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Wittgenstein

Marco De Luca

Created on May 22, 2023

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Transcript

ludwig Wittgenstein ​

Marco De Luca 4B

Indice

1.

Logicismo

2.

La vita I

3.

Il primo Wittgenstein

4.

La vita II

5.

Il secondo Wittgenstein

Logicismo

Negli ultimi decenni del XIX secolo si sviluppa in Europa una riflessione sui fondamenti della matematica. Filosofi e matematici cercano di definire i princìpi fondamentali partendo dai quali si dovevano poter dedurre tutti i teoremi matematici.​

Parallamente a ciò, in Europa si sviluppa una corrente di pensiero nota come

  • Logicismo → che sostiene che la logica è, in generale, il fondamento di ogni attività conoscitiva umana e, più in particolare, che la matematica (cioè i sistemi deduttivi dell’aritmetica e della geometria) è riconducibile alla logica, ovvero ai suoi concetti, ai suoi principi, alle sue regole.

In questo indirizzo di indagine ebbero un ruolo fondamentale le riflessioni di Gottlob Frege e Bertrand Russell

1889-1929

La Vita I

«Il più perfetto esempio di genio che abbia mai conosciuto: appassionato, profondo, intenso e dominante»​

(Bertrand Russell, Autobiografia I)

La vita

Infanzia e adolescenza

Il padre gli impartisce fin dall’infanzia nozioni tecniche, di fisica e matematica, per avviarlo alla gestione dell’azienda: Wittgenstein studiò fino ai 14 anni privatamente,

Ludwing Josef Johann Wittgenstein nasce a Vienna, ultimo di 8 figli, il 26 Aprile 1889 in una facoltosa e colta famiglia di magnati della metallurgia pesante dell’appena nata borghesia austriaca. I genitori Leopoldine Klamus e Karl Wittgenstein, a capo dell’impresa famigliare, erano entrambi appassionati di musica: si dice che Johannes Brahms fosse un intimo amico di famiglia.

poi frequentò per 3 anni la Realschule a Linz, la stessa scuola di Hitler, suo coetaneo, ma due classi indietro;

nel 1906 si iscrive al Politecnico di Berlino e nel 1908 si trasferisce a Manchester per specializzarsi in ingegneria aeronautica.

La vita

L'incontro con Frege

Ludwing si appassiona allo studio della matematica pura e dei suoi fondamenti, campo di indagine dominato al tempo dal filosofo e matematico tedesco Gottlob Frege.

I due si incontrano a Jena nel 1911 e Frege gli consiglia di spostarsi all’Università di Cambridge, che al tempo era considerata il centro più avanzato per gli studi di logica e di matematica pura.​

L'incontro con Russell

"Sono un idiota completo o no?"

A Cambridge, negli anni 1912-1913, Wittgenstein conosce Bertrand Russell che insegna presso il prestigioso Trinity College. L’incontro con Russell determina un mutamento radicale nel destino del giovane Wittgenstein, ingegnere di appena 23 anni con un disperato bisogno di conferme: ​

Alla fine del suo primo trimestre a Cambridge, Wittgenstein venne da me e mi chiese: «Può dirmi, per favore, se sono un idiota completo o no?». Gli risposi: «Caro amico, non lo so proprio. Ma perché me lo chiede?». E lui: «Perché se sono un idiota completo farò il pilota d’aereo, altrimenti farò il filosofo». Gli dissi di scrivermi qualcosa, durante le vacanze, su un qualche argomento filosofico, e poi gli avrei detto se era un idiota completo o no. Seguì il mio consiglio e all'inizio del trimestre successivo mi portò il suo elaborato. Dopo averne letto una sola frase gli dissi: «No, lei non deve fare il pilota d'aereo».​

(B. Russell, Ritratti a memoria)

La vita

Head of a girl (1925–1928)

Il primo isolamento

Nel 1913 lascia Cambridge e va a vivere in completa solitudine in un eremo improvvisato che si costruì da solo presso Skjolden, in Norvegia, dove rimarrà per più di un anno. I suoi rapporti sociali sono rari e difficili e il filosofo si trova a dover confrontarsi con la propria omosessualità.

