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Cattedrale di San Geminiano

vista frontale

La cattedrale è stata edificata dall'architetto Lanfranco nel 1389 e consacrata nel 1184. La cattedrale ha una facciata a salienti, è divisa in tre porzioni da due contrafforti creando due navate laterali e una centrale. Nella navata centrale troviamo un pròtiro che copre il portale, sorretto da due leoni stilofori accompagnati da due bassorilievi, al di sopra di questo troviamo un’edicola e un rosone e dai due contrafforti si aprono verso il centro, ai lati dell’edicola, due archi ciechi che si aprono a loro volta in delle finestre trifore.Le navate laterali sono divise in due sezioni da una colonna che successivamente si apre in due archi ciechi che a loro volta si aprono in due finestre trifore. Nella prima sezione, delle due navate laterali, troviamo un secondo ingresso e al di sopra di esso troviamo un basso rilievo. Alla fine del fianco sinistro della cattedrale si innalza un campanile alto 86 metri chiamato Ghirlandina. Inizialmente, secondo il progetto di Lanfranco, era divisa in quattro piani, ma data l’assenza di cella campanaria vennero aggiunti due piani, salendo progressivamente di piano si passa dalla finestra monofora fino finestra trifora. Nel 1319, per dare un tocco di gotico, aggiunsero la guglia che è un tetto piramidale allungata con base ottagonale.

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Cattedrale di San Geminiano

planimetria

La cattedrale di San Geminiano presenta tre navate terminanti in altrettanti absidi, di cui quella centrale divisa in cinque campate quadrate sormontate da volte a crociera a sesto acuto e delimitate da otto pilastri a fascio. Ai pilastri si alternano otto colonne, quattro per ogni lato della navata, sormontate da archi in laterizio a tutto sesto. Esse hanno la funzione di sorreggere il sovrastante matroneo non praticabile, poiché il pavimento è assente. Esso non ha funzione pratica, ha solo una funzione statica: scarica i pesi delle pareti in modo che esse risultino essere costituite da zone piene e zone vuote. L'edificio presenta un'asse di simmetria che lo divide in due metà uguali per lungo, è complesso e ha un perimetro chiuso. Il tetto è in laterizio e a spiovente. Sul fianco destro della cattedrale si apre un secondo ingresso coperto da un protiro ancora più profondo di quello della facciata principale, opera dei Maestri Campionesi, maestranze provenienti dall'alta Lombardia esperte nella lavorazione della pietra. Sul fianco sinistro troviamo il campanile a base quadrata, chiamato Ghirlandina.

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Cattedrale di San Geminiano

vista interna

La navata centrale è separata dalle navatelle da file alternate di pilastri compositi e colonne con capitello corinzio. Le volte a crociera sono un'aggiunta del 1455 (in origine Lanfranco aveva diviso lo spazio in campate solo con grandi archi trasversali che lasciavano vedere il tetto a falde). L'uso di pilastri a fascio e colonne alternati è di solito funzionale alla costruzione delle volte, perché le volte della navata centrale, più ampie e pesanti, poggiano su pilastri, mentre le volte delle navate laterali scaricano su colonne o pilastri più piccoli. Nel caso del Duomo di Modena, all'epoca della costruzione, la scelta fu puramente stilistica, essendo anticamente coperta da capriate. Esistevano comunque quattro campate già delimitate da arconi, che ancora attraversano la navata e che creavano un ritmo nella struttura parietale, sottolineato anche dalle paraste che prolungano i pilastri, dalle membrature degli archi a tutto sesto e dalle trifore. L'interno della cattedrale, realizzato con mattoni a vista, non presenta altra decorazione se non forme architettoniche stesse. Ci troviamo di fronte ad un edificio sobrio e monumentale, tipico del Romanico.

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Battistero di San Giovanni:

Basilica di San Miniato al Monte:

sorge di fronte alla Cattredale a Firenze ed è l'antico centro religioso e civile della città, nonchè un capolavoro del romanico italiano. Fu consacrato da Papa Niccolò II nel 1059 ed è forse frutto dell'ampliamento di un primitivo Battistero del IV-V secolo. Dal medioevo sino al passato,invece, si è creduto che fosse un antico tempio pagano dedicato al dio Marte.
San Miniato fu il primo martire della città ed era un pellegrino. La leggenda narra che lui abbia raccolto la propria testa ed attraversato l'Arno risalì la collina dove adesso fu sepolto e dove c'è ora la Basilica a lui dedicata. Essa è considerata uno dei più bei esempi di romanico fiorentino. La più antica testimonianza della chiesa risale al 783 d.C. anche se ci vollero circa 200 anni per portarla al termine.

Basilica di San Miniato al Monte

Vista frontale

La facciata è uno dei maggiori capolavori del romanico fiorentino, è salienti in marmo bianco di Carrara e verde di Prato, è divisa orizzontalmente in due settori da una cornice di marmo verde. La facciata, nella parte inferiore, è caratterizzata da 5 archi sorretti da colonne in marmo verde, con basi e capitelli di marmo bianco stile corinzio; dentro i tre archi troviamo i portali, negli altri due tramite decorazioni geometriche se ne finge la presenza. I frontali laterali realizzati con marmo bianco di Carrara e verde di Prato, presentano delle figure romboidali che alludono all'opus reticolatum. Nella parte centrale della facciata si trova un pronao tetrastilo. Al centro del pronao è presente una finestra incorniciata da due colonne sorrette da teste di leone marmoree, e sono sormontate da un frontespizio al cui centro è presente un intarsio di un vaso tra due colombe. Nella parte superiore del pronao è possibile ammirare il mosaico su fondo dorato risalente al 1260 che rappresenta Cristo in trono benedicente fra la madre Maria e San Miniato. Il frontone presenta nove archi sormontati da motivi ornamentali e da una croce. Sulla sommità spicca un'aquila, simbolo della corporazione che per anni si occupò del mantenimento della chiesa. A destra guardando la chiesa c'è il palazzo vescovile ora abitato dai monaci Divetani. A sinistra rimangono i resti degli antichi bastioni, con la torre campanaria (1518), che alla sua costruzione rimase incompiuto.

Basilica di San Miniato al Monte

planimetria

la chiesa, era edificata tra il 1018 e il 1207, ha tre navate senza transetto e facciata a salienti organizzata su due ordini. Quello inferiore presenta cinque archi disegnati in marmo verde su fondo bianco e separati da semicolonne corinzie. Quello superiore è scandito da quattro paraste scanalate che racchiudono al centro una finestra con timpano e un mosaico. Nel coronamento triangolare, nove piccoli archi riprendono lo schema della base mentre sui due salienti compare un motivo a losanghe che richiama l'opus reticulatum romano. La navata, nonostante la divisione creata dai due archi trasversali poggiati sui pilastri compositi, appare come uno spazio unico e semplice. L'unico elemento tipicamente romanico è la cripta sotto il presbiterio.

Basilica di San Miniato al Monte

Vista interni

La chiesa di San Miniato è divisa in tre navate grazie a due file di colonne monumentali. L'area dell'altare maggiore segue una struttura tipicamente romanica, con una cripta che sorregge un presbiterio sopraelevato. La cripta di San Miniato ospita le reliquie del santo martire, che furono sepolte sotto l'altare maggiore. La cripta è l'area più sacra e antica della Basilica. La volta a crociera è decorata con gli affreschi di Taddeo Gaddi che rappresentano i santi e i martiri. La volta della cripta è sorretta da sei file di colonne. Qui, proprio come nella chiesa e nel presbiterio, i costruttori della basilica collocarono in cima alle colonne capitelli prelevati da rovine romane, i cosidetti spolia. Nell'intero edificio si possono notare trentotto capitelli antichi provenienti da numerosi edifici antichi di Firenze e Roma. Le pareti laterali sono ricche di affreschi del XIV e XV secolo. Il pavimento della navata centrale è ad intarsio marmoreo con motivi geometrici e zoomorfi. L'abside è semicircolare e presenta una decorazione architettonica a marmi bianchi e verdi. Sull'Abside domina la figura a mosaico tardo bizantino del Cristo Pantocrator con la Madonna, San Miniato e i simboli degli Evangelisti.

