Want to create interactive content? It’s easy in Genially!
TESINA 3 MEDIA
Marco Aurelio Statella
Created on May 23, 2023
Start designing with a free template
Discover more than 1500 professional designs like these:
View
Interactive Event Microsite
View
January School Calendar
View
Genial Calendar 2026
View
Annual calendar 2026
View
School Calendar 2026
View
2026 calendar
View
January Higher Education Academic Calendar
Transcript
El Fùtbol
UMBERTO SABA
Vita e opere
Umberto Saba, nome di penna di Umberto Poli, nasce a Trieste nel 1883 dal matrimonio tra Felicita Rachele Cohen, di confessione ebraica, e Edoardo Poli. Nonostante le nozze tra i due si fossero svolte nel 1882, già al momento della nascita del piccolo Umberto, l’anno successivo, il padre si dilegua, abbandonando moglie e nascituro. Sicuramente la scelta del Poli d’ignorare le sue responsabilità di marito e di padre ha contribuito a far sì che Umberto scegliesse sin da subito uno pseudonimo per firmare il proprio lavoro, rigettando il cognome paterno: il termine saba in ebraico significa "nonno". Inoltre la balia adorata da Umberto, con cui il poeta trascorse i primi tre anni della sua vita e che egli considerava come una madre, si chiamava Peppa Sabaz. Quando in maniera improvvisa Felicita Cohen reclama suo figlio, il distacco feroce dalla balia viene riconosciuto dallo stesso Saba come il primo trauma subito nella sua vita, e anima - molto più avanti - la raccolta Il piccolo Berto, pubblicata nel 1926. Così Saba prosegue la sua esistenza e formazione in un universo totalmente femminile, tra le cure della madre e delle due zie, soffrendo molto per la mancanza di un padre. Intraprende studi classici al ginnasio Dante Alighieri di Trieste, ma non risulta, quantomeno in apparenza, portato per questo tipo di studi. Nel 1903 si stabilisce a Pisa per frequentare l’Università, ma nell’estate dell’anno successivo torna nella città natia a causa di una forte depressione (una nevrastenia che lo accompagnerà poi per tutta la vita), e inizia a collaborare con vari giornali. L’anno seguente si trasferisce a Firenze, dove conduce un’intensa vita culturale. In questo periodo conosce anche Carolina Wölfler, che in seguito prende come moglie (seguendo il rito matrimoniale ebraico) e compagna di vita. Nel 1909 nasce la figlia Linuccia, nel 1910 viene pubblicata Poesie, subito succeduta da Coi miei occhi (1911). Allo stesso periodo risale Il mio secondo libro di versi (poi noto col titolo Trieste e una donna). Nel 1913 la famiglia Saba emigra a Bologna e l’anno dopo a Milano. La Prima guerra mondiale vede un Saba fortemente interventista, tanto da trovarsi a collaborare al Popolo d’Italia con Mussolini. Partito per la guerra (pur in posizioni di retrovia e con compiti amministrativi) ne uscì provato da crisi nervose e psicologiche sempre più profonde, fino al ricovero nell’ospedale militare di Milano nel 1918. Terminata l’esperienza bellica Saba e la famiglia tornano a Trieste, dove lo scrittore apre una libreria, la LIbreria antica e moderna. Nel 1921 esce la prima edizione del Canzoniere, cui seguono le altre fino a quella definitiva pubblicata nel 1961, dopo la morte dell’autore. A seguito di un periodo molto duro per le sofferenze psicologiche e le ricorrenti crisi nervose, Saba decise di entrare in analisi con il dottor Weiss, psicanalista anche di Svevo. Nel 1938 deve lasciare Trieste per Parigi a causa delle leggi razziali e, tornato in Italia l’anno successivo, cerca rifugio prima a Roma e poi a Firenze, dove gode dell’aiuto di Eugenio Montale. Nel 1943 viene pubblicato a Lugano la raccolta Ultime cose, che verrà poi rieditata da Einaudi nel 1945. Nel dopoguerra Saba si trasferisce a Milano dove collabora col Corriere della sera per circa dieci anni e pubblica con Mondadori Scorciatoie e raccontini, e successivamente la Storia e cronistoria del Canzoniere, in cui autocommenta la propria opera maggiore. In questo periodo inizia a collezionare premi e riconoscimenti e riceve la laurea honoris causa dall’Università di Roma. Negli ultimi anni della sua vita Saba ebbe una svolta mistica e si convertì al cattolicesimo. Nel 1955 compie una scelta estrema e definitiva, e si fa ricoverare in una clinica di Gorizia, dove si spegne nel 1957. Il suo romanzo, Ernesto, lasciato incompiuto, viene pubblicato postumo nel 1961.
