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Orazio

cindymeolaa

Created on March 17, 2023

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Transcript

LA SATIRA

Dal latino satur, satura, saturum, “pieno, saturo, ricolmo”, e la cui etimologia deriverebbe dalla satura lanx, un piatto della cucina romana costituito da un vassoio di varie primizie- cosi come sono varie le tematiche in orazio - per l’offerta rituale agli dei) che ha come proprio argomento principale la critica - spesso aspra e radicale - al malcostume= elementi immorali della società e della politica.

ORAZIO

"Le Satire"

35 a.C.

I libro ii libro

LE caratterisiche:

"Castigat ridendo mores"

-Satira moderata, essendo figlio di un liberto -Osserva la vita quotidiana, ma così anche la sua di vita, e ne evidenzia i difetti con ironia -L’intento è quello di raggiungere un perfezionamento morale: condurre l'uomo sulla via della saggezza e della felicità.

-sermones = colloqui, ovvero conversazioni tra amici , in tono pacato e colloquiale, i cui interlocutori sono solitamente poeti del passato o artisti del circolo di Mecenate.

"Ibam forte via sacra"

Satire I,9

"una giornata nera"

"Me ne andavo a spasso per la Via Sacra, come faccio di solito, meditando non so piú su quali sciocchezze e tutto immerso in quelle, quando incontro mi si fa un tale, che conoscevo soltanto di nome, m'afferra la mano e: 'Carissimo, come va?' 'D'incanto, almeno per ora,' gli rispondo, 't'auguro ciò che vuoi.' Poiché mi seguiva: 'Hai bisogno?' azzardo. E lui: 'Dovresti conoscermi,' dice, 'non siamo letterati?' 'Se è cosí,' gli faccio io, 'mi sarai piú caro.' Cercavo disperatamente di svignarmela, ora allungavo il passo, ora mi fermavo, sussurrando qualcosa senza importanza nell'orecchio del mio schiavo, e intanto colavo sudore dalla testa ai piedi.

Beato te, Bolano, che hai la testa calda', ripetevo a me stesso, mentre l'altro cianciava a ruota libera, tessendo l'elogio dei rioni e dell'urbe. Visto che non fiatavo: 'Tu hai una voglia disperata di andartene,' mi fa, 'lo vedo da un pezzo; niente da fare: non ti mollo, ti seguirò dovunque. Dove mai sei diretto?' 'Non è il caso che tu faccia un simile giro: devo visitare un tale che non conosci; è a letto, lontano, oltre il Tevere, vicino ai giardini di Cesare.' 'Non ho nulla da fare, e poi non sono pigro: t'accompagno fin là.' Abbasso le orecchie, come un asinello recalcitrante, quando si trova sulla groppa un carico troppo pesante. E quello attacca: 'Se mi conosco bene, so che non avrai cari Visco e Vario piú di me: dimmelo, chi può scrivere piú versi in meno tempo? chi danzare con piú grazia? e poi canto da fare invidia anche ad Ermògene!' Era tempo di fermarlo: 'Non hai una madre o dei parenti, che abbiano a cuore la tua salute?' 'Non ho piú nessuno: li ho seppelliti tutti.'

'Beati loro! Ora resto io. Finiscimi: un amaro destino mi sovrasta,quello che da ragazzo una vecchia sabina, scuotendo l'urna del futuro, mi predisse: costui non lo stroncherà veleno mortale o spada nemica, né pleurite, etisia o blocco di podagra; un giorno o l'altro lo porterà a morte un chiacchierone: eviti dunque in età le lingue indiscrