un campo semanticonon hanno mai significati appartenenti alla stessa area.
Falso
Vero
02
Le figure retoriche
Il poeta privilegia un uso connotativo della lingua: egli cerca di estendereil significato letterale delle parole sfruttandone tutte le sfumature, evocando immaginie suggerendo allusioni che contribuiscono a creare il linguaggio poetico.A tale scopo usa anche le figure retoriche, espressioni in cui le parole si caricanodi un significato differente da quello letterale, volte ad arricchire il senso del messaggio. Esse si distinguono in figure retoriche di:
DI SUONO
SIGNIFICATO
ORDINE O POSIZIONE
investono i contenuti delle parole conuno spostamento di significato
riguardano il rapporto tra le parole all’interno della frase o del verso
riguardano i fonemi che compongono le parole scelte dal poeta
03
Le figure retoriche di significato
Similitudine
dal latino similitudo, “somiglianza”
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie. Giuseppe Ungaretti, Soldati
Questa figura retorica consiste nel mettere in una relazione di confrontodue elementi tra cui si coglie una somiglianza, ed è introdotta da avverbi di paragone o locuzioni avverbiali: “come”, “quale”, “simile a”.
10
Allegoria
dal greco állos, “altro”, e agoréin, “dire”
Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta […] la vista che m’apparve d’un leone. Questi parea che contra me venisse con la test’alta e con rabbiosa fame, […] Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, Dante Alighieri, Commedia - Inferno, I, 31-33
Si ha un’allegoria quando personaggi, animali, situazioni presentati come reali e concreti rinviano a una diversa realtà, più ampia e di carattere simbolico, che allude di solito a nozioni astratte e a significati morali, superando il senso letterale-denotativo.
11
Metafora
dal greco metaphorá, composto da metá, “oltre”, e phérein, “portare, trasferire”
l’aria che sommuovi è un veleno che soffoca Pier Paolo Pasolini, Il ventaglio
Come la similitudine, questa figura retorica si basa sul principio di paragone e consiste nell’estensione di significato da una parola all’altra, legate fra loro da un rapportodi somiglianza. Si può dire che la metafora sia una similitudine abbreviata, come mostra il seguente esempio: dall’espressione “Il postino è veloce come un fulmine” (similitudine) si può ricavare “Il postino è un fulmine” (metafora): la qualità della velocità del fulmine viene metaforicamente attribuita al postino.
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Metonimia
dal greco metonymía, composto da metá, “oltre”, e ónoma, “nome”
Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Giovanni Pascoli, X Agosto
Consiste in uno scambio di significati tra due termini che appartengono allo stesso campo semantico e hanno tra loro un rapporto di vicinanza logica, per esempio:
– l’astratto per il concreto, o viceversa (“prendere provvedimenti per la vecchiaia” invece che “per gli anziani”); – la causa per l’effetto, o viceversa (“guarire da una caduta” invece che “da una ferita causata da una caduta”); – la materia per l’oggetto (“colpito dal ferro nemico” invece che “dalla spada di ferro del nemico”); – l’autore per l’opera (“leggere Manzoni”, per “leggere I promessi sposi di Manzoni”); – il contenente per il contenuto (“bere l’ultimo bicchiere”, intendendo “il liquido contenuto nel bicchiere”).
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Sineddoche
dal greco synekdokhe, composto da syn, “insieme”, e déchesthai, “ricevere”
il Turco sollicitava l’armata, che sarìa di 150 vele Niccolò Machiavelli, Lettere ante res perditas
Al pari della metonimia, si basa sullo scambio di un termine con un altro, avente però con il primo un rapporto quantitativo, di maggiore o minore estensione, come:
– la parte per il tutto (“scafo” per “nave”) o, viceversa, il tutto per la parte (“l’Italia” per “gli italiani”);– il genere per la specie (“felino” per “gatto”) o, viceversa, la specie per il genere (“il pane” per “il cibo”); – il singolare per il plurale (“Il tedesco beve la birra”, dove “tedesco” sta per “tutti i tedeschi”) o, viceversa, – il plurale per il singolare (“È difficile trovare i Manzoni odierni”, dove “i Manzoni” sta per “scrittori – che somiglino a Manzoni”).
