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URUGUAY
Gabriele Rendina
Created on May 15, 2023
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URUGUAY
L'Uruguay è il terzo Stato più piccolo dell'America meridionale, ha una superficie di 177 000 km² (dei quali circa 2 600 sono acque interne). A nord confina per 985 km con il Brasile e a ovest per 579 km con l'Argentina. Lo sviluppo costiero sull'Atlantico è pari a 660 km.
Attualmente la popolazione è composta prevalentemente da discendenti di immigrati di origine europea (provenienti in massima parte dall'Italia: italo-uruguaiani) e amerindi. Il forte flusso migratorio dall'Europa ha influenzato cultura e architettura del Paese e di Montevideo, la capitale, una città con caratteristiche che richiamano quelle dei grandi centri europei. Oggigiorno quasi metà della popolazione complessiva dell'Uruguay vive nell'area metropolitana della capitale. La densità della popolazione nella parte meridionale del Paese è sensibilmente più elevata che all'interno dove invece gli insediamenti sono demograficamente meno consistenti. Le popolazioni indigene (charrúas, guanaes, yaros, chanaes) che vivevano di caccia e raccolta sono state quasi del tutto sterminate dalle malattie portate dagli europei o dalla tratta degli schiavisti portoghesi del Brasile nel XVIII-XIX secolo.
Il cattolicesimo è la religione prevalente vi aderisce il 45,7% della popolazione; seguono i cristiani non cattolici (9%), gli animisti e gli umbandisti (i seguaci di una religione afro-brasiliana) e gli ebrei (0,4%). Il 30,1% della popolazione crede nell'esistenza di un dio ma non aderisce ad alcuna religione, mentre il 14% si dichiara ateo o agnostico
ECONOMIA DELL'URUGAY
L'Uruguay ha un sistema economico ben sviluppato, che grazie alla stabilità politica e all'opera di ricostruzione nazionale seguenti la dittatura dei militari, è riuscito a crescere notevolmente. La qualità della vita è relativamente alta e sicuramente superiore rispetto alla media dell'America meridionale. Il PIL nominale pro capite nel 2012 è di 14 767 dollari. Anche altri dati economici sono migliorati: l'inflazione, che nel 2003 era vicina al 20%, è caduta al 6,5% del 2007. Il nuovo governo del Fronte Ampio, sebbene si sia impegnato a continuare a pagare il debito estero, ha anche promesso di intraprendere un Piano di Emergenza per combattere i diffusi problemi di povertà e disoccupazione. Tuttavia la disoccupazione, benché anch'essa in netta diminuzione, è ancora pesante e si attesta al 10,8%. La povertà è in aumento: colpisce il 27% degli abitanti, nel 2007, mentre nel 1999 appena il 6%. La situazione economica uruguaiana è molto strana: da una parte la crescita economica è rapida e sia l'inflazione sia la disoccupazione diminuiscono fortemente, eppure dall'altra una percentuale sempre più consistente di cittadini vive sotto la soglia di povertà. La stranezza di questo dato è testimoniata anche dall'Indice di Sviluppo Umano che ha subito un notevole incremento negli ultimi anni. Nonostante l'economia sia fondamentalmente in mano a privati, lo Stato ancora oggi ricopre un ruolo importante. Inoltre, secondo Transparency International l'Uruguay è il Paese meno corrotto del Sud America dopo il Cile.
L'economia si basa in buona parte ancora sull'agricoltura: il settore primario occupa il 9,3% della forza lavoro, che con il tempo si sta spostando sempre più verso i settori secondario e terziario. Le maggiori colture sono quelle dei cereali, in particolare frumento, riso, il mais, l'orzo e il sorgo. Prati e pascoli rappresentano all'incirca i tre quarti del territorio dell'Uruguay, il cui allevamento conta su un patrimonio zootecnico abbondante: l'allevamento ovino e quello bovino sono i più sviluppati; quello ovino assicura una buona produzione di lana. L'allevamento è spesso gestito da grandi aziende, dette estancias, che dominano questo comparto produttivo. Le risorse minerarie sono nel complesso varie ma modeste per quantità, e risultano secondarie per lo sviluppo economico. Le principali sono: quarzo, rame, graniti e talco, oro, ferro, gemme, marmo, zinco, piombo, manganese. Il settore industriale, quasi completamente concentrato a Montevideo, impiega il 16% della popolazione attiva; la produzione industriale è cresciuta del 12,6%.
Gli stabilimenti lavorano i prodotti agricoli e ittici, ma è abbastanza consistente la presenza di industrie chimiche e tessili; è attiva la raffinazione di petrolio. Il 70% degli occupati lavora nei servizi, tuttavia il terziario è poco dinamico, benché cresca il numero dei suoi addetti. Però è vivace il turismo, che è in aumento. Gli arrivi, provenienti soprattutto dall'Argentina, assicurano un buon afflusso di valuta estera e l'attività turistica è in discreta espansione. La capitale Montevideo chiama un numero notevole di visitatori. Notevoli sono stati gli sforzi per incentrare il terziario verso le tecnologie informatiche, tanto che l'Uruguay è diventato in America Latina il primo esportatore di software.
