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SCIENZA E FEDE
GIULIA DONNARUMMA
Created on May 23, 2023
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Transcript
SCIENZA E FEDE
"Poca scienza allontana da Dio, molta scienza avvicina a Dio"
Luois Pasteur
Progetto realizzato da: Del Giudice Ilaria, Donnarumma Giulia, Montuori Giada, Panariello Ginvera & Retillo Arianna
INDICE
introduzione
sant'agostino
San Tommaso
San Giuseppe Moscati
Confronto
INTRODUZIONE
Scienza e religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno l’una dell’altra per completarsi nella mente di ogni uomo che seriamente rifletta.-Max Planck
Tra Fede e scienza
La questione del rapporto tra scienza e fede mantiene sempre, in ogni tempo, il suo fascino e il suo interesse, ma anche la sua problematicità. È a tutti noto, infatti, come questo tema sia stato e sia a lungo dibattuto ed abbia dato luogo a conflitti e contrasti spesso infelici da ambo le parti con conseguenze a volte gravi sia per la fede, che per la scienza. Storicamente tutto ciò si è cristallizzato attorno ad alcune vicende, ovvero i casi Galilei, Darwin, Freud,
Tuttavia è proprio da polemiche di questo tipo che iniziò un processo di distacco tra la teologia e la cultura che sta alla radice di secoli di discussione, di polemica e a volte anche di lotta.
Anche nell'ambito delle scienze umane il rapporto scienza/fede non fu sempre facile. Quando la psicologia sperimentale nacque come disciplina a se stante e non fu più ritenuta una branchia della filosofia, nacquero conflitti in merito all'autenticità dell'atto di fede il cui sì sembrava poter essere condizionato da una molteplicità di fattori. L'episodio più problematico, sotto questo profilo, fu la psicanalisi freudiana e l'impatto per certi aspetti dirompente che essa ebbe nella valutazione della fede credente
Per quanto oggi molte difficoltà siano state superate e molte incomprensioni chiarite, non è difficile cogliere nella mentalità comune diffidenza tnei confronti di fede e scienza.
OGGI SU COSA CI SONO MAGGIORI CONTRASTI?
Oggi ci sono argomenti che creano scalpore e portano a discussioni tra la Chiesa e la scienza, e da entrambe le parti ci sono numerosi tentativi di far prevalere la propria visione sull’altra. Partendo dal principio, dalla creazione dell’uomo, già troviamo un motivo di disguido: siamo stati creati da Dio o siamo arrivati ad essere ciò che siamo attraverso l’evoluzione? Com’è giusto che sia la gente segue ciò a cui vuole credere.Ma quali sono oggi i temi di attualità che portano ad un contrasto?
- L'aborto;
- L'uso di contraccettivi;
- L'eutanasia:
- Comunità LGBTQ+ (comunità transgender)
Fede
Scienza
Si pone
Si pone
DEL COME
DEL CHI
DEL PERCHE'
DEL QUANDO
Scienziati santi e beati
Non solo scienziati credenti, ma anche scienziati Santi, Beati o con un processo di beatificazione in corso. Quello che spesso si ignora a proposito di famosi personaggi di scienza è che tra loro ci furono anche donne e uomini di fede profonda, giunti ad occupare, dopo la loro morte, posizioni di alta visibilità nella Chiesa cattolica, quasi a dimostrare che la santità di vita non è chiamata per pochi eletti, ma cammino che può essere percorso attraverso il lavoro professionale ordinario, e dunque anche nell’esercizio della ricerca scientifica. Sono figure di grande rilievo che diedero testimonianza in prima persona della loro fede, trasformando lo studio scientifico in strumento al servizio di Dio.
SAnt'agostino
Insegnami la dolcezza ispirandomi la carità, insegnami la disciplina dandomi la pazienza e insegnami la scienza illuminandomi la mente.
VITA
Aurelio Agostino d’Ippona, detto poi Sant'Agostino, nacque a Tagaste il 13 novembre 354. egli fru filosofo, vescovo e teologo romano di espressione latina che, secondo alcuni, aveva origini berbere e, per altri, aveva origini puniche. Africano di nascita ma di lingua e cultura romana, Agostino si è meritato il titolo di uno dei più eminenti dottori della Chiesa. La rivoluzione interiore che lo porta a un radicale cambio di vita inizia da un testo in particolare, l’Ortensio di Cicerone. Il grande capolavoro della sua vita è Confessioni, capolavoro spirituale nel quale narra i suoi errori di gioventù e come si sia, infine, convertito. Tra il 24 e il 25 aprile 386, la notte prima della Pasqua, Agostino viene battezzato dal vescovo insieme al figlio avuto a diciassette anni, Adeodato. Agostino decide di tornare a Roma, rimanendo lì fino al 388 e continuando a scrivere. In Africa torna per condurre un programma di vita ascetica e, una volta ordinato sacerdote, ottiene il permesso di fondare un monastero a Ippona. Agostino muore il 28 agosto 430 in Algeria, a 75 anni, dopo una vita intera di attività episcopale. Il pensiero di sant’Agostino è molto articolato e tocca tantissimi temi.