14
Sinestesia
dal greco syn, “insieme”, e áisthesis, “percezione”
La luce era gridata a perdifiatoLeonardo Sinisgalli
Consiste nell’accostamento di termini che appartengono a sfere sensoriali diverse (vista, udito, gusto, olfatto, tatto), per esempio “colore caldo” (l’impressione visiva del colore è associata a quella tattile) o “urlo nero” (la sensazione uditiva è caratterizzata da quella visiva).
15
Antitesi
dal greco antíthesis, “contrapposizione”
Pace non trovo, e non ho da far guerra; e temo, e spero; ed ardo, e son un ghiaccio; e volo sopra ’l cielo, e giaccio in terra; e nulla stringo, e tutto ’l mondo abbraccio. Francesco Petrarca, Pace non trovo, e non ho da far guerra
Consiste nell’accostare due termini o concetti di senso opposto, la cui vicinanza ne evidenzia il contrasto (bello/brutto, felicità/ infelicità, alto/basso, facile/difficile ecc.).
16
Ossimoro
dal greco oxýmoron, composto da oxýs, “acuto”, e morós, “sciocco”
È l’estate, fredda, dei morti. Giovanni Pascoli, Novembre
bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto Giovanni Pascoli, Il lampo
Già dall’etimologia della parola si comprendeil concetto racchiuso in questa figura:si ha, infatti, un ossimoro quando vengono accostati termini dal significato contraddittorio.
17
Iperbole
dal greco hyperbolé, “l’atto di lanciare lontano”
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scaleEugenio Montale
Consiste nell’utilizzare termini esagerati, in eccesso o in difetto, per esprimere, amplificandoli, un concetto o un’idea, al di là della verosimiglianza. Si tratta di una figura molto usata anche nella lingua parlata e d’uso comune: “È un secolo che non ti vedo”, “Mi è costato un occhio”, “Tocco il cielo con un dito”, “Scrivo due righe”.
18
Enfasi
dal greco émphasis, composto da en, “in”, e phaínein, “fare apparire”, “mostrare”
Urrrrà! Non più contatti con questa terra immonda! Io me ne stacco alfine, ed agilmente volo sull’inebriante fiume degli astri che si gonfia in piena nel gran letto celeste! Filippo Tommaso Marinetti, All’automobile da corsa
Consiste nel sottolineare esageratamente una parola o un’espressione,con forme esclamative o particolari costrutti sintattici.
19
Perifrasi
dal greco períphrasis, composto da perí, “intorno”, e phrázein, “dire”, “manifestare”
similmente il mal seme d’Adamo Dante Alighieri, Commedia - Inferno, III, 115
Giustizia mosse il mio alto fattoreDante Alighieri, Commedia - Inferno, III, 4
Consiste nell’indicare una persona, una cosa, un concetto in modo indiretto, servendosi di una circonlocuzione o “giro di parole”. La si utilizza per evitare una ripetizione o un termine sgradevole, oppure per dare alla frase un maggior senso poetico.
20
Litote
dal greco litós, “semplice”
Molte volte Novembre è ritornato nella mia vita, e questo che oggi ha inizio non è il peggiore Margherita Guidacci, Giorno dei Santi
Questa figura retorica, che viene abbondantemente usata nel linguaggio quotidiano, esprime in forma attenuata un concetto negando il suo opposto. Per esempio: “Non è stupido”, “Non c’è male”, “È passato a miglior vita”.
21
Personificazione o prosopopea
dal latino persona, “maschera”, e dal greco prosopopoiía, “personificazione”
Vieni a veder la tua Roma che piagne vedova e sola, e dì e notte chiama: «Cesare mio, perché non m’accompagne?». Dante Alighieri, Commedia - Purgatorio, VI, 112-114
Consiste nel rappresentare con caratteri umani un concetto astratto o un oggetto inanimato.
22
Le figure retoriche di significato realizzano uno spostamento di significato.
