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HARMONY UNIVERSITY THESIS

michela aguzzi

Created on May 7, 2023

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Ricerca di Storia dell'arte

Il romanico italiano

Author: Michela Aguzzi, Beatrice Api, Stella Ferrari, Mariana Reyes Demota Arlette, Mariachiara Valentini

10/05/2023

"Pareva che la terra stessa, come scrollandosi e liberandosi della vecchiaia, si rivestisse tutta di un candido manto di chiese"
Rodolfo il Glabro, "Storie dell'anno mille", monaco e cronista francese 985-1047 d.C
Michela Aguzzi

01. Atlante

Indice

02. Linea del tempo

03. San Miniato

Michela Aguzzi

04. S.Maria Portonovo

05. San Zeno a Verona

10. Duomo di Cefalù

06. S. Abbondio a Como

11. San Cataldo

12. Catt. Monreale

07. San Marco a Venezia

08. San Martino a Lucca

09. San Nicola a Bari

Michela Aguzzi

La varietà geografica del Romanico in Italia

03. Linea del tempo

1172 d.C.Cattedrale di Monreale

1067 d.C.San Martino a Lucca

1034 d.C.Santa Maria di Portonovo

1131 d.C.Duomo di Cefalù

1050 d.C. Sant'Abbondio a Como

1045 d.C.San Zeno a Verona (campanile)

1087 d.C.San Nicola a Bari

1063 d.C.Basilica di San Marco a Venezia

1013 d.C.San Miniato a Firenze

1154 d.C. San Cataldo a Palermo

SAN MINIATO

FIRENZE

Stella Ferrari

ESTERNO

La facciata di San Miniato è uno dei capolavori dell'architettura romanica fiorentina,ispirata a un classicismo solido e geometrico ripreso dalle tarsie marmoree degli edifici monumentali. Venne iniziata nel XI sec

Si tratta di una basilica a tre navate. La facciata è divisa in due fasce principali. Quella inferiore ha una decorazione più complessa. Due coppie di lesene corinzie al centro delimitano tre spazi: quelli esterni presentano decorazioni rettangolari e il disegno di due rosoni stilizzati, mentre quello centrale è occupato nella parte inferiore da una finestra incorniciata da due colonne, sorrette da teste di leone marmoree, che sono sormontate da un frontespizio al cui centro è presente un intarsio di un vaso tra due colombe. Nella parte superiore si trova il mosaico di Cristo tra la Vergine e san Miniato. I semitimpani laterali in corrispondenza delle navate laterali presentano decorazioni che ricordano l’opus reticulatum romano. Alla sommità si eleva un grande timpano triangolare, molto elaborato dal punto di vista decorativo. formata da sei semicolonne con capitelli compositi che sorreggono cinque archi a tutto sesto. Tre degli spazi creati sono adibiti a contenere le porte di ingresso, mentre i restanti (secondo e terzo) presentano decorazioni geometriche, formate da rettangoli. Lo spazio delimitato dagli archi presenta decorazioni a rettangoli accostati. La fascia superiore mette in evidenza la geometria della chiesa, evidenziando le tre navate.

Stella Ferrari

Stella Ferrari
PIANTA E INDICE
  • 1 Navata centrale con tappeto musivo
  • 2 Porta Santa
  • 3 Cappella del crocifisso
  • 4 Presbiterio
  • 5 Ambone
  • 6 Navata laterale
  • 7 Mosaico absidale
  • 8 Abside
  • 9 Sagrestia
  • 10
  • 11 Cappella del Cardinale
  • 12 Alternanza pilastri compositi e colonne con capitelli corinzi
  • 13 Navata laterale
  • 14 Porta Santa
  • 15 Cappella del Cardinale

Entrando nella Chiesa notiamo subito il contrasto tra luminosità esterna e oscurità interna . La basilica è a pianta rettangolare,basilica

Stella Ferrari

INTERNO

Dentro la chiesa si viene subito catturati dalla sua atmosfera spirituale, davvero unica. La chiesa è divisa in tre navate grazie a due file di colonne monumentali. L’area dell’altare maggiore segue una struttura tipicamente romanica, con una cripta che sorregge un presbiterio sopraelevato.

La volta della cripta è sorretta da sei file di colonne. Qui, proprio come nella chiesa e nel presbiterio, i costruttori della basilica collocarono in cima alle colonne capitelli prelevati da rovine romane, i cosiddetti spolia. Nell’intero edificio si possono notare trentotto capitelli antichi provenienti da numerosi edifici antichi di Firenze e Roma.

La cripta di San Miniato ospita le reliquie del santo martire, che furono sepolte sotto l’altare maggiore. La cripta è l’area più sacra e antica della Basilica. La volta a crociera è decorata con gli affreschi di Taddeo Gaddi che rappresentano i santi e i martiri. Gaddi, allievo di Giotto, dipinse questa decorazione nel 1342.

Stella Ferrari

Se lasciamo la cripta e saliamo al presbiterio, la parte superiore della chiesa ci sorprenderà con la sua decorazione romanica. La volta dell’abside è ricoperta con uno smagliante mosaico che rappresenta Cristo in trono con Maria, San Miniato e i simboli dei quattro Evangelisti, il cosiddetto tetramorfo.

Il tetramorfo era un motivo molto comune e frequentemente usato nell’arte medievale, la cui origine risale alle interpretazioni medievali dell’Antico Testamento, in particolare della visione di Ezechiele e dei frammenti dell’Apocalisse di San Giovanni, che menzionavano i quattro esseri viventi, bestie alate con quattro facce: una faccia d’uomo, una faccia d’aquila, una di leone e una di bue. Ireneo, prima, e San Girolamo, poi, identificarono nelle quattro creature i quattro evangelisti: così San Matteo fu accoppiato a un angelo, San Giovanni a un’aquila, San Marco a un leone e San Luca a un bue. Nell’arte medievale gli Evangelisti venivano spesso sostituiti dall’immagine del tetramorfo, mentre successivamente le creature bibliche diventarono i loro attributi.

Stella Ferrari
Stella Ferrari

le decorazioni in marmo

L’area del presbiterio è dominata dal pulpito romanico di marmo, un bell’esempio di scultura medievale. Il leggio di marmo è supportato dalla figura di un aquila che simboleggia San Giovanni Evangelista. Il pulpito è addossato a un recinto di marmo che divide il presbiterio dal resto della chiesa. Decorato con motivi geometrici e floreali, il recinto protegge l’area più sacra della chiesa, nel passato accessibile solo al clero.