IL PENSIERO
Secondo il suo pensiero il contatto con Dio può avvenire solo nell’intimità della coscienza di ognuno ed è proprio lì che si possono trovare certezza e fede necessarie per superare il dubbio scettico. Nelle Confessioni Agostino narra la storia della sua conversione gettando le basi del suo pensiero. Ciò che può guidarlo è solamente l’illuminazione di Dio, a cui deve obbedienza sempre poiché solo in questo modo potrà trovare la giusta via nella vita. Per comprendere appieno come il pensiero di sant’Agostino si evolve nel corso della sua vita è bene leggere Le Retractationes, opera scritta a fine vita che rivede e riesamina tutti i lavori precedenti spiegando come sono nati e si sono sviluppati. Sant’Agostino ha meritato il titolo di fondatore del pensiero occidentale analizzando il concetto di trinità e fondando le basi della sua dottrina sull’illuminazione divina che viene dall’analisi dell’interiorità di ognuno. Secondo sant’Agostino il centro di tutto è il rapporto tra fede e religione, tra quella che è la rivelazione divina e la ricerca filosofica. La ricerca di Agostino termina quando si trova la fede, vista come destinazione e non come partenza. Il mistero della fede diventa un punto di riferimento per raggiungerla, l’accettazione del fatto che per capire è indispensabile avere fede proprio come se ci fosse una luce che indica il cammino. Per avere una fede salda, secondo Agostino, è importantissimo comprendere. La ragione opera come chiarificatrice della fede. Per sant’Agostino la sua impronta mistica e religiosa non intralcia in alcun modo la ricerca e, anzi, le dà valore.
SAN TOMMASO
La fede ha la ragionevolezza perchè anch'essa è esercizio del pensiero
VITA
Nato nel 1225 a Roccasecca, piccolo paesino nel Lazio meridionale, Tommaso d'Aquino divenne l’esponente più noto della Scolastica e il filosofo che portò a compimento l’adattamento del pensiero aristotelico in ottica cristiana. Figlio di Landolfo conte d’Aquino, Tommaso venne educato in un primo momento nell’abbazia di Montecassino e successivamente si trasferì a Napoli per frequentare l’Università fondata da Federico II. Nel 1247 entrò nell’ordine dei domenicani e divenne allievo di Alberto Magno,; nel 1252 a Parigi iniziò il suo magistero all’Università dove venne nominato magister, maestro, nel 1257. Negli anni successivi alternò periodi di permanenza in Italia, dove si occupò di riorganizzare gli studi dell’ordine domenicano, a soggiorni parigini dove insegnava teologia. Nel 1272 rientrò definitivamente in Italia assumendo la docenza all’Università di Napoli. Inviato da Papa Gregorio X al concilio di Lione nel 1274, si ammalò durante il viaggio e morì nel convento di Fossombrone.
LA SCIENZA TEOLOGICA
San Tommaso vuole fondare una vera e propria scienza teologica, ossia impostare il lavoro del teologo secondo i criteri di qualsiasi altra scienza. Il problema fondamentale di questa missione è che, naturalmente, le premesse da cui muove la teologia sono ben differenti da quelle su cui si basano le altre scienze: l’esistenza di Dio e i dogmi cristiani non hanno infatti l’attributo fondamentale dell’evidenza. Tommaso risponde a questo problema affermando che i principi che apprendiamo per fede sono ontologicamente superiori a quelli analizzati dalla scienza, di conseguenza la ragione umana non può apprenderli appieno, tuttavia, Dio può illuminarci fino al punto di conferire una certa evidenza a questi principi. Un altro modo per apportare ulteriore evidenza ai dati di fede può essere quello dell’analisi filosofica: infatti, partendo dal presupposto che la verità debba necessariamente essere una, non è possibile che le conclusioni tratte dalla teologia divergano da quelle tratte dalla filosofia. Tuttavia, secondo Tommaso la teologia è un gradino più in alto: queste due discipline utilizzano infatti metodi di ricerca simili ma la teologia ha come premessa la rivelazione divina. Di conseguenza, qualora le verità raggiunte con l’analisi filosofica divergano da quelle teologiche, si deve supporre che la ragione sia caduta in errore (poiché ovviamente la rivelazione non può essere sbagliata, derivando direttamente da Dio). Possiamo quindi utilizzare la filosofia per analizzare i dati di fede, ma possiamo anche scoprire delle nuove verità utilizzando solo ed esclusivamente la forza della ragione umana.