ANNI DELLA COLONIZZAZIONE ALL'INDIPENDENZA
Prima della colonizzazione europea, l'unica popolazione documentata che abbia abitato l'attuale Uruguay è stata quella dei Charrúas, . Nei luoghi abitati dai Charrùas, come a Chamangà, sono stati trovati antichi esempi di arte murale, con raffigurazioni di varia natura effettuate all'interno di caverne. Ancora nell'attualità, soprattutto in ambito latinoamericano, si usa denominare charrúa chi presenta nazionalità uruguaiana; per esempio ci si riferisce spesso alla nazionale di calcio dell'Uruguay come a Los Charrúas.
Gli spagnoli arrivarono nei territori dell'odierno Uruguay nel 1516, ma la fiera resistenza alla conquista opposta da parte della popolazione locale limitò molto gli insediamenti nei secoli XVI e XVII. L'Uruguay divenne una zona di contesa tra l'Impero spagnolo e quello portoghese. Il primo insediamento permanente fu quello di Soriano, sul Río Negro, fondato dagli spagnoli nel 1624, mentre tra il 1669 e il 1671 i portoghesi costruirono un forte a Colonia del Sacramento, tuttavia la colonizzazione da parte della Spagna divenne sempre più estesa, soprattutto con l'intento di limitare l'espansione delle frontiere portoghesi del Brasile. Sempre gli spagnoli fondarono Montevideo, attuale capitale dell'Uruguay, il 24 dicembre 1726. In quest'epoca si assistette alla continua espansione di questa città, il cui porto naturale divenne in poco tempo un centro di commercio in competizione con la capitale dell'Argentina, Buenos Aires. Nel 1776 le regioni dell'attuale Uruguay vennero scorporate dal Vicereame del Perù e annesse al Vicereame del Río de la Plata con il nome di Banda Oriental. La storia del XIX secolo è caratterizzata dall'aumentare degli scontri tra le forze coloniali inglesi, spagnole e portoghesi per la conquista della regione composta da Argentina, Brasile e Uruguay. Nel 1806 e nel 1807 l'esercito inglese cercò di prendere Buenos Aires durante la guerra contro la Spagna: di conseguenza all'inizio del 1807 Montevideo fu occupata da un reparto di diecimila soldati inglesi, che lasciarono la città a metà dell'anno per partire alla volta di Buenos Aires, con l'intento di muovere un attacco.
Nel 1811 José Gervasio Artigas, che sarebbe poi diventato l'eroe nazionale uruguaiano, organizzò una rivolta contro la Spagna, che ebbe buon esito. Dieci anni dopo la Provincia Orientale del Río de la Plata, come era chiamato l'Uruguay, fu annesso al Brasile con il nome di Provincia Cisplatina in seguito all'invasione luso-brasiliana del 1816. Tuttavia, se ne staccò il 25 agosto del 1825, dopo numerose rivolte precedenti. L'Uruguay indipendente costituì una federazione regionale con le Province Unite del Río de la Plata, l'odierna Argentina: si trattava di un'annessione. Le Province Unite del Río de la Plata, insieme con la Provincia Oriental, combatterono contro il Brasile in una guerra durata cinquecento giorni. Nessuna delle due parti ebbe la meglio, e nel 1828 il trattato di Montevideo, promosso dal Regno Unito, rese l'Uruguay uno Stato completamente indipendente. La prima costituzione del Paese fu adottata il 18 luglio 1830. Il resto del XIX secolo trascorse sotto vari presidenti con alcuni conflitti con i Paesi vicini. In questo periodo molte furono le oscillazioni in ambito economico e soprattutto politico, e proprio in quest'epoca divennero sempre maggiori i flussi di immigrati, provenienti specialmente dall'Europa.
Tra il 1839 e il 1852 l' Uruguay si vide protagonista nella guerra civile uruguaiana, conosciuta anche in America Latina come la Guerra Grande, esso fu un conflitto militare combattuto tra alcuni dei principali fautori dell'indipendenza del paese sudamericano. Ufficialmente il conflitto iniziò nel 1839 e terminò nel 1851, tuttavia i primi scontri iniziarono nel 1832 e ebbero conclusione definitivamente nel 1904 con la sconfitta dei blancos. Le due fazioni in lotta, i Colorados da una parte e i Blancos dall'altra, ricevettero importanti aiuti dai paesi confinanti, come il Brasile e la Confederazione argentina e dalle principali potenze internazionali, come l'Impero britannico e la Francia.
