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marco attilio regolo
Ilenia Milillo
Created on May 17, 2023
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LA VITA MARCO ATTILIO REGOLO
Marco Attilio Regolo, è stato un politico e militare romano vissuto nel III secolo a.C. Atilio Regolo nacque nel territorio della città volsca di Sora. L'esatta data di nascita non è nota ma si pone attorno al 299 a.C. Fu il comandante dell'esercito romano durante la prima parte della Prima guerra punica.
Le prime notizie vedono Marco Atilio Regolo eletto console nel 267 a.C. e, con il collega Lucio Giulio Libone, alla testa delle Legioni che combattevano contro le città greche della Puglia e della Lucania dopo la sconfitta di Pirro re dell'Epiro, a Benevento 275 a.C. e la successiva caduta di Taranto 272 a.C. I due Consoli conquistarono buona parte della Puglia e in particolare Brindisi. Questo porto dava a Roma il controllo dell'imbocco del Mare Adriatico ed era posto nel punto più vicino alle coste della Grecia, prossimo obiettivo delle mire espansionistiche di una Roma che già stava dilagando verso la Pianura Padana e l'Illiria. La seconda nomina a console per Atilio Regolo avviene nel 256 a.C. Siamo nel pieno della prima guerra punica. Roma sta passando il confine fra potenza terrestre locale e potenza guida, anche marittima, dell'intero mar Mediterraneo. Ha praticamente unificato l'Italia peninsulare sotto di sé, e si è già volta oltre l'Appennino e oltre i limiti delle coste.
LA GUERRA PUNICA
Quando Atilio Regolo viene eletto console per la seconda volta, Roma è in guerra con Cartagine già da otto anni; Roma, con Valerio Messalla aveva conquistato Messina, aveva vinto e portato dalla sua parte Gerone II, tiranno di Siracusa, aveva assediato ed espugnato Agrigento, aveva subito una sconfitta navale alle isole Lipari dovuta soprattutto all'imperizia di Gneo Cornelio Scipione Asina e riportato una successiva vittoria di Gaio Duilio nelle acque di Milazzo, aveva, infine, sbarcato teste di ponte in Sardegna e Corsica le cui coste erano sotto il controllo punico. Le isole maggiori sembravano saldamente sotto controllo e il Senato decise di portare la guerra sulle coste dell'Africa invadendo le colonie cartaginesi. Fu costruita una grande flotta sia per il trasporto delle truppe e dei rifornimenti sia per la protezione dei convogli. Cartagine cercò di fermare questa operazione con una flotta altrettanto potente . Le due flotte si scontrarono a Capo Ecnomo. Autori come Valerio Massimo e Lucio Anneo Seneca raccontano che durante l'inverno del 255 a.C., poco dopo che l'esercito romano era sbarcato nei pressi di Clypea, i legionari si imbatterono in un gigantesco serpente, immune ai dardi che i legionari scagliavano contro di esso. Dato che aveva ucciso alcuni soldati, nessuno aveva il coraggio di andare a prendere acqua nel fiume, così Regolo ordinò di colpire il mostro con baliste e catapulte. La pelle del serpente venne portata a Roma. Il poeta latino Silio Italico racconta di queste vicende.
VITTORIA E SCONFITTA
La vittoria permise alle Legioni di Atilio Regolo di sbarcare a Clupea senza grosse difficoltà e iniziarono i saccheggi del territorio per costringere l'esercito cartaginese ad entrare in azione. Quando i Cartaginesi vennero allo scontro, Atilio Regolo inflisse loro una secca sconfitta ad Adys e occupò Tunisi. Gli ordini di Roma furono di far rientrare in patria parte dell'Esercito e delle navi. Cartagine, mentre intavolava trattative di pace, affidò la riorganizzazione dell'esercito a uno stratega spartano di provata abilità, Santippo. Atilio Regolo voleva giungere alla conclusione prima che da Roma giungesse l'altro collega Regolo commise però l'errore di sottovalutare le forze dei Cartaginesi e impose delle condizioni di pace troppo pesanti. Cartagine riprese le ostilità con un esercito riorganizzato e comandato da un vero comandante contro un esercito di Roma a ranghi ridotti. Regolo fu pesantemente sconfitto presso Tunisi e fatto prigioniero. Si salvarono circa 2.000 uomini che ripararono a Clupea e furono raccolti da una grossa flotta che era stata inviata da Roma per chiudere definitivamente le ostilità. La flotta dovette invece immediatamente rientrare in Sicilia ma venne distrutta da una furiosa tempesta. La guerra continuò in Sicilia e in mare per altri tredici anni. Altre battaglie, soprattutto navali furono combattute. Le forze economiche e umane sia di Roma che di Cartagine erano giunte al livello più basso possibile e furono nuovamente intavolate trattative di pace.