La Cappella del Cardinale del Portogallo

San Miniato al Monte fu anche scelto come luogo di sepoltura per il Cardinale del Portogallo Giacomo di Lusitania, membro della famiglia reale portoghese, morto a Firenze il 27 agosto 1479. La Cappella del Cardinale del Portogallo è addossata alla navata sinistra della chiesa. La Cappella venne proggettata da Antonio Manetti, allievo di Brunelleschi, che le diede forma ispirata ai mausolei paleocristiani. Al suo interno Giacomo di Lusitania è commemorato attraverso un monumento funebre scolpito da Antonio Rosellino. La pala d'altare, invece, venne dipinta dai fratelli Antonio e Piero Pollaio. Il dipinto rappresenta Sant'Eustachio, patrono della Casa Reale portoghese, San Giacomo, patrono del Cardinale, e San Vincenzo, patrono della sua chiesa titolare a Roma. Oggi il dipinto originale si trova agli Uffizi ma una sua copia moderna decora ancora l'altare della Cappella. Il pavimento della Cappella è decorato dalle tarsie fortemente ispirate allo stile cosmatesco del XII secolo. Tra le pietre utilizzate per comporre le decorazioni troviamo anche il porfido, una pietra estremamente rara e preziosa, utilizzata nei contesti reali e imperiali. Qui, il porfido sottolinea l'appartenenza di Giacomo alla famiglia reale portoghese e aumenta il prestigio della sua cappella funebre.

Battistero di San Giovanni

VISTO FRONTALE

Le facciate sono suddivise in tre livelli ciascuna: quello inferiore con le porte in bronzo presenti solo su 3 lati. Si distinguono in porta Sud che ha 24 formelle con le storie di San Giovanni Battista e le Virtù cristiane. Porta Nord arrichita da dorature sulle figure in bassorilievo e presenta Storie del Nuovo Testamento, con i Quattro Evangelisti e quattro Padri della Chiesa. La porta Est presenta 10 grandi formelle con Storie dell'Antico Testamento e furono interamente rivestite in oro. Fu Michelangelo a darle il nome con cui oggi è ronosciuta come Porta del Paradiso dove davanti si può notare un riquadro con il segno del Sole ed i segni dello zodiaco. La seconda parte è suddivisa da tre archi ciechi che dividono a 3 ogni facciata secondo una geometria rigorosa presente anche nel basamento e nell'attico. All'interno di ogni partitura si ripete la divisione in tre parti, come un sottomultiplo della struttura maggiore. Questo approccio così razionale rimanda all'arte classica e alla sua ricerca di chiarezza matematica. Sono sicuramente classici i timpani triangolari sulle finestre e i capitelli corinzi sopra le paraste. I pilastri angolari, originariamente in pietra serena, furono poi rivestiti pure di marmo. Si tratta di uno spartito di gusto classico, usato già in altri monumenti romanici come la facciata di San Miniato al Monte, che testimonia il perdurare a Firenze della tradizione architettonica della Roma antica. Queste arcate che si ripetono su tutta la struttura non hanno funzione portante: i muri solidi e robusti sostengono automaticamente il peso della cupola anche se le pareti appaiono leggere e snelle. L'ornamento esterno, in marmo verde di Prato sullo sfondo in marmo bianco di Carrara è scandito da tre fasce orizzontali, ornate da riquadri geometrici. La terza parte è decorata con lesene corinzie. Il battistero ha pianta ottagonale su cui s'innesta un corpo absidale a ovest. E' coperto da una cupola a padiglione composta da 8 spicchi impostata su muri perimetrali ed invisibile dall'esterno perche coperta da un attico e dal tetto

Battistero di San Giovanni

PLANIMETRIA

L'interno è a pianta ottagonale, con un diametro di 25,6 metri. La decorazione interna è ispirata agli edifici romani, come il Pantheon, con un ampio uso di specchiature marmoree policrome. È suddivisa, come all'esterno, in tre fasce orizzontali, la più alta però coperta dalla cupola, mentre la fascia mediana è occupata dai matronei. Inferiormente le pareti sono suddivise verticalmente in tre zone per mezzo di lesene e di colonne monolitiche in granito e in marmo cipollino di spoglio (come gran parte dei marmi del rivestimento), con capitelli dorati che reggono l'architrave. Le pareti, tripartite da colonne e raccordate agli angoli da doppi pilastri scanalati in marmo, presentano un rivestimento marmoreo a due colori alternati in fasce e altre forme, bianco di Carrara e verde di Prato. Sopra le bifore si trovano tarsie geometriche. Il pavimento presenta tarsie marmoree di grande pregio, di stile orientalizzante, con motivi geometrici, fitomorfi e zoomorfi spesso legati ad animali di fantasia, ispirati ai tessuti provenienti dal Mediterraneo meridionale e orientale. Essi furono realizzati in tutta probabilità dalle stesse maestranze che lavorarono anche, fino al 1207, in San Miniato al Monte.L'ottagono è già figura tipica dei battisteri, soprattutto medievali e di ispirazione bizantina, di cui l'ipotesi più probabile è quella di ricordare l'"ottavo giorno" della settimana, che nel Nuovo Testamento del Cristianesimo è simbolo di Resurrezione ed Eternità. La necessità di un edificio di vaste dimensioni si spiega con l'esigenza di accogliere la folla che riceveva il battesimo solo in due date prestabilite all'anno. Anticamente era sopraelevato di alcuni gradini, scomparsi con l'innalzamento graduale del piano del calpestio, che Leonardo da Vinci aveva pensato di ricreare studiando un modo per sollevare in blocco l'edificio e ricreare una nuova piattaforma. La sommità dell’ edificio, aperta, è ispirata anch’essa all’ arte classica, più precisamente al Pantheon, si conclude con una lanterna in marmo bianco sostenuta da otto colonne marmoree. Ognuna delle otto pareti interne è tripartita da colonne con fusto liscio sormontate da capitelli corinzi e compositi decorati. La successione di coppie di archetti sostenuti da colonnine dal fusto liscio forma il lieve aggetto di un matroneo, sorretto dalla trabeazione perimetrale sottostante.

Battistero di San Giovanni

All’interno, ciascun lato è scandito da trabeazioni tra coppie di semi pilastri e sostenute da colonne antiche, mentre al secondo livello c’è un matroneo. Una splendida decorazione musiva, realizzata tra il XIII e il XIV secolo, ricopre interamente la volta, la scarsella, alcune parti dei matronei, i loro parapetti e altri luoghi delle pareti. Questi mosaici furono cominciati da maestri di scuola bizantina e furono poi condotti e terminati da grandi maestri toscani del Due e del Trecento, tra i quali Cimabue, Coppo di Marcovaldo, Meliore e altri. I mosaici della volta sono dominati nelle tre sezioni a ovest da un’enorme figura di Cristo giudice tra il Paradiso dei beati e l’Inferno dei dannati. Nei registri orizzontali dei cinque spicchi restanti si vedono rappresentate, dall’alto verso il basso: le gerarchie angeliche, le storie della Genesi, quelle del patriarca Giuseppe, poi di Cristo e infine quelle di San Giovanni Battista. I magnifici tappeti marmorei del pavimento tra la porta del Paradiso ed il centro dell'aula sono riconosciuti i motivi zodiacali orientali che sono opera di maestranze toscane dell’inizio del XIII secolo, che s’ispirano a quei manufatti tessili mediorientali che commerciavano i mercanti dell’Arte di Calimala, la gilda che sovrintendeva al tempio. All'interno dello spessore della cupola si notano ancora le buche pontaie poste in modo da permettere di sorreggere i ponti interni a sbalzo durante la costruzione. La cupola interna è stata realizzata per la prima metà in pietra con filari sovrapposti in modo orizzontale degradanti verso l'interno e che proseguono anche con le stesse dimensioni del filare anche sui setti trasversali e sulla muratura esterna. Questa è una prova certa dell'unitarietà della costruzione della cupola doppia che procedeva in altezza in modo omogeneo per tutto lo spessore. La seconda metà della cupola interna è stata realizzata in mattoni sequipedalis. Nella calotta superiore a circa tre quarti rispetto al piano d'imposta, dove la struttura esterna si congiunge a quella interna, si nota una fessurazione parallela al piano orizzontale che potrebbe avvalorare l'ipotesi che l'ultima parte della calotta sia stata realizzata con una centina per realizzare la chiusura. Dal 1048, su iniziativa diStrozzo Strozzi, esisteva nel battistero un orologio solare: attraverso un foro praticato nella cupola, i raggi solari colpivano nel corso dell'anno i segni dello zodiaco su una lastra di marmo collocata presso la porta nord, il riquadro zodiacale che oggi è in corrispondenza della porta est, in seguito al rifacimento del XIII secolo. Sulla lastra è riportato il verso palindromo "en giro torte sol ciclos et rotor igne".

