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Seneca

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Created on May 14, 2023

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Transcript

LUCIO ANNEO SENECA

la vita

Egli è una delle figure più importanti della letteratura latina

  • nacque in Spagna, a Cordova, tra il 4 e il 2 a.C. da una ricca famiglia provinciale di rango equestre;
  • Le sue eccezionali qualità oratorie lo destinano ad una brillante carriera, ma i suoi rapporti con gli imperatori furono difficili fin dall'inizio;
  • Fu condannato a morte da Nerone, ma decise di togliersi la vita nel 65 d.C

Epistulae ad Lucilium

  • L’opera principale della sua produzione tarda e la più celebre in assoluto è costituita dalle Epistulae ad Lucilium, una raccolta di lettere di estensione variabile e di vario argomento, indirizzate all’amico Lucilio, in cui è espressa la sua concezione della vita e dell’uomo;
  • L'opera costituisce un unicum nel panorama letterario e filosofico antico;
  • le sue lettere mirano ad essere uno strumento di crescita morale

TEMATICHE

Una delle tematiche più rilevanti nelle Epistulae ad Lucilium è la morte, che ha da sempre costituito oggetto di pensiero e di riflessione profonda.Per Seneca la morte del corpo non è che un'ultima morte, il compimento di un processo che l'uomo intraprende fin dal suo primo giorno di vita.

LO STILE

Lo stile delle opere filosofiche di Seneca paratattico e rifiuta il modello classico della concinnitas di Cicerone, avvicinandosi, pur prendendo le distanze, alla inconcinnitas di Sallustio.Seneca analizza tematiche diverse in tutti i loro aspetti, per cui dà vita ad un opera priva di una struttura logica, così come l'animo umano, che va ad indagare, è ricco di contraddizioni

Giovanni Pascoli

Un importante poeta italiano che affronta il tema della morte è Giovanni Pascoli, in particolare in una delle sue poesie, il “X agosto”, che dedica alla morte del padre.

[1]Permettimi a questo punto di riferire un tuo verso, se prima ti ammonirò di giudicare di aver scritto queste parole non per gli altri, ma anche per te. È brutto dire una cosa, pensarne un'altra: quanto più brutto scrivere una cosa, pensarne un'altra! Mi ricordo che tu una volta hai trattato quell'argomento, che noi verso la morte non precipitiamo improvvisamente, ma procediamo un poco alla volta.

[1] Permitte mihi hoc loco referre versum tuum, si prius admonuero ut te iudices non aliis scripsisse ista sed etiam tibi. Turpe est aliud loqui, aliud sentire: quanto turpius aliud scribere, aliud sentire! Memini te illum locum aliquando tractasse, non repente nos in mortem incidere sed minutatim procedere.

[2] Cotidie morimur; cotidie enim demitur aliqua pars vitae, et tunc quoque cum crescimus vita decrescit. Infantiam amisimus, deinde pueritiam, deinde adulescentiam. Usque ad hesternum, quidquid transiit temporis, periit: hunc ipsum quem agimus diem cum morte dividimus. Quemadmodum clepsydram non extremum stilicidium exhaurit sed quidquid ante defluxit, sic ultima hora quā esse desinimus non sola mortem facit sed sola consummat; tunc ad illam pervenimus, sed diu venimus.

[2] Ogni giorno moriamo; ogni giorno infatti viene tolta una qualche parte della vita, e anche allora, quando cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perso l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Fino a ieri, tutto il tempo che è passato, è andato perduto: questo giorno stesso che trascorriamo lo condividiamo con la morte. Come la clessidra non l'ultima goccia che cade la svuota, ma tutto quello che prima è defluito, così l'ultima ora in cui smettiamo di esistere non da sola produce la morte, ma da sola la totalizza; allora ad essa arriviamo, ma da lungo tempo ci siamo avvicinati.

[3] Haec cum descripsisses quo soles ore, semper quidem magnus, numquam tamen acrior quam ubi veritati commodas verba, dixisti,“mōrs nōn ūnă vĕnīt, sēd quaē răpĭt ūltĭmă mōrs ēst.” Malo te legas quam epistulam meam; apparebit enim tibi hanc quam timemus mortem extremam esse, non solam.

[3]Avendo delineato questi pensieri col linguaggio con cui sei solito, sempre elevato in realtà, tuttavia mai più deciso di quando adatti le parole alla verità, hai detto “La morte non viene unica, ma quella che porta via è l'ultima morte.”Preferisco che tu legga te stesso che la mia lettera; ti apparirà infatti che questa che temiamo è l'ultima morte, non la sola.

[4]Vedo dove guardi: cerchi che cosa io abbia aggiunto a questa lettera, quale detto coraggioso di qualcuno, quale insegnamento utile. Sarà mandato qualcosa di questo stesso argomento che è stato tra le mani.Epicuro biasima non meno quelli che desiderano la morte di quelli che la temono, e dice "è ridicolo correre verso la morte per tedio della vita, visto che col genere di vita hai fatto in modo che si dovesse correre verso la morte".

[4] Video quo spectes: quaeris quid huic epistulae infulserim, quod dictum alicuius animosum, quod praeceptum utile. Ex hāc ipsā materiā quae in manibus fuit mittetur aliquid.Obiurgat Epicurus non minus eos qui mortem concupiscunt quam eos qui timent, et ait: "ridiculum est currere ad mortem taedio vitae, cum genere vitae ut currendum ad mortem esset effeceris".

[5] Item alio loco dicit: "quid tam ridiculum quam adpetere mortem, cum vitam inquietam tibi feceris metu mortis?" His adicias et illud eiusdem notae licet, tantam hominum inprudentiam esse, immo dementiam, ut quidam timore mortis cogantur ad mortem.

[5]Epicuro biasima non meno quelli che desiderano la morte di quelli che la temono, e dice "è ridicolo correre verso la morte per tedio della vita, visto che col genere di vita hai fatto in modo che si dovesse correre verso la morte".

[6] Qualsiasi di questi pensieri esaminerai, confermerai l'animo o alla sopportazione o della morte o a quella della vita; [ma] in entrambi i sensi infatti siamo da ammonire e da incoraggiare, sia a non amare troppo la vita, sia a non odiarla troppo.
[6] Quidquid horum tractaveris, confirmabis animum vel ad mortis vel ad vitae patientiam; [at] in utrumque enim monendi ac firmandi sumus, et ne nimis amemus vitam et ne nimis oderimus.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE! LAVORO SVOLTO DA: sOFIA DE SANTIS LUCIONI MATTEO CAMILLA CISTOLA

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