Massacri delle foibe
Sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell'OZNA. Il nome di tali eccidi deriva dai grandi inghiottitoi carsici (chiamati in Venezia Giulia "foibe") dove furono gettati i corpi di alcune vittime (o, in alcuni casi, le stesse ancora in vita
goal
Goal è un componimento poetico di Umberto Saba che risale al 1933-1934 e che conclude il gruppo delle Cinque poesie per il gioco del calcio, parte della sezione Parole all’interno del Canzoniere. Umberto Saba, tifoso della Triestina, racconta il calcio quale manifestazione di partecipazione e coesione collettive. Si tratta di tre strofe di sei endecasillabi. Il terzo verso è in rima baciata con il quarto, mentre il sesto verso con il primo della strofa successiva.
TESTO
COMMENTO
Il portiere caduto alla difesa ultima vana,contro terra cela la faccia, a non vedere l'amara luce. Il compagno in ginocchio che l'induce con parole e con mano, a rivelarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. La folla-unita ebrezza-par trabocchi nel campo.Intorno al vincitore stanno, al suo collo si gettano i fratelli.Pochi momenti come questo belli, a quanti l'odio consuma e l'amore, è dato,sotto il cielo, di vedere. Presso la rete inviolata il portiere -l'altro-è rimasto. Ma non la sua anima, con la persona vi è rimasta sola. La sua gioia si fa una capriola, si fa baci che manda di lontano, Della festa-egli dice- anch'io sono parte.
Goal è una delle Cinque poesie che Saba ha dedicato negli anni 1933–1934 alle imprese della squadra di calcio cittadina, la Triestina. L’argomento è insolito nella letteratura, nonostante l’illustre precedente della canzone leopardiana A un vincitore nel pallone. Saba affronta il tema con la consueta semplicità e insieme con grande serietà e partecipazione, cogliendo l’aspetto umano e non puramente agonistico della vittoria e della sconfitta. La poesia mette a fuoco il momento culminante della partita, quello del goal che risolve il gioco di squadra in un confronto diretto fra l’attaccante e il portiere. Poiché a Saba interessa soprattutto il risvolto psicologico dell’evento, egli rivolge l’attenzione al portiere sconfitto colto nel momento in cui, dopo essersi slanciato in un ultima vana difesa, affonda la faccia a terra con un moto di rabbia e umiliazione. Un solo compagno gli si inginocchia a fianco per consolarlo con un gesto istintivo di solidarietà e di affetto. Riassunti di Storia - Maturità Riassunti di Storia - Con la seconda strofa lo sguardo del poeta si posa dai singoli personaggi alla folla, la cui ebbrezza non può essere contenuta negli spalti e sembra traboccare sul campo. I componenti della squadra vincitrice si accalcano intorno all'autore del goal, lo abbracciano, si uniscono a lui come fratelli. Alla descrizione seguono alcuni versi di riflessione e di commento che lo stesso Saba giudicava "freddi". L'ultima strofa è legata alla prima da un rapporto di somiglianza e di contraddizione. Il poeta delinea questa volta la figura del portiere avversario che rimane fermo presso la rete inviolata, ma con l'anima è anch'egli vicino ai compagni esultanti. La sua gioia si concretizza in gesti agili e leggeri come le capriole, i baci che si contrappongono a quelli pesanti e disperati del portiere sconfitto con i quali la lirica si è aperta. L'ultimo verso ripropone il tema della partecipazione sentimentale all'evento nella quale il poeta coglie la caratteristica più profondamente umana del gioco del calcio.
Storia
La seconda guerra Mondiale
I campionati di calcio in Italia sono tutti fermi. È una situazione eccezionale che ha avuto pochissimi precedenti nella storia, seppur declinati in maniera diversa. Delle vicende legate al campionato sospeso del 1914/15 abbiamo già avuto modo di parlare, oggi gettiamo una sguardo su un altro periodo nel quale il calcio, in Italia, si è quasi fermato per un breve periodo. In particolare andiamo a vedere cosa è accaduto nel tragico anno 1943.
IL MONDO IN GUERRA - Come bene sappiamo, nella seconda metà degli anni '30 del XX secolo Hitler mette in atto una serie di azioni sullo scacchiere internazionale che vanno dall'Anschluss dell'Austria all'annessione di vasti territori della Cecoslovacchia, ratificata dall'accordo scaturito dopo la Conferenza di Monaco. L'Europa in entrambi i casi ha sempre detto “sì” ma quando la Germania volge lo sguardo alla Polonia gli europei, inglesi e sovietici in testa, decidono di farsi sentire e di opporsi. Il controllo della Polonia è talmente strategico che non si può lasciare libertà di manovra ai tedeschi, ed è così che la mattina del 1° settembre del 1939 le forze tedesche entrano nel territorio polacco per un'operazione di polizia – così definita nel discorso pronunciato da Hitler – dalla quale due giorni dopo scaturisce, in risposta, la dichiarazione di guerra di Francia e Gran Bretagna alla stessa Germania. Così ha inizio quella che passa alla storia come Seconda guerra mondiale. L'Italia già dal maggio 1939 si era formalmente legata alla Germania con la firma del “Patto d'Acciaio e dopo un primo periodo di “non belligeranza” il 10 giugno del 1940 Mussolini aveva dichiarato guerra a Francia e Gran Bretagna entrando così nel conflitto. Se è vero che la guerra italo-francese dura appena lo spazio di 14 giorni, sino alla firma dell'armistizio del 24 giugno, ben più lunga e dolorosa è la guerra contro la Gran Bretagna e gli Alleati.