VISTO INTERNI

Porta nord del Battistero

Il lavoro di Lorenzo Ghiberti è realizzato con influenze ancora gravitanti nell’orbita del tardo Gotico, seppur senza il ricorso agli elementi leziosi e ai particolari superflui che erano presenti nelle opere di quella corrente artistica. Una formella è strutturata: la roccia taglia in diagonale la composizione, i panneggi delle vesti dei personaggi scolpiti oscillano elegantemente, la figura di Abramo, che si accinge a compiere il gesto, è in posa aggraziata per il busto e la posizione del piede sinistro di quest’ultimo, mentre il corpo di Isacco appare ben definito a livello muscolare seguendo i dettami della scultura classica, caratteristiche di gran moda a quel tempo. Anche la figura del servo, che volta le spalle allo spettatore ed è elegantemente avvolto nel suo mantello leggero, appare disinvolto e naturale nella sua postura. L’evento viene narrato con pacatezza da sinistra a destra, inoltre nella formella viene inserito a destra l’angelo di Dio a interrompere il sacrificio, mentre sulla sinistra si trova collocato l’ariete. Lo spazio non è, inoltre, sfruttato in tutta la sua ampiezza e questo fa sì che esso sembri avvolgere i protagonisti della vicenda. L’effetto finale che Ghiberti dette a questo lavoro è quello di una levigatezza e una tornitura molto simili a quelle che vengono date ai gioielli, cosa, questa, che gli derivava dalla sua perfetta padronanza della tecnica orafa, prima ancora che scultorea. Ghiberti quindi riesce ad accordare la tradizione scultorea del gotico con una rappresentazione più realistica delle masse e dei volumi ed incomincia ad affrontare i problemi prospettici.

Sant'Ambrogio di Torino

Vista frontale

Daniel Puccio, Nicolò Leone

La chiesa di San Giovanni Vincenzo è stata costruita tra il 1759 e il 1763 dall'architetto Bernardo Vittone sul lato sinistro della torre campanaria di Sant'Ambrogio. Al suo interno sono custodite le spoglie di san Giovanni Vincenzo, fondatore della Sacra di San Michele, e la chiesa è responsabile della custodia del Breviario di San Michele della Chiusa. Nel 2013 è stato celebrato il 250º anniversario dell'intitolazione della chiesa con una mostra sulla sua storia e sulla comunità di Sant'Ambrogio di Torino. La chiesa di Sant'Ambrogio si affaccia su una piazza, creando uno spazio aperto e accogliente di fronte all'edificio.Questo spazio è spesso utilizzato per eventi e manifestazioni religiose, e può essere un luogo di incontro e di preghiera per i fedeli.

Planimetria

La chiesa di San Giovanni Vincenzo sorge nel concentrico, preceduta da un ampio sagrato e da una scalinata; essa è stata ricostruita nel corso del XVIII secolo sull'antica chiesa romanica, mantenendo il solo campanile, che le si affianca sul lato nord, e che presenta caratteristiche architettoniche delle diverse fasi subite, ma tutte appartenenti al periodo romanico. La parte basamentale, in pietra, richiama la fase originaria con aperture monofore e bifore, i registri superiori, in mattoni e quindi ascrivibili ad una fase successiva ma entro il XV secolo, conservano una bifora, archetti pensili alla sommità e la conclusione con una guglia piramidale, ancora certamente più tarda. L'interno dell'aula di culto si sviluppa secondo una pianta di tipo centrale, ad unico invaso: il fulcro spaziale interno, coperto da una volta cupoliforme, si apre ai lati con due cappelle semicircolari e nella zona presbiteriale, si conclude nell'abside anch'essa semicircolare. L'accesso avviene attraverso una bussola lignea con soprastante cantoria e organo in legno; gli interni sono fittamente decorati. Esternamente la facciata si presenta in laterizio a vista, modulata con un profilo concavo che nella parte centrale aggettante, si complessifica con due ordini sovrapposti di colonne sormontate da un timpano ricurvo sopra il portate e da un timpano triangolare sul coronamento.

(Non sono presenti planimetria della chiesa, questa è una chiesa a croce greca generale)

Interno

Interno

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Esterno

plz modifica questa

La realizzazione della Sacra di San Michele ha richiesto secoli durante i quali gli stili di costruzione si sono modificati ... e di molto e, dallo studio della sua architettura, è ben visibile come la chiesa attuale sia eretta su strutture molto più antiche.Si "leggono" ben tre stili di architettura: - lo stile romanico originario dell'anno 1000 con stanze buie, quasi senza finestre, per difendersi al meglio dal freddo. lo stile romanico di transizione al gotico del 1100 in cui si iniziano a realizzare le prime bifore.Normalmente nelle chiese la facciata è frontale rispetto all'altare maggiore con le absidi, poste dietro l'altare maggiore, sulla parte tergale. E, sempre normalmente, il portone di ingresso principale è al centro della facciata principale.La facciata principale si trova sulla destra ... in pratica è il muro esterno dello scalone dei Morti. La facciata principale è sotto l'altare maggiore ed è sovrastata dalle absidi. Ed il portone di ingresso è posto lateralmente in direzione sud. La facciata prospiciente all'altare maggiore non ha ne porte e ne finestre.

Sacra di san michele

Planimetria

Interno

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ARCHITETTURA 01

ARCHITETTURA 02

ARCHITETTURA 03

Battistero di San Giovanni

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Torre Campanaria

Campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta, nella piazza del Duomo

Capolavoro del romanico rappresenta la testimonianza del prestigio della repubblica marinara di Pisa

Celebre edificio religioso, battistero più grande del mondo

Cattedrale di Santa Maria Assunta

ARCHITETTURA 01

Vista Frontale

In questa chiesa, nulla ricorda la concezione massiva dell’architettura europea; anche la decorazione a bande orizzontali bianche e nere contribuisce a conferire un senso di solenne ma armonico controllo dello spazio, memore delle grandi basiliche paleocristiane romane. Dal momento che la chiesa, isolata nella piazza, doveva essere ammirata in ogni sua parte, le sue pareti esterne decorate a bande orizzontali bicrome sono trattate con cura eccezionale e impreziosite da tarsie policrome. Su tre livelli si distribuiscono lesene o colonne che inquadrano finestre e losanghe incassate di tipo armeno, comuni anche nell’architettura classica; nell’ordine inferiore, una fitta serie di arcate cieche corre ininterrotta intorno all’edificio. L’elegante facciata progettata da Rainaldo riprende il motivo delle arcate e presenta una sovrapposizione di quattro gallerie a loggia: un diaframma di piccoli archi su colonnine che, nel secondo e quarto livello, seguono la linea di pendenza delle coperture.

