I QUARTIERI DI SIRACUSA
Tra Medioevo e Rinascimento
LA CAMERA REGINALE
Castello Maniace
Intorno al 1200 la Sicilia passò agli Svevi; Federico Il di Svevia ricoprì di privilegi la città di Siracusa e costrui una poderosa fortezza, il "Castello Maniace". Alla morte di Federico Il Siracusa passò sotto gli Angioini che governarono la città aretusea così come tutta la Sicilia con metodi dittatoriali. Fu così che tutte le città siciliane effettuarono contro gli Angioini la rivolta dei "Vespri Siciliani" facendo salire nel 1303 gli Aragonesi al "Trono di Sicilia" Gli Aragonesi ricompensarono Siracusa e i siracusani con molti privilegi e onorificenze per l'aiuto dato a loro nella rivolta contro gli Angioini. Ma dopo alcuni anni, la pestilenza del 1348 e le lotte per governare i feudi siracusani fecero cadere nuovamente la città in decadenza.
La Camera Reginale costituì una vera e propria dote assegnata da Federico III, Re di Sicilia, alla consorte Eleonora d'Angiò come dono di nozze nel 1302. Costituiva una sorta di feudo a disposizione della regnante e veniva amministrata da un governatore. Il Castello Maniace fu la sede della Camera Reginale che, morta Eleonora, venne ereditata dalle Regine che si susseguirono, sino al 1537 quando venne abolita.
I BOTTAI
Da est di Corso Metteotti fino alla Marina
Fin dal medioevo è stato sede delle botteghe e delle corporazioni dei mercanti di diverse nazionalità, per questo è denominato “quartiere degli artigiani”. Ha avuto una fisionomia diversa da quella degli altri rioni, economicamente legata alle attività commerciali e artigianali del vicino Porto Grande e della marina. L’attività commerciale era caratterizzata da una forte natura associativa, un legame che univa le maestranze alle corporazioni e alle confraternite, secondo le varie condizioni, arti e mestieri.
Mentre la produzione si incentrava in questa zona, la vendita avveniva ovunque, tra le strade, nelle botteghe, nelle piazze dentro e fuori le mura, in piazza del Duomo e nella zona della marina.
L’alloggio tipico aveva la duplice funzione di residenza e bottega, per cui al piano terra si trovava l’enorme dammuso che serviva da magazzino e da bottega (putia in siciliano), e al piano superiore sorgeva la residenza completamente indipendente, alla quale si accedeva tramite una scala esterna.
LA GRAZIELLA
Tra via Resilibera, via Dione e via Vittorio Veneto
Spesso i quartieri dei pescatori delle città marittime vengono chiamati con il nome di Graziella, segno di devozione nei confronti della Madonna delle Grazie, alla quale sono dedicate nel quartiere numerose icone, sculture ed edicolette votive. La Graziella ricopre un’area triangolare tra via Resalibera, via Dione e via Vittorio Veneto.
Come tutti i quartieri di Ortigia ha subito trasformazioni, abbattimenti e aggiunte, attraverso i secoli. Più degli altri quartieri, la Graziella e la Spirduta hanno subito le distruzioni della conquista araba, senza beneficiare della riorganizzazione urbanistica che effettueranno in seguito i conquistatori normanni e aragonesi. Conserva ancora un chiaro tessuto urbanistico di matrice islamica, a strade strette e cortili, il cui affascinante labirinto mantiene tuttora l’originaria funzione di mitigare la calura e la violenza dei venti. Qui risiedeva la bellezza della Siracusa araba del XIII secolo quando, attorno allo scomparso castello Marieth, sorgevano bagni, moschee e mercati della celebre ceramica maghrebina.
IL DUOMO
Piazza del Duomo
La piazza del Duomo è il nodo urbanistico di Ortigia, centro della storia, della cultura e dell’arte di Siracusa. Non vi sono stati eventi o vicessitudini che non si siano ripercossi nella piazza, ai quali essa non abbia offerto i propri spazi.