Machines à penser, Fondazione Prada, Venezia

La vita

La prima guerra mondiale

Allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò come volontario nell’esercito austro-ungarico come soldato semplice di fanteria, quindi successivamente venne promosso ufficiale di artiglieria: combatté sul fronte russo e su quello italiano (altopiano di Asiago), dove si guadagnò diverse onorificenze e medaglie al valore militare.

In questi anni il giovane Ludwig annota le sue riflessioni filosofiche ed esistenziali su alcuni quaderni, oggi in gran parte distrutti: se ne salveranno solo tre, pubblicati postumi con il titolo “Diari Segreti”.

Era mosso dal desiderio di misurarsi con un'impresa ardua e diversa da uno sforzo intellettuale.

La vita

1921 Tractatus

Venne imprigionato presso Trento nel 1918 e internato per qualche tempo a Cassino in un campo di prigionia, per rientrare a Vienna nel 1919, alla fine della guerra.

Nel 1921 uscirà in tedesco il “Logisch-Philosophische Abhandlung” e l’anno successivo in inglese con titolo in latino, Russell ne cura l’introduzione.

Appena pubblicato, il Tractatus Logico-Philosophicus (il titolo in latino gli era stato suggerito da Moore con l’evidente intenzione di rievocare il Tractatus Theologico-Politicus di Spinoza), diventò punto di riferimento per il Circolo di Vienna al quale il filosofo austriaco non aveva mai aderito ufficialmente, pur frequentandolo.

Pianta del piano terra del progetto originale presentato il 13 novembre 1926

La vita

Haus Wittgenstein, Kundmanngasse Vienna.

Dal 1920 al 1926 svolge diverse professioni, nella convinzione che per vivere bene sia necessario ricercare un “mestiere onesto”, piuttosto che inseguire i successi accademici e “imprigionarsi” in un unico ruolo. Wittgenstein insegna nelle scuole primarie di alcuni villaggi sperduti austriaci, fa poi il giardiniere nel convento di Hütteldorf, dove medita di prendere i voti; passa poi a collaborare con l’architetto Engelmann alla costruzione della casa di Margarethe, una delle sue tre sorelle, rivelando grande sensibilità architettonica e un gusto spiccato per i dettagli d’arredo.

Casa Wittgenstein a Vienna

L’uomo vede bene ciò che ha, ma non ciò che è.​ […] Se un’opera è grande o piccola, dipende da dove sta colui che l’ha fatta. Ma si può anche dire: non sarà mai grande colui che si mistifica abbandonandosi alle illusioni

​(L. Wittgenstein, Pensieri diversi)

Il pensiero

Per fare filosofia occorre dunque fare i conti con se stessi, rifiutando schemi e ruoli fittizi. Per Wittgenstein le teorie filosofiche elaborate nel mondo universitario sono perlopiù costruzioni finte, imposture con cui si impongono rappresentazioni false della realtà, che derivano da “sguardi” gettati da “luoghi” comuni e inautentici. La vera filosofia invece non ha la propria casa nell’accademia, non si riduce a teorie onnicomprensive, poiché nessun essere umano può pensare qualcosa di più grande e migliore di quello che egli stesso è.​

[…] Un uomo, per esprimere gli aspetti della vita, deve strapparsi con determinazione spietata alla false immagini che lo tenevano prigioniero per la sua mancanza di coraggio. […] Nessun uomo può esprime la vita se non diventa anche l'artista della propria vita. Un uomo, cioè, che compone la propria vita scompaginandola continuamente, cambiando mestiere, paese, senza sedersi su quello che ha già fatto.​

(L. Wittgenstein, Introduzione a Diari segreti)

La vita

Primo ritorno a Cambridge

Nel 1929, su insistenza degli amici, Wittgenstein torna a Cambridge, suscitando entusiastiche aspettative di molti.