SAN Giuseppe Moscati
Ricordatevi che, seguendo la medicina, si assume la responsabilità di una sublime missione. Perseverate, con Dio nel cuore, con gli insegnamenti di vostro padre e di vostra mamma sempre nella memoria, con amore e pietà per i derelitti, con fede e con entusiasmo, sordo alle lodi e alle critiche, tetragono all'invidia, disposto solo al bene.
VITA
Giuseppe Moscati fu uno dei medici più conosciuti della Napoli d’inizio Novecento. Per la sua capacità di coniugare scienza e fede, è riconosciuto come Santo dalla Chiesa cattolica a partire dal 1987. Ancora oggi riceve visite da persone di ogni parte del mondo, non solo per le infermità fisiche, ma anche per i mali che colpiscono l’animo degli uomini del nostro tempo. Contrariamente a quanto si possa credere, non nacque a Napoli, ma a Benevento, il 25 luglio 1880, da Francesco Moscati, magistrato, e Rosa de Luca; fu il settimo dei loro nove figli. Si trasferì nel capoluogo campano quando aveva quattro anni. Studiò presso il liceo «Vittorio Emanuele»; dopo il conseguimento del diploma di maturità classica, nel 1897, iniziò gli studi universitari presso la facoltà di Medicina. Il motivo di quella scelta, di rottura rispetto alla tradizione familiare è dovuto al fatto che, dalla finestra poteva osservare l’Ospedale degli Incurabili, che suo padre gl’indicava suggerendogli sentimenti di pietà per i pazienti ricoverati. Il primo ammalato con cui ebbe a che fare suo fratello Alberto, il quale, caduto da cavallo, subì un trauma cranico, che gli produsse una forma di epilessia. Quest’evento persuase il giovane da una parte della brevità della vita umana, dall’altra di doversi dedicare interamente alla professione medica. All’epoca la facoltà di Medicina, insieme a quella di Filosofia, era quella più influenzata dalle dottrine del materialismo. Tuttavia Giuseppe se ne tenne a distanza, concentrandosi sulla preparazione degli esami. Concluse gli studi il 4 agosto 1903 con una tesi sull’urogenesi epatica, laureandosi col massimo dei voti. Nemmeno tre anni dopo, iniziò a emergere la sua capacità di agire tempestivamente: dopo aver assistito alle prime fasi dell’eruzione del Vesuvio dell’8 aprile 1906, si precipitò a Torre del Greco e trasmise l’ordine di sgombero, caricando personalmente i pazienti, molti dei quali paralitici, sugli automezzi che li avrebbero condotti in salvo.
Appena l’ultimo paziente fu sistemato, il tetto dell’ospedale crollò. Per sé il giovane medico non volle encomi. Nell’epidemia di colera del 1911 fu invece incaricato di effettuare ricerche sull’origine dell’epidemia: i suoi consigli su come contenerla contribuirono a limitarne i danni. Furono numerose le sue pubblicazioni su riviste di settore e le partecipazioni a congressi medici internazionali. Un insegnamento di rilievo gli veniva dalle autopsie, nelle quali era tanto abile che, nel 1925, accettò di dirigere l’Istituto di anatomia patologica. Un giorno convocò i suoi assistenti nella sala delle autopsie per mostrare loro non un caso clinico, ma la vittoria della vita sulla morte: «Ero mors tua, o mors». I suoi parenti e colleghi testimoniarono che non si concedeva svaghi come andare a teatro o al cinema e non aveva neppure un’automobile sua, preferendo spostarsi a piedi o coi mezzi pubblici: erano tutti modi con cui si esercitava a conservarsi sobrio e povero, come gli ammalati che prediligeva visitare. Numerosi sono i racconti di pazienti che si videro recapitare indietro la somma con cui l’avevano pagato, anche se ne aveva diritto essendo venuto da lontano. I poveri, per lui, erano «le figure di Gesù Cristo, anime immortali, divine, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stessi». E proprio la carità era, secondo lui, la vera forza capace di cambiare il mondo. Ebbe due pazienti celebri: il tenore Enrico Caruso, a cui rivelò la vera natura del male che lo condusse alla morte, e il fondatore del santuario della Madonna del Rosario di Pompei, il Beato Bartolo Longo. Grande era anche la sua devozione alla Vergine Maria, sul cui esempio decise di rimanere celibe.La morte lo colse per infarto al culmine di una giornata come tante, verso le 15 del 12 aprile 1927. La poltrona dove si sedette, poco dopo aver applicato a se stesso la capacità diagnostica che aveva salvato tanti, è conservata ancora oggi, come tanti altri suoi oggetti, nella chiesa del Gesù Nuovo, grazie all’intervento della sorella Nina. I padri Gesuiti, a cui è tuttora affidato il Gesù Nuovo, non raccolsero solo la sua eredità materiale, ma si fecero custodi del suo ricordo e seguirono l’aumento della sua fama di santità. A seguito del riconoscimento di un ulteriore miracolo, è stato canonizzato da San Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1987. In quel periodo si stava svolgendo la VII Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi su «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent’anni dal Concilio Vaticano II»: non poteva esserci occasione migliore per indicarlo alla venerazione dei cattolici di tutto il mondo.