L’area del Duomo è sempre stata adibita a luogo di culto, dalle capanne in onore delle divinità preistoriche, ai templi greci.
Tra il seicento e il settecento la piazza prese la configurazione attuale: vescovi e signori vi promossero la costruzione di chiese e di residenze gentilizie tutt’intorno al Duomo e al Palazzo Vescovile. Per la rinascita architettonica settecentesca furono chiamati ad operare ingegneri, architetti e capimastri di provate capacità, donando alla piazza una forte scenografia d’impatto barocco.
LA SPIRDUTA
Tra via Gargallo e via della Maestranza
Il quartiere della Spirduta è delimitato a nord dal quartiere dei pescatori, a est da via Gargallo, a ovest dai Bottari ed è chiuso a sud da via della Maestranza. Ha avuto una destinazione sia commerciale che residenziale, che gli conferisce un aspetto ibrido ed insolito.
Anche la Spirduta, come la Graziella, presenta un tessuto urbano intricato e disordinato, tipico dell’organizzazione araba, che contribuisce a renderlo un quartiere altrettanto caratteristico.
LA MAESTRANZA
Castello Maniace
La Maestranza è l’area più rappresentativa, elegante e scenografica dell’isola, con il volto barocco dei suoi edifici nobiliari e la composizione urbanistica che la rendeva asse principale. La sua importanza è dovuta alla funzione di asse di collegamento urbano da est a ovest, seguita dalla sua successiva funzione di strada residenziale con edifici prevalentemente nobiliari.
Con l’insediamento della comunità ebraica la strada assunse la peculiarità che non ha più perduto, residenziale e commerciale al tempo stesso. Le loro attività economiche si sviluppavano tra il quartiere della Giudecca e della Spirduta, per cui via della Maestranza era l’asse centrale che li metteva in diretta comunicazione con il Porto Grande.
LA GIUDECCA
Tra via della Meastranza, della Giudecca, via Lagona e via Larga
Dal punto di vista architettonico e urbanistico è difficile rintracciare nel tessuto di Ortigia la componente ebraica o quella arabo-musulmana. La comunità ebraica è stata presente a Siracusa fin dai tempi della dominazione romana. Durante l’invasione araba fu consentito agli ebrei di professare il loro culto in libertà.
Nel 1312 Federico II d’Aragona li separò dai cristiani assegnandogli l’ampia zona di Acradina fuori le mura, nei pressi dell’attuale basilica di San Giovanni. All’interno del ghetto gli ebrei avevano i loro servizi e le loro cariche sociali. Vennero così emarginati, offesi e sottoposti a rigide tasse.
Nel 1450 il re Alfonso d’Aragona riconobbe il contributo che la comunità dava alla vita commerciale e artigianale e concesse alla comunità di trasferirsi dentro la città nella zona compresa tra via della Maestranza e via Larga, oggi via della Giudecca.
Qui gli ebrei riutilizzarono le vecchie strutture medievali inserendo i propri servizi e luoghi di culto: la sinagoga, i bagni di purificazione, l’ospedale e le loro botteghe. La strada principale di via della Giudecca era piena di botteghe e frequentatissima dagli stessi siracusani che compravano stoffe e pelli.
LA MASTRUARA
Costeggia il quartiere della Spirduta
Va a costeggiare il quartiere della Spirduta, sul lato est che porta al mare, il quartiere della Mastrarua, che prende il nome dalla sua via principale.
Via Mastrarua, attuale via Vittorio Veneto, è stata definita la via maestra per eccellenza dei tempi catalani ed è sicuramente, insieme a via della Maestranza, la strada più bella ed interessante di Ortigia. Erano infatti le due arterie che presentavano la città a sovrani, viceré, uomini d’arme che venivano a Siracusa.
