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Presentazione "A Silvia"
Ilaria Amendolito
Created on May 11, 2023
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Transcript
A SILVIA
Ilaria Matranga - Andrea Sciarini - Ivan Ceci
INizia
Indice
1. Biografia Leopardi
2. Introduzione "A Silvia"
3. Zibaldone
4. Pessimismo cosmico
5. Chi era Silvia?
6. La Poesia
7. Struttura e retorica
Giacomo Leopardi
- Giacomo Leopardi nacque a Recanati nel 1798.
- Il Leopardi intraprese gli studi letterari.
- Nel 1816 egli cadde in un periodo di crisi che durò sette anni.
- Proprio in quel periodo Leopardi intraprese la stesura di un diario, Zibaldone dei pensieri.
- Nel 1833 Leopardi si recò a Napoli.
- Morì nel 1837.
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Introduzione ad "A Silvia" di Giacomo Leopardi
Leopardi, nello Zibaldone, fa una riflessione sulla bellezza delle ragazze adolescenti. Lo Zibaldone è un diario personale che raccoglie una grande quantità di appunti, riflessioni e aforismi. I temi trattati sono: il piacere, l'orgoglio, l'immaginazione, la disperazione e il suicidio, le illusioni della ragione, il bene e il male, il mito, la società, la memoria, il rapporto tra antico e moderno, il talento, e, insomma, tutta la filosofia che sostiene e nutre la propria poesia.
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Lo Zibaldone
Ma veramente una giovane dai sedici ai diciotto anni ha nel viso, ne’ suoi moti, nelle sue voci, salti, ecc. un non so che di divino, che niente può agguagliare [...] Lo non conosco cosa che più di questa sia capace di elevarci l’anima, di trasportarci in un altro mondo, di darci un’idea di angeli, di paradiso, di divinità, di felicità…
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Pessimismo cosmico
- Soffrire per tutta la durata della vita umana
- Con pessimismo cosmico, s'intende l'ultima fase del pessimismo leopardiano, in sintesi, il nocciolo principale del suo pensiero.
- La felicità non solo è impossibile da raggiungere ma che l'infelicità è una condanna a cui ogni uomo è destinato.
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Chi era Silvia?
Lei popolana, lui nobile; lei spensierata e semplice... eppure hanno in comune la stessa esuberanza e la stessa identica voglia di vivere e di felicità. Silvia in realtà si chiama Teresa Fattorini. Essa era la figlia del cocchieri di casa Leopardi, ma morì a causa di una tisi polmonare. Non sappiamo se Giacomo fosse innamorato di Teresa, ma ormai tutto pensano che questa teoria sia corretta.
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La poesia si divide in 5 parti:
Natura vista come sventura e inganno
Rievocazione di Silvia
La morte come fine
Rievocazione del poeta
L'apparizione del vero
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"Rievocazione di Silvia"
Parafrasi:
Testo originale:
Silvia, rimembri ancora Quel tempo della tua vita mortale, Quando beltà splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, E tu, lieta e pensosa, il limitare Di gioventù salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno, Al tuo perpetuo canto, Allor che all'opre femminili intenta Sedevi, assai contenta Di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi Così menare il giorno.
Silvia, ricordi ancora quel tempo della tua breve vita mortale quando nei tuoi occhi ridenti e timidi splendeva la bellezza, e tu, felice e pensierosa, ti avvicinavi al fiorire della giovinezza? Il tuo canto perpetuo risuonava nel silenzio delle stanze, e nelle vie attorno, quando sedevi presa dai lavori femminili, felice di quel futuro misterioso che provavi a immaginarti. Era il maggio profumato: e tu passavi così ogni tua giornata.
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"Rievocazione del poeta"
Parafrasi:
Testo originale:
Io gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce, Ed alla man veloce Che percorrea la faticosa tela.
Io, di tanto in tanto, trascurando gli studi amati e le pagine su cui mi affaticavo, dove la mia giovinezza e il mio corpo andavano consumandosi, dai balconi della casa paterna mi mettevo ad ascoltare il suono della tua voce, e il ritmo rapido delle tue mani affaticate nel tessere la tela.
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"Natura vista come sventura e inganno"
Parafrasi:
Testo originale:
Che pensieri soavi, che speranze, che emozioni avevamo, mia cara Silvia! Come ci sembrava la vita umana e il destino! Quando ripenso a speranze così grandi, un dolore disperato mi strugge il cuore, e torno a dispiacermi della mia sventura. O natura, natura, perché non restituisci mai quello che hai promesso? Perché inganni così tanto le tue creature?
Che pensieri soavi,Che speranze, che cori, o Silvia mia!Quale allor ci apparia La vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato, E tornami a doler di mia sventura. O natura, o natura, Perchè non rendi poi Quel che prometti allor? perchè di tanto Inganni i figli tuoi?
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"La morte come fine"
Parafrasi:
Testo originale:
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, Da chiuso morbo combattuta e vinta, Perivi, o tenerella. E non vedevi Il fior degli anni tuoi; Non ti molceva il core La dolce lode or delle negre chiome, Or degli sguardi innamorati e schivi; Nè teco le compagne ai dì festivi Ragionavan d'amore.
Tu, prima che l’inverno inaridisse l’erba, Silvia, piccola mia, sfinita e vinta da una malattia occulta, morivi. E non vedevi il fiore dei tuoi anni, e non ti accarezzava il cuore la lusinga per i tuoi capelli nerissimi, e per il tuo sguardo vergine che fa innamorare; né le tue amiche, nei giorni di festa, chiacchieravano d’amore con te.
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"L'apparizione del vero"
Parafrasi:
Testo originale:
Dopo non molto, morì pure la mia speranza: anche a me il destino ha negato gli anni della giovinezza. Ahimè, come, come te ne sei andata, cara compagna della mia gioventù, mia speranza rimpianta. Sarebbe questo quel mondo? Questi i piaceri, l’amore, le azioni, gli eventi su cui tanto abbiamo fantasticato? È davvero questa la sorte del genere umano? All’apparire della verità tu, misera, sei caduta: e da lontano con la mano mi indicavi una tomba spoglia e la fredda morte.
Anche peria fra poco La speranza mia dolce: agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza. Ahi come, Come passata sei, Cara compagna dell'età mia nova, Mia lacrimata speme! Questo è quel mondo? questi I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi Onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell'umane genti? All'apparir del vero Tu, misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano.
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Struttura e retorica
- La poesia è una canzone libera di endecasillabi (29) e settenari (34).
- Il ritmo è incalzante grazie soprattutto alle anafore: “Che pensieri, Che speranze, Che cori”
- Molto presenti sono le metafore come "fredda morte, tomba ignuda"
- Molto importanti anche le metonimie come "faticosa tela".
- C'è un trionfo della sillaba “-vi” presente anche nel nome “Silvia”, che produce numerose allitterazioni come“vita” (v. 2), “fuggitivi” (v. 4), “salivi” (v. 6).
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Sitografia
1. www.wikipedia.it
2. www.studenti.it
3. www.treccani.it
4. www.scuolazoo.com
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Grazie per l'attenzione!