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il restauro - Francesco Borghesio 2E
Francesco Borghesio
Created on May 14, 2023
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Transcript
il restauro
Francesco Borghesio, 2E
caratteristiche e storia
definizione di restauro
definizione
Il restauro è un'attività legata alla manutenzione, al recupero, al ripristino e alla conservazione delle opere d'arte, dei beni culturali, dei monumenti ed in generale dei manufatti storici, quali ad esempio un'architettura, un manoscritto, un dipinto, un oggetto, qualsiasi esso sia, al quale venga riconosciuto un particolare valore. Cesare Brandi nella sua Teoria del restauro afferma che il restauro è «il momento metodologico del riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della trasmissione al futuro», aggiungendo che «si restaura solo la materia dell'opera d'arte».
Il termine (dal latino restaurare, composto da re di nuovo e staurare con il significato di rendere solido, proveniente dal gotico stiuryan) ha nel tempo acquisito vari significati spesso in aperta contraddizione, in relazione alla cultura del periodo e al rapporto di questa con la storia, così da rendere impossibile una definizione univoca. Il significato attribuito ai termini "restauro" e "conservazione" varia notevolmente a seconda degli autori, tanto da trovarli a volte come termini di un'alternativa e a volte come intercambiabili. Nel restauro, quindi, sono fondamentali sia le caratteristiche intrinseche dell'oggetto, sia la struttura culturale della persona che con esso si confronta. Giorgio Bonsanti col suo celebre “paradosso di Brustolon” («se una sedia si rompe, viene riparata. Se la sedia è del Brustolon, viene restaurata»)[1] evidenziava come nei confronti di una sedia che si rompe il nostro impegno e la nostra intenzione progettuale sono diversi se essa è un normale prodotto industriale coevo, oppure un'antica sedia intagliata e dorata dal celebre artista veneto del XVIII secolo. Il riconoscimento del valore di ciascun oggetto è, quindi, propedeutico all'attività del restaurare. Il soggetto che esercita tale attività viene detto comunemente "restauratore".
caratteristiche
storia
in antichità, e in età moderna
antichità
Non tutte le culture seguirono gli stessi criteri nel conservare le testimonianze del proprio passato. Molto forte è il rapporto con la religione e, quindi, con la concezione del tempo. In oriente, con la visione ciclica del tempo, nuovo e vecchio vanno assieme, ogni evento torna periodicamente e l'idea di progresso è diversa dalla concezione occidentale. Il primo Pantheon di Roma fu fatto costruire da Agrippa, presentando la sua iscrizione sul fregio. Successivamente, dopo aver subito una distruzione, fu fatto ricostruire da Adriano, questo provato dai bolli laterizi, che presentavano gli anni di realizzazione dei suoi anni di impero, nonostante fece ricollocare l'iscrizione originale di Agrippa, come a voler far "rinascere" il primo tempio. Nel Medioevo e con la nuova religione, il Cristianesimo, si assiste a profondi cambiamenti che separarono, anche in modo drastico, il mondo antico da quello del presente. La concezione del tempo comincia ad essere lineare, dove nuovo e vecchio vanno in conflitto e comincia ad esserci l'idea di progresso. Non si rigetta il passato nella sua interezza, ma inizia una selezione di forme, elementi e tipologie con cui realizzare il nuovo mondo (ad esempio i Cristiani riprendono la tipologia Basilicale, adottata dai romani e prima ancora dai greci per le aule della giustizia, e la adottano ai loro scopi, apportandone delle modifiche, come l'ingresso al lato corto, l'abside o il quadriportico per i catecumeni).
età moderna (1600-1900)
Dalla seconda metà del Seicento si cominciano a diffondere dei manuali riguardanti la pulitura e la foderatura dei dipinti, oltre che il consolidamento degli intonaci di importanti proprietà private. Tra alcuni dei più celebri interventi su affreschi, descritti dai biografi degli artisti di quel periodo, è molto noto il restauro a Palazzo Farnese avvenuto nel 1693, come quello dei restauri di Carlo Maratta su Logge di Psiche alla Farnesina e le Stanze Vaticane, opere di Raffaello Sanzio. Si tratta soprattutto di rifacimenti e ridipinture che mirano al recupero dell'aspetto originale. Su come si effettuava la manutenzione su degli edifici circolano dei manuali sulla prassi dell'intervento anche se questa era da osservare soprattutto nel caso di un bene ecclesiastico.Verso la fine del Settecento si ha la nascita dello studio storico-archeologico dei beni del passato, avvenuta a seguito degli scavi di Pompei ed Ercolano, alla riscoperta delle antichità greche ed alla scoperta di quelle egizie avvenuta con la campagna d'Egitto di Napoleone Bonaparte. Questo passaggio fondamentale della conoscenza dell'arte antica porta ad un cambiamento nel rapporto con le opere del passato (inizialmente limitato all'arte antica e successivamente esteso anche a quella medioevale), con la nascita del restauro modernamente inteso.Proprio per questo quando Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc (1814-1879) scrive il suo Dictionnaire raisonné de l'architecture française du XIe au XVIe siècle alla voce Restauro afferma che «la parola e la cosa sono moderne».[2][3]