La Mastrarua con gli spagnoli non fu più strada di pescatori, ma accolse la borghesia dell’epoca, assumendo la funzione residenziale e di rappresentanza ancor prima dell’avvento del barocco.
Restano a testimonianza di questo sviluppo i monumentali palazzi nobiliari con ingressi lussuosi e balconi decorati, trasformati e manomessi nei secoli successivi.
LA TURBA
Tra la Giudecca e Il Duomo
La Turba è un’area a ridosso del mare, delimitata dal quartiere della Giudecca da un lato e dalla zona del Duomo dall’altro, e si sviluppa a cavallo del secondo tratto di via Roma.
Questo settore del centro storico presenta le stesse caratteristiche urbanistiche e strutturali della Giudecca, con piccole abitazioni e senza ronchi e cortili. In questa zona, al contrario della Graziella, le abitazioni non sono proiettate verso l’esterno, ma si chiudono nel loro limitato spazio interno.
Solo dal lato di via Roma il carattere è più ricercato, vicino alle zone nobiliari del centro storico, con abitazioni più grandi e caratteristiche costruttive diverse.
LA CONTRADA MANIACE
Tra via Capodieci e il Castello Maniace
La contrada del Castello Maniace si trova nel punto in cui l’isola di restringe e si protende verso il mare. Il quartiere è compreso da due lati dal mare, da nord da via Capodieci e da sud dal Castello Maniace con le costruzioni militari.
Il quartiere non è caratterizzato da uno strato sociale omogeneo o un’attività di riferimento, ma ha fuso insieme il carattere residenziale, economico – commerciale e militare. La sua architettura non è omogenea e, partendo da profondi ricordi medievali, presenta una stratificazione degli stili che si sono succeduti nel tempo.
L’estremo promontorio era stato probabilmente sfruttato in ogni epoca per accogliere le costruzioni militari. Il Castello Maniace ha fatto sì che la zona divenisse la punta più avanzata del complicato sistema difensivo della piazzaforte cinque-seicentesca.
I QUARTIERI DI SIRACUSA
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Created on March 28, 2023
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I QUARTIERI DI SIRACUSA
Tra Medioevo e Rinascimento
LA CAMERA REGINALE
Castello Maniace
Intorno al 1200 la Sicilia passò agli Svevi; Federico Il di Svevia ricoprì di privilegi la città di Siracusa e costrui una poderosa fortezza, il "Castello Maniace". Alla morte di Federico Il Siracusa passò sotto gli Angioini che governarono la città aretusea così come tutta la Sicilia con metodi dittatoriali. Fu così che tutte le città siciliane effettuarono contro gli Angioini la rivolta dei "Vespri Siciliani" facendo salire nel 1303 gli Aragonesi al "Trono di Sicilia" Gli Aragonesi ricompensarono Siracusa e i siracusani con molti privilegi e onorificenze per l'aiuto dato a loro nella rivolta contro gli Angioini. Ma dopo alcuni anni, la pestilenza del 1348 e le lotte per governare i feudi siracusani fecero cadere nuovamente la città in decadenza. La Camera Reginale costituì una vera e propria dote assegnata da Federico III, Re di Sicilia, alla consorte Eleonora d'Angiò come dono di nozze nel 1302. Costituiva una sorta di feudo a disposizione della regnante e veniva amministrata da un governatore. Il Castello Maniace fu la sede della Camera Reginale che, morta Eleonora, venne ereditata dalle Regine che si susseguirono, sino al 1537 quando venne abolita.
