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Pericle
chiara m
Created on April 21, 2023
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Transcript
PERICLE
colui che era circondato dalla gloria
Pericle nato nel 495 a.C ad Atene e morto nel 429 a.C ad Atene ., fu uno statista ateniese nel tardo V secolo a.C, importante per la demograzia e l'impero ateniese , tale da rendere Atene il centro politco e culturale della grecia . Uno dei suoi successi piu' impotanti troviamo la costituzione dell'Acropoli del 447.La conoscenza della vita di Pericle deriva maggiormenti da 2 fonti (Tucidide e Plutaro) .Ma viene narrata la sua vita anche in autori moderni un esempio è Mario Attilio Levi
PERICLE SOTTO IL PUNTO DI VISTA DI TUCIDIDE
Il nostro ordinamento politico non emula le leggi di altre città: siamo noi di modello agli altri, non i loro imitatori. Il suo nome è democrazia, poiché si fonda non su cerchie ristrette, ma sulla maggioranza dei cittadini. Nelle controversie private, le leggi garantiscono a tutti eguale trattamento. Quanto al prestigio, chi acquisti buona rinomanza in qualche campo, non viene prescelto ai pubblici onori per il rango, ma per i meriti; né la povertà, per l’oscurità della reputazione che ne deriva è d’ostacolo a chi offra alla città i suoi buoni servigi. È alla libertà che si ispira la nostra buona condotta di cittadini, sia nei confronti della collettività che quando, nei rapporti fra i singoli, le abitudini della vita quotidiana potrebbero far nascere reciproche diffidenze
[...]Amiamo il sapere, ma serbando intatta la nostra virile fermezza. Della ricchezza ci avvaliamo come opportunità d’azione, non come pretesto per verbose vanterie. Riconoscere la propria indigenza non è per noi motivo di ignominia: ben più ignominioso è il non industriarsi per uscirne. Ci facciamo carico così degli affari privati come delle pubbliche incombenze, e pur perseguendo le più svariate occupazioni, siamo tuttavia in grado di assumere col dovuto discernimento le decisioni che riguardano la città. Siamo i soli a tacciare non solo di disimpegno, ma di inettitudine chi a nulla di ciò prende parte. Agli stessi uomini spetta fra di noi decidere e ponderare opportunatamente le varie questioni, poiché non riteniamo che i dibattiti pregiudichino le scelte, ma al contrario consideriamo un danno non venir istruiti con le parole prima di passare alle azioni che vanno intraprese. Un’altra qualità che ci distingue è l’unire l’audacia più impavida all’oculata valutazione delle imprese che predisponiamo: negli altri, l’ignoranza apporta tracotanza, la ponderazione indugio. Ma l’animo più saldo, a ben giudicare, è quello di chi ha lucida consapevolezza sia dei rischi che delle gratificazioni che lo attendono, e perciò non arretra davanti ai più perigliosi cimenti. Anche nei benefici ci contrapponiamo al gran numero degli altri: non è col ricevere, ma coll’elargire i favori che ci acquistiamo gli amici. Ora chi compie l’atto di generosità è meglio garantito, perché questo si perpetuerà nella obbligata riconoscenza di chi l’ha ricevuto. Chi invece è tenuto al ricambio ha in mano un’arma spuntata, ben sapendo che, quando restituirà il beneficio, il suo non sarà un atto di generosità, ma l’assolvimento di un’obbligazione. Siamo i soli ad elargire favori senza sospetti, non per un calcolo dell’utile, ma con la fiducia che è propria della liberalità.