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Cattedrale di Santa Maria Assunta

ARCHITETTURA 01

Planimetria

La pianta a croce latina immissa presenta cinque navate nel corpo longitudinale e tre nel transetto. L’intersezione di quest’ultimo con la navata centrale è sottolineata da una cupola in laterizio a pianta ellittica, che si erge su un tamburo ottagonale impostato su un ampio vano rettangolare raccordato tramite un sistema di pennacchi a tromba. La navata centrale è divisa dalle laterali attraverso l’ uso di archi a tutto sesto impostati su colonne corinzie, quelle laterali sono ricoperte da volte a crociera. La copertura lignea non richiede l’ uso di pilastri dunque non troviamo nessuna campata. Lo spazio liberato dalla loro assenza dà una sensazione di armonia, solennità e continuità spaziale. La parte inferiore della facciata consiste nel ritmico succedersi di arcatelle cieche decorate a losanghe incassate. La facciata a salienti presenta quattro ordini di loggette sovrapposte, che scavano la superficie creando un effetto di rilievo attraverso l’ alternarsi di luce e ombra. Possiamo affermare che tale Cattedrale romanica imita perfettamente il senso di monumentalità solenne presente nell’ architettura classica romana.

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Cattedrale di Santa Maria Assunta

ARCHITETTURA 01

Vista Interni

L'interno a cinque navate è rivestito di marmi bianchi e neri, con colonne monolitiche di marmo grigio e capitelli di ordine corinzio. Gli archi delle dieci campate sono a tutto sesto (quelli della navata centrale) oppure a sesto rialzato nello stile moresco del tempo (quelli delle navate laterali). L'interno suggerisce un effetto spaziale che qualche analogia con quello delle moschee, per l'uso di archi a sesto rialzato nelle navate laterali più esterne, per l'alternanza di fasce in marmo bianco e verde e per l'inconsueta cupola ellittica, di ispirazione orientale. La presenza dei matronei, con le solide colonne monolitiche di granito nelle bifore, è un chiaro segno di influenza bizantina. La navata centrale ha un soffitto a cassettoni dorati seicenteschi. Le quattro navate laterali hanno una copertura intonacata a crociera. La copertura a cassettoni è presente anche nel coro e nella navata centrale del transetto, mentre una copertura a botte intonacata è presente nelle navate laterali del transetto.

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Battistero di San Giovanni

ARCHITETTURA 02

Vista Frontale

È il più grande battistero in Italia, e anche nel mondo, con un'altezza di 54 metri e 86 centimetri. Il battistero presenta una cupola troncoconica che copre solo il giro interno di pilastri. È, come molti altri edifici di Pisa, leggermente inclinato: la pendenza verte verso est in direzione della cattedrale. La cupola, dal diametro di 30,49 metri, è coperta da tegoli rossi e da lastre di piombo. Probabilmente la causa della differenza nella copertura è da trovarsi nella mancanza di denaro. Altre motivazioni della non completa copertura con tegoli rossi della cupola potrebbero essere a causa delle diverse condizioni di esposizione solare e climatica dell'edificio. Il battistero originariamente aveva un'apertura sul soffitto attraverso la quale entrava la luce illuminando il fonte battesimale.Il portale dirimpetto alla facciata del duomo è affiancato da due colonne di spoglio. L'architrave è suddiviso in due livelli, l'inferiore riporta episodi della vita del Battista, il superiore mostra Cristo fra la Madonna e il Battista tra angeli ed evangelisti. Ai lati del portale due lesene recano il ciclo dei mesi.

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Battistero di San Giovanni

ARCHITETTURA 02

Planimetria

La costruzione del battistero risale alla metà del XII secolo, e fu avviata in stile romanico da un architetto che in un pilastro dell’edificio si firma Diotisalvi Magister, in realtà l’opera fu completata – e sostanzialmente modificata – da due altri capomastri: Nicola e Giovanni Pisano, che ne resero gotica la struttura, aggiungendo la loggia e modificando la cupola – in precedenza più che altro una piccola piramide. L’interno è austero, circolare, sopra possenti archi a tutto sesto corre un matroneo, percorrendolo ci si trova di fronte a una splendida vista della facciata della cattedrale. la forma dell’edificio, il materiale utilizzato, la scansione degli spazi interni data dalle colonne e lo spazio tra le due cupole permettono al Battistero di creare un incredibile effetto di risonanza acustica, meglio conosciuto come Eco. Il suono si diffonde in tutto lo spazio, come un’onda continua, salendo di tonalità tanto da far pensare alla presenza di un coro angelico. Ogni mezz’ora il personale del Battistero esegue una piccola dimostrazione a scopo turistico

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Battistero di San Giovanni

Vista Interno

ARCHITETTURA 02

L’ampio ambiente interno del pian terreno, dall’aspetto essenziale e austero, converge verso il fonte battesimale su cui ruotano imponenti colonne e pilastri, connessi tra loro da arcate a tutto sesto. L’altare, posto alle spalle del fonte e circondato da una transenna scolpita, ha il pavimento in stile cosmatesco mentre la pavimentazione dell’aula è composta da lastre di marmo bianco intervallate da linee di marmo nero, le quali riprendono l’ottagono del fonte. Interno all'aula circolare centrale, corre un deambulatorio, con archi a tutto sesto poggianti su pilastri, sormontato da un matroneo. Le due scale, costruite all'interno del muro esterno, permettono di raggiungere il matroneo e il terzo livello piano, un ambiente chiuso tra l'estradosso della cupola interna e l'intradosso della cupola emisferica esterna. Il pulpito fu scolpito fra il 1255 e il 1260 con scene della Vita di Cristo, sui cinque pannelli parapetto, mentre in corrispondenza delle colonne sono rappresentati altri soggetti che simboleggiano Le Virtù.

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Battistero di San Giovanni

Pulpito Pisano

ARCHITETTURA 02

Iniziato verso il 1255 è un'opera di piena maturità dell'artista, con la quale viene introdotta una serie cospicua di novità di assoluto rilievo. La struttura è a base esagonale, è sostenuto da 6 colonne laterali ed una centrale con basamento scolpito su tre telamoni. Ha il parapetto ornato da cinque pannelli ad altorilievo con scene della vita di Cristo: Annunciazione, adorazione dei Magi, presentazione al tempio, crocifissione e giudizio universale. Inoltre tra le colonne sono ricavati archetti trilobati con rilievi nei pennacchi (con Profeti e evangelisti) e sopra i capitelli si trovano altrettante statue con Quattro virtù cardinali, San Giovanni Battista e l'Arcangelo Michele. Inoltre tra le colonne sono ricavati archetti trilobati con rilievi nei pennacchi (con Profeti e evangelisti) e sopra i capitelli si trovano altrettante statue con Quattro virtù cardinali, San Giovanni Battista e l'Arcangelo Michele. Evidentissimi sono i debiti con le sculture romane, tanto da avere vere e proprie citazioni, come nella Madonna seduta nell'Adorazione dei Magi, ripresa da un sarcofago pisano di Fedra, o il vecchio con un braccio sorretto da un putto nella Presentazione al tempio, riadattato dal rilievo di un cratere con scene dionisiache sempre a Pisa. Il culmine drammatico del ciclo si raggiunge nella Crocefissione, di grande rigore compositivo, dove quasi tutti i personaggi convergono lo sguardo al Cristo morto.

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Torre di Pisa

ARCHITETTURA 03

Vista Frontale

Si tratta di un campanile a sé stante alto 57 metri costruito nell'arco di due secoli, tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo. Vi predomina la linea curva, con giri di arcate cieche e sei piani di loggette. La pendenza è dovuta a un cedimento del terreno sottostante verificatosi già nelle prime fasi della costruzione. I lavori iniziarono nel 1173. Alcuni studi attribuiscono la paternità del progetto all'architetto pisano Diotisalvi, che nello stesso periodo stava costruendo il battistero. Le analogie tra i due edifici sono infatti molte, a partire dal tipo di fondazioni. La prima fase dei lavori fu interrotta a metà del terzo piano, a causa del cedimento del terreno su cui sorge la base del campanile. La cedevolezza del terreno, è la causa della pendenza della torre e, sebbene in misura minore, di tutti gli edifici nella piazza. I lavori ripresero nel 1275 nel tentativo di raddrizzare la torre, i tre piani aggiunti tendono a incurvarsi in senso opposto alla pendenza. Il campanile fu completato alla metà del secolo successivo, aggiungendo la cella campanaria.