Uno dei pannelli che decorano il pavimento della Basilica rappresenta i segni zodiacali e funziona come una meridiana. Ogni anno nel giorno del solstizio d’estate un raggio di sole illumina il segno di Cancro e annuncia l’arrivo della giornata più lunga dell’anno.

Michelozzo, La Cappella del Crocifisso, 1448, San Miniato al Monte, Firenze

Antonio Rosellino, Monumento funebre di Giacomo di Lusitania, 1466, San Miniato al Monte, Firenze.

Stella Ferrari
La vista su Firenze dal terrazzo davanti alla chiesa
Stella Ferrari
Mariachiara Valentini

Chiesa di San Cataldo

La Chiesa di San Cataldo è un'opera architettonica realizzata da maestranze islamiche secondo criteri romanico-occidentali. Le sue tre cupole rosa la rendono uno dei luoghi più iconici di Palermo.

Mariachiara Valentini

Quando?

Fu costruita nel 1154 sotto il regno di Guglielmo I per volere di Majone da Bari, Grande Ammiraglio del re normanno come cappella di un sontuoso palazzo che non esiste più.

Mariachiara Valentini

Ristrutturazione

Guglielmo donò, nel 1182, la cappella e il palazzo ai Benedettini di Monreale che vi rimasero fino a quando, tutto l’edificio, nel 1787, fu trasformato in ufficio postale.

Le varie manomissioni che subì l’edificio nel corso dei secoli, avevano alterato profondamente l’aspetto della chiesa, poi riportate alla struttura originaria dal restauro nel 1882.

Mariachiara Valentini

Esterno

Esternamente, la chiesa di San Cataldo presenta una facciata semplice realizzata in pietra arenaria ha una forma a parallelepipedo, arcate cieche ospitano tre finestroni per ogni lato. Nella parte superiore si trova una merlatura arabeggiante, sopra la quale spiccano le tre cupole rosse, che si trovano in corrispondenza della navata centrale.

Interno

Internamente, la chiesa è priva di decorazioni, con mattoni a vista. L’unico elemento decorativo è il pavimento a mosaico formato da elementi in marmo, serpentino e porfido rosso intarsiati. La penombra che accoglie i visitatori dona una sensazione di calma.

Mariachiara Valentini

La navata centrale è formata da tre campate quadrate, accanto le quali si trovano due piccole navate laterali. I capitelli delle colonne sono stati probabilmente reimpiegati da luoghi più antichi, com’era consuetudine in quell’epoca. Dell’altare si conserva una lastra in marmo bianco, dove sono scolpiti una croce greca e i simboli dei quattro evangelisti.

Mariachiara Valentini

Curiosità!

Mariachiara Valentini

Secondo lo storico Rosario La Duca il colore rosso delle cupole deriva dal fatto che quelle normanne venivano coperte con un intonaco impermeabilizzante, era formato da calce, sabbia e coccio pesto, un impasto di colore leggermente rosato che poteva diventare anche grigio, se esposto agli agenti atmosferici.

Michela Aguzzi

SAN MARTINO A LUCCA

Chi era San Martino?

San Martino (317 o 316 a.C.) nacque in Sibaria (Ungheria) e venne chiamato Martino (“Piccolo Marte”) in onore del Dio della Guerra. Il padre era infatti un veterano : quando Martino era ancora un bambino, la famiglia si trasferì a Pavia, dove il Santo venne educato e costretto dal padre, a soli 15 anni, a fare il giuramento militare. E così fece carriera nelle armi: Secondo la leggenda, durante un giorno freddo e piovoso San Martino vide per strada un mendicante seminudo e tremante, così, mosso da un sentimento di pietà, decise di donargli metà del suo mantello; improvvisamente il cielo si schiarì e il sole iniziò a scaldare come in estate. Per questo motivo quel periodo di novembre in cui la temperatura si fa più mite è famoso come Estate di San Martino. In passato i giorni dell’estate di San Martino erano sentiti come un momento di festa per tutto il popolo: si facevano fiere, venivano rinnovati i contratti agricoli annuali e si assaggiava il vino nuovo ( da cui deriva il proverbio “a San Martino ogni mosto diventa vino”), una tradizione celebrata anche nella famosa poesia di Carducci San Martino.

Dove e quando?

La cattedrale di San Martino è situata a Lucca, in Toscana (Duomo di Lucca), ed è la casa di meravigliosi capolavori di scultura e pittura. Secondo la tradizione la prima costruzione della chiesa fu ad opera del vescovo di Lucca San Frediano (eremita irlandese e poi vescovo) e risale al VI secolo. L’edificio non era isolato, al contrario si trovava proprio al limite dell’antica cittadella romana, nell’attuale piazza San Martino, dove si pensa ci fosse un complesso episcopale che ospitava il Battistero e la chiesa dei Santi Giovanni e Reparata, alla quale, nell’VIII secolo d.C. venne sottratto il titolo di cattedrale, per nominare la nuova cattedrale di San Martino: questo perché probabilmente si voleva evidenziare la nuova situazione di Lucca, con la fine del Regno Longobardo e l’avvento del Sacro Romano Impero, in stretta collaborazione con il papato. La ricostruzione della chiesa avvenne nel 1067, quando il vescovo Anselmo da Baggio, trovatosi davanti ad un edificio evidentemente deteriorato, decise di operare una ristrutturazione su vasta scala. La nuova cattedrale venne consacrata dieci anni dopo, alla presenza di ventidue vescovi.

ESTERNO

Michela Aguzzi

La facciata si articola nella parte superiore in tre livelli di colonnine istoriate (logge) con splendide tarsie marmoree con motivi geometrici combinati ad animali e uomini, un rimando alla facciata ariosa e imponente del Duomo di Pisa, mentre nella parte inferiore si presenta con tre arcate a tutto sesto, che ne costituiscono in basamento. L’arcata di destra è notevolmente ridotta, contrariamente ai principi di simmetria ed equilibrio, a causa della vicinanza del campanile. Questa cattedrale è infatti fortemente asimmetrica,fatto sempre piuttosto raro e strano nelle chiese in quanto innalzate alla perfezione divina.