Il calcio tra fascismo e resistenza
In realtà già con gli inizi di ottobre del 1943 riprendono a giocarsi incontri di football nei principali centri del nord Italia: tra le altre vanno senz'altro menzionate le manifestazioni calcistiche di Busto Arsizio con la Coppa Boniforti e il Torneo di Parma. Con il 1944 si gioca, come detto, il campionato Alta Italia che inizia il 2 gennaio con le eliminatorie della Zona Veneto e che si protrae sino al luglio del 1944 con le finali. Poi più nulla, o quasi. Brevi tornei, poche amichevoli: la semi paralisi dei trasporti e la rottura dell'unità federale con la FIGC a Milano e l'organizzazione del calcio al sud affidata a Fulvio Bernardini, comportano un ritorno ad un'organizzazione pionieristica con tornei regionali e locali: tra gli altri, a Genova nei primi mesi del 1945 si gioca la Coppa Città di Genova, a Roma la seconda edizione del campionato romano vinto questa volta dalla Roma e a Torino dal febbraio all'aprile del 1945 si disputa il Torneo FIAT.
Tornei sporadici, amichevoli: manca il campionato ufficiale ma ciò che non scompare è il gioco del calcio, anche tra le macerie di una guerra devastante. Anzi, come sempre rilevato dagli storici Panico e Papa la vittoria nel 1944 della squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia con il modulo adottato dal loro allenatore Barbieri detto “mezzo sistema”, dimostra come anche in tempo di guerra, anche sotto i bombardamenti e nelle difficoltà oggettive nelle quali versava la popolazione, in Italia non si era bloccata l'evoluzione della cultura calcistica.
IL CAOS DOPO L'ARMISTIZIO - La guerra italiana è drammatica. Anello debole della catena bellica nazista, l'Italia dopo la disfatta nordafricana mostra al mondo la sua impreparazione a sostenere una guerra. Gli Alleati sfruttano questo punto debole dei piani di conquista di Hitler e aprono il fronte italiano, facendo saltare definitivamente il sistema fascista. Il 25 luglio del 1943 viene dimissionato Benito Mussolini, ma è con la pubblicazione dell'armistizio l'8 settembre che il Paese precipita nel caos. Gli Alleati entrano a Napoli, i nazisti invadono dal nord, il Governo Badoglio dichiara guerra alla Germania e a Roma la Resistenza antifascista si costituisce nel Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) mentre Mussolini, dopo essere stato liberato dai nazisti, proclama la Repubblica Sociale Italiana. La Penisola viene tagliata in due dalla Linea Gotica, con le principali vie di collegamento distrutte dai continui scontri e bombardamenti.
IL CALCIO IN ITALIA NON SI FERMA - Il 25 aprile 1943 a Bari il Torino, grazie ad una rete di Mazzola, vince lo scudetto precedendo di un punto il Livorno e successivamente si aggiudica anche la Coppa Italia battendo il 30 maggio in finale il Venezia. Terminata quindi la stagione i pensieri sono già tutti rivolti all'organizzazione del nuovo campionato che, per le ovvie contingenze belliche, si decide di organizzarlo su base regionale, ma ciò che accade in luglio spariglia per sempre le carte. Nell'estate del 1943, dopo le finali di serie C, il calcio italiano piomba anch'esso nel caos, molti calciatori cercano rifugio nei paesi di origine o dove capita, le società si sfaldano ma – pare quasi incredibile – non scompare. Si riduce quasi al nulla, ma il calcio non si ferma del tutto. Mario Zappa per La Gazzetta dello Sport a inizio settembre del 1943 aveva modo di scrivere un articolo nel quale spiegava come a differenza degli anni precedenti, tutto era ancora sospeso, senza i raduni di giocatori nelle sedi delle società e senza i primi allenamenti. Eppure, come bene hanno rilevato Antonio Papa e Guido Panico “L'Italia fu uno tra i paesi attraversati dalla guerra in cui la continuità del football ebbe modo di manifestarsi con maggiore evidenza”. I mesi senza calcio in Italia sono stati pochi e a differenza di quanto si possa pensare solo agosto e settembre, se è vero che nei mesi successivi alla caduta del regime fascista la Federcalcio, ancora controllata dalla repubblica di Salò, dopo aver spostato la sua sede da Roma a Venezia e quindi a Milano, per il 1944 organizza un “campionato di guerra” che si sviluppa su base locale nell'alta Italia e che alla fine – luglio 1944 – verrà vinto dalla squadra dei Vigili di La Spezia.