La guerra della triplice alleanza, nota anche come guerra paraguaiana (in spagnolo Guerra de la Triple Alianza o Guerra del Paraguay; in portoghese Guerra do Paraguai o Guerra da Tríplice Aliança), fu il più sanguinoso conflitto della storia dell'America Latina. Venne combattuta tra il 1864 e il 1870 dal Paraguay contro le tre nazioni alleate di Argentina, Brasile e Uruguay. La guerra lasciò il Paraguay in una situazione particolarmente grave; in particolare dal punto di vista demografico, la sua popolazione di approssimativamente 525 000 persone, venne ridotta a circa 221 000 nel 1871, delle quali solo 28 000 erano uomini.
ANNI DI GUERRE E DITTATURE
A cavallo tra gli anni '70 e '80 ebbe luogo un colpo di Stato in Uruguay più precisamente nel 1973 esso ebbe luogo il 27 giugno 1973 e segnò la transizione nella dittatura militare che durò fino al 1985. Juan María Bordaberry, allora presidente della Repubblica, chiuse il parlamento e affidò il potere a una giunta militare; si parlò quindi di "auto-golpe". Ufficialmente, il golpe doveva schiacciare i Tupamaros, un'organizzazione di guerriglia urbana. I sindacati scioperarono e le fabbriche vennero occupate. Lo sciopero durò due settimane. La prova di forza si concluse con l'imprigionamento dei leader sindacali, la loro uccisione o il loro esilio in Argentina. Dopo il colpo di Stato, partiti e sindacati furono banditi. I sindacati e i partiti politici rimasero quindi illegali ma condussero, col sostegno di gran parte della popolazione, una ferma opposizione alla dittatura, fino a quando uno sciopero generale nel 1984 impose il ritorno alla democrazia, che avvenne nel 1985.
Tuttavia gli anni precedenti furono segnati da quella che venne denominata dittatura civile-militare dell'Uruguay nota anche come dittatura uruguaiana che fu un periodo durante il quale l'Uruguay fu governato da un governo militare che non era vincolato dalla Costituzion. La dittatura è stata oggetto di molte controversie a causa delle sue violazioni dei diritti umani, dell'uso della tortura e delle inspiegabili sparizioni di molti uruguaiani. Con un prigioniero politico per 450 abitanti, vale a dire circa “6.000 detenuti” – alcune ONG parlano di 15.000 detenuti –, tra cui almeno 67 bambini, in un paese con meno di 3 milioni di abitanti, l'Uruguay ha vissuto con questo regime, che ha partecipato alla "guerra sporca" generalizzata sul continente, una delle peggiori repressioni politiche al mondo. Sono state finora registrate centosedici morti (assassinati, morti in custodia e tramite "suicidio") e centosettantadue sparizioni forzate (l'ultima nel 1984). La tortura, diffusa, fu applicata anche ai bambini e alle donne in gravidanza. Come in Argentina, c'erano bambini rubati ai prigionieri politici e adottati dalle famiglie dei militari e della polizia (incluso quello della nuora del poeta argentino Juan Gelman
ANNI PIU' RECENTI
Le elezioni del 1989 furono vinte dai Blancos, che rimasero alla presidenza fino al 1995 con il loro candidato Luis Alberto Lacalle, sotto il quale l'economia crebbe a ritmo accelerato ma con l'opposizione da parte della popolazione riguardo ad alcune misure di privatizzazione. Le elezioni del 1999 sancirono nuovamente la vittoria dei Colorados, uniti ai Blancos, portando alla presidenza il candidato Jorge Batlle; uscì sconfitto Tabaré Vázquez, il candidato del Fronte Ampio, la coalizione di sinistra. Alle elezioni del 2004 il Fronte Ampio riuscì per la prima volta a vincere, e Vázquez diventato presidente. Il nuovo governo si impegnò nel risolvere i problemi economici del Paese, intenzionato a non seguire più la linea dell'impunità verso gli esponenti della dittatura militare, come fatto dai governi precedenti. Alle elezioni presidenziali del 2009 il Fronte Ampio ha conquistato nuovamente la maggioranza, portando alla presidenza l'ex tupamaro José "Pepe" Mujica, sconfiggendo al ballottaggio Luis Alberto Lacalle. Al suo insediamento Mujica si è impegnato a ridurre la povertà e continuare con le politiche d'investimento pubblico, favorite dalla buona crescita economica del Paese negli ultimi anni, oltre a migliorare i rapporti con l'Argentina. Dal 1º marzo 2015 nuovamente presidente Tabaré Vázquez, vincitore delle elezioni presidenziali del 2014. L'arrivo al potere del Fronte Ampio ha portato profondi cambiamenti per il Paese: il tasso di povertà è sceso dal 40% all'8%, il salario medio è aumentato del 55%, il PIL è aumentato in media del 4% all'anno e il numero di persone con copertura medica è salito da 700 000 a 2,5 milioni. Le elezioni del 2019 hanno però visto sconfitto il Fronte Amplio, il cui candidato Daniel Martinez è stato sconfitto al ballottaggio dal candidato dei Blancos Luis Alberto Lacalle Pou