​ ”Dio è arrivato, l’ho incontrato sul treno delle cinque e un quarto”

​John Maynard Keynes​

Sprovvisto di titoli accademici e di mezzi economici, Wittgenstein presenta il “Tractatus Logico-Philosophicus” come tesi di dottorato. ​ Nello stesso anno pubblica “Alcune osservazioni sulla forma logica”, ultima pubblicazione di Wittgenstein in vita.​

et

Il secondo Wittgenstein

Il primo Wittgenstein

Tractatus Logico-Philosophicus

Ricerche filosofiche

Tractatus Logico-Philosophicus

Il primo Wittgenstein

Tractatus Logico-Philosopicus

Fu pubblicato in tedesco nel 1921 negli Annalen der Naturphilosophie di Wilhelm Ostwald, con il titolo Logisch-philosphische Abhandlung, con l’introduzione curata da Bertrand Russell.​

La traduzione oggi di riferimento in italiano pubblicata da Einaudi nel 1964-1997, si deve al filosofo Amedeo Giovanni Conte (nuova nel 2022).

Lo stile di esposizione del sintetico volume (meno di 70 pagine) si ispira a quello elaborato dal filosofo e logico tedesco Gottlob Frege, molto ammirato da Wittgenstein.

Estremamente complesso, il Tractatus si è prestato a numerose interpretazioni, molte delle quali contestate dallo stesso autore.

Le 7 proposizioni principali

La struttura

Il mondo è tutto ciò che accade​

Ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose.

La struttura del testo è composta da una serie di asserzioni numerate ed ordinate in maniera gerarchica: sette principali (1 – 7) ed una serie di commenti subordinati su più livelli

L'immagine logica dei fatti è il pensiero.

Le sezioni 1 e 2 affrontano la questione dell'ontologia, ossia che cosa costituisce il "mondo":

  • 1.x ne definisce la natura;
  • 2.x definisce la natura dei "fatti".
Le sezioni 3 e 4 affrontano il concetto di immagine e pensiero

Il pensiero è la proposizione munita di senso.

La proposizione è una funzione di verità delle proposizioni elementari.

La forma generale della funzione di verità è: Questa è la forma generale della proposizione.

Nelle sezioni 5 e 6, come la chimica aveva ridotto la materia alla somma di elementi atomici, così Wittgenstein volle ridurre il linguaggio alla somma di proposizioni elementari, atomiche

Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.

Il linguaggio come raffigurazione del mondo​

Per Wittgenstein il mondo non è in insieme di oggetti, ma un insieme di relazioni tra oggetti. Gli oggetti sono entità semplici, indecomponibili, che possono combinarsi tra loro in molteplici modi, formando “stati di cose”​

  • Stati di cose: possibili combinazioni tra gli oggetti del mondo, cioè i possibili modi in cui questi possono entrare in relazione con gli altri oggetti.

Il sottoinsieme degli stati di cose effettivamente sussistenti sono detti “fatti”​

  • Fatti: combinazioni effettivamente sussistenti di oggetti.

Il mondo è tutto ciò che accade​ (prop. 1)

Il mondo è totalità di fatti, non di cose (prop. 1.1)

Ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose​​ (prop. 2)

Il mondo è la totalità degli stati di cose effettivamente sussistenti​.

Il linguaggio come raffigurazione del mondo​

Oggetti sono gli elementi costitutivi, la sostanza, del mondo, che, combinandosi tra loro, compongono i fatti. A livello del linguaggio, agli oggetti corrispondono i nomi, che, combinandosi tra loro, compongono le proposizioni.

  • Proposizione immagine della realtà → la proposizione è la raffigurazione di uno stato di cose

ma non nel senso di “copia”, ma nel senso di costituire la raffigurazione della sua “forma logica”, cioè una configurazione possibile degli oggetto: uno stato di cose​

  • Proposizioni elementari o atomiche → proposizioni non scomponibili in proposizioni più semplici;
  • Proposizioni complesse o molecolari → proposizioni formate unendo tra loro le proposizioni atomiche mediante gli “operatori logici”

A proposizioni atomiche corrispondono fatti atomici.

A proposizioni complessi corrispondono fatti complessi.