Geografia
La passione nel Sud America:Introduzione
Il calcio è lo sport più praticato e conosciuto al mondo, tutte le varie espressioni calcistiche derivano sempre da un’unica madre, l’Inghilterra, dove il calcio è nato, nel 1857. Dalla terra di sua maestà, infatti si è propagato a macchia d’olio prima in Europa e poi in Sudamerica, dove gli inglesi hanno letteralmente trapiantato il football fondando alcune delle squadre che hanno fatto la storia. Un grande contributo è arrivato anche dagli italiani, fondatori – tra le altre – dell’argentina Boca Juniors e della brasiliana Palmeiras. È qui che sono nate tre scuole di calcio diverse, quella argentina, quella brasiliana e quella uruguaiana. Nei primi anni del Novecento, lo stile sudamericano fa da padrone rispetto al calcio europeo, seguendo un cammino e un’evoluzione differenti dalla scuola europea. Quest’ultima è tesa a una maggiore velocizzazione del gioco, mentre quella sudamericana tende a privilegiare la tecnica individuale. Nel 1893 nascono diverse federazioni calcistiche come l’Argentine Football Association, che non permetteva si parlasse lo spagnolo durante le riunioni, e l’Uruguay Association Football League, che vede i natali nel 1900 e proibisce le partite la domenica, in onore alla tradizione inglese. La Federazione brasiliana è l’ultima a nascere (1914), anche se questo non le ha poi impedito di divenire, fra le tre, la prima per vittorie e importanza. Il calcio sudamericano è un misto di passione, romanticismo, amore e “garra charrua” che da sempre coinvolge tutti gli abitanti dell’America Latina, ma anche tanti appassionati di tutto il mondo. Proprio per questo non è poi così lontano filosoficamente dal calcio di strada di cui parliamo abbondantemente nel nostro sito. Una delle differenze con il calcio europeo, spesso motivo di critica, è la quasi assenza di tattica. Effettivamente è vero. Negli ultimi anni ci sono stati grandi miglioramenti, soprattutto in Argentina forse, ma c’è una netta differenza rispetto allo stile europeo. Questo è uno dei motivi per cui molti giocatori che in Sudamerica sembrano fenomeni abbiano una forte involuzione una volta sbarcati nel vecchio continente, soprattutto a causa del ritmo troppo elevato. Un elemento fondamentale dalle squadre sudamericane è la passione dei tifosi per la propria squadra; non è possibile rimanere indifferenti davanti al carisma di questo pubblico. I tifosi non la vivono come un semplice schieramento occasionale per passare la domenica senza annoiarsi, ci sono rivalità storiche, come ad esempio quella tra River Plate e Boca Juniors, che sono delle vere e proprie guerre di appartenenza.
Campionati Sudamericani
Superliga Argentina e Serie A brasiliana
Se andiamo a parlare di campionati, i più famosi sono quello brasiliano e quello argentino. Inizialmente, entrambe le leghe giocavano un campionato di Apertura e uno di Clausura. Sono partite a girone unico che venivano disputate nella maggior parte delle federazioni affiliate alla Conmebol: tra di loro possono presentare lievi differenze di svolgimento ma, contestualmente, hanno l’obiettivo di garantire equità ed equilibrio. Apertura e Clausura si svolgono all’italiana, con gare di sola andata che durano circa un semestre.
Oggi tutti e due i campionati hanno preso strade differenti. In Argentina si gioca la Superliga che inizia ad agosto e finisce a marzo, comprende 24 squadre che si sfidano in un girone all’italiana. Il Brasile invece è stata la prima federazione ad avvicinarsi allo stile europeo dei campionati. Nel 2006 ha abbandonato le gare di apertura e clausura per giocare un campionato a 20, con un girone all’italiana che comprendesse andata e ritorno. Una peculiarità che caratterizza i campionati sudamericani sono le rivalità che si sono create all’interno, che hanno influenzato anche le scommesse online calcio. In Europa con il termine “Clasico” si intende una rivalità molto sentita, viene utilizzato infatti per sottolineare la sfida tra Real Madrid e Barcellona, storiche rivali del calcio europeo. Alla sfida che mette davanti Boca Juniors e River Plate viene aggiunto il prefisso super, così da rendere chiara l’importanza dell’antagonismo; il Daily Telegraph, nel 2017, l’ha riconosciuta come “la più grande rivalità nel mondo del calcio”. Se il derby di Buenos Aires è la partita di eccellenza del calcio sudamericano, non dobbiamo dimenticarci che ogni stato ha il suo derby, che va oltre la semplice rivalità cittadina. In Brasile, il derby Paulista che si svolge tra San Paolo e Corinthians è considerato il secondo derby del sudamerica e il primo per i carioca come leggiamo anche su fonti come calciomercato. La rivalità va oltre anche il semplice aspetto sportivo, infatti il Corinthians si considera come “la squadra del popolo” e raccoglie la maggior parte del suo sostegno dai sobborghi della classe operaia della città, mentre il San Paolo è la squadra più ricca e borghese. Ci spostiamo in un altro stato, con un derby forse meno conosciuto in Europa ma considerato tra i più importanti del sud america; il derby tra Penarol e Naciol de Montevideo in Uruguay. La sfida tra queste due squadre della capitale va oltre la semplice stracittadina, infatti in Uruguay l’80% degli abitanti tifa o l’una o l’altra squadra. La competizione si svolge all’Estadio Centenario, nominato dalla FIFA “Monumento Histórico del Fútbol Mundial” (“Monumento storico del calcio mondiale”), utilizzato anche come stadio della Nazionale. Il Centenario può ospitare fino a 65.235 spettatori ed è puntualmente gremito in occasione delle partite tra Peñarol e Nacional, anche se in realtà questo non sarebbe lo stadio di casa di nessuna delle due squadre.