Curiosità!

Una volta il porticato della cattedrale ospitavano i tanti banchi di cambiavalute e venditori di spezie pronti a fare affari più o meno leciti con i pellegrini che arrivavano per vedere le varie reliquie e il volto Santo custodito nella cattedrale che transitavano verso Roma: i pellegrini avranno sicuramente trovato conforto nel leggere la lapide che ancora oggi è presente sul porticato con su scritto il giuramento dei cambia valute che si impegnavano a non compiere furti o raggiri, in modo tale da permettere che tutti potessero cambiare il denaro, comprare e e vendere in tutta serenità (dato che a Lucca aveva una moneta propria).

Le decorazioni dei portali

E’ proprio nella parte inferiore della facciata (in alto vicino all’arco centrale) che possiamo ammirare la copia del gruppo scultoreo rappresentante San Martino, con il suo cavallo, e il mendicante ( in piedi che si protende verso San martino, quest’ultimo raffigurato nell’atto di tagliare il suo mantello). L’originale di questo gruppo scultoreo si trova invece all’interno del duomo, in controfacciata. All’interno del portico troviamo dei pregiatissimi basso rilievi che adornano i portali d’ingresso: nel portale sinistro troviamo La deposizione (1)di Nicola Pisano, al centro L'ascensione di Cristo (2), rappresentato all’interno di una mandorla retta da due angeli (simbolo di pace tra uomo e Dio), e nel portale di destra, che permette l’accesso alla cattedrale, troviamo Il martirio di San Regolo (3), che venne punito con la decapitazione.

1) La deposizione
2) L'ascensione di Cristo
3) Il martirio di San Regolo

Il campanile

Alla destra della facciata si eleva la torre campanaria a base quadrangolare, misura 60 metri di altezza

Si apre verso l'esterno con cinque ordini di polifore ( dal basso rispettivamente monofore, bifore e trifore, e due piani con quadrifore)

il coronamento superiore è costituito da merli ghibellini.

All'interno del campanile, vi è un concerto di sette campane, dalle quali alcune dei secoli XIII-XIV

Pianta e interni

La pianta si presenta a croce latina, divisa in tre navate definite da due file da otto pilastri cruciformi, con coperture a volte a crociera, con le due laterali sormontati da falsi matronei: lungo le navate laterali si collocano 10 altari. Le pareti della centrale sono alleggerite da trifore e quadrifore gotiche con archi a sesto acuto, e la navata è terminante con un'abside semicircolare illuminata da tre grandi monofore; l'abside è interamente occupata dal presbiterio, al centro del quale si trova l'altare maggiore in marmi policromi. A fiancheggiare l’abside troviamo a sinistra la Cappella del Santissimo Sacramento, e a sinistra quella intitolata al Santuario. Sulla navata di destra possiamo trovare il grande spazio rettangolare della sacrestia, mentre al centro della navata sinistra spicca la Cappella ottagonale del Volto Santo, una sorta ti tempietto con cupola e lanterna.

Il transetto, della medesima altezza della navata centrale, è suddiviso in due navate, ma è privo di matroneo e stupisce per l’atmosfera gotica dell’alta navata centrale che mescolando vetrate istoriate a finti matronei ad elementi sicuramente romanici, crea un insieme quindi particolarmente suggestivo. In generale l'aspetto dell'interno è caratterizzato da un marcato verticalismo, anche in virtù della notevole differenza di altezza tra la navata centrale e le laterali. Queste forme gotico-romane, fanno dell'interno della cattedrale di Lucca un esempio abbastanza raro nell'architettura italiana

Foto dell'interno

L'interno della chiesa è ricco di importanti opere d'arte: i monumenti funebri Da Noceto e Bertini realizzati da Matteo Civitali (1436-1501),la sacra conservazione del ghirlandario, sul primo altare a destra si colloca la Natività di Domenico Passignano, mentre si colloca sull’altare successivo il dipinto di Federico Zuccari raffigurante l’Adorazione dei Magi, realizzato nel 1598, coeva all’opera del Passignano e alla Presentazione al tempio di Alessandro Allori e tra i dipinti, dalla Madonna con Bambino e Santi di Domenico Ghirlandaio (1449-1494) all' Ultima Cena del Tintoretto (1518-1594)

Due capolavori, tuttavia, spiccano sugli altri: il Monumento funebre di Ilaria del Carretto opera di Jacopo della Quercia e Il vero “tesoro” della cattedrale ovvero il Volto Santo, il crocifisso ligneo che la Leggenda vuole scolpito da Nicodemo e dagli angeli e che attraverso i secoli continua a trasmettere con il suo sguardo un forte senso di spiritualità.

I MISTERI DEL DUOMO DI SAN MARTINO

Il VOLTO SANTO

Simbolo di Lucca, il Volto Sacro era così importante da essere rappresentato nelle monete di Lucca. E’ anche la statua più antica ospitata dentro il duomo. Al volto Santo sono attribuiti molti miracoli, a partire dalla sua creazione: secondo la tradizione infatti la statua era stata scolpita da Nicodemo, che per rispetto o per timore avrebbe lasciato incompiuto il volto, completato poi da mano divina,secondo la leggenda da degli angeli, e considerato quindi il volto del Salvatore. Sempre secondo la tradizione il Volto Santo raggiunse Lucca misteriosamente via mare trasportato su di una barca. Collocata all’interno della cappella realizzata da Matteo Civitali nel 1484, questa statua risale all’VIII secolo e le dimensioni sono notevoli, misura infatti 2 metri e 45 cm. Il Volto Santo è uno dei crocifissi lignei più venerati al mondo. In molti si chiedono perché il Cristo raffigurato qui abbia la pelle scura, ma la spiegazione potrebbe essere davvero molto più semplice di quello che immagini.Dato che si tratta di una scultura lignea che per secoli è stata esposta al fumo di ceri e candele votive, in altre parole il volto del santo è nero perché è affumicato! Cristo è rappresentato vivo sulla Croce, vestito con una lunga tunica manicata. Il corpo è reso con pieghe ampie ma piatte mentre il capo risalta per il forte rilievo. Lo scultore si concentrò sulla resa dei particolari somatici di Gesù secondo l’iconografia orientale: il viso allungato, i lunghi baffi e la barba divisa in due punte. Il particolare che da secoli più impressiona l’osservatore sono i grandi occhi rotondi ed espressivi. Fu custodito dapprima nella chiesa di San Frediano, e poi traslato nella chiesa cattedrale. In memoria di questo evento si tiene a Lucca, ogni anno una lunga e partecipata processione per le strade del centro storico illuminate con migliaia di piccole candele disposte su cornicioni e rilevi architettonici che prende appunto il nome di Luminara.