All'inizio del Novecento si hanno i fondamentali contributi di Max Dvořák (1874-1921) e di Alois Riegl (1858-1905). Riegl nel Der Moderne Denkmalkultus (1903)[11] propone la cosiddetta "Teoria dei Valori", secondo la quale il monumento ha più valori (storico-artistico, di novità, di antichità, ecc.) dei quali si deve contemporaneamente tener conto nell'ambito del restauro. La prima metà del Novecento è dominata dalla figura di Gustavo Giovannoni (1873-1947), promotore di una sistematizzazione della teoria del restauro che va sotto il nome di "Restauro scientifico".[12] Giovannoni ritiene infatti necessaria la compartecipazione al progetto di restauro, sotto la direzione ed il coordinamento dell'architetto, di alcuni specialisti (chimici, geologi, ecc.) in grado di apportare utili contributi alla conoscenza del manufatto e delle tecniche di intervento.Dopo la seconda guerra mondiale in Italia, a seguito delle distruzioni belliche, la teoria del restauro prosegue il distacco critico dalle posizioni filologico-scientifiche e si evolve verso il cosiddetto "restauro critico". Questa corrente ha al suo interno molte posizioni anche dialetticamente contrapposte. Fra i principali teorici di questa fase possiamo ricordare Roberto Pane, Renato Bonelli e Cesare Brandi. Quest'ultimo definisce il restauro, come già illustrato, «il momento metodologico del riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della trasmissione al futuro». Il progressivo estendersi del campo dei beni oggetti di tutela - dalle opere d'arte - ai beni di interesse etno-antropologico e di cultura materiale, mette in crisi le posizioni del restauro critico che impostava la sua teoria sull'artisticità del bene oggetto delle opere restaurative, e porta ad aumentare l'interesse per la conservazione materiale oltre che formale degli oggetti tutelati, interesse che vede fra i precursori Piero Sanpaolesi che elabora metodi per il consolidamento dei materiali lapidei.
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restauro della basilica di san francesco d'assisi
motivi delrestauro:Il restauro della basilica superiore di Assisi si è reso necessario per rimediare ai danni cagionati dal terremoto che ha coinvolto l'area nel 1997.danni causati:Il 26 settembre del 1997, alle 11.42, una forte scossa di terremoto colpì l'Umbria e le Marche, causando, oltre a danni ingenti alle case e vittime tra la popolazione, il crollo di parte degli affreschi e delle volte della Basilica superiore di San Francesco in Assisi. Il crollo provocò quattro vittime, due tecnici della Soprintendenza e due frati e causò inoltre il crollo di parte degli affreschi sulla volta della prima campata: il San Girolamo (attribuito da alcuni a Giotto giovane), dove erano raffigurati i Quattro dottori della Chiesa; la figura di San Matteo, sulla volta raffigurante i Quattro Evangelisti di Cimabue; inoltre, la volta stellata, ridipinta nell'Ottocento. Sull'arco di controfacciata e sul costolone, anch'essi crollati, sono rovinate a terra otto figure di santi e altre decorazioni.
primi interventi:I primi interventi post-terremoto furono indirizzati soprattutto alla messa in sicurezza dell'edificio sacro e al recupero delle centinaia di migliaia di frammenti sparsi tra le macerie. Una gara di solidarietà che ha coinvolto, oltre i tecnici della Soprintendenza e i restauratori dell'Istituto centrale per il restauro di Roma (Icr), anche molti volontari da tutta Italia, soprattutto studenti dei corsi di Conservazione e di Storia dell'arte di Viterbo e Roma. gli interventi:La basilica rimase chiusa fino al 28 novembre 1999, per interventi di conservazione e restauro. Due degli otto santi contigui alla controfacciata, i Santi Rufino e Vittorino, furono riposti sulla volta. Vennero raccolti (in condizioni difficilissime a causa delle continue scosse di assestamento) oltre 300.000 frammenti in corrispondenza dell'arcone dei santi e della vicina vela di San Girolamo, come della vela stellata e di quella di San Matteo. A questa prima fase ne è seguita una successiva per un lavoro di selezione e di classificazione dei frammenti, in base alle sfumature, al colore, alla tecnica esecutiva. Successivamente si è passati al riconoscimento fotografico, seguito da tentativi di individuazione, in base ai punti di frattura, dei possibili punti di attacco. Indispensabile è stato l'ausilio delle fotografie a colori scattate prima del sisma e la loro stampa a grandezza naturale, sulle quali si poterono effettuare le prove di rispondenza dei frammenti.
Il 26 settembre 2001 vennero ricollocati gli otto santi dell'arcone (oltre a Rufino e Vittorino, Benedetto, Antonio di Padova, Francesco, Chiara, Domenico, Pietro martire). Le lacune vennero compensate tramite la tecnica del tratteggio e dell'abbassamento ottico della lacuna stessa. Dopo un anno, il 26 settembre 2002 fu ricollocata anche la vela di san Girolamo: circa 80.000 frammenti su una superficie di 80 metri quadrati. Il 5 aprile 2006 si è svolta l'inaugurazione della vela di San Matteo e del cielo stellato. Non è stato possibile recuperare tutto il materiale: già prima del crollo le condizioni dell'affresco non erano buone. L'abitudine di Cimabue di usare biacca, mescolata ad altre vernici, ha fatto sì che il colore, a distanza di tempo, diventasse via via evanescente, quasi monocromatico. Per questo la ricostruzione non è stata facile e risulterà incompleta. Decine i restauratori impegnati nel lavoro di quello che è stato chiamato Il cantiere dell'utopia; 60.000 le ore impiegate, per un costo di 72 miliardi di lire, circa 37 milioni di euro
grazie per la visone!