Copa Libertadores
La Coppa Libertadores nacque nel 1960 con il nome di Copa de Campeones de América, prendendo esempio anche nella formula, dalla Coppa dei Campioni d’Europa. Come in quello europeo, infatti, nel torneo sudamericano erano ammesse solo le squadre campioni delle varie federazioni, anche se poi aderirono effettivamente solo le nazioni iscritte alla CONMEBOL, la confederazione calcistica del Sud America. La finalità esplicita era quella di fornire ai campioni d’Europa un avversario per una nuova prestigiosa manifestazione, la Coppa Intercontinentale. I primi a fregiarsi del titolo di campioni sudamericani furono gli uruguayani del Peñarol, club di Montevideo. Le caratteristiche sono simili a quelle della Champions League, prima una fase a gironi poi una ad eliminazione diretta, anche se fino a pochi anni fa la finale si giocava in un doppio scontro con andata e ritorno. La Nazionale con il maggior numero di vittorie è l’argentina con 25 vittorie, segue il Brasile con 20. Per ciò che riguarda i singoli club, il più vincente è l’Indipendiente con 7 vittorie, seguito dal Boca con 6, ambedue le squadre sono argentine.
Scienze
Come avviene un’eruzione vulcanica?
I vulcani
Come accennato sopra, un’eruzione vulcanica è la fuoriuscita di magma da una crepa nella crosta terrestre. Il magma presente nella camera magmatica del vulcano sale attraverso il camino e arriva in superficie, uscendo dal cratere.
Come è fatto un vulcano?
Tutti i vulcani sono formati da:
.La camera magmatica (la “pancia” del vulcano, dove si deposita il magma)
Le eruzioni vulcaniche iniziano con la fuoriuscita dal cratere di una nube nera formata da gas, cenere e lapilli (piccoli frammenti di roccia). Questi materiali escono dal vulcano tramite delle esplosioni più o meno forti. ☄️
Il camino (il condotto che il magma attraversa quando sale verso il cratere)
Il cratere (la “bocca” del vulcano, da dove esce il magma)
Successivamente, la lava inizia a scorrere fuori dal cratere, scendendo lungo i pendii del vulcano.
⭐️ Proprio così, esistono vulcani sottomarini che eruttano sott’acqua! La lava e i movimenti della crosta terrestre generati da queste eruzioni possono dare origine a nuove isole 🏝. , sono le isole Hawaii, nel cuore dell’Oceano Pacifico.
Il cono vulcanico (la parte di lava che è fuoriuscita dal vulcano e si è solidificata prendendo la forma di un cono)
I vulcani assomigliano alle montagne perché il magma che esce dalla crosta terrestre si solidifica a contatto con l’aria e, eruzione dopo eruzione, si accumula attorno al cratere, dando al vulcano la forma di una montagna.
⭐️ Il vulcano attivo più grande del mondo si trova tra Argentina e Cile ed è alto 6.893 metri. Nevado Ojos del Salado
I vulcani italiani
In Italia abbiamo molti vulcani, sia spenti che attivi. I vulcani che hanno eruzioni frequenti sono Etna e Stromboli, entrambi in Sicilia, mentre il Vesuvio, in Campania, ha avuto la sua ultima eruzione quasi 70 anni fa.
Vulcano Etna
L’Etna è il vulcano più grande d’Europa (è alto 3350 metri). Non ha un solo cratere dal quale fuoriesce la lava, ma ben 4! Negli ultimi anni ha avuto continue eruzioni ma la sua attività è prevedibile e non presenta un pericolo per gli abitanti delle città che lo circondano, che lo chiamano affettuosamente “la montagna”. 🗻
Vulcano Stromboli
Il vulcano Stromboli si trova nell’arcipelago delle isole Eolie, in Sicilia. È un vulcano quasi sempre attivo, ogni 20 minuti circa si possono osservare delle esplosioni di lava e lapilli fuoriuscire dal suo cratere.