Madonna in trono con il Bambino

Nella cattedrale è custodita la Madonna in trono col Bambino e santi, opera di Domenico Ghirlandaio, che la dipinse intorno al 1479. La tavola è caratterizzata da una composizione elegante ed equilibrata: al centro la Madonna con il Bambino in braccio, a sinistra S. Stefano con indosso la dalmatica e sul capo le pietre del martirio e a destra S. Giovanni Battista in atteggiamento di predicatore con la croce in mano. In alto due angeli pongono la corona sul capo della Vergine, mentre in basso un altro canta accompagnandosi con un liuto.

Il mistero dell'Ultima cena

(1)

Il capolavoro dell’’Ultima cena realizzata nel 1594, da Tintoretto, aiutato da suo figlio Domenico, è una delle opere realizzate dall’artista prima della sua morte. Una tela che contiene tutti i tratti caratteristici e innovativi di questo straordinario artista: la tavola in obliquo per creare profondità, la scena ambientata in una taverna con due servitori e centrata sul Cristo che comunica gli apostoli ed emana una luce così forte da far spalancare le nubi tra gli angeli che accorrono. Il dinamismo dei vari atteggiamenti e delle pose degli apostoli che in abiti dai colori vivaci reagiscono all’annuncio del tradimento di Giuda. Un’inaspettata donna che allatta, simbolo del nutrimento umano contraltare di quello eucaristico. Interessante è perché molti vedono un dodicesimo apostolo donna. La figura messa sotto esame è quella sulla destra, vestita di rosso. (1). Enigmatica è anche la figura che allatta in primo piano : probabilmente, visto che si tratta della prima eucarestia, la donna che allatta dovrebbe essere considerata un’allegoria del Cristo che ci fa dono di sé tanto da farci mangiare il suo “corpo”.

La bella addormentata

Tra i tesori del Duomo di Lucca,nella sacrestia, c’è anche la tomba di Ilaria del Carretto, giovane moglie di Guinigi, signore di Lucca nei primi decenni del 1400. Questo sepolcro è un capolavoro di Jacopo della Quercia (1406-1410) ed è interessante perché evidenzia il passaggio tra arte gotica e rinascimentale: la giovane donna è rappresentata come una “bella addormentata” con un cane ai suoi piedi, simbolo di fedeltà. Il basamento quadrangolare presenta sui lati corti una croce arborata e lo stemma dei Guinigi-Del Carretto mentre i lati lunghi si ispirano ai sarcofagi antichi con una fila di putti che reggono festoni. Sopra questa base è scolpita Ilaria distesa: I particolari delle vesti, del viso e i lieamenti, il marmo così levigato, danno l’impressione che questa giovane stia per svegliarsi da un momento all’altro, e sono resi dall’artista con una naturalezza e un’attenzione ai particolari straordinaria. Probabilmente il dolore per la perdita della sua amata fu davvero grande perché la donna morì di parto all’età di soli 26 anni, nel 1405.

Il mistero del labirinto del duomo di San Martino

Su una delle pietre del pilastro accanto al campanile è scolpito un misterioso LABIRINTO, che rappresenta probabilmente la strada che i pellegrini dovevano percorrere per raggiungere la salvezza della propria anima in modo simbolico, presente anche in altre due chiese lungo la Via Francigena (una a Frosinone, l’altra in Francia). Accanto all’incisione del labirinto troviamo un’iscrizione in latino che recita: "Questo e’ il labirinto costruito da Dedalo cretese dal quale nessuno che vi entrò poté uscire salvo tranne Teseo grazie al filo di Arianna” (riferimento al mito del minotauro e del labirinto progettato da Dedalo). Il labirinto rappresenta un’allegoria della vita: si può raggiungere la salvezza ed “uscire” solo seguendo il “filo” di dio, ma non solo:il labirinto rappresenta anche gli architetti, eredi di Dedalo, primo grande inventore mitico, che con la loro arte riescono a costruire edifici incredibili, come le cattedrali. Il mistero che avvolge la sua figura così enigmatica, ha fatto sì che esso diventasse molto famoso. Molteplici sono i dubbi irrisolti: non sappiamo perché sia stato collocato sotto l’arcata più piccola vicino all’entrata e il messaggio scritto in latino sicuramente è allegorico, ma ancora oggi non se ne conosce il significato, si pensa possa anche essere un riferimento ai templari.

Sitografia

PRESENTAtion

https://www.tuscanypeople.com/duomo-di-lucca/#:~:text=La%20facciata%20fu%20realizzata%20da,scritto%20il%20nome%20dell'architetto.

https://lezionidiarcheosofia.wordpress.com/2016/11/16/il-labirinto-di-gioni-chiocchetti-ultima-parte/

https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/lucca-cattedrale-san-martino-viaggio-tra-architettura-pittura-e-scultura

https://arttrip.it/tutti-i-misteri-della-cattedrale-di-lucca/

https://www.turismo.lucca.it/cattedrale-san-martino

Mariachiara Valentini

Cattedrale di San Marco

La cattedrale di San Marco Evangelista è uno dei monumenti più importanti e significativi di Venezia nonché uno stupendo esempio di basilica romanica-bizantina.

Periodo di costruzione

Originariamente la basilica di San Marco doveva essere un'estensione del Palazzo Ducale, la costruirono tra l’828 e l’832, venne costruita per ospitare il corpo dell'Apostolo San Marco portato da Alessandria. La chiesa però andò in fiamme in una rivolta e venne ricostruita come l’attuale basilica, cominciarono i lavori nel 1063, ma solo nel 1617 venne completata con l’inserimento dei due altari, divenne cattedrale della città però solo nel 1807.

Nel 1200 le cupole furono sopraelevate con tecniche di costruzione bizantine. Solo nel quindicesimo secolo, con la decorazione della parte alta delle facciate, fu definito l'attuale aspetto esteriore della basilica; nonostante ciò, costituisce un insieme unitario tra le varie esperienze artistiche a cui è stata soggetta nel corso dei secoli.