Il linguaggio come raffigurazione del mondo​

Wittgenstein identifica il pensiero con il linguaggio

L'immagine logica dei fatti è il pensiero. (prop. 3)

La totalità dei pensieri veri è un'immagine del mondo.(prop. 3.01)

"Uno stato di cose è pensabile" vuol dire: Noi ce ne possiamo fare un'immagine.(prop 3.001)

Il pensiero contiene la possibilità della situazione che esso pensa. Ciò che è pensabile è anche possibile.(prop. 3.02)

Non possiamo pensare nulla d'illogico, ché altrimenti dovremmo pensare illogicamente. (prop. 3.03)

Il pensiero è la proposizione munita di senso.(prop. 4)

Il linguaggio come raffigurazione del mondo​

  • ​ Una proposizione ha senso, cioè è sensata, se esprime uno stato di cose, ovvero una possibilità, cioè se i suoi costituiti (i nomi) sono combinati insieme in una forma che è una delle forme logiche possibili in cui gli oggetti che corrispondono a quei nomi possono combinarsi tra loro.
  • Una proposizione sensata può essere falsa o vera.
  • ​ Una proposizione ha significato, cioè è significante, se esprime un fatto, cioè il sussistere di uno stato di cose.
  • .​ Una proposizione significante è una proposizione vera.

proposizioni sensate

proposizioni significante

La concezione della scienza

La totalità delle proposizioni vere è la scienza naturale tutta (o la totalità delle scienze naturali ) (prop. 4.11)

La filosofia non è una delle scienze naturali. (La parola "filosofia" deve significare qualcosa che sta sopra o sotto, non già presso, le scienze naturali)(prop. 4.111)

cioè, le affermazioni delle scienze empiriche sono le proposizioni vere, a loro volta sottoinsieme delle proposizioni sensate, precisamente, quel sottoinsieme che esprime la totalità dei fatti del mondo.​ ​

La concezione della scienza

Wittgenstein critica il principio di causalità, che sta alla base delle inferenze scientifiche: egli considera le leggi enunciante dalla scienza come leggi di tipo esclusivamente “logico” o “formale”, e le teorie formulate dagli scienziati come strumenti arbitrari, più o meno semplici, mediante i quali si pretende di ridurre la complessità del mondo a una forma unitaria, un modello.​

Wittgenstein è convinto che da una proposizione elementare non si possa inferirne un’altra, poiché ogni proposizione elementare concerne un fatto atomico, cioè non scomponibile in altri fatti atomici, e i fatti atomici, in quanto tali, sono indipendenti l’uno dall’altro. Non esiste quindi alcun nesso causale che giustifichi l’inferenza da una proposizione all’altra, e quindi è impossibile inferire induttivamente gli eventi del futuro da quelli presenti​

Gli eventi del futuro non possiamo arguirli dai presenti.La credenza nel nesso causale è la superstizione (prop. 5.1361)

La concezione della scienza

Per questo, secondo Wittgenstein, non esistono leggi naturali, cioè regolarità assolute, ricorsive. Queste appartengono soltanto alla logica,

L'esplorazione della logica significa l'esplorazione d'ogni conformità a una legge. E fuori della logica tutto è accidente(prop. 6.3)​

Di conseguenza, le teorie che riducono a forma unitaria la descrizione dell’universo sono paragonate da Wittgenstein a strumenti arbitrari, “reticolati”. ​

I sistemi teorici a cui gli scienziati ricorrono per descrivere l’universo non si possono descrivere come più o meno veri, ma al massimo come più o meno semplici.

La concezione della logica​

Mattis inceptos ultrices dis turpis arcu non tempor

Wittgenstein afferma che le proposizioni che concernono fatti (proposizioni scientifiche) hanno carattere contingente e non necessario. Accanto a queste, egli ammette l’esistenza di proposizioni logiche che possono essere o sempre vere, o sempre false, indipendentemente dai fatti stessi.​

  • Tautologie → enunciati compatibili con qualsiasi stato del mondo, e dunque sempre veri ma non informativi. ​
  • Contraddizioni → enunciati incompatibili con qualunque stato del mondo, e dunque sempre falsi e non informativi.

Tautologia e contraddizione sono, rispettivamente, necessariamente vera e necessariamente falsa indipendentemente da ogni conferma o smentita fattuale.