I BOTTAI
Da est di Corso Metteotti fino alla Marina
Fin dal medioevo è stato sede delle botteghe e delle corporazioni dei mercanti di diverse nazionalità, per questo è denominato “quartiere degli artigiani”. Ha avuto una fisionomia diversa da quella degli altri rioni, economicamente legata alle attività commerciali e artigianali del vicino Porto Grande e della marina. L’attività commerciale era caratterizzata da una forte natura associativa, un legame che univa le maestranze alle corporazioni e alle confraternite, secondo le varie condizioni, arti e mestieri. Mentre la produzione si incentrava in questa zona, la vendita avveniva ovunque, tra le strade, nelle botteghe, nelle piazze dentro e fuori le mura, in piazza del Duomo e nella zona della marina. L’alloggio tipico aveva la duplice funzione di residenza e bottega, per cui al piano terra si trovava l’enorme dammuso che serviva da magazzino e da bottega (putia in siciliano), e al piano superiore sorgeva la residenza completamente indipendente, alla quale si accedeva tramite una scala esterna.
LA GRAZIELLA
Tra via Resilibera, via Dione e via Vittorio Veneto
Spesso i quartieri dei pescatori delle città marittime vengono chiamati con il nome di Graziella, segno di devozione nei confronti della Madonna delle Grazie, alla quale sono dedicate nel quartiere numerose icone, sculture ed edicolette votive. La Graziella ricopre un’area triangolare tra via Resalibera, via Dione e via Vittorio Veneto. Come tutti i quartieri di Ortigia ha subito trasformazioni, abbattimenti e aggiunte, attraverso i secoli. Più degli altri quartieri, la Graziella e la Spirduta hanno subito le distruzioni della conquista araba, senza beneficiare della riorganizzazione urbanistica che effettueranno in seguito i conquistatori normanni e aragonesi. Conserva ancora un chiaro tessuto urbanistico di matrice islamica, a strade strette e cortili, il cui affascinante labirinto mantiene tuttora l’originaria funzione di mitigare la calura e la violenza dei venti. Qui risiedeva la bellezza della Siracusa araba del XIII secolo quando, attorno allo scomparso castello Marieth, sorgevano bagni, moschee e mercati della celebre ceramica maghrebina.
IL DUOMO
Piazza del Duomo
La piazza del Duomo è il nodo urbanistico di Ortigia, centro della storia, della cultura e dell’arte di Siracusa. Non vi sono stati eventi o vicessitudini che non si siano ripercossi nella piazza, ai quali essa non abbia offerto i propri spazi. L’area del Duomo è sempre stata adibita a luogo di culto, dalle capanne in onore delle divinità preistoriche, ai templi greci. Tra il seicento e il settecento la piazza prese la configurazione attuale: vescovi e signori vi promossero la costruzione di chiese e di residenze gentilizie tutt’intorno al Duomo e al Palazzo Vescovile. Per la rinascita architettonica settecentesca furono chiamati ad operare ingegneri, architetti e capimastri di provate capacità, donando alla piazza una forte scenografia d’impatto barocco.
LA SPIRDUTA
Tra via Gargallo e via della Maestranza
Il quartiere della Spirduta è delimitato a nord dal quartiere dei pescatori, a est da via Gargallo, a ovest dai Bottari ed è chiuso a sud da via della Maestranza. Ha avuto una destinazione sia commerciale che residenziale, che gli conferisce un aspetto ibrido ed insolito. Anche la Spirduta, come la Graziella, presenta un tessuto urbano intricato e disordinato, tipico dell’organizzazione araba, che contribuisce a renderlo un quartiere altrettanto caratteristico.
LA MAESTRANZA
Castello Maniace
La Maestranza è l’area più rappresentativa, elegante e scenografica dell’isola, con il volto barocco dei suoi edifici nobiliari e la composizione urbanistica che la rendeva asse principale. La sua importanza è dovuta alla funzione di asse di collegamento urbano da est a ovest, seguita dalla sua successiva funzione di strada residenziale con edifici prevalentemente nobiliari. Con l’insediamento della comunità ebraica la strada assunse la peculiarità che non ha più perduto, residenziale e commerciale al tempo stesso. Le loro attività economiche si sviluppavano tra il quartiere della Giudecca e della Spirduta, per cui via della Maestranza era l’asse centrale che li metteva in diretta comunicazione con il Porto Grande.
LA GIUDECCA
Tra via della Meastranza, della Giudecca, via Lagona e via Larga
Dal punto di vista architettonico e urbanistico è difficile rintracciare nel tessuto di Ortigia la componente ebraica o quella arabo-musulmana. La comunità ebraica è stata presente a Siracusa fin dai tempi della dominazione romana. Durante l’invasione araba fu consentito agli ebrei di professare il loro culto in libertà. Nel 1312 Federico II d’Aragona li separò dai cristiani assegnandogli l’ampia zona di Acradina fuori le mura, nei pressi dell’attuale basilica di San Giovanni. All’interno del ghetto gli ebrei avevano i loro servizi e le loro cariche sociali. Vennero così emarginati, offesi e sottoposti a rigide tasse. Nel 1450 il re Alfonso d’Aragona riconobbe il contributo che la comunità dava alla vita commerciale e artigianale e concesse alla comunità di trasferirsi dentro la città nella zona compresa tra via della Maestranza e via Larga, oggi via della Giudecca. Qui gli ebrei riutilizzarono le vecchie strutture medievali inserendo i propri servizi e luoghi di culto: la sinagoga, i bagni di purificazione, l’ospedale e le loro botteghe. La strada principale di via della Giudecca era piena di botteghe e frequentatissima dagli stessi siracusani che compravano stoffe e pelli.
LA MASTRUARA
Costeggia il quartiere della Spirduta
Va a costeggiare il quartiere della Spirduta, sul lato est che porta al mare, il quartiere della Mastrarua, che prende il nome dalla sua via principale. Via Mastrarua, attuale via Vittorio Veneto, è stata definita la via maestra per eccellenza dei tempi catalani ed è sicuramente, insieme a via della Maestranza, la strada più bella ed interessante di Ortigia. Erano infatti le due arterie che presentavano la città a sovrani, viceré, uomini d’arme che venivano a Siracusa. La Mastrarua con gli spagnoli non fu più strada di pescatori, ma accolse la borghesia dell’epoca, assumendo la funzione residenziale e di rappresentanza ancor prima dell’avvento del barocco. Restano a testimonianza di questo sviluppo i monumentali palazzi nobiliari con ingressi lussuosi e balconi decorati, trasformati e manomessi nei secoli successivi.
LA TURBA
Tra la Giudecca e Il Duomo
La Turba è un’area a ridosso del mare, delimitata dal quartiere della Giudecca da un lato e dalla zona del Duomo dall’altro, e si sviluppa a cavallo del secondo tratto di via Roma. Questo settore del centro storico presenta le stesse caratteristiche urbanistiche e strutturali della Giudecca, con piccole abitazioni e senza ronchi e cortili. In questa zona, al contrario della Graziella, le abitazioni non sono proiettate verso l’esterno, ma si chiudono nel loro limitato spazio interno. Solo dal lato di via Roma il carattere è più ricercato, vicino alle zone nobiliari del centro storico, con abitazioni più grandi e caratteristiche costruttive diverse.
LA CONTRADA MANIACE
Tra via Capodieci e il Castello Maniace
La contrada del Castello Maniace si trova nel punto in cui l’isola di restringe e si protende verso il mare. Il quartiere è compreso da due lati dal mare, da nord da via Capodieci e da sud dal Castello Maniace con le costruzioni militari. Il quartiere non è caratterizzato da uno strato sociale omogeneo o un’attività di riferimento, ma ha fuso insieme il carattere residenziale, economico – commerciale e militare. La sua architettura non è omogenea e, partendo da profondi ricordi medievali, presenta una stratificazione degli stili che si sono succeduti nel tempo. L’estremo promontorio era stato probabilmente sfruttato in ogni epoca per accogliere le costruzioni militari. Il Castello Maniace ha fatto sì che la zona divenisse la punta più avanzata del complicato sistema difensivo della piazzaforte cinque-seicentesca.