Falso
Vero
04
Le figure retorichedi ordine o di posizione
24
Inversione
Anche peria fra poco la speranza mia dolce: agli anni miei anche negaro i fati la giovinezza. Ahi come, come passata sei, cara compagna dell’età mia nova Giacomo Leopardi, A Silvia
2 1 2 1 2 1
È la figura più usata e consiste nella modificazione dell’ordine abituale della frase,che ne capovolge la normale struttura sintattica. L’elemento che viene anteposto acquista un particolare rilievo; si ha anche un effetto sul ritmo e sulla sonorità dei versi.
25
Inversione • Anastrofe
dal greco anastrophé, “rivolgimento”
Io vivere vorrei addormentato entro il dolce rumore della vita. Sandro Penna, Io vivere vorrei addormentato
Consiste nell’inversione dell’ordine normale in cui si presentano due parole per dare risalto al primo dei due termini.
Inversione • Iperbato
e ’l viso di pietosi color farsi, non so se vero o falso, mi parea Francesco Petrarca, Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
dal greco hypérbaton, “trasposizione”
L’ordine normale delle parole in una fraserisulta spezzato dall’inserimento di uno o più termini fra altri che dovrebbero rimanere uniti.
26
Chiasmo
dal greco chiasmós, “incisione a croce”, per analogia con la forma della lettera greca χ, chi
né il sol più ti rallegra né ti risveglia amor. Giosue Carducci, Pianto antico
Questa figura di ordine si collega all’inversione, perchéalcuni elementi di una frase o di un verso si dispongono in maniera oppostanella frase o nel verso successivo. Si viene così a creare una disposizione incrociata.
27
Anafora
dal greco anaphorá, composto da aná, “indietro”, e phérein, “portare”
Ma dicevi che è bello il viso più usato dolce carezza la mano operosa: ora ti aspetta la mano ruvida ora ti aspetta il viso scavato ora, finita la donna ti aspetta la tua sposa. Piero Jahier, Canto della sposa
È la ripetizione di una o più parole all’inizio di versi consecutivi,per dare rilevanza a un certo elemento. Quando la ripetizione è all’interno dello stesso verso o tra versi diversi, ma non in maniera fissa all’inizio di essi, possiamo parlare di iterazione.
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Climax
dal greco clímax, “scala”
la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto Giovanni Pascoli, Il lampo
Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle Dante Alighieri, Commedia - Inferno, III, 25-27
Consiste nel disporre una sequenza di parole in una gradazione ascendente,con un progressivo intensificarsi del loro significato.Si parla invece di anticlimax, detto anche climax discendente, quando si attua una gradazione in senso decrescente, con una progressiva attenuazione di significato.
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Enumerazione
dal latino enumeratio, “enumerazione”
Loreto impagliato ed il busto d’Alfieri, di Napoleone i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto) il caminetto un po’ tetro, le scatole senza confetti i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve, gli oggetti col monito salve, ricordo, le noci di cocco Guido Gozzano, L’amica di nonna Speranza
Qui si può amare e il crisantemo e il verme e il vaso della menta, l’ultimo cespo e la corolla spenta, la foglia secca e le fogliette inferme. Marino Moretti, Hortulus
È un’elencazione di parole, coordinate per asindeto (senza congiunzioni) o per polisindeto (con congiunzioni).
30
Ellissi
dal greco elléipsis, “mancanza”
Qui prostituta e marinaio, il vecchio che bestemmia, la femmina che bega, il dragone che siede alla bottega del friggitore Umberto Saba, Città vecchia
Consiste nell’eliminare qualche elemento della frase,che resta sottinteso, per avere un effetto di concisione.
31
L’iperbato è un tipo di anafora.
Falso
Vero
Questo ripasso interattivo è legatoal corso Gli istanti più bellidi N. Perego, M. Collina, E. Ghislanzoni.
L’editore ha cercato di reperire tutte le fonti, ma alcune restano sconosciute. L’editore porrà rimedio, in caso di segnalazione, alle involontarie omissioni o errori nei riferimenti.