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Torre di Pisa

ARCHITETTURA 03

Sezione

La struttura del campanile incorpora due stanze: una alla base della torre, nota come sala del Pesce, per via di un bassorilievo raffigurante un pesce; tale sala non ha soffitto, essendo di fatto il cavo della torre. L'altra invece è la cella campanaria, al settimo anello. Delimitata dalle mura del camminamento superiore, è anch'essa a cielo aperto e al centro, tramite un'apertura, è possibile vedere il pian terreno della torre. Sono inoltre presenti tre rampe di scale: una ininterrotta dalla base fino al sesto anello, dove si esce all'esterno; una, a chiocciola più piccola che porta dal sesto anello al settimo; infine una ancor più piccola, sempre a chiocciola, che porta dal settimo anello alla sommità. Viene chiamata Torre Pendente o Torre di Pisa, ma in realtà non è mai servita per la difesa della città; è solo una parte del complesso religioso della Piazza del Duomo e, in particolare ne è il campanile. Svolgeva una funzione attiva nella scansione del tempo, umano e divino, per mezzo delle sue sette campane, tante quante sono le note musicali. È conosciuta in tutto il mondo per la bellezza della sua struttura architettonica, per la singolare pendenza che ne fa un vero miracolo di statica e per il fatto che si trovi nel contesto della celeberrima Piazza dei Miracoli, di cui è sicuramente il gioiello.

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I PELLEGRINAGGI

I pellegrinaggi hanno svolto un ruolo significativo e preminente nelle religioni di tutto il mondo per migliaia di anni. Le testimonianze di pellegrinaggi cristiani in Terra Santa risalgono al IV secolo con le passeggiate dei pellegrini effettuate prima nei siti associati alla vita di Gesù e, successivamente, a quelli associati ai santi. Nel medioevo i pellegrinaggi erano parte integrante della vita quotidiana della maggior parte delle persone: si trattava del motivo più comune per cui, chi non era un mercante, poteva mettersi in cammino ed attraversare distanze per l’epoca davvero enormi. Poteva servire ad adempiere un voto, o magari ad espiare un crimine commesso. Ancora più spesso si intraprendeva un pellegrinaggio per ottenere, come vedremo, indulgenze per sé o per i propri cari, anche defunti. Talvolta un pellegrino partiva in cerca di una cura miracolosa, altre volte semplicemente per intraprendere un percorso di fede. Il punto di partenza della maggior parte dei percorsi di pellegrinaggio è Canterbury, in Inghilterra

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I PELLEGRINAGGI

Roma è uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti d'Europa con uno dei percorsi più famosi d'Europa, Via Francigena, che parte dalla Cattedrale di Canterbury nel sud dell'Inghilterra, attraversando Francia, Svizzera e Italia prima di culminare presso l'iconica Basilica di San Pietro nella Città del Vaticano. Il pellegrinaggio doveva essere innanzi tutto riconoscibile: un pellegrino indossava una “divisa” speciale, spesso contraddistinta da larghi cappelli, bastoni, distintivi ed altri simboli di riconoscimento. Talvolta, i pellegrini giunti a destinazione ricorrevano al tatuaggio - in questo modo, anche se derubati da banditi, si poteva dimostrare il proprio status di pellegrino. Questo spiega anche come mai poteva accadere che una persona impossibilitata a partire in pellegrinaggio poteva mandare qualcun altro al proprio posto: ciò che contava, in ultima analisi, era il gesto concreto. Per le stesse ragioni, capitava spesso che per non tornare a mani vuote i pellegrini si procurassero ‘prove’ del viaggio avvenuto: piccole reliquie, acqua santa proveniente dai luoghi visitati, o persino la polvere dei pavimenti dei luoghi sacri. Il pellegrinaggio era in qualche modo anche una dimostrazione pubblica della propria pietà.

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Il Battistero di Parma

Il Battistero di Parma

VISTA FRONTALE

Progettato da Benedetto Antelami e costruito tra il 1196 e il 1216, il Battistero di Parma è uno dei monumenti più significativi del passaggio dal romanico al gotico. La struttura ottagonale, in marmo rosa di Verona, si sviluppa in altezza con quattro ordini di logge ad aperture architrave, unite da un architrave orizzontale invece che da archetti, e un coronamento di archetti cechi. Sono gotici i pinnacoli posti su ogni vertice del prisma e la cupola è a sesto acuto. Il portale che si affaccia sulla piazza Duomo è il portale della Vergine, il portale dove entrava il vescovo in forma solenne ed essa prena il nome della vergine incoronata.

Battistero di Parma

Planimetria

Presenta una pianta ottagonale, poichè l'ottagono simboleggia l'eternità, la base è segnata da 8 archi a tutto sesto tra di questi contengono i portoni di accesso profondamente strombati, cioè svasati verso l'esterno. L'edificio è dedicato al rito del battesimo, per questo motivo al centro dello spazio interno vi è il grande fonte battesimale. In genere è costituito da una vasca in marmo, giacchè doveva permettere la parziale immersione del battezando, secondo la tradizione rituale paleocristiana.

Battistero di Parma

VISTA INTERNA

Le pareti sono rivestite in marmi bianchi e erdi a disegni geometrici e si aprono su tre portali e ventiquattro finestre.All'interno,ciascun lato è costituito da trabeazioni tra coppie di semipilastri e sostenute da colonne antiche,mentre al secondo livello c'è un matroneo. La cupola del Battistero è stata affrescata nel terzo decennio del XIII secolo, influenzate da modelli iconografici bizantini. La volta è divisa in sei fasce orizzontali concentriche: nella prima fascia sono raffigurati episodi della vita di Abramo, nella seconda è rappresentata la vita di Giovanni Battista; nella terza il Cristo glorioso con la Vergine e il Battista, circondati da una teoria di profeti e re; nella quarta gli apostoli e gli evangelisti; nella quinta la Gerusalemme celeste con le sue mura.

LA CATTEDRALE DI PARMA

VISTA FRONTALE

La Cattedrale edificata dalla fine del XI secolo. Vista frontalmene si può osservare la facciata a capanna e alleggerita da un maggior numero di loggette di cui quelle superiore segue il coronamento a capanna della sommità del tetto, caratterizzate da arcate cieche, lesene e da un protiro. Al primo livello troviamo portali con lunette di cui quello centrale è il più grande ed è preceduto da un protiro che poggia su diue colonne in marno sostenute da due leoni stilofori. Al di sopra dei portali vi sono due gallerie trifore e una terza segue gli spioventi del tetto. Vi sono presenti alcune decorazioni in bassorilievo.

LA CATTEDRALE DI PARMA

PLANIMETRIA

Pianta longitudinale a tre navate coperte da volte a crociera al termine delle quali vi è un abside semicircolare composto da tre catini absidali, per ogni volta a crociera rettangolare presente nella navata centrale corrispondono due volte a crocera con perimetro quadreangolare. Il transetto con due bracci gemelli da inizio al presbiterio, esso è rialzato per la presenza della cripta sottostante. Seguito da un profondo coro.

