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GIUSEPPE PARINI
Arianna Clemente
Created on March 18, 2023
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Transcript
Giuseppe Parini
Clemente Arianna
BIOGRAFIA
Giuseppe Parini, nacque a Bosisio il 23 maggio 1729 e morì a Milano il 15 agosto 1799, è stato un poeta e abate italiano, fu uno dei massimi esponenti dell'illuminismo e del neoclassicismo in Italia Giuseppe Parini si formò presso i sacerdoti del suo paese, uno di loro lo mette in contatto con l'ambiente culturale milanese A Milano fu ospite della prozia che gli pagò gli studi solo se avesse deciso di prendere gli ordini sacerdotali Parini entra all'Accademia dei Trasformati che si radunava a casa di Giuseppe Maria Imbonati, questa era formata da studiosi della cultura milanese, qui troverà amici e protettori
Parini diventò sacerdote principalmente per poter avere l'eredità della prozia, ma questa si rivelò scarsa, quindi Parini fu costretto ad entrare al servizio del duca Serbelloni come precettore del figlio Questo lavoro lo mise in contatto con persone di spessore, con la mente e le idee aperte Nel 1752 Parini pubblicò “Alcune poesie di Ripano Eupilino”, una raccolta di 94 rime con carattere sacro, profano, amoroso, pastorale e satirico Scrisse poi, per i Trasformati, una polemica letteraria contro “Pregiudizi delle umane lettere” di Alessandro Bandiera, poi un’altra polemica letteraria contro i "Dialoghi della lingua toscana" di Onofrio Branda Parini inoltre non fece mai segreteto della sua appartenenza alla Massoneria
Frequentò il salotto letterario "La Concordia" Per aver difeso la figlia di un compositore che era stata schiaffeggiata dalla duchessa, fu licenziato Venne accolto dagli Imbonati come precettore di Carlo al quale poi dedicherà l'ode “L'educazione” Nel 1763 pubblica in anonimato “Il Mattino” (prima parte de “Il Giorno”), nel 1765 uscì, ancora anonimo, “Il Mezzogiorno”, criticato però da Pietro Verri su Il Caffè Le ultime due parti del "Giorno", il Vespro e la Notte, saranno pubblicate postume Ottenne la protezione del conte Carlo Giuseppe di Firmian che lo nominò “poeta ufficiale del Regio Ducale Teatro”, poi gli fu affidata la direzione della «Gazzetta di Milano»
Il poeta morì il 15 agosto 1799, venne sepolto a Milano, con funerali molto semplici come egli stesso voleva: «Voglio, ordino e comando che le spese funebri mi siano fatte nel più semplice e mero necessario» JOSEPH PARINI POETA HIC QUIESCIT INGENUA PROBITATE EXQUISITO JUDICIO POTENTI ELOQUIO CLARUS LITERAS ET BONAS ARTES PUBLICE DOCUIT AN. XXX V AN LXX PLENOS EXTIMATIONIS ET GRATIÆ OB. AN. MDCCXCIX» Epitaffio posto sulla tomba di Parini dall'amico Calimero Cattaneo
LA COMPOSIZIONE DELLE ODI
Con il nome di Darisbo Elidonio entrò a far parte dell'Accademia dell'Arcadia, proseguendo nella composizione delle odi: - La salubrità dell'aria - L'educazione - Alla Musa - L'evirazione - La vita rustica - Il pericolo - L'innesto del vaiuolo - La laurea - La magistratura - Le nozze - Brindisi - La gratitudine - Il messaggio - Il dono - la Musica - In morte del maestro Sacchini - Al consigliere barone De Marini Pubblicò una raccolta di 22 odi con il titolo “Odi dell'abate Parini già divolgate” Dall'ode “A Delia”, il poeta appare contrario alla guerra e alla violenza
CRITICA
Nella letteratura di Parini distinguiamo i contenuti civili, politici e morali e gli aspetti stilistici e poetici Francesco de Sanctis si concentra sui primi valori, indicando Parini come «il primo poeta della nuova letteratura che sia anche uomo, cioè che abbia dentro di sé un contenuto vivace e appassionato, religioso, politico e morale» Giosuè Carducci invece, si concentra sui valori artistici e poetici di Parini, lodandolo come il prosecutore della letteratura dell'Arcadia Questi due lati della letteratura di Parini sono dovuti ad un primo slancio illuministico e poi ad una maturazione più neoclassica È stato definito da Giacomo Leopardi il "Virgilio della moderna Italia"
IL PENSIERO DI PARINI
