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La vergine cuccia

ithuanina

Created on March 22, 2023

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Transcript

Meloni Ithuan, Gandino Sara

La "vergine cuccia"...

analisi del passo

Qual anima è volgar la sua pietade all'uom riserbi; e facile ribrezzo déstino in lei del suo simile i danni, i bisogni e le piaghe. Il cor di lui sdegna comune affetto; e i dolci moti a più lontano limite sospinge. -Pèra colui che prima osò la mano armata alzar su l'innocente agnella e sul placido bue: né il truculento cor gli piegàro i teneri belati, né i pietosi mugiti, né le molli lingue, lambenti tortuosamente la man che il loro fato, ahimè! stringea-

L'anima rozza riservi la sua pietà per l'uomo, e destino in lei facile ripugnanza i danni, i bisogni, le sofferenze dei suoi simili. Il cuore di costui disdegna sentimenti così comuni e rivolge la sua squisita sensibilità verso oggetti più preziosi. Possa morire colui che per la prima volta osò alzare la mano armata per uccidere l'agnello innocente e il placido bue; e non piegarono il suo cuore crudele i teneri belati, i muggiti che suscitavano pietà, né le molli lingue che leccavano tutto intorno la mano che, ahimè! stringeva il loro destino!

Tal ei parla, o Signore; e sorge intanto, al suo pietoso favellar, dagli occhi de la tua dama dolce lagrimetta, pari a le stille tremule, brillanti, che a la nova stagion gemendo vanno dai palmiti di Bacco, entro commossi al tiepido spirar de le prim'aure fecondatrici. Or le sovviene il giorno, ahi fero giorno! allor che la sua bella vergine cuccia de le Grazie alunna, giovenilmente vezzeggiando, il piede villan del servo con l'eburneo dente segnò di lieve nota: ed egli audace con sacrilego piè lanciolla e quella tre volte rotolò;

In questo modo egli parla, oh Signore; e nel frattempo, mentre il vegetariano parla con compassione, dagli occhi della tua dama, appare una tenera lacrimuccia, che in primavera trasudano dei tralci delle vite, smossi nel loro interno dai tiepidi venti primaverili che fecondano la natura. Adesso la dama ricorda il giorno, ahimé che giorno terribile quel giorno che la sua cucciola, bella tanto da sembrare figlia delle Grazie, giocando come fanno i piccoli, morse il piede villano del servo, lasciando il segno dei suoi denti bianchi come l'avorio; egli, sfacciato, le tirò un calcio con il suo piede sacrilego, facendola volare lontano e ruzzolare per tre volte;

...tre volte scosse gli scompigliati peli, e da le molli nari soffiò la polvere rodente. Indi, i gemiti alzando: Aita, aita, parea dicesse; e da le aurate volte a lei l'impietosita Eco rispose: e dagl'infimi chiostri i mesti servi asceser tutti; e da le somme stanze le damigelle pallide, tremanti, de precipitaro. Accorse ognuno; il volto fu spruzzato d'essenze a la tua dama; ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore l'agitavano ancor; fulminei sguardi gettò sul servo, e con languida voce chiamò tre volte la sua cuccia:

per tre volte mosse i suoi peli arruffati, e dalle delicate narici soffiò la polvere irritante.

Quindi, emettendo guaiti, sembrava dire: Aiuto, aiuto; e dalle volte dorate del salone Eco impietosita le rispose: e dalle stanze inferiori salirono tutti i servi rattristati; e dalle stanze dei piani superiori si precipitarono le damigelle pallide e tremanti. Tutti accorsero; il volto della tua dama fu spruzzato di essenze; ed ella in- fine rinvenne: la rabbia e il dolore l'agitavano ancora; gettò sguardi fulminanti sul servo, e con voce languida chiamò tre volte la sua cagnetta:

e questa le corse in braccio; con il suo modo animalesco di esprimersi le sembrò che chiedesse vendetta: e tu ottenesti vendetta, giovane cagnetta allevata dalle Grazie.

e questa al sen le corse; in suo tenor vendetta chieder sembrolle; e tu vendetta avesti, vergine cuccia de le Grazie alunna.L'empio servo tremò; con gli occhi al suolo udì la sua condanna. A lui non valse merito quadrilustre; a lui non valse zelo d'arcani ufici; in van per lui fu pregato e promesso; ei nudo andonne, dell'assisa spogliato ond'era un giorno venerabile al vulgo. In van novello signor sperò; ché le pietose dame inorridîro, e del misfatto atroce odiâr l'autore. Il misero si giacque, con la squallida prole e con la nuda consorte a lato su la via spargendo al passeggiere inutile lamento: e tu, vergine cuccia, idol placato da le vittime umane, isti superba.

Il malvagio servo tremò; con o sguardo verso il basso, ascoltò la sua condanna. Non servì a nulla il fatto che servì per vent'anni fedelmente la dama, non servì lo zelo dimostrato nell'eseguire incarichi riservati, invano da parte sua fu pregato e promesso di non commettere più gesti simili; se ne andò nudo, spogliato della livrea grazie alla quale era oggetto di ammirazione e rispetto agli occhi del popolo. Sperò di trovare un nuovo padrone invano, perchè le pietose dame inoriddirono e detestarono il servo per il calcio tirato al cane, rifiutando di assumerlo. L'infelice servo fu obbligato a chiedere inutilmente l'elemosina per la strada, con vicino i figli deperiti dalla fame e la moglie con addosso solo stracci: e tu, giovane cagnetta, idolo placato da sacrifici umani, andasti superba.

IPOCRISIA NOBILIARE E LO SDEGNO DEL POETA...

  • Punto di vista nobiliare: crudele ipocrisia.
  • Parini si sdegna per la disumanità della dama, capace di compatire il dolore degli animali, ma non quello degli umani.
  • Tono serio e drammatico.
  • Ironia del linguaggio.
  • Carica demistificatoria.

OTTICA NOBILIARE E REALTÀ OGGETTIVA...

  • Episodio inizialmente raccontato dal punto di vista della dama (ottica del mondo rappresentato);
  • Si nota la simpatia verso la cagnetta e l'incomprensione verso il servo;

analisi sara

  • La cucciola viene divinizzata (riferimento alle Grazie);
  • Dal punto di vista della dama i servi sembrano star partecipando alla sciagura della cagnetta, in realtà hanno paura delle conseguenze che avrà il colpevole (contrasto tra ottica nobiliare e realtà);
  • Il contrasto crea il dramma, che si sostituisce a ciò che sembrava una commedia simpatica;
  • Sembra che la cagnetta chieda vendetta;

GRAZIE!