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Maria Chiara Rea 1CC
Segen, un giovane eritreo morto a causa della fame e della disumanità
OLTRE LE MURA DI DITE
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Maria Chiara Rea 1CC

Segen, un giovane eritreo morto a causa della fame e della disumanità

OLTRE LE MURA DI DITE

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è un progetto di Valentina Spata che narra le storie di migranti sopravvissuti e non, e che non esita a raccontare il vero, ovvero il mondo nella sua indifferenza e disumanità

OLTRE LE MURA DI DITE

la prima tra le storie di migranti sopravvissuti, è quella di Segen, un ragazzo di 22 anni, arrivato al porto di Pozzallo dalla Libia, in condizioni fisiche ed igieniche precarie, ma dal cuore pieno di speranza. A Segen piace scrivere poesie, ma la sua vita viene strappata troppo presto da una tubercolosi dovuta alle sue condizioni di vita in Libia: probabilmente non c'è posto in un mondo così indifferente per una persona d'oro come lui.

LA STORIA DI SEGEN

MORTO PER LA LIBIA

TEMPO SEI MAESTRO

NON TI ALLARMARE FRATELLO MIO

INTRODUZIONE

IL RACCONTO SI DIVIDE IN QUATTRO PARTI:

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Narratore: esterno Macrosequenza: narrativo-descrittiva

Il racconto si apre con un chiaro riferimento temporale: "il 10 marzo 2018", e la presentazione del nostro protagonista, Segen, che lascia il campo di Bani Walid. L'autrice utilizza la similitudine "come carne da macello" per far intendere la disumanità con cui vengono trattati i migranti, ed usa il tempo presente per remdere il lettore partecipe agli eventi, come se esso si trovasse sul posto, e descrive i volti impauriti di donne e bambini. "Segen con il suo corpo scheletrico...", quest'espressione ci fa intendere la malnutrizione che patiscono i migranti e ci fornisce maggiori informazioni sul protagonista. abbiamo poi un altro chiaro riferimento temporale: " il 12 marzo approda al porto di Pozzallo la nave spagnola PROACTIVA OF ARMS";a questo punto il racconto assume le sembianze di un diario di bordo, ci viene anche svelato il vero nome del protagonista, Tesfalidet Tesfom, che viene accolto dai medici e portato in Croce Rossa-.

Narratore: interno Macrosequenza: narrativo-descrittiva

Adesso a parlare è l'autrice he racconta indirettamente gli eventi accaduti a Segen. abbiamo una descrizione fisica che esprime la sofferenza del ragazzo: "aveva il viso scavato e molto sofferente".ci viene fornita un'ulteriore informazione sul ragazzo: "quel ragazzo di 22 anni", ma il racconto si scosta subito dalla disumanità dell'uomo per basarsi sulla speranza dei versi scritti da Segen. Nella sua poesia "non ti allarmare fratello mio", lo sfortunato migrante parla della capacità degli "amici" di andarsene nel momento del bisogno, e Segen, si riferisce al mondo che fa false promesse o per meglio citare. "un mondo che si tinge di egoismo e di odio, incapace di ascoltare". l'autrice cita le frasi del ragazzo senza provare a giustificare il popolo da cui ella proviene, ma narrando il vero così com'è. un esempio letterario per questa tecnica potrebbe essere Giovanni Verga, esponente del verismo. Nelle sue storie, quali per esempio "I Malavoglia" o "Rosso Malpelo", egli racconta le ingiustizie del mondo, quello che chi si trova in alto non vede.

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Al tempo poi Segen dedica i suoi pensieri, tra cui." nulla è irraggiungibile. Tutto si può risolvere con la fede in Dio. Vittoria agli oppressori". Con questa citazione non si può non pensare ad Alessandro Manzoni e ai suoi "promessi sposi", basati proprio sulla divina provvidenza che non esalta gli oppressori, bensì fa vincere gli oppressi, ovvero i due promessi sposi. ciò ci dimostra che la storia non è altro che un ciclo senza fine.

Nella macrosequenza viene esposta un'altra poesia di Segen ."tempo sei maestro". per renderne al meglio il significato l'autrice utilizza l'anafora "quel tempo", che ha lo scopo di far intendere che col tempo tutti i colpevoli delle ingiustizie verranno puniti. la narratrice interrompe poi i pensieri di Segen per condannare la società in cui vive, rendendo ancora più palese la sua condanna alle ingiustizie umane.

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L'ultima macrosequenza spiega l'ingiusta fine del viaggio di Segen e della sua lotta contro l'indifferenza. l'autrice infatti utilizza un'anfora per far intendere la follia e l'ingiustizia dietro la morte di un innocente morto per tubercolosi, ma soprattutto morto per la Libia. Nelle ultime righe l'autrice esprime una considerazione personale dedicando a Segen il suo impegno nel narrare storie di uomini e donne che non si arrendono davanti alla bruttezza dell'uomo.

Segen non è nè la prima nè l'ultima vittima innocente di un sistema di guerre in cui non vinceranno mai nè oppressori nè oppressi, ma l'unico a trionfare sarà l'odio. E l'uomo sarà mai capace di essere uomo?

Per Segen, per il suo coraggio e per la vita che non potrà vivere

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