Want to create interactive content? It’s easy in Genially!

Get started free

uomo del mio tempo

elicarrano

Created on May 24, 2023

Start designing with a free template

Discover more than 1500 professional designs like these:

Transcript

Quasimodo, 1946

UOMO DEL MIO TEMPO

Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Parafrasi

Figure retoriche

Analisi

ate

Quasimodo: dall'ermetismo bellico al linguaggio comunicativo

Sotto il duro e opprimente regime fascista e durante gli anni tristi della guerra, i poeti ermetici avevano scelto un linguaggio oscuro, astratto, criptico proprio perchè i regimi e i tempi non consentivano loro di esprimere liberamente e di affrontare in modo diretto il pathos e la sofferenza che tutta l'umanità era costretta a subire dagli eventi luttuosi. Il poeta ermetico cercava un rapporto di armonia e solidarietà con il mondo esterno, rivelatosi però arido e vuoto: nessuna comunicazione era possibile. Nel periodo post bellico, invece, la libertà cominciò a farsi strada e i poeti si sentirono liberi di denunciare le violenze e i soprusi, con un linguaggio chiaro comunicativo e diretto, come quello utilizzato nella poesia "Uomo del mio tempo", che però conserva un'evidente caratteristica della poesia ermetica: l' uso costante di figure retoriche.

FIGURE RETORICHE

Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

  • Enjambements vv. 1-2; 2-3; 4-5; 5-6; 8-9; 10-11; 12-13; 14-15;
  • Assonanze vv. 3-4: “forche”/”morte”;
  • Metafore v. 3: “ali maligne”: per indicare le ali degli aerei, viste con terrore dalla popolazione civile poiché durante la guerra segnalavano un imminente bombardamento; “meridiane di morte”: le meridiane sono strumenti di alta precisione utilizzate dai soldati per rilevare la posizione dei bersagli sui quali sganciare le bombe, per cui diventano portatrici di morte; v. 4: “carro di fuoco” indica il carro armato
  • Analogia v. 14: “nuvole di sangue”: indica il sangue raggrumato sul terreno che, evaporando, sembra formare delle nuvole che salgono dalla terra al cielo;
  • Similitudini vv. 10-11: “E questo sangue odora come nel giorno/ quando il fratello…”; vv.8-9: “come sempre, come uccisero i padri, come uccisero/ gli animali”
  • Metonimia v. 7: “senza Cristo”
  • Sineddoche v. 2: “carlinga”, v.3: “ali”, “meridiane”: si indica l’aereo attraverso tre sue componenti (la parte per il tutto) vv. 4-5: “– t’ho visto”/”T’ho visto”; vv.14-15: “Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue… dimenticate i padri”
  • Sinestesia v.12: “eco fredda”

Pagina precedente

ate

Il poeta siciliano Salvatore Quasimodo scrisse la raccolta di poesie “Giorno dopo giorno” tra il 1943 e il 1945. Era una raccolta di 20 poesie che esprimevano i sentimenti di paura e di angoscia ma anche di lievi speranze dell’Italia del periodo di guerra. La poesia Uomo del mio tempo venne scritta il 23 dicembre 1935, e chiude l’opera come manifesto di condanna della guerra e contestuale appello alla pace. Come per le altre poesie della raccolta “Giorno dopo giorno” anche nella lirica “Uomo del mio tempo” centrale è quindi il conflitto bellico con i drammi che comporta, che sono al centro della riflessione di Quasimodo. La poesia ha un incipit amaro, di un destino inevitabile di morte, senza speranza. L’uomo moderno non ha imparato nulla dalle esperienze tristi del passato, la violenza dell’uomo della pietra non si è placata. Come se il fato fosse ineluttabile: "corsi e ricorsi" diceva Vico e anche Marquez parlava della vita come come un ciclo continuo e perpetuo, che lascia poche speranze ad un cambiamento di rotta.

L’uomo del tempo di Quasimodo è l’uomo di ogni tempo

ate

Quasimodo appare cogliere in pieno il tratto distintivo della specie umana: l’essere artefice della propria rovina. Il poeta si domanda allora a cosa possa servire il progresso, se i prodotti dello stesso vengono utilizzati e asserviti alla guerra alla morte alla distruzione. L’animo umano sembra infettato da una malattia che supera tutte le epoche per divenira una sua costante e caratteristica, con il rischio di diventare insensibili abituandosi giorno dopo giorno ad una vita violenta e di morte. Uomo del mio tempo è una sintesi descrittiva delle colpe umane, di tutti i delitti commessi dall’uomo di ogni generazione da Caino ai giorni nostri, e se prima erano le lance ora ci sono le bombe: cambia lo strumento ma non gli stermini. Allora alla fine della poesia come un monito, il Poeta si rivolge ai giovani che si liberino da questa assuefazione che sappiano reagire alle condotte dei loro padri costruendo un mondo di pace e di amore Il poeta ci lascia una tenue speranza che, prima o poi, l’odio venga messo a tacere, se i figli, cioè i giovani di oggi, riusciranno a dimenticare il sangue che i loro padri hanno fatto scorrere, cancellando l'odio per i propri fratelli, ricevuto in eredità.

La condanna di Penelope dell'uomo: distruggere ciò che si è creato e tutelato