La concezione della logica​

  • Questo accade perché la tautologia è vera e la contraddizione è falsa qualunque cosa accada, cioè per tutte le possibilità di verità corrispondenti alle proposizioni elementari che le costituiscono. Quindi non sono raffigurazioni della realtà, ovvero non rappresentano alcune situazione possibile, poiché la prima permette ogni situazione possibile, e la seconda nessuna.
  • ​ Le tautologie e le contraddizioni costituiscono il campo della logica e della matematica sono deducibili da definizioni e da assiomi auto-evidenti e rivelano relazioni a-temporali, e perciò sempre valide.​ ​
  • Queste proposizioni non sono né sensate (perché non dicono nulla dei fatti del mondo, e dunque non possono essere confrontate con esso), né insensate (perché sono comunque comprensibili), perciò non si possono dichiarare non-sensi.

La concezione della filosofia

Le mie proposizioni illustrano così: colui che mi comprende, infine le riconosce insensate, se è salito per esse - su esse - oltre esse. (Egli deve, per così dire, gettar via la scala dopo che v'è salito). Egli deve superare queste proposizioni; allora vede rettamente il mondo.(prop. 6.54)

Wittgenstein ammette l’esistenza di proposizioni né significanti né tautologiche, cioè i

  • non-sensi → enunciati che non sono né significanti (come quelli sintetici della scienza), né tautologici (come quelli analitici della logica), ma semplicemente insensati, perché non rispettano le regole linguistiche secondo cui una proposizione dovrebbe raffigurare la forma logica degli oggetti del mondo.

La maggior parte delle proposizioni filosofiche è costituita a suo avviso da non-sensi, i quali derivano dal fatto che non è stata ben compresa la logica linguistica ad esse sottesa.

La concezione della filosofia​

L'unico ruolo positivo che Wittgenstein riconosce alla filosofia è

Tutta la filosofia è "critica del linguaggio". [...](prop. 4.0031)

cioè una chiarificazione, o dissoluzione, logica del pensiero espresso dalle proposizioni.

In questo senso la filosofia non è una teoria o un insieme di teorie, ma un’attività e il suo scopo non è quello di formulare “proposizioni filosofiche”, bensì di chiarire il significato delle proposizioni in generale

Scopo della filosofia è la chiarificazione logica dei pensieri. La filosofia non è una dottrina, ma un'attività. [...] Risultato della filosofia non sono "proposizioni filosofiche", ma il chiarirsi di proposizioni. La filosofia deve chiarire e delimitare nettamente i pensieri che altrimenti, direi, sarebbero torbidi e indistinti.(prop. 4.112)

La chiarificazione, o dissoluzione, linguistica delle proposizioni filosofiche è il compito che Wittgenstein si prefigge di raggiungere mediante il Tractatus.

La concezione della filosofia​

I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.(prop. 5.6)

cioè di tutto ciò che io posso capire, pensare ed esprime. Quindi non si può parlare il mondo nella sua totalità, in quanto questo non è mai un fatto che io posso esprimere. Questo è l’errore della filosofia: il pretendere di descrivere il mondo come una totalità, ponendosi “al di fuori” di esso.

La filosofia cade nell’insensatezza quando pretende di parlare di ciò che Wittgenstein chiama

  • inesprimibile, o Mistico → tutti quegli aspetti della vita umana, a cominciare dal senso della vita e della morte, che non possono essere “raffigurati” mediante proposizioni secondo le regole logico-linguistiche esposte nel Tractatus.​

Non come il mondo è, è il Mistico, ma che esso è.(prop. 6.44)

La concezione della filosofia​

Tutte le proposizioni sono d'ugual valore.(prop. 6.4)

Né, quindi, vi possono essere proposizioni dell'etica. Le proposizioni non possono esprimere nulla ch'è più alto. (prop. 6.42)

La morte non è un evento della vita. La morte non si vive. Se, per eternità, s'intende non infinita durata nel tempo, ma intemporalità, vive eterno colui che vive nel presente. La nostra vita è così senza fine, come il nostro campo visivo è senza limiti.. (prop. 6.431)

I problemi relativi al mondo nella sua essenza, alla vita, alla morte e ai fini umani non possono trovare risposta perché non sono autentiche domande.

D'una risposta che non si può formulare non può formularsi neppure la domanda. L'enigma non v'è. Se una domanda può porsi, può pure aver risposta.(prop.6.5)

La concezione della filosofia​

Wittgenstein non nega che esista qualcosa di cui gli esseri umani non riescono a parlare.

Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppur toccati. [...](prop. 6.52)

A questa sfera ineffabile dà il nome di inesprimibile, o Mistico.

C'è davvero l'inesprimibile. Esso mostra sé, è il mistico.(prop. 6.522)

ma si mostra in silenzio, poiché non se ne può parlare.

Siccome tutte le domande filosofiche, cioè quelle metafisiche o esistenziali, sono non-sensi, non rimane più alcuna domanda.

Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere (prop. 7)

1930-1951

La Vita II

L'incontro con Sraffa

"Qual è la forma logica di questo?"

un giorno, durante un viaggio in treno, mentre il filosofo sosteneva che il significato di una proposizione è ciò che essa descrive (cioè una proposizione e ciò che essa descrive devono avere la stessa forma logica), Staffa si passò le punta delle dita di una mano sotto il mento, facendo il tipico gesto che indica menefreghismo, e chiese: «Qual è la forma logica di questo?» Questa provocatoria e beffarda obiezione comincia ad incrinare la concezione raffigurativa del linguaggio contenuto nel Tractatus.

Nel suo secondo soggiorno a Cambridge, Wittgenstein conosce e diventa amico dell’economista italiano Piero Sraffa. Stando a un celebre aneddoto raccontato dallo stesso Wittgenstein:

La vita

Sraffa e il linguaggio dei segni

A partire dagli anni ’30 Wittgenstein si convincerà che il linguaggio non può essere ridotto unicamente alla funzione di raffigurare o «denotare» fatti, o stati di cose, dal momento che questo acquista significato soltanto a partire dal contesto in cui sono usate le parole, tanto che le stesse parole possono essere sostituite da gesti non verbali.

A Piero Sraffa, Wittgenstein riconoscerà il merito di averlo indotto a sviluppare la sua concezione del linguaggio in una nuova direzione,​ superando quella delineata nel Tractatus.​

La vita

I quaderni e il secondo isolamento

Nel 1933 il filosofo diventa fellow (oggi ricercatore) al Trinity College. Gli appunti dei suoi corsi, registrati dai suoi allievi e in seguito raccolti nel “Libro blu” iniziano a circolare. A due dei suoi allievi, Francis Skinner e Alice Ambrose, Wittgenstein detta nel 1934 un testo che sarà chiamato “Libro marrone”. ​

Nel 1935 si reca in Unione Sovietica, a Mosca e a Leningrado dove gli viene offerta la cattedra.

Inizialmente pensa di aderire, ma nel 1936 decide di tornare in Norvegia, al fine di ultimare una nuova opera. Non riuscirà nel suo intento e trascorrerà gran parte del suo tempo pregando e contemplando la natura.

La vita

Secondo ritorno a Cambridge e Ricerche I

Nel 1937 ritorna a Cambridge e nel 1938, in seguito all’annessione dell’Austria alla Germania nazista, chiede di ottenere la cittadinanza inglese. Gli appunti delle lezioni che tiene in questi anni saranno pubblicati nel 1967, con il titolo “Lezioni e conversazioni sull’etica, l’estetica, la psicologia e la credenza religiosa”.

Annota su fogli sparsi un’ampia serie disorganica di rilievi, poi ritaglia i vari brani e li raccoglie in una scatola, per disporre infine i foglietti secondo un ordine logico.​

Nel 1939 diventa docente di filosofia a Cambridge, occupando l’ex cattedra di Moore, e inizia a scrivere la prima parte delle “Ricerche filosofiche”, che conclude nel 1945.​

Carta d’identità militare di Ludwig Wittgenstein

La vita

Seconda guerra mondiale e Ricerche II

Durante la Seconda guerra mondiale presta servizio civile, prima come barelliere presso il Guy’s Hospital di Londra, poi come assistente in un laboratorio medico di Newcastle. Nel 1947 lascia l’insegnamento e si trasferisce in Irlanda, dove vive in assoluta solitudine in una capanna presso un villaggio di pescatori a Galway.