LA CATTEDRALE DI PARMA

VISTA INTERNA

Dentro la cattedrale di Parma si trova un'opera scultorea di Benedetto Antelami,Si tratta della deposizione,una grande lastra di marno rosso in altorilievo,realizzata nel 1178.L'immagine raffigura una delle storie di Cristo più ricorrenti:il momento in cui Cristo,dopo aver esalato l'ultimo respiro,viene staccato dalla croce per essere deposto in terra .La croce posta al centro della composizione e alta fino alla cornice superiore ,divide a metà la scena:sul lato sinistro sono raccolti i personaggi positivi,coloro che ne piangono la morte;coloro che ne piangono la morte;sul lato opposto i soldati e i Giudei,quelli che l'hanno causata,tra i dolenti a sinistra vi solo le pie donne,l'apostolo Giovanni,la Vergine e la personificazione della chiesa,a destra invece si trova la personificazione della Sinagoga con il capo reclinato in segno di sconfitta.

Chiesa di Saint-étienne-du-Mond

Start

Storia della cattedrale

Lachiesa di Saint-Etienne-du-Mont fu costruita tra il 1492 e il 1626 accanto allaprecedente chiesa di Sainte-Geneviève, che era diventata troppo piccola per ospitare tutta la bella gente che veniva a confessarsi e ad ascoltare la messa. È in questa vecchia chiesa che furono sepolti Clodoveo e sua moglie. Lachiesa di Sainte-Geneviève fu poi distrutta nel 1808 e ne rimangono solo alcune tracce, come la Torre di Clovis, il suo antico campanile.

Poiché lachiesa di Saint-Etienne-du-Mont ha richiesto quasi tre secoli per essere completata, sono diversi gli stili architettonici utilizzati per la sua costruzione: gotico e rinascimentale. La facciata della chiesa fu poi ristrutturata a metà del XIX secolo da Victor Baltard, che pochi anni prima aveva già ristrutturato lachiesa di Saint-Eustache dopo il terribile incendio che la distrusse.

Da non perdere durante la visita sono i grandi organi, il pulpito, le due scale a chiocciola e il segreto di cui sopra: un meraviglioso paravento (che serviva per leggere i Vangeli prima della comparsa dei pulpiti) costruito negli anni '40 del XV secolo e che ha resistito alle richieste dei parrocchiani che nel XVIII secolo ne chiedevano la demolizione, sostenendo che nascondeva il coro. Questo paravento, bello come un merletto, è l' ultimo a Parigi e uno degli ultimi 9 in Francia!

I TRE PUNTI DELLA DESCRIZIONE DELLA CHIESA

VISTA INTERNA

VISTA FRONTALE

PLANIMETRIA

VISTA FRONTALE

L'esterno della chiesa di Santo Stefano è caratterizzato dalla facciata, che dà su place Sainte-Geneviève, alle spalle del Panthéon. Il prospetto venne realizzato in stile rinascimentale tra il 1610 e il 1622 su progetto di un architetto rimasto anonimo. La facciata, in pietra chiara, è a salienti ed è un unicum in quanto presenta una composizione di elementi architettonici di varia origine ed epoca (romana, gotica, rinascimentale) ben integrati fra di loro. Il portale centrale è inserito all'interno di una struttura che richiama il pronao degli antichi templi classici, con timpano triangolare sorretto da quattro semicolonne corinzie scanalate; le sculture risalgono ai restauri del 1861-1868, diretti da Victor Baltard, e raffigurano Santo Stefano (statua a sinistra), Santa Genoveffa (statua a destra), la Lapidazione di Stefano (bassorilievo nella lunetta), Puttini e candelabri (bassorilievi nei campi laterali), Cristo risorto in gloria (frontone). Nella parte superiore, lo schema tripartito del finto pronao è riletto in chiave rinascimentale, con tre campi separati da cornici con altorilievi vegetali, e terminanti in alto con un timpano semicircolare spezzato, riccamente decorato a bassorilievo: nel campo centrale si apre il rosone circolare, mentre ai lati, entro due nicchie, vi sono le statue dell'Annunciazione.

VISTA INTERNA

Piedicroce Interno Interno L'aula si articola in tre navate di cinque campate ciascuna; i tre ambienti sono divisi da due ordini di arcate a sesto ribassato, con un ballatoio, delimitato da una balaustra rinascimentale, che corre al di sopra dell'ordine inferiore; solo in corrispondenza della prima campata della navata di sinistra vi è un matroneo. Il cleristorio della navata centrale è costituito da trifore e bifore tardogotiche, mentre quello delle navatelle, alla base del quale si aprono le cappelle laterali, è formato da alte polifore rinascimentali. A ridosso del pilastro di destra tra la quarta e la quinta campata della navata centrale, vi è il pulpito barocco in legno, realizzato nel 1651 da Claude Lestocart e Jacques Sarrazin su disegno di Laurent de La Hyre; esso è riccamente decorato con statue e bassorilievi ed è caratterizzato dalla statua di un telamone che sorregge il podio. Nella quinta cappella di destra, a pavimento, trova luogo il gruppo scultoreo della Deposizione di Gesù, risalente all'ultimo quarto del XVI secolo, realizzato in terracotta dipinta; esso proviene dalla chiesa di St-Benoît-le-Bétourné, demolita nel XIX secolo, e si compone di sette personaggi a grandezza naturale, posti intorno al corpo di Gesù. Sulle pareti laterali vi sono le tele Adorazione dei pastori di Jeson de Santerre (1740, a sinistra) e Gesù in croce tra la Vergine Maria, san Luigi IX, Luigi XIII e Aristotele, di un anonimo della prima metà del XVII secolo (a destra).

PLANIMETRIA

La chiesa di Santo Stefano presenta una pianta a croce latina; l'abside (leggermente fuori asse, elemento tipico delle grandi chiese gotiche francesi) è in stile tardogotico, mentre il resto della chiesa è una rivisitazione in chiave rinascimentale delle strutture gotiche.

BASILICA DI SAN MARCO

VENEZIA

BASILICA DI SAN MARCO

VISTA FRONTALE

L'esterno della facciata ovest della Basilica di San Marco è diviso in tre segmenti principali: il segmento inferiore, il segmento superiore e le cupole. Nel segmento inferiore sono presenti cinque portali ad arco, decorati da colonne di marmo policromo, che si aprono nel nartece attraverso grandi porte di bronzo. Il livello superiore è decorato con mosaici raffiguranti la Vita di Cristo e dal mosaico dorato raffigurante "Il Giudizio Universale". Sopra la grande finestra centrale si trova il Leone Alato, simbolo ufficiale della Repubblica di Venezia.

BASILICA DI SAN MARCO

la chiesa presenta una pianta a croce greca, forma derivata dal martyrion, una tipologia di chiesa realizzata sulla tomba di un martire . attorno al braccio d'ingresso si sviluppa un nartece coperto da cupolette che lo avvolge su tre lati. ogni braccio della chiesa, diviso in tre navate, è coperto con una cupola semisferica posata su quattro pennacchi e forata da finestre lungo la base, e tutta la superficie interna è completamente rivestita da mosaici a fondo oro, anche questi bizantini.

PLANIMETRIA

BASILICA DI SAN MARCO

VISTA INTERNA

L’interno è decorato da mosaici bizantini dorati che rivestono per oltre 8000 metri quadrati le pareti, le volte e le cupole della Basilica di San Marco. All’interno della Basilica si trovano opere di immenso valore come la Pala d’Oro, ovvero una tavola collocata sull’altare maggiore coperta di immagini sacre in oro e pietre preziose che racchiude le reliquie dell’Evangelista San Marco e il Tesoro di San Marco che comprende diversi oggetti preziosi di varie epoche.