I CONSOLI
Nell'antica Roma i consoli erano i due magistrati che, eletti ogni anno, esercitavano collegialmente il massimo potere civile e militare ed erano quindi dotati di potestas e imperium. Il termine derivava, secondo lo stesso Livio, dal dio Conso, una divinità che "dispensava consigli". I nomi venivano riportati in un apposito elenco, i fasti consulares, da parte dei pontefici. In età imperiale, la carica consolare sopravvisse, ma divenne di nomina imperiale e, dopo la fondazione di Costantinopoli, un console venne regolarmente eletto per l'Occidente e uno per l'Impero bizantino.
Durante la repubblica, con la promulgazione della Lex Villia annalis del 180 a.C. l'età minima per l'elezione a console venne fissata a 40 anni per i patrizi e a 42 per i plebei, mentre nel periodo precedente si registrano elezioni alla carica anche molto più precoci. Nel periodo imperiale, quando la carica aveva oramai perso quasi interamente la propria funzione pratica, il consolato venne conferito senza più applicare rigorosamente i limiti di età. Allo stesso modo secondo la Lex Villia annalis doveva intercorrere un periodo minimo di 10 anni prima di essere rieletto nuovamente console, limite che non esisteva precedentemente e che venne frequentemente ignorato nel periodo della fine della Repubblica.I consoli venivano eletti dal popolo riunito nei comizi centuriati.
I POTERI DEI CONSOLI
I due consoli della Repubblica erano i più alti in grado tra i magistrati ordinari.Le competenze consolari investivano tutto l'agire pubblico, in pace come in guerra, compreso il fatto di introdurre le ambascerie di re e principi stranieri davanti al Senato.Dopo la loro elezione ottenevano l'imperium dall'assemblea. Potevano proporre al Senato gli affari urgenti per la discussione e facevano eseguire i Senatus consulta.[9] Il console era a capo del governo romano e anche di tutta una serie di funzionari e magistrati della pubblica amministrazione, a cui erano delegati varie funzioni. I consoli convocavano e presiedevano le adunanze del Senato romano e le assemblee cittadine del popolo, avendo la responsabilità ultima di far rispettare le politiche e le leggi adottate da entrambe le istituzioni. Il console era anche il capo della diplomazia romana, potendo effettuare affari con le popolazioni straniere e facilitando le interazioni tra gli ambasciatori stranieri e il Senato. I consoli divenivano responsabili di fare le leve e di scegliere gli uomini più idonei, di imporre agli alleati le loro decisioni, di nominare i tribuni militari, e di avere il comando "pressoché assoluto" dell'esercito.] I consoli, disponendo della suprema autorità in campo militare, dovevano essere dotati di risorse finanziarie adeguate da parte del Senato per condurre e mantenere i loro eserciti Era incaricato sia dei doveri religiosi sia di quelli militari; la lettura degli auspici era un passo essenziale prima di condurre l'esercito in battaglia. In via eccezionale potevano ricevere dal senato i massimi poteri.
LA LEGGENDA
A questo punto si inserisce la tradizione e nasce la leggenda di Marco Atilio Regolo, raccontata da Tito Livio e cantata da Orazio. Narra la tradizione che Cartagine abbia inviato l'illustre prigioniero a Roma perché convincesse i concittadini a chiedere la pace. L'intesa era che, se questi non avessero accettato, egli sarebbe ritornato a Cartagine e sarebbe stato mandato a morte. Regolo, in quegli anni di prigionia, aveva potuto agevolmente rendersi conto delle terribili condizioni economiche in cui giaceva la città nemica. Anziché perorare la causa della pace, rivelò ai concittadini la condizione economico-politica dei nemici, esortando Roma a continuare a combattere, in quanto Cartagine non poteva reggere alla pressione bellica e sarebbe stata sconfitta. Al termine del discorso, onorando la parola data, fece ritorno a Cartagine, dove fu giustiziato. Non si conosce l'anno preciso in cui ciò avrebbe avuto luogo, ma si suppone che ciò sia avvenuto nel 246 a.C.. Le torture a cui Regolo fu sottoposto, ossia il taglio delle palpebre per l'abbacinamento e il rotolamento da una collina dentro una botte irta di chiodi, si ritiene oggigiorno siano frutto della propaganda bellica romana. La storia della morte di Regolo fu data per certa da Sant'Agostino di Ippona.