Ricostruzione di com'era prima la facciata della cattedrale

Mariachiara Valentini

Ricostruzione

Nel corso del tempo la Basilica subì varie modifiche, in particolare per quanto riguarda la sua decorazione, come i mosaici della facciata principale, i bassorilievi che rappresentano le professioni ed i segni zodiacali del cancello centrale, i marmi provenienti dall'Oriente, le figure dei Tetrarchi e i cavalli di San Marco. Il risultato è una splendida e riuscita combinazione di stili.

Mariachiara Valentini

Esterno della Basilica

La facciata della Basilica è stata realizzata con il marmo ed è composta da più di 400 elementi; si può dividere in tre parti: -piano inferiore che presenta decorazioni, rilievi e archetti oltre ai cinque portali strombati, il portale centrale è il più grande e il mosaico presente raffigura il Giudizio Universale. -piano superiore in cui si trova una terrazza percorribile dove è posta la quadriga all’interno di una delle cinque arcate cieche -cupole, in tutto cinque e rivestite di piombo.

Mariachiara Valentini

Interno della Basilica

La basilica di San Marco ha una pianta centrale a croce greca con cinque grandi cupole: la cupola dell’Ascensione, dei Profeti, della Pentecoste, di San Giovanni e di San Leonardo.

Le navate sono tre per braccio e sono separate da colonnati che sono collegati ai pilastri che sorreggono le cupole.

Sull’altare maggiore è collocata la Pala d’Oro, una tavola coperta di immagini sacre in oro e pietre preziose e contiene i resti dell’Evangelista San Marco sotto il presbiterio si trova la cripta a tre navate absidate

Mariachiara Valentini

Parti della Basilica Interno

Possiamo distinguere gli interni della Basilica in tre parti: -Zona terrena rappresentata dal pavimento e dalle pareti che è caratterizzata da disegni geometrici e forme animali, il tutto realizzato in marmo -Zona celeste, ovvero le cupole e le volte che sono rivestite con mosaici in vetro colorato -Iconostasi o parete divisoria in marmo che separa il presbiterio dalle navate

Mariachiara Valentini

Decorazioni della Basilica

Il Tesoro di San Marco venne creato nel XII con un insieme di oggetti religiosi provenienti dalla conquista di Costantinopoli e fu arricchito nei secoli successivi, ma anche impoverito. Contiene cose come oggetti di oreficeria liturgica bizantina, molti sono stati restaurati.

Il Leone di San Marco, o Leone Marciano, è la rappresentazione simbolica di San Marco Evangelista, raffigurato in forma di leone alato, infatti ha l’aureola sul capo e un libro tra le zampe, anche questa statua si pensa sia stata trafugata dalla città di Tarso.

Mariachiara Valentini

I Tetrarchi sono una statua scolpita nel porfido rosso, probabilmente rappresentano Diocleziano Massimiano Costanzo Cloro e Galerio, non si sa da dove provengono. Indossando un armatura e una corona, probabilmente sono stati trafugati da Costantinopoli. I veneziani li chiamano i quattro Ladroni, perché messi di guardia al Tesoro di San Marco, furono prima pietrificati per aver tentato di trafugarlo.

Il gruppo scultoreo dei cavalli di San Marco è una Quadriga bronzea, fù collocata sulla facciata della basilica fino al 1977, furono poi sostituiti da una copia, gli originali oggi sono custoditi nel Museo di S. Marco a Venezia.

Mosaici

La basilica di San Marco è chiamata anche Basilica d’Oro per l’enorme quantità di mosaici che ricoprono l’interno della chiesa. Sia i mosaici pavimentali che quelli parietali hanno un significato spirituale e sono legati gli uni agli altri con simbologie classiche della cultura cristiana, persino i cerchi concentrici del pavimento sono in riferimento alle cupole.

I mosaici pavimentali sono formati da preziosi marmi policromi e decorano il suolo con decorazioni geometriche e simboliche.

I mosaici della Basilica di San Marco raffigurano storie tratte dalla Bibbia, figure allegoriche, vicende della vita di Cristo, della Vergine, di San Marco e di altri santi. Nei mosaici dominano i colori caldi come l’oro. Lo spazio è avvolto da luce velata, come nelle chiese mediorientali, che varia continuamente nelle diverse ore del giorno.

La decorazione musiva della basilica copre un arco di tempo molto ampio ed è probabilmente dettata da un programma iconografico coerentemente unitario. I mosaici più antichi sono quelli dell’abside che raffigurano Cristo Pantocratore e figure di Santi e Apostoli e dell’ingresso dove sono raffigurati gli Evangelisti.

Mariachiara Valentini

I restanti mosaici vennero aggiunti a partire dalla seconda metà del XII secolo da artisti veneziani.
L’atrio presenta Storie dell’Antico Testamento e le tre cupole presentano storie Divine e Cristologiche, mentre gli arconi relativi presentano episodi dei Vangeli. La Cupola della Pentecoste fu realizzata forse riproducendo le miniature bizantine. Il transetto nord, realizzato in seguito, ha la cupola dedicata a San Giovanni Evangelista e Storie della Vergine negli arconi. Molti mosaici deteriorati furono riprodotti con gli stessi soggetti.

Mariachiara Valentini

Curiosità!

Durante l’alta marea si può visitare la basilica camminando sulle passerelle, infatti l’acqua si alza di 90 cm dal livello normale, e in caso di alluvione in città suonano gli allarmi e alcune passerelle sono collocate nelle zone di maggiore traffico. La parte più bassa della città è Piazza San Marco e il suo territorio è il primo ad essere inondato ma si può comunque visitare la basilica.