Possiamo distinguere gli interni della Basilica in tre parti:

Zona terrena rappresentata dal pavimento e dalle pareti che è caratterizzata da disegni geometrici e forme animali, il tutto realizzato in marmo Zona celeste, ovvero le cupole e le volte che sono state realizzate con vetro colorato Iconostasi o parete divisoria in marmo che separa il presbiterio dalle navate

BASILICA DI SAN MARCO

STATUA 4 CAVALLI

I cavalli sono quattro esemplari dall'aspetto fiero, ritratti mentre incedono lentamente, trainando un carro di cui restano solo i finimenti terminali attorno al collo degli animali. Essi sono ordinatamente affiancati gli uni agli altri, così che i loro musi si rivolgano verso l'interno delle due coppie di esemplari: in ognuna di queste coppie, infatti, il collo di un cavallo, ampio e rotondo, piega perché esso possa volgere lo sguardo verso il muso dell'animale vicino. I cavalli di destra sollevano entrambi la zampa rispettiva anteriore nel compiere il passo, mentre la posteriore del medesimo lato avanza. Gli altri due individui sono raffigurati nell'istante in cui piegano la zampa sinistra e avanzano la rispettiva posteriore. Sugli zoccoli e sui finimenti sono incise cifre romane.

DUOMO DI SPIRA

vista frontale

La chiesa è priva di una vera e propria facciata, essendo il corpo delle tre navate è preceduto dal tipico westwerk. Esso è costituito da tre campate, ognuna abbinata ad uno dei tre portali del tempio ed è possibile suddividerlo in tre piani sovrapposti: piano inferiore: nartece; piano superiore: spazio interno illuminato da un rosone (al centro) e da due monofore ai lati; galleria di archetti ciechi. L'attuale "corpo occidentale" costituito da facciata, tiburio ottagonale e due slanciati campanili gemelli, vennero costruiti in stile neoromanico tra il 1854 e il 1858 dall'architetto Heinrich Hübsch. Altresì degna di nota è la parte absidale della cattedrale di Spira. Essa è composta dal coro a pianta quadrangolare e coperto da tetto a spioventi, da due campanili coperti da guglie che si trovano ai suoi lati e, logicamente, dalla grande abside semicircolare. Essa è decorata, nella parte superiore, subito sotto il tetto, da una galleria di archetti a tutto sesto sorretti da esili, ma robuste, colonnine con capitelli romanici.

vista frontale

La chiesa è priva di una vera e propria facciata, essendo il corpo delle tre navate è preceduto dal tipico westwerk. Esso è costituito da tre campate, ognuna abbinata ad uno dei tre portali del tempio ed è possibile suddividerlo in tre piani sovrapposti: piano inferiore: nartece; piano superiore: spazio interno illuminato da un rosone (al centro) e da due monofore ai lati; galleria di archetti ciechi. L'attuale "corpo occidentale" costituito da facciata, tiburio ottagonale e due slanciati campanili gemelli, vennero costruiti in stile neoromanico tra il 1854 e il 1858 dall'architetto Heinrich Hübsch. Altresì degna di nota è la parte absidale della cattedrale di Spira. Essa è composta dal coro a pianta quadrangolare e coperto da tetto a spioventi, da due campanili coperti da guglie che si trovano ai suoi lati e, logicamente, dalla grande abside semicircolare. Essa è decorata, nella parte superiore, subito sotto il tetto, da una galleria di archetti a tutto sesto sorretti da esili, ma robuste, colonnine con capitelli romanici.

PLANIMETRIA

La chiesa è composta da tre navate; la navata centrale è alta 33 metri ed è illuminata dalle grandi monofore poste sulla parete laterale della chiesa. Al di sotto delle monofore vi sono 24 affreschi rappresentanti le “Storie della vita di Maria”, che percorrono le pareti. Il transetto, caratterizzato da notevoli dimensioni, è dotato di due cappelle semicircolari poste alla fine delle navate laterali, di cui una delle due è dedicata a Sant’Afra di Augusta. Vi è poi, all’intersezione tra navata centrale, transetto e abside, una cupola ottagonale coperta da una volta ad ombrello. Al di sotto della chiesa è presente la cripta, lunga 35 metri e larga 46 metri. Al suo interno sono presenti l’antico fonte battesimale ed il crocifisso ligneo di età romanica.

INTERNO

L'aula della cattedrale di Spira è suddivisa in tre navate da una serie di pilastri con semicolonne addossate. La navata centrale, alta 33 metri, appare molto luminosa. Lungo le pareti, al disotto delle grandi monofore, vi sono 24 affreschi raffiguranti Storie della vita di Maria, opere in stile Nazareno realizzate nell'Ottocento. Le due cappelle principali della chiesa sono costituite dalla Doppelkapelle, Cappella Doppia. Costruita a partire dal 1050, si compone di due vani sovrapposti con pianta quadrata divisa in tre navate da quattro colonne romaniche dai capitelli finemente scolpiti. Sono comunicanti con l'apertura ottagonale della campata centrale del soffitto divisorio. La Unterkappelle (Cappella Inferiore), al piano terra, è dedicata a Sant'Emmerano ed utilizzata come battistero; la Cappella Superiore, coperta da volte a crociera, è dedicata a Santa Caterina e vi si espongono le reliquie, fra le quali quelle di San Pirmino.

La cripta della cattedrale di Spira si trova al disotto del transetto e dell'abside della chiesa.

Basilica Pontificia San Nicola di Bari

Planimetria

Vista Frontale

Vista interni

La Basilica di S. Nicola di Bari rivela la sua storia già dall’architettura esterna, che sembra ispirata più alla struttura di una fortezza che di una chiesa. Non va dimenticato, infatti, che nel periodo normanno fu usata più volte come fortezza difensiva. I quattro cortili che la circondano erano anticamente chiusi e riservati al clero della Basilica, che li metteva a disposizione dei commercianti in occasione delle fiere nicolaiane di maggio e di dicembre. Oggi vi si accede dal Lungomare, e già appena superato l’arco si ha una visione del complesso medioevale. Nonostante la varietà e la complessità della concezione architettonica, una certa unità compositiva è innegabile. Di conseguenza, a parte qualche elaborazione secondaria successiva, possiamo tranquillamente affermare che il grosso della decorazione (architettonica e scultorea, oltre a quella pittorica scomparsa) può essere datata al periodo 1090-1125. Le torri sono incompiute e appaiono costruite in momenti successivi e sono indipendenti, sia dalla chiesa che tra di loro. La Facciata presenta una struttura verticalista (Normandia) esprime il senso della massa. La tripartizione viene effettuata mediante degli alti semi-pilastri sostenuti da colonne. Finestre monofore e bifore alleggeriscono la facciata. In alzato si sviluppa su tre livelli: pilastri con archi a tutto sesto, matroneo e finestre (piccole monofore). Questa chiesa presenta numerosissimi riferimenti esteri: alla Normandia, nel verticalismo, nell’uso del materiale simile a quello di Caen, forse anche nelle torri. All’area lombardo-padana, per l’uso degli archetti pensili nel coronamento, per la tripartizione, per le monofore e per il protiro (assenza di giochi di chiaro-scuro) e l’alzato. Riferimenti alla cultura classica sono costituiti dalle arcate cieche lungo la fiancata.

Vista Frontale

L'interno della Basilica di San Nicola è a croce latina commissa, cioè il transetto si trova alla fine del corpo longitudinale. È costituita da tre navate divise da dodici colonne, sei per parte. Compaiono inoltre tre arconi, costruiti nel XV secolo, con lo scopo di consolidare l'intera struttura, messa alla prova dal terremoto verificatosi nel 1456. I capitelli presenti risalgono all'XI o al massimo agli inizi del XII secolo. La navata centrale ha una copertura a capriate, nascosta da tele dipinte da Carlo Rosa di Bitonto, e presenta dei matronei a trifore. La navata centrale è separata dal presbiterio da tre arcate poggianti su due colonne. Nel presbiterio è collocato un ciborio dei primi decenni del XII secolo, sistemato su un mosaico della fine dell'XI e degli inizi del XII secolo. Dietro al ciborio si trova una cattedra episcopale, risalente all'XI secolo, attribuibile all'abate Elia. Di grande valore sono gli affreschi situati nel catino dell'abside destra, dipinti da Giovanni di Taranto nel 1304, mentre nell'abside di sinistra si trova un leone stiloforo e un paliotto che per diversi secoli è stato collocato sull'altare principale. Fa parte della basilica anche la cripta di San Nicola, dove si trovano i suoi resti, a pianta rettangolare con ventisei colonne, costruita in soli due anni e portata a termine per prima .