Vulcano Vesuvio
Il Vesuvio, come abbiamo detto, è un vulcano quiescente, che non erutta più dal 1944. Questo vulcano è però conosciuto in tutto il mondo per la sua potente eruzione del 79 d.C., che ha raso al suolo le città romane di Pompei ed Ercolano.
Fratelli d'ItaliaL'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa. Dovè la Vittoria? Le porga la chioma, Che schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Noi siamo da secoli Calpesti,derisi, Perchè non siam popolo, Perchè siam divisi. Raccolgaci un' unica Bandiera,una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamoci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Uniamoci,amiamoci, l'Unione e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del SIgnore; Giuriamoci far libero il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può?Stringiamoci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn'uom di Ferruccio Ha il core,ha la mano, I bimbi d'Italia, Si chiaman Balilla, Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamoci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Son giunchi che piegano Le spade vendute:
Musica
Roberto Benigni Sanremo 2011 sull' Inno di Mameli
Fratelli d'Italia
Fedeli nei Secoli
L’Italia è l’unico paese al mondo dove è nata prima la cultura e poi la nazione. L’ha tenuto insieme la lingua e la cultura, immensa. Un paese che non proclami forte i propri valori è pronto per l’oppressione e la servitù. Risorgimento poi è una parola... Risorgere viene dal vangelo, è una cosa mistica, religiosa... è proprio una resurrezione. Nessun altro luogo del mondo ha avuto un’avventura impressionante, scandalosamente bella come la città di Roma. In dialetto non si può scrivere la Divina Commedia. Non si può. La bandiera venne inventata, trovata, scelta da Mazzini da un verso di Dante Alighieri – come al solito – che nel canto XXX del Purgatorio, l’apparizione di Beatrice... Quindi la bandiera viene da Dante Alighieri. Uniamoci, amiamoci, l’unione e l’amore... L’unione e l’amore rivelano ai popoli le vie del Signore. Queste.... sono le idee di Gioberti, cattolicesimo e liberalismo insieme. Tina Anselmi, democristiana, cattolica, che ha fatto la resistenza, straordinaria. Assenza è più acuta presenza – dice il Poeta. Abbiamo inventato noi la libertà, nel 1100, 1200... i comuni liberi. E le campane di Palermo suonarono – le nomina Dante. Spesso per essere felici... anzi deve bastare poco. Non deve essere cara la felicità. Se è cara, non è di buona qualità. Ricordiamocelo. Semplici cose. Loro hanno imparato a morire per la patria, perché noi potessimo vivere per la patria. Lo canta... non perché protegge la terra dei suoi padri, ma perché tutela la vita dei suoi figli.
Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana.
Tecnologia
Stadio Al-Janoub
Qatar
Introduzione
Lo stadio Al-Janoub (in arabo: ملعب الجنوب, "stadio a sud") è uno stadio calcistico di Al Wakrah, in Qatar. Inaugurato il 16 maggio 2019, è stato il secondo stadio ospitante il campionato mondiale di calcio 2022 a essere completato, dopo lo Stadio Internazionale Khalifa di Doha. È stato progettato dall'architetta iracheno-britannica Zaha Hadid. Dopo il Mondiale qatariota, la sua capacità sarà ridotta da 40 000 a 20 000 posti e ospiterà le partite casalinghe dell'Al-Wakrah. Lo stadio è stato costruito dall'azienda italiana Maeg Costruzioni
Storia
Commissionato per il campionato mondiale di calcio 2022 e costruito a partire dal 2014, lo stadio è stato inaugurato il 16 maggio 2019 ospitando la finale della Coppa dell'Emiro del Qatar tra Al-Sadd e Al-Duhail di fronte a 38 678 spettatori, alla presenza dell'emiro Tamim bin Hamad Al Thani. Il 19 dicembre 2020 ha ospitato la finale dell'AFC Champions League 2020 vinta dall'Ulsan Hyundai sugli iraniani del Persepolis.
Mondiali 2022 Qatar
Caratteristiche
Progettato dall'architetta iracheno-britannica Zaha Hadid e dal suo studio Zaha Hadid Architects, ha una forma ispirata al dau, tradizionale barca a vela araba. Il tetto richiama gli scafi dell'imbarcazione e le facciate le pieghe delle vele. La facciata inferiore richiama invece la mashrabiyya, dispositivo di ventilazione frequentemente usato nell'architettura araba. Lo stadio dispone di un tetto mobile, progettato da Schlaich Bergermann Partner, che permette di chiudere totalmente lo stadio per poter climatizzare gli spalti e il terreno di gioco
Inglese
Beginnings
Football was not included in the program at the first modern Olympic Games in Athens in 1896, as international football was in its infancy at the time. However, sources claim that an unofficial football tournament was organised during the first competition, with participating teams including Athens and Smyrna Izmir, then part of the Ottoman Empire. According to Bill Mallon's research, this is an error which has been perpetuated in multiple texts. Tournaments were played at the 1900 and 1904 games and the Intercalated Games of 1906, but these were contested by various clubs and scratch teams. Although the IOC considers the 1900 and 1904 tournaments to be official Olympic events, they are not recognised by FIFA, and neither recognises the Intercalated Games today. In 1906 teams from Great Britain, Germany, Austria, the Netherlands and France withdrew from an unofficial competition and left Denmark, Smyrna one Armenian, two Frenchmen and eight Britons, Athens and Thessaloniki to compete. Denmark won the final against Athens 9–0.