Mariachiara Valentini

Fonti

• https://turismo.comune.palermo.it/palermo-welcome-luogo-dettaglio.php?tp=68&det=16&id=275 • https://palermoguide.it/la-chiesa-di-san-cataldo-a-palermo/#:~:text=L'unico%20elemento%20decorativo%20%C3%A8,crea%20infatti%20un'atmosfera%20suggestiva. • https://arabonormannaunesco.it/i-monumenti-del-sito/chiesa-di-san-cataldo.html • https://www.palermoviva.it/le-cupole-rosse-della-palermo-arabo-normanna/ • https://www.venice-museum.com/it/basilica-di-san-marco.php • https://www.venezia-help.com/itinerari/basilica-san-marco/#:~:text=All'interno%20della%20Basilica%20si,oggetti%20preziosi%20di%20varie%20epoche • https://venicewiki.org/it/mosaici/mosaici-di-san-marco/ • https://www.capozzoinn.com/it/mosaici-famosi-basilica-san-marco/ • https://evenice.it/venezia/monumenti-chiese/basilica-san-marco#facciata •http://www.soprintendenza.venezia.beniculturali.it/it/restauri/Cantieri/san-marco/tesoro-di-san-marco

BASILICA DI SAN NICOLA

BARI

L'origine dell'edificio risale al periodo tra il 1087 e il 1100, quando queste zone erano dominate dai normanni. L'occasione che portò alla nascita della basilica fu l'arrivo a Bari, dal Santuario di Mira, delle reliquie di San Nicola.

Stella Ferrari

CHI ERA SAN NICOLA ?

San Nicola di Bari, noto anche come san Nicola di Myra, è stato un vescovo greco di Myra, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane. Viene considerato un santo miroblita. Esistono numerose leggende che fanno capire il valore di questo vescovo per esempio ... Si dice che Nicola aiutò un uomo povero e le sue figlie,cosi da farle sposare per non prostituirsi dunque ogni sera portò delle monete alle tre vergini fin quando non ebbero abbastanza soldi per potersi sposare..da questa leggenda nacque la tradizione di lasciare stivali o barchette di carta davanti la porta, durante la vigilia di S. Nicola,le quali il vescovo dal mantello rosso e barbuto avrebbe deposto dei regali.

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ESTERNO BASILICA

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La facciata della Basilica di San Nicola è divisa da lesene in tre parti, con due portali laterali più piccoli ed uno centrale più grande

Al di sopra del portale centrale si trova un protiro cuspidato poggiato su colonne, rette da due buoi, sulla cui cima è collocata una sfinge.

Nella parte centrale della facciata compaiono tre finestroni. La parte superiore presenta cinque bifore, tre centrali e due più piccole laterali ed è ingentilita da archetti che corrono lungo il tetto. Tra gli archetti e le bifore è collocato un rosone, piuttosto semplice, senza particolari decorazioni. Affiancano alla facciata due torri campanarie realizzate con materiale di spoglio,proveniente da vecchi edifici.

Nelle facciate laterali invece si trovano arcate cieche, eleganti decorazioni con capitelli e motivi antropomorfi e zoomorfi.

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INTERNO BASILICA

Gli spazi interni sono scanditi da archi a tutto sesto che dividono le navate

Ciborio del XII sec.

mentre il soffitto ligneo seicentesco è impreziosito da dipinti, opera del pittore Carlo Rosa.

Tre arcate dividono la navata centrale dal presbiterio, dove si trovano un prezioso ciborio del XII secolo, il più antico della Puglia (risalente al 1150), con quattro colonne e capitelli scolpiti dai maestri comacini, la Cattedra di Elia, opera in marmo traforato e sostenuta da sculture in stile romanico, ed ancora le immagini di San Nicola nero e l'altare d'argento, diviso in riquadri che illustrano la vita del Santo.

Dalle due scalinate poste a termine delle navate laterali si giunge alla cripta, divisa in navate con 26 colonne sormontate capitelli romanici. L'altare centrale conserva i resti del santo e presenta un pregevole mosaico pavimentale realizzato con materiali provenienti da diverse aree geografiche.

Il notevole flusso di pellegrini che si recava in visita per venerare le reliquie del santo patrono ha permesso di conservare nel corso del tempo una notevole quantità di oggetti preziosi che venivano donati alla basilica in segno di devozione.

Basilica di San Zeno

data e luogo

questa basilica è stata consacrata l'8 dicembre dell'806 in onore all'ottavo vescovo di Verona, San Zeno. Si trova alle prossimità del fiume Adige dove lui pescava di solito.

ristrutturazione

a causa dell'invasione dei barbari del 899 e 933 la chiesa riportò molti danni, così alla fine del XI secolo si iniziò la ristrutturazione in stile romanico, i lavori si fermarono per un periodo nel 1117 a causa di un grande terremoto ma comunque i lavori riuscirono a finire nel 1138

esterno

la facciata è salienti, con toni bianchi e rossi dovuti al colore del marmo e il tufo, è decorata con un rosone e sotto di esso si trova il protiro sorretto a due colonne poggiate a due leoni stirofori.La basilica è circondata da altri due edifici alla destra un campanile e alla sinistra un'abbazia benedettina

interno

basilica

la basilica è a pianta longitudinale, con 3 navate. Sotto la basilica si trova la cripta dove soggiorna la salma di San Zeno, tra le navate vengono alternati colonne e pilastri composti entrambi con capitello corinzio su cui poggiano archi a tutto sesto

portale

cripta

abside

chiostro

la cripta è suddivisa in 9 navate con archi sorretti da 49 colonne. Il vescovo ha il volto coperto da una maschera d'argento e il resto avvolto in un abito vescovile

al centro dell'abside si trova la pala di Andrea Mantegna, commissionata nel 1457 da Gregorio Correr, si tratta di un trilittico che nel pannello centrale rappresenta la Madonna con Gesù bambino e nei pannelli laterali vengono rappresentati i santi

Basilica di Sant'Abbondio

data e luogo

fu costruita tra il 1050 e 1085 vicino al lago di Como dove prima c'era una chiesa dedicata a San Pietro e San Paolo. Fu consacrata da Papa Urbano II nel 1095.

venne ristrutturata varie volte, nel 1500 gli interventi modificarono molto le caratteristiche medievali e nel 1863 la chiesa acquistò l'aspetto romanico d'oggi

esterno

la facciata ha 4 salienti laterali, la forma è slanciata con finestre strette, vicino all'abside si trovano anche 2 torri campanarie che contribuiscono alla verticalità. Sui portali e intorno alcune finestre ci sono decorazioni floreali, e zoomorfi e geometrici.

interno

ha la pianta longitudinale senza transetto, l'interno è disposto a 5 navate divise da colonne con capitelli che sorreggono archetti ciechi. Nell'altare è rappresentato sant'Abbondio con il Papa e l'imperatore, dietro di esso ci sono degli affreschi che rappresentano la vita di Gesù