Il pensiero del Parini si collega all'Illuminismo per questi aspetti: • il principio di uguaglianza tra gli uomini • gli ideali • la condanna della guerra di religione e dell'Inquisizione • la condanna della nobiltà • l'apprezzamento delle scoperte scientifiche Ma rifiuta altri aspetti: • il materialismo • l'ateismo • le teorie anticlassiciste
OPERE
Opere poetiche • Alcune poesie di Ripano Eupilino • Dialogo sopra la nobiltà • Il giorno • Odi Opere teatrali • Amorosa incostanza • Iside salvata • Ascanio in Alba
IL GIORNO
È un’opera satirica che racconta la giornata tipica dell’aristocrazia milanese del ‘700 4 sezioni: - Il Mattino - Il Mezzogiorno - Il Vespro - La Notte Le prime due parti furono pubblicate in anonimato a Milano, le altre due invece furono pubblicate postume sempre in anonimato
IL MATTINO
Il nobile si sveglia in tarda mattina in quanto va a letto all'alba, mentre il contadino o il fabbro, si alzano all'alba Al risveglio sceglie tra caffè e cioccolata [Parini critica il colonialismo = popoli americani sterminati affinché gli europei godessero di questi prodotti] Il nobile verrà prima annoiato da visite importune e poi aspetterà le visite gradite (maestro di francese, danza, canto e violino) Dopodiché fa la toilette e legge, viene vestito con abiti nuovi e sale in carrozza per recarsi dalla dama
IL MEZZOGIORNO
Parini mette in contrapposizione i poeti antichi (Ulisse ed Eneide) che accompagnavano i pasti con il canto con i nobili che invece si siedono al tavolo, ricco di prelibatezze, ed iniziano a conversare mostrando le proprie ricchezze e sfoggiando la propria cultura Digressione = La vergine cuccia Racconta l’episodio di quando la cagnolina di una dama diede un morso al servo e lui le diede un calcio per difendersi, la dama inizia ad urlare ed infine licenzia il servo Parini descrive il mondo aristocratico, rappresentato dalla dama, in modo frivolo mentre rappresenta la cagnolina come una divinità In questo brano Parini utilizza l’ironia, come figure retoriche invece troviamo - l’onomatopea = il grido del cane “aita aita” - la personificazione = attribuire caratteristiche di persone alle cose
IL VESPRO
Si apre con una descrizione del tramonto, per il contadino/fabbro la giornata finisce, invece il nobile e la dama fanno visita agli amici e vanno in giro in carrozza, poi si recano da un amico ammalato e da una nobildonna che ha appena avuto una crisi di nervi A questo punto il nobile annuncia la nascita di un bambino, il primogenito
LA NOTTE
Il nobile e la dama vanno ad un ricevimento notturno e Parini descrive i diversi personaggi, in particolare degli "imbecilli" Poi si passa alla disposizione dei posti ai tavoli da gioco, ai giochi e alla degustazione dei gelati Così si conclude la dura giornata del nobile italiano del Settecento, che tornerà a casa a notte fonda per poi risvegliarsi il mattino dopo, sempre ad ora tarda
LO STILE E IL SIGNIFICATO
L’opera mira ad una critica nei confronti della nobiltà settecentesca italiana, ambiente che Parini aveva frequentato come precettore di famiglie aristocratiche ed ai vizi di quest’ultimi Secondo Parini l'aristocrazia va rieducata e la loro ricchezza va investita nel bene di tutti Parini racconta sempre di ambienti chiusi, come chiusa è la mentalità degli aristocratici Lo stile è alto, solenne, colto, ricco e raffinato Lunghe descrizioni su tolette, specchi, ambienti della nobiltà L'opera è dunque un poema didascalico-satirico, una satira contro la nobiltà, ed esprime gli ideali della borghesia illuminista
Oh beato terreno Del vago Eupili mio, Ecco al fin nel tuo seno M’accogli; e del natìo Aere mi circondi; E il petto avido inondi. Già nel polmon capace Urta sé stesso e scende Quest’etere vivace, Che gli egri spirti accende, E le forze rintegra, E l’animo rallegra. Però ch’austro scortese Quì suoi vapor non mena: E guarda il bel paese Alta di monti schiena, Cui sormontar non vale Borea con rigid’ ale.
Né quì giaccion paludi, Che dall’impuro letto Mandino a i capi ignudi Nuvol di morbi infetto: E il meriggio a’ bei colli Asciuga i dorsi molli. Pera colui che primo A le triste ozïose Acque e al fetido limo La mia cittade espose; E per lucro ebbe a vile La salute civile. Certo colui del fiume Di Stige ora s’impaccia Tra l’orribil bitume, Onde alzando la faccia Bestemmia il fango e l’acque, Che radunar gli piacque.