Tra il 1948 e il 1949, a Dublino, porta a compimento la seconda parte delle “Ricerche filosofiche”, che saranno pubblicate postume, nel 1953.​

La morte

“Sagen Sie ihnen, dass ich ein wundervolles Leben gehabt habe” ​

Dopo un viaggio negli Stati Uniti, nel 1949 Wittgenstein ritorna in Inghilterra e scopre di essere malato di cancro alla prostata.

Il filosofo muore il 29 aprile 1951, a casa del medico che lo sta seguendo. Sul letto di morte, pare abbia detto: “Mi sarebbe piaciuto scrivere un libro di filosofia fatto solo di scherzi, ma non ho senso dell’umorismo”. Invece, un istante prima di perdere conoscenza, si narra che abbia sussurrato ai presenti:

“Dite loro che ho avuto una vita meravigliosa”

Lascito

Wittgenstein ha lasciato un’enorme eredità letteraria di appunti e manoscritti inediti, denominata “Nechlass” (“Lascito”), di cui si sono occupati i suoi esecutori testamentari, ovvero George Von Wright, Gertrude Elizabeth Ascombe e Rush Rhees.

Fra i testi pubblicati più recentemente ricordiamo le Osservazioni sopra i fondamenti della matematica (1956); Zettel (1967); Della certezza (1969); Grammatica filosofica (1969); Osservazioni sui colori(1978); Pensieri diversi (1978); Osservazioni sulla filosofia della psicologia (1980); The Big Typescript (2000), Esperienza privata e dati di senso (2007).

Ricerche Filosofiche

Il secondo Wittgenstein

Ricerche filosofiche

Le Ricerche filosofiche (Philosophische Untersuchungen) rappresentano un radicale ripensamento delle tesi del Tractatus (svolta pragmatica).

Il libro fu pubblicato postumo nel 1953. In esso, Wittgenstein discute numerosi problemi relativi alla semantica, alla logica, alla filosofia della matematica, della psicologia, dell'azione e della mente.

Le Ricerche sono considerate il testo più importante e rappresentativo della produzione matura di Wittgenstein e sono viste come una delle più importanti opere filosofiche del Novecento.

Dalla forma all'uso del linguaggio

A stimolare le riflessioni di Wittgenstein è soprattutto il confronto con Frank Plumpton Ramsey.

Egli attribuisce alle espressioni linguistiche un ruolo pragmatico, cioè la capacità di orientare il comportamento umano: il significato effettivo delle proposizioni non deriva soltanto da fattori formali, ma anche dall’uso che gli uomini ne fanno.

Dalla forma all'uso del linguaggio

L’uso non è una norma che possa essere imposta al linguaggio: esso è ciò che si mostra del linguaggio stesso, è la consuetudine delle sue applicazioni concrete.

Wittgenstein comprende che il significato del linguaggio non deve essere fatto dipendere da un particolare “ordine” formale degli elementi linguistici, ma deve essere trovato nella stessa realtà.

Da un lato è chiaro che ogni proposizione del nostro linguaggio “è in ordine così com’è”. Vale a dire: non ci sforziamo di raggiungere un ideale: come se le vaghe proposizioni che usiamo comunemente non avessero ancora un senso del tutto ineccepibile e noi dovessimo ancora costruire un linguaggio perfetto. D’altra parte sembra chiaro questo: che, dove c’è senso, là dev’esserci ordine perfetto. L’ordine perfetto deve dunque essere presente anche nella proposizione vaga. (par. 98)

Dalla forma all'uso del linguaggio

Il Tractatus aveva delineato un linguaggio ideale, logicamente perfetto, a cui quello reale doveva adeguarsi “misurarsi”, e il cui scopo era la raffigurazione dei fatti.

Nelle Ricerche filosofiche si afferma invece che

Come sarebbe strano se la logica si dovesse occupare di un linguaggio ideale e non del nostro. Che cosa dovrebbe esprimere infatti quel linguaggio ideale? Di certo quello che esprimiamo nel nostro linguaggio abituale; ma allora la logica non può che occuparsi di questo. Oppure di qualcos'altro, ma come posso semplicemente sapere di cosa può trattarsi? L'analisi logica è l'analisi di qualcosa che abbiamo, non di qualcosa che non abbiamo. Sarà dunque l'analisi delle proposizioni come sono ". (Osservazioni filosofiche, 2)

Nella seconda fase della sua riflessione Wittgenstein si propone di analizzare il linguaggio ordinario, usato dalle persone nella loro vita quotidiana, che trova il suo senso nella sua concreta efficacia.