"Dizionario" Del Calcio
La tecnica calcistica è l'insieme dei movimenti con o senza la palla che vengono attuati durante una partita, nella quale il primo obiettivo è il possesso della palla, il secondo la difesa e la riconquista del pallone.
Ed.Fisica
Smarcamento: liberarsi verso la zona luce (zona in cui è possibile ricevere la palla) Difendere la palla: mettere il corpo a protezione della palla Ricevere la palla: è necessario andare in contro alla palla, per esempio sul punto di caduta dei palloni che arrivano dall'alto Passare la palla: questo veloce fondamentale mi permette di superare più avversari rispetto alla guida della palla, determinando un minor consumo di energia ed un minor rischio Equilibrio: mantenere la possibilità di copertura reciproca in ogni circostanza Strategia di gioco: scelta da attuare in prospettiva della gara Pressing: tattica collettiva atta a riconquistare la palla Pressione: tattica individuale con lo scopo di limitare tempo e spazio al possessore di palla avversario Incroci: azioni di tattica individuale senza la palla, con cambi di posizione mediante corse ad incrocio tra due compagni. Si utilizza principalmente in fase di attacco per liberare gli spazi. Sovrapposizioni: corse alle spalle di un compagno a cui è stata trasmessa la palla, superandolo nel tentativo di conquistare spazio in avanti o superiorità numerica. Possesso della palla: azione mediante la quale si cerca di far liberare gli spazi agli avversari. Si attua cercando di far girare su tutta la larghezza del campo la palla. Sostegno (o appoggio): andare in sostegno ad un compagno di squadra che si trova in possesso della palla, al fine di attuare possesso del pallone o azione d'attacco.
La tecnica di base è composta da 6 fondamentali:
1) dominio della palla
2) calcio della palla
3) guida della palla
4) ricezione (stop)
5) colpo di testa
6) rimessa laterale
La tattica individuale o tecnica applicata è l'applicazione pratica della tecnica di base con l'obiettivo di eseguire il movimento utile ed efficace nel momento contingente.
Ed.Civica
Regole
Il gioco si svolge su un campo erboso di forma rettangolare lungo da 90 a 120 metri e largo da 45 a 90. Al centro dei lati minori del rettangolo sono sistemate le due porte. Ogni partita viene divisa in due tempi da 45 minuti ciascuno separati da un intervallo di 15 minuti. Scopo di ciascuna delle due squadre, composte da 11 giocatori, è tirare il pallone, di forma e peso regolamentari, nella porta avversaria. Vince la squadra che alla fine della partita ha totalizzato il maggior numero di reti. Un giocatore che commette un'azione scorretta (fallo) contro un giocatore della squadra avversaria, provoca l'intervento dell'arbitro che assegna un calcio di punizione contro la sua squadra. Il gioco si ferma e il pallone viene posizionato nel punto in cui è stato commesso il fallo. I giocatori avversari non potranno avvicinarsi al pallone sino a quando non sarà stato battuto. Se il fallo viene commesso nell'area di rigore, nell'estremo tentativo di bloccare un attaccante, la punizione si trasforma in un rigore. Il calcio di rigore è una sfida a due tra il portiere e il giocatore incaricato di batterlo. Il pallone viene posto sul dischetto di fronte alla porta (distante 11 metri) e, al fischio dell'arbitro, viene battuto. Nessun giocatore potrà avvicinarsi al pallone o entrare nell'area di rigore sino a quando non sarà stato battuto. Se il pallone viene lanciato oltre la linea di fondo campo da un giocatore della squadra che difende, un giocatore della squadra attaccante dovrà battere un calcio d'angolo (corner). Il pallone dovrà essere collocato nell'angolo più vicino al punto da cui è uscito e da lì verrà calciato. Se, invece, il pallone viene lanciato oltre la linea di fondo campo da un attaccante, sarà compito del portiere della squadra in difesa provvedere alla rimessa dal fondo. La regola del fuorigioco prevede che, in caso di passaggio in avanti da parte di un compagno di squadra, tra l'attaccante che riceve e la linea di porta ci debbano essere almeno due giocatori in difesa (portiere incluso) perché l'azione di gioco possa continuare. In caso contrario l'arbitro ferma il gioco e decreta una punizione a favore della squadra che difende.