IPPOCRATE E MOSCATI
Uno dei principi del “Giuramento di Ippocrate” (scritto dal medico greco Ippocrate nel 430 a.C.) prestato dai medici all’inizio della professione, sancisce la cura dei pazienti con lo stesso scrupolo, a prescindere da qualsiasi differenza di razza, religione, condizione sociale e ideologia politica. Giuseppe Moscati, medico, ricercatore e docente universitario illustre, diventato santo senza aver mai indossato l’abito religioso, è andato oltre. Il suo esempio conferma che tutti possono diventare santi, o almeno, avvicinarsi alla santità. Cosa rimane oggi di Giuseppe Moscati? Si può visitare ogni giorno lo studio di Moscati all’interno della Chiesa del Gesù Nuovo, una delle chiese più conosciute e frequentate, anche per la presenza del corpo del medico santo, San Giuseppe Moscati, che lì è sepolto. Inoltre, all’interno della chiesa è stata ricostruito il suo studio medico e un museo con fotografie e oggetti che gli sono appartenuti.
Confronto
La religione senza scienza è superstizione. La scienza senza religione è materialismo. -Bahá'u'lláh
ITRE SANTI
San Tommaso e Sant’Agostino oltre a sviluppare teorie teologiche, formulano anche delle vere e proprie concezioni pedagogiche distinte tra loro. La concezione pedagogica di San Tommaso è differente da quella di Sant’Agostino, in quanto il primo ritiene che l’insegnamento appartiene solamente all’onore divino, cioè a Dio, mentre il secondo considere la figura del maestro fondamentale per la crescita dell’intelletto umano. Quindi la scienza è il risultato della collaborazione tra la potenzialità dell’intelletto di colui che riceve la scienza e di un principio esterno. Ogni individuo infatti possiede delle conoscenze universale, cioè i principi primi dell’intelletto e il compito del maestro sarà quello di condurlo gradualmente dal noto all’ignoto. Per Giuseppe Moscati medicina e fede sono elementi che contribuiscono e devono contribuire al benessere delle persone. Da una parte vediamo che la scienza è in costante progresso e può smentire sé stessa, superata da nuove scoperte, dall’altra abbiamo la verità di fede che sono immutabili e non hanno necessità o possibilità di conferma e disconferma, o di critica per chi crede. Cosa ha portato questi tre santi a essere proclamati tali: San Giuseppe Moscati è stato riconosciuto Santo dalla Chiesa Cattolica a partire del 1987, per la sua capacità di coniugare scienza e fede. Mentre per San Tommaso la ragione non è capace di comprendere tutto; ad un certo punto la fede supera la ragione, ma senza annullarla. Accettare la fede dunque non significa diventare irrazionali. Si parla a questo proposito di “ancillarità” nei confronti della fede: la ragione nei confronti della fede è cioè una serva. Invece per sant’Agostino scienze e fede esiste una sorta di circolo ermeneutico che comporta il rifiuto del fideismo. Di conseguenza la fede rimanda alla ragione e la ragione rimanda alla fede e in questo scambio, fede e ragione si potenziano a vicenda. Concludendo la cosa che li accomuna è la scienza e la fede ma sotto punti di vista differente
GalLERY