Dalla forma all'uso del linguaggio

Comprendere il linguaggio non significa compiere un’operazione mentale, ma renderlo “efficace”, e la spiegazione del significato di un’espressione non è unica e univoca, ma particolare e contingente, poiché è legata alla specifica situazione in cui quell’espressione viene usata. Il significato non è dunque un’entità ideale fissata una volta per tutte, ma è il suo uso particolare, di volta in volta diverso:

il significato è l’uso. (par. 138).

Wittgenstein modifica quindi la propria ontologia e comincia a pensare che anche le proposizioni elementari possano assumere forme diverse e imprevedibili, non prestabilte dagli schemi della logica. Ormai il filosofo non è più disposto a intendere il linguaggio come sottoposto alle regole rigorose del calcolo matematico.

La teoria dei giochi linguistici

testo

Il linguaggio è, per il secondo Wittgenstein, un processo nel quale i significati non sono dati dal riferimento univoco alle cose.

Il linguaggio è una forma di vita, ovvero lo svolgimento di un’attività governata da regole diverse a seconda delle circostanze, dalle intenzioni del parlante e di altri fattori legati al contesto d’uso.

Perciò non esiste un modello che possa unificare tutte le forme d’uso del linguaggio, ma soltanto una pluralità di usi, che si modificano e aumentano incessantemente, secondo il mutare incessante delle esigenze umane

Le regole linguistiche

Le regole che governano un gioco linguistico sono una serie di atti che noi ci apprestiamo a seguire e ai quali siamo stati addestrati, o abituati.

"Giocare" un certo gioco linguistico significa quindi seguirne le regole. Ciò non toglie che queste regole non siano affatto rigorose, ma siano anzi quasi sempre inespresse, e spesso anche inconsapevoli in chi le applica.

Gli usi del linguaggio non sono esaustivamente contenuti nelle regole, né negli usi precedenti, ma sono passibili di infinite interpretazioni diverse: seguire una regola significa quindi, semplicemente, compiere un adeguamento a una prassi diffusa, che tuttavia lascia spazio all’adattamento e all’interpretazione personali del gioco.

La filosofia come auto-terapia

Vista l’impossibilità di una definizione rigorosa e normativa degli usi linguistici, la filosofia, in quanto analisi del linguaggio,

non può in alcun modo intaccare l’uso effettivo del linguaggio può in definitiva, soltanto descriverlo.[...] Lascia tutto com’è (Ricerche filosofiche, par. 124)

La filosofia, dunque, per Wittgenstein non spiega e non deduce nulla, ma si limita a porre le cose davanti a noi. E nel momento in cui ogni cosa sia «aperta alla vista», non rimane più nulla da spiegare.

La filosofia come auto-terapia

La seconda fase è dominata dall’idea della filosofia come malattia, e della cura di questa malattia come cessazione del filosofare.

La malattia è l’uso improprio del linguaggio, che la filosofia (metafisica) non usa per raffigurare il mondo (i fatti), ma per costruire proposizioni insensate.

La terapia consiste quindi nel riportare le parole dall’uso metafisico al loro uso quotidiano, e il risultato di questa cura è la scoperta dei non-sensi.

Dissolvendo i non-sensi l’attività filosofica guaritrice non fa che riportare le parole al loro uso coerente e quotidiano, senza affermare nulla di suo; essa non scopre nulla di nuovo che già non sia all’interno del linguaggio.

La filosofia si limita a stabilire ciò che chiunque le concede (par. 599)

Domande?

Links

Fonti

L'albero del Tractatus (mappa)

Bazzocchi.net

  • la filosofia e l'esistenza 3B, dalla fenomenologia alle nuove frontiere del pensiero (Paravia) Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero, Giancarlo Burghi

Video Odifreddi

  • https://www.facebook.com/ludwigwittgenstein.am/
  • Bazzocchi.net
  • it.wikipedia.org
  • www.fondazioneprada.org

Grazie per l'attenzione