Planimetria

Entrando in Basilica, dalla navata centrale si ha una visione delle gallerie superiori, dette matronei, che convogliano lo sguardo verso l’arcone di separazione (detto anche iconostasi), oltre il quale troneggia il bellissimo ciborio. L’impressione è quella di un tempio possente, ma senza decorazione. In realtà, la decorazione c’è stata per molti secoli, ma è stata rimossa durante i grandi restauri (1925-1934). In quell’occasione furono demolite tutte le sfarzose cappelle laterali chiudendole con una parete, creando di conseguenza spazi vuoti sotto le arcate esterne. Sono scomparsi quindi lo sfarzo e i colori barocchi, e sono stati ricuperati la maestosità e la sobrietà del romanico. La Basilica è a tre navate divise da dodici colonne di granito bigio di m. 0,79 di diametro. La lunghezza di ciascuna navata è di m. 58, la larghezza è diversa: la navata centrale è di m. 26, mentre le laterali sono di m. 9. Sull’abaco scorniciato poggia l’arco a sesto tondo che collega una colonna all’altra. È questa serie di archi a reggere i matronei, vale a dire i corridoi laterali al di sopra delle navate laterali. La struttura, già possente di per sé, appare ancor più massiccia grazie ai tre arconi che attraversano da una parte all’altra la navata centrale. Furono costruiti nel Quattrocento allo scopo di rinforzare la Basilica, messa in pericolo dal forte terremoto del 1456.

Vista Interni

La cattedra è scolpita in un unico blocco marmoreo: sopra c'è il seggio con lo schienale ed i braccioli mentre in basso ci sono sul davanti tre figure che sorreggono il seggio e nel retro due leonesse che azzannano la testa di un uomo: c'è inoltre un suppedaneo retto dalle statue accosciate di due leoncini. Lo schienale ha forma triangolare e di esso fa parte una decorazione a colonnine con capitelli a forma di pomi circolari; sui fianchi dei braccioli c'è un lavoro a traforo con motivi di petali in una cornice liscia, circondata da una fascia decorativa a girali ed a fiori. E' quindi evidente l'ispirazione all'arte classica ed all'arte bizantina da parte di un notevole artista presumibilmente locale. Ma le sculture che sorreggono la cattedra mostrano una espressività vigorosa e drammatica, una tensione formale che richiama l'arte di Wiligelmo e delle cattedrali dell'Aquitania, in particolare di Saint Sernin. Il passaggio dalla parte superiore a quella inferiore viene scandito dalla seguente iscrizione a lettere lunghe e strette: “ Inclitus atque bonus sedet hac in sede Patronus, Praesul Barinus Helias et Canosinus”. Questa esaltazione di Elia, vescovo di Bari e di Canosa, fa pensare ad una datazione assai vicina alle opere di Wiligelmo, e comunque precedente il 1105. Sembrerebbe incredibile, se non si considerasse che siamo nel tempo dei grandi pellegrinaggi e delle crociate, in cui le informazioni sulle novità dei santuari si trasmettevano assai rapidamente anche a notevoli distanze. Gli artisti erano pure loro pellegrini itineranti perché ne traevano una grande convenienza personale, sia nell'apprendimento sia nella acquisizione di nuovi ed importanti lavori, e l'arte quindi si divulgava attraverso le vie che facevano capo alle chiese ed ai monasteri.

Sculture

BASILICA DI SANT'AMBROGIO

L'attuale Basilica di Sant'Ambrogio a Milano,edificata tra l'XI e il XII secolo (ma in buona parte fra il 1088 e il 1099) sorge sulle fondamenta di un precedente edificio paleocristiano,il quale era stato costruito per volontà di Sant'Ambrogio, vescovo della città,nel IV secolo, ossia fra il 379 e il 386, quando la città romana di mediolanum era ancora capitale dell'impero romano d'occidente. Questa basilica è oggi considerata,per importanza,la seconda chiesa della città di Milano, dopo il Duomo. Davanti la chiesa si apre il quadriportico che fungeva da diaframma tra lo spazio sacro e la città e accoglieva assemblee cittadine e fiere. La Basilica di Sant'Ambrogio è edificata con materiali di uso comune quali mattoni,pietra e intonaco bianco ma ha il primato di essere l'unica edificazione che rappresenti lo stile romanico lombardo.

VISTA FRONTALE

Il primo aspetto della Basilica è la facciata a capanna,formata dal portico inferiore e da un loggiato superiore composto da 5 proofonde arcate decrescenti. Sulla facciata si affacciano 4 finestroni che sono la principale fonte di luce per la basilica, a decorare la facciata sono presenti dei timpani dentellati e dei piccoli archetti cechi. Lo stesso motivo si ripete sulla trabeazione nella parte alta della loggia. Una curiosità riguardo questa basilica è di un serpente collocato all'interno su di un capitello. La colonna è romana con capitello coorinzio, e il serpente fu aggiunto nell'anno 1000,probabilmente di origine bizantina. La basilica è priva di transetto ed è suddivisa in 3 navate delle quali la centrale è la più alta.

PLANIMETRIA

La Basilica,presenta una semplice pianta rettangolare,formata con una navata centrale fiancheggiata da 2 o 4 navate minor, più basse, divise da colonne o pilastri, che si apriva sul foro della città ed era centro di riunioni,di affari,o tribunale di giustizia. La basilica Paleocristiana possedeva un tetto in legno, con la parte centrale a doppio spiovente e le due parti laterali a spiovente singolo. La sua pianta è rettangolare ed è della stssa grandezza del quadriportico mentre all'interno si hanno tre navate, di cui quella centrale è il doppio delle altre,le quali terminano con un'abside.

VISTA INTERNA

All'interno della Basilica lo spazio della navata è scandito ritmicamente da 3 grandi volte a crociera e da una cupola ottagonale,che suddividono l'aula in 4 ampie campate. A ogni campata della navata centrale corrispondono due campate minori nella navata laterale, sempre a pianta quadrata, ciò significa che c'è un preciso rapporto matematico tra le navate: quella centrale è larga il doppio di quelle laterali. Questa scansione spaziale è sottolineata anche dall'alternanza di pilastri composiniti di dimensioni diverse: quelli ai 4 angoli delle crociere maggiori sono più ampi e articolati di quelli intermedi, che devono sorreggere solo le volte laterali.

VISTA INTERNA

Al di sopra delle navate laterali stanno i matronei,aperti verso la navata centrale con lo stesso ritmo dei sottostanti archi a tutto sesto. Sopra i matronei non vi sono finestre ma inizia direttamente la volta a crociera. Questo significa che la luce entra solo dalle monofore delle navatelle e dei matronei e dai finestroni in facciata, dietro il loggiato. La conseguente penombra enfatizza il senso di massiccia solidità delle struttute. L'articolazione delle superfici è affidata al contrasto tra il rosso del mattone, il bianco dell'intonaco e il grigio della pietra. I tre materiali sono usati all'esterno e all'interno in modo opposto. Gli unici elementi figurativi della chiesa apparte il mosaico alto medievale del catino absidale, si trovano nei capitelli scolpiti. Qui si possono osservare le tipiche figure robuste della scultura romanica.

IL SERPENTE DI BRONZO DI SANT'AMBROGIO

All'interno della Basilica di Sant'Ambrogio esattamente lungo la navata centrale si trova un serpente nero in bronzo: ruota su se stesso su un capitello corinzio. Si racconta che la scultura sia stata portata dall'Arcivescovo Arnolfo da Arsago nell'anno 1000: l'aveva realizzata Mosè durante il viaggio salvifico attraverso il deserto per difendere la sua gente dai serpenti. Col tempo ci si aggiunse una buona dose di superstizione: bastava sfiorarlo e si guariva. Ancora oggi, chi entra nella basilica crede nel tocco miracoloso.