PERICLE SOTTO IL PUNTO DI VISTA DI MARIO ATTILIO LEVI
Pericle si doveva preoccupare] delle esigenze e delle mutevoli pretese della parte più numerosa, ma economicamente più debole, meno preparata e più impressionabile, dell’assemblea popolare e del concilio (bulè) scelto per sorteggio. Infatti, con il pagamento di un salario per la partecipazione alle pubbliche assemblee e per tutte le funzioni statali, si verificava il fatto che le maggioranze fossero costituite da gente priva di esperienza politica e di pratica di affari militari ed economici, molto bisognosa, avvezza a vivere alla giornata e quindi sempre ansiosa per i suoi interessi immediati. I contadini che temevano le incursioni e la perdita di raccolti, o i privati timorosi di aumenti di prezzi, pretendevano dall’autorità governativa decisioni che non andavano al di là del loro tornaconto immediato e particolare, e Pericle, che per necessità politica era a contatto con l’assemblea, con la bulè e con le pritanìe a ogni momento della sua azione di governo e di comando, trovava in queste maggioranze un limite pregiudiziale alle scelte e alle decisioni.L’educazione ricevuta, il livello culturale raggiunto, il carattere riservato e schivo che derivava dalla sua appartenenza a un ambiente aristocratico, lontanissimo per ogni motivo dalle masse popolari, non permettono di credere che Pericle fosse del tutto avventato e superficiale. Non vi è dubbio che egli, animato da tenace ambizione per la sua città, le cui sorti erano divenute inscindibili dalle sue personali e dal giudizio che di lui si doveva dare, si trovasse assai spesso di fronte alla necessità di scegliere fra il rischio e la rinuncia; però un uomo che, all’infuori delle pubbliche funzioni, amava stare nella sua casa con pochissimi amici, schivo delle folle, delle feste e dei comuni divertimenti, doveva, per necessità e per disponibilità di tempo, avere l’abitudine della riflessione, anche se non gli mancava l’energia e il gusto per il rischio che può portare al successo [...]. Come altri capi politici che fondavano il loro potere sopra un rapporto diretto con le masse non politicamente responsabili, Pericle fu un grandissimo oratore e l’oratoria ebbe per lui un’importanza eccezionale come strumento di governo. È molto probabile che il soprannome «Olimpico» che gli si era dato in Atene provenisse soprattutto dal suo carattere e dalla sua vita distante e riservata, come quella degli dei sull’Olimpo. In questo caso il soprannome avrebbe avuto un certo fondo di critica e di impopolarità. Però esiste anche una tradizione, poco attendibile ma ugualmente significativa, che spiega il soprannome con l’efficacia della sua eloquenza che avrebbe tuonato come Zeus Olimpico in cielo
Non scrivo un’opera di storia, ma delle vite; ora, noi ritroviamo una manifestazione delle virtù e dei vizi degli uomini non soltanto nelle loro azioni più appariscenti; spesso un breve fatto, una frase, uno scherzo, rivelano il carattere di un individuo più di quanto non facciano battaglie ove caddero diecimila morti, i più grandi schieramenti di eserciti e assedi. Insomma, come i pittori colgono la somiglianza di un soggetto nel volto e nell’espressione degli occhi, poiché lì si manifesta il suo carattere, e si preoccupano meno delle altre parti del corpo; così anche a me deve essere concesso di addentrarmi maggiormente in quei fatti o in quegli aspetti di ognuno, ove si rivela il suo animo, e attraverso di essi rappresentarne la vita, lasciando ad altri di raccontare le grandi lotte. Pericle apprese da quest’uomo, che ammirava straordinariamente, la scienza delle cose celesti e le speculazioni più alte; acquistò non soltanto, a quanto sembra, una forma di pensiero elevato e un modo di esprimersi sublime e immune da scurrilità bassa e plebea, ma pure la fermezza dei lineamenti, mai allenati al sorriso, la grazia del portamento, un modo di panneggiare la veste che non si scomponeva, per quanto potesse commuoversi parlando, una tonalità di voce inalterabile e altri simili atteggiamenti, che riempivano di stupore chiunque lo avvicinava . Pericle, al vedere il suo pilota atterrito e incerto sul da farsi, gli tese davanti agli occhi il mantello fino a coprirli; quindi gli chiese se lo riteneva un fatto pericoloso o un segno di pericolo. Il pilota rispose di no. «Ebbene, che differenza c’è tra il mio gesto e l’eclisse, se non che l’oggetto che ha provocato l’oscuramento è più grande del mantello?» Al patrimonio legalmente suo, trasmessogli dagli avi, diede l’assetto economico che ritenne più semplice e sicuro affinché non si volatilizzasse, se trascurato, ma che pure non gli procurasse fastidi e perdite di tempo in mezzo a tante altre preoccupazioni. Cioè vendeva annualmente tutti insieme i prodotti dei suoi campi, e poi comprava di mano in mano dal mercato quanto gli occorreva per vivere. i lamentavano di quel modo di vivere alla giornata e delle spese ridotte all’osso, sì che in una casa grande come quella e dove le risorse certo non mancavano, nulla mai avanzava, ed ogni uscita, come ogni entrata, avveniva attraverso minuziosi conteggi . Insomma, Pericle fu un uomo ammirevole non soltanto per la dolcezza e l’affabilità che conservò sempre, anche in mezzo a situazioni difficili e odi profondi, ma pure per l’altezza dello spirito, se delle sue glorie stimò più fulgida quella di non aver mai ceduto d’un palmo, anche quando si trovò all’apice del potere, né all’avidità né alle passioni, e di non aver mai considerato insanabile nessuna discordia