Arte
Il percorso artistico di Carlo Carrà oscillò tra il Futurismo e la Metafisica. Vediamo le opere principali e la vita.
Carlo Carrà:
Carlo Carrà Quargnento, 1881 – Milano, 1966 fu una delle personalità su cui meglio si rispecchiò l’arte italiana del primo Novecento. Il pittore aderì prima al futurismo e poi alla metafisica senza mai stabilirsi in maniera definitiva in un nessun movimento. Altrettanto fondamentali per lo sviluppo del suo linguaggio artistico furono gli studi sui maestri toscani, come Giotto e Paolo Uccello. Ancora giovane si trasferì a Milano dove poté visitare i musei e arricchire le sua conoscenze artistiche. Importanti furono i molti viaggi che fece a Parigi, al tempo capitale dell’arte, in cui poté stringere rapporti con i cubisti e l’ambiente intellettuale parigino. Non solo pittore ma anche critico militante, Carrà collaborò a varie riviste, tra cui Lacerba, L’Ambrosiano e Valori Plastici. Dal 1939 al 1951, Carrà fu anche professore presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Singolare fu la sua capacità di interpretare e riassumere i motivi e temi principali dei movimenti a cui partecipò: quando aderì al futurismo Carrà riuscì a trovare un equilibrio formale tra motivi plastici e dinamici che spesso declinò in sfumature cubiste. Anche il suo approccio alla metafisica fu molto originale imprimendo ai quadri di questo periodo un lieve movimento e tocco di originalità che lo resero autonomo rispetto alle enigmatiche opere di Giorgio De Chirico oppure alle meditative e silenziose tele di Giorgio Morandi. Carrà dimostrò subito una certa intuizione verso le ricerche artistiche più all’avanguardia e moderne del primo Novecento, senza per questo rinunciare ad un’espressione artistica che fosse personale e originale.
Partita di calcio, Carlo Carrà - Analisi
Il dipinto "Partita di calcio" è un'opera di Carlo Carrà (olio su tela, 90x70 cm - 1934) che si trova conservata presso la Galleria Comunale d'Arte Moderna di Roma. Venne esposto per la prima volta nel 1935 in occasione della seconda esposizione Quadriennale Romana, dove Carrà partecipò con alcune opere e, questa è certamente fra le sue opere più famose. È evidente che il calcio fosse una grande passione e la raffigurazione di un'azione concitata della partita è in grado di suscitare emozioni al pari di opere più famose.
Colore: gli azzurri rappresentano la nazionale di calcio italiana. La squadra avversaria non si conosce, in quanto nel gioco del calcio, la maglia del portiere è diversa da quella che indossano i suoi stessi compagni di squadra. Probabilmente è stato usato il colore rosso non tanto per identificare la squadra, quanto invece per dargli un ruolo da protagonista: è chiaro che essendo l'ultimo uomo a proteggere la porta, tutto dipenderà da lu
Ci ricorda che, al di là delle sfide impegnative e drammatiche, ne esistono anche di modeste e quotidiane, sfide che animano la vita di ognuno di noi e alle quali gli artisti hanno rivolto uno sguardo affettuoso e divertito come nel caso della "Partita di calcio".
Luce: il campo di calcio non è verde ma di un colore surreale per dare risalto alla metà superiore del dipinto dove si ha maggior luce.
Spiegazione
I calciatori con la maglia azzurra rappresentano un chiaro omaggio alla vittoria dei Mondiali di Calcio del 1934 della nazionale italiana guidata da Vittorio Pozzo. L'artista coglie l'azione in un momento concitato: si tratta di una mischia in area, con il pallone che finisce vicinissimo alla porta mentre gli attaccanti saltano per colpire di testa e il portiere si slancia nel tentativo di arrivare per primo sulla sfera. Le emozioni sarebbero di gioia in caso di gol oppure di rabbia e frustrazione in caso di gol mancato (stando dalla parte degli azzurri), ma la palla rimane in aria e quindi non sappiamo se a vincere sarà il portiere o saranno invece gli attaccanti. Inoltre non è chiaro se il portiere abbia già respinto il pallone o se stia cercando di smanacciarlo altrove; la sua postura non è ben equilibrata e, quindi potrebbe anche mancare l'impatto col pallone. Anche la posizione degli azzurri è anomala: sono in tre che saltano insieme al portiere, accerchiandolo, senza nemmeno essere marcati da un difensore avversario: chi prova a prenderla di mano (calciatore a sinistra), chi addirittura si posiziona proprio dietro (calciatore centrale) e chi invece spera che gli arrivi in testa per provare a segnare (calciatore a destra). Alla fine potrebbero anche aver commesso fallo sul portiere, infatti uno dei difensore alza la mano come a segnalare un'irregolarità, oppure potrebbe semplicemente essersi rassegnato...