IL duomo di Cefalù

Beatrice Api

  • La storia
  • I mosaici
  • L'architettura

Date

La storia

La Cattedrale di Cefalù è il monumento più famoso di questo splendido borgo marinaro e dal 2015 fa parte del sito Unesco. Oltre ai mosaici dell’abside, l’interno del Duomo di Cefalù custodisce diverse straordinarie opere d’arte. A questi si aggiunge anche il chiostro normanno, uno dei migliori esempi di arte medievale europea. La Cattedrale di Cefalù venne edificata per volere di Ruggero II d’Altavilla, re di Sicilia, Puglia e Calabria, nel 1131. Secondo la leggenda più famosa il re, in viaggio per nave da Salerno a Palermo, imbattutosi in una tempesta, fece voto al Signore di erigere una chiesa nel luogo in cui avesse preso terra sano e salvo insieme al suo equipaggio. Approdato a Cefalù, fece costruire qui il tempio promesso a gloria del Salvatore e dei Santi Pietro e Paolo. In realtà Ruggero II fece edificare questo imponente santuario per farlo diventare il mausoleo della sua famiglia. Nella Cattedrale, infatti, erano custoditi due sarcofagi in porfido, fatti realizzare proprio dal sovrano per sé e la moglie.

L’originale progetto ruggeriano del duomo prevedeva una costruzione molto complessa e talmente imponente che rimase in molte sue parti incompiuta, per questo l’edificio presenta sia all’interno che all’esterno diverse anomalie e discontinuità. L’edificio nacque nell’ambito dell’architettura romanica nordeuropea, importata in Sicilia dai normanni, ma fu terminato da maestranze locali secondo le istanze dell’architettura islamica e condizionato dalle esigenze liturgiche bizantine.I lavori per la realizzazione della Cattedrale di Cefalù iniziarono nel 1131, mentre l’inaugurazione ufficiale della chiesa risale al 1267 ma i lavori di costruzione dureranno per tutto il Quattrocento.

General

I mosaici

L’elemento decorativo più interessante dell’interno è rappresentato dalle decorazioni musive della zona del presbiterio. I mosaici del Duomo di Cefalù occupano un’area di circa 650 metri e sono state realizzati da maestranze bizantine tra il regno di Ruggero II (1145 – 1154) e il regno di Guglielmo I (1154 – 1166). Il Cristo Pantocratore, tipico dell’iconografia bizantina, occupa l’intero spazio del catino absidale. Questo ha fattezze tipicamente siciliane: capelli biondi come i Normanni ma barba e sopracciglia folte e nere come gli Arabi, naso dritto e labbra sottili come i Greci.

L'architettura

La facciata del Duomo di Cefalù è resa imponente da due grandi torri a base quadrata. Quella di sinistra culmina in una cuspide a base ottagonale e ha delle merlature in stile ghibellino.Quella di destra ha invece la cuspide a base quadrata e i merli hanno la forma di fiammelle stilizzate. Simboleggiano rispettivamente il potere temporale della corona e la seconda il potere spirituale della chiesa.

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Il Duomo di Cefalù è a pianta basilicale. Ha tre navate divise da sedici colonne di granito che sostengono slanciati archi a sesto acuto a doppia ghiera. Varcato l’ingresso, a sinistra si trova una splendida Madonna con Bambino, attribuita allo scultore Domenico Gagini. Nella navata destra c’è invece un fonte battesimale romanico, decorato con quattro leoncini scolpiti.

La chiesa di portonovo

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Beatrice Api

La storia

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La Chiesa di Santa Maria, da tutti conosciuta come la Chiesa di Porto Novo è un luogo di pace a picco sul mare della Riviera del Conero. Gli esterni sono in pietra bianca del Conero, all’interno invece potrete ammirare ancora la pavimentazione originale in pietra gialla e cotto.

La chiesa è l’unica struttura superstite di un complesso monastico benedettino, fra i più originali dell’arte romanica marchigiana, edificato intorno alla metà del XI secolo. Della piccola chiesa abbaziale non esistono documenti che consentano di datare con precisione il suo primitivo impianto che una fonte documentaria – una pergamena, ora dispersa, un tempo presso l’Archivio del capitolo della cattedrale di Ancona – ascriveva tra il 1034 e il 1050. Con certezza i monaci benedettini vissero nell’abbazia fino al 1320 quando, a causa di frane e terremoti e per le aggressioni di pirati e malfattori, ottennero l’autorizzazione a trasferirsi ad Ancona con tutti i privilegi. Una frana in particolare, precipitata dal Monte Conero, rese inagibile il monastero risparmiando però la chiesa; l’abbandono del cenobio portò alla sua completa perdita, mentre la chiesa conservò sostanzialmente le sue caratteristiche architettoniche originali.

L'architettura

Sorta sul deposito franoso del soprastante Monte Conero, la chiesa è stata costruita direttamente sulla roccia, utilizzando materiali locali come arenaria, pietra calcarea del Conero e cotto. S. Maria di Portonovo è una chiesa basilicale che assume la forma di una chiesa a croce greca: la pianta è composta da un corpo di tre navate a sette campate, al quale si affiancano due navatelle laterali di tre campate, in corrispondenza del quadrato centrale, concluse da absidi semicircolari. Il modello di pianta a croce greca è di derivazione bizantina, ma a Portonovo sembrano però agire soprattutto influssi nordici. La copertura a botte della navata centrale e a volte a crociera sulle navate laterali, è inoltre ricorrente in Francia. I muri esterni sono sottolineati da lesene e archetti pensili, sostituiti da un loggiato cieco che corona l’abside maggiore e il tiburio.

L’edificio ha il pregio di aver conservato quasi integro il pavimento originale, seppur restaurato, con la varietà dei suoi disegni in pietra e cotto che sottolineano in pianta la struttura dell’alzato. A partire dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso sono stati condotti vari interventi di restauro, alcuni dei quali sono tutt’ora in corso.