LA SALUBRITÀ DELL'ARIA
Mira dipinti in viso Di mortali pallori Entro al mal nato riso I languenti cultori; E trema o cittadino, Che a te il soffri vicino. Io de’ miei colli ameni Nel bel clima innocente Passerò i dì sereni Tra la beata gente, Che di fatiche onusta È vegeta e robusta. Quì con la mente sgombra, Di pure linfe asterso, Sotto ad una fresc’ ombra Celebrerò col verso I villan vispi e sciolti Sparsi per li ricolti;
E i membri non mai stanchi Dietro al crescente pane; E i baldanzosi fianchi De le ardite villane; E il bel volto giocondo Fra il bruno e il rubicondo, Dicendo: Oh fortunate Genti, che in dolci tempre Quest’aura respirate Rotta e purgata sempre Da venti fuggitivi E da limpidi rivi. Ben larga ancor natura Fu a la città superba Di cielo e d’aria pura: Ma chi i bei doni or serba Fra il lusso e l’avarizia E la stolta pigrizia?
Ahi non bastò che intorno Putridi stagni avesse; Anzi a turbarne il giorno Sotto a le mura stesse Trasse gli scelerati Rivi a marcir su i prati E la comun salute Sagrificossi al pasto D’ambizïose mute, Che poi con crudo fasto Calchin per l’ampie strade Il popolo che cade. A voi il timo e il croco E la menta selvaggia L’aere per ogni loco De’ varj atomi irraggia, Che con soavi e cari Sensi pungon le nari.
Ma dove ahi corro e vago Lontano da le belle Colline e dal bel lago E dalle villanelle, A cui sì vivo e schietto Aere ondeggiar fa il petto? Va per negletta via Ognor l’util cercando La calda fantasìa, Che sol felice è quando L’utile unir può al vanto Di lusinghevol canto.
Ma al piè de’ gran palagi Là il fimo alto fermenta; E di sali malvagi Ammorba l’aria lenta, Che a stagnar si rimase Tra le sublimi case. Quivi i lari plebei Da le spregiate crete D’umor fracidi e rei Versan fonti indiscrete; Onde il vapor s’aggira; E col fiato s’inspira. Spenti animai, ridotti Per le frequenti vie, De gli aliti corrotti Empion l’estivo die: Spettacolo deforme Del cittadin su l’orme!
Né a pena cadde il sole Che vaganti latrine Con spalancate gole Lustran ogni confine De la città, che desta Beve l’aura molesta. Gridan le leggi è vero; E Temi bieco guata: Ma sol di sé pensiero Ha l’inerzia privata. Stolto! E mirar non vuoi Ne’ comun danni i tuoi?
ANALISI
Il componimento è formato da 132 versi, divisi in 22 sestine (6 versi), il metro utilizzato è il settenario dove le rime sono alternate nei primi 4 versi e baciate negli ultimi 2 , lo schema di rime è ABABCC La salubrità dell'aria fa parte del primo gruppo di Odi scritte da Parini Il tema è la differenza di condizioni igienico-sanitarie tra Bosisio e la Brianza rispetto a Milano, Parini lancia un appello “ecologico” agli abitanti di Milano per sostenere la necessità del miglioramento delle condizioni ambientali della città Parini descrive anche le strade della città di Milano: le persone gettano i rifiuti per strada; carogne di animali che portano malattie e cattivi odori
L’ode si apre con un ricordo della campagna di Bosisio e il lago di Pusiano Parini ha un ricordo protetto e felice delle terre della sua infanzia rispetto alle insidie della città, come l’inquinamento Il miglioramento della qualità della vita, fa parte dall’impegno di ciascun cittadino nella vita di tutti i giorni (vv. 115-130) L’obiettivo del poeta è quello di criticare la nobiltà e la classe dirigente, incapace di provvedere al bene comune ed interessata solo ai propri profitti privati
celebrazione dell’ambiente bucolico --> Accademia dell’Arcadia
STILE
Stile alto e letterario, che si adatta al contenuto realistico dell’ode e al messaggio che vuole mandare il poeta La lingua di Parini è fatta di latinismi, termini colti e tecnicismi, mentre nella sintassi troviamo enjambements e rime alternate e baciate, che rompono il ritmo dei settenari Parini usa uno stile nobile per trattare argomenti “bassi” e spesso disgustosi (es: rovesciare le latrine in strada)
• Parole chiave che richiamano il campo semantico della campagna e quello della città (terreno, monti, paese, paludi, cittade, città) • Aggettivi opposti di significato che richiamano la differenza ambientale tra la città e la campagna (bel, orribil, fango, acque, putridi) • Termini aulici (austro, lucro, rubicondo, purgata, palagi, sublimi) • Latinismi (eupili, egri, aere, onde, bieco, quivi, lari plebei, die) • Numerose inversioni: spesso il soggetto si trova a fine frase con il verbo • Metafore: "bere l’aria" per indicare la pericolosità di respirare l’aria inquinata • Metonimia: "crescente pane" indica il grano / "Milano" indica gli abitanti