Fonti usate

https://marchetravelling.com/storia-di-portonovo/ https://www.comuneancona.it/ankonline/cultura/chiesa-santa-maria-di-portonovo/ https://www.rivieradelconero.info/it/chiesa-di-santa-maria-di-portonovo/ https://cattedraledicefalu.com/storia/ https://cefalu.it/magazine/duomo-di-cefalu-storia-e-architettura/ https://sabapmarche.beniculturali.it/luoghi_cultura/s-maria-di-portonovo/

Il duomo di Monreale

Michela Aguzzi

La storia del Duomo di Monreale

La chiesa di Santa Maria Nuova (Duomo di Monreale) è dedicata alla Vergine Maria: Situato sulle pendici di Monte Capûto, nell'immediato entroterra palermitano, il Duomo di Monreale faceva parte di un vasto complesso (oggi quasi interamente perduto) che comprendeva, tra l'altro, il palazzo reale e un importante monastero benedettino. È stato infatti il re Guglielmo II, nipote di Ruggero II il Normanno (che aveva fatto edificare la vicina Cattedrale di Cefalù), a commissionare la costruzione della chiesa, edificata tra il 1172 e il 1176. Nelle intenzioni del sovrano, l'edificio religioso doveva rappresentare una sintesi delle grandi culture in quel momento coesistenti nell'isola. Venne consacrato nel 1185, a dimostrazione dell’impegno profuso da Guglielmo che era ormai in procinto di seguire le orme del nonno.

LA CHIESA PIù bella del mondo !

Per molti è la chiesa più bella del mondo, di sicuro è una delle attrazioni più conosciute e ammirate di tutta la Sicilia. Il Duomo di Monreale è un patrimonio dell'umanità dell'Unesco e detiene una straordinaria espressione di bellezza, maestria architettonica e maestosità votiva. Non a caso, si tratta di una chiesa di fatto unica. A differenza della cattedrale di Palermo, il Duomo di Monreale è espressione di tre stili: arabo, normanno e bizantino. Quest'ultimo nel duomo del capoluogo non è presente. Infatti la Sicilia è da sempre stata un fertile crocevia di popoli e di culture (infatti è stata sia di dominazione bizantina sia araba, che normanna)

Navata centrale del Duomo di Monreale

Esterno

Massiccia e imponente, la cattedrale è lunga ben 102 metri e larga 40, con facciata fiancheggiata da due torri quadrangolari asimmetriche e incomplete (di tradizione normanna): la cupola di una è stata distrutta da un fulmine nel XVI secolo, l'altra invece non è stata mai completata del tutto. La facciata è stata soggetto a molti cambiamenti nel tempo, come per esempio l’aggiunta del porticato. Dando uno sguardo d'insieme, è possibile apprezzare al meglio le varie anime del Duomo di Monreale: l'arte romanica ha lasciato tracce evidenti nella struttura imponente della chiesa, l'arte araba nelle decorazioni esterne e negli archi interni, mentre i mosaici sono una tipica dimostrazione di arte bizantina.

La decorazione della parte superiore della facciata presenta un delicato intreccio di archetti ciechi a sesto acuto.Lo stesso motivo, del resto, di sicura derivazione araba, si ritrova con maggior vigore soprattutto nella zona absidale. Le pareti esterne, infatti, conservano intatta la decorazione ad archi acuti (ripartita su tre registri sovrapposti nell'abside mediana e su due in quelle laterali), ulteriormente impreziosita dalla ricercata policromia dei materiali impiegati, sopratutto calcare bruno, laterizio rossastro e pomice lavica nera.

Interni del duomo di Monreale

Il duomo presenta una pianta a croce latina commissa, divisa in tre navate . Quella centrale, larga più del doppio delle laterali , è ritmata da nove colonne per lato, che dividono le navate. Su di esse sono collocati alcuni capitelli romani corinzi (forse provenienti dall'Africa settentrionale) e raffinati pulvini di gusto bizantino, interamente rivestiti in mosaico, sui quali si impostano archi a sesto acuto, con ghiere e intradossi egualmente mosaicati. La mancanza di volte a crociera (la copertura, infatti, è a capriate), e la conseguente assenza di pilastri che le sorreggano, conferiscono alle pareti laterali un senso di armoniosa continuità, interrotto soltanto dal doppio transetto che attraversa la navata , oltre il quale si aprono tre absidi a pianta semicircolare

Navate, transetto e absidi sono rivestiti per intero da una preziosa distesa di mosaici, in parte dovuti alla mano di specialisti chiamati appositamente da Venezia. Le pareti dell'abside del Duomo di Monreale sono quelle che hanno conservato meglio le decorazioni originali, con pietre colorate a intarsiare i tipici archi a sesto acuto. La navata centrale del Duomo di Monreale è cinta da mosaici raffiguranti scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, oltre che della vita di Gesù e degli apostoli. Ma il più bello, straordinario e impressionante tra i mosaici del Duomo di Monreale è il Cristo Pantocratore, chiamato anche il Cristo benedicente: spesso è identificato proprio con l'immagine maestosa e imponente del Salvatore, considerato come principio organizzatore del cosmo intero, chiave interpretativa della realtà. Si tratta di un grande mosaico di stampo bizantino, costituito da migliaia di piccole pietre, alcune anche dorate. Il Cristo è raffigurato mentre benedice i fedeli con tre dita, ma sono rappresentati di seguito anche Maria con il bambino, gli arcangeli Michele e Gabriele, gli apostoli e altri santi.

Il chiostro

All'esterno della struttura, nel cuore del monastero si può invece ammirare lo splendido chiostro quadrato, con lati di 47 metri ciascuno sormontati da archi decorati con scene religiose cristiane e islamiche: il chiostro è infatti di impostazione araba, aggiunto tra il 1176 e il 1189. Presenta un ampio repertorio di colonnette binate. La straordinaria ricchezza dell’ornamentazione di basi, tori, fusti e capitelli, variamente scolpiti o intarsiati con pietre policrome, offre uno straordinario panorama del raffinato cosmopolitismo raggiunto dagli artisti della Sicilia normanna.

Michela Aguzzi:-pagine di introduzione e indice -atlante -linea del tempo -San Martino -Duomo di Monreale

Sitografia

https://www.palermoviva.it/il-duomo-di-monreale-arte-teologia-curiosita/

https://mywowo.net/it/italia/palermo/duomo-di-monreale/interno-mosaici#:~:text=Curiosit%C3%A0%3A%20sul%20pilastro%20a%20destra,propaganda%20della%20figura%20del%20sovrano

http://www.monrealetour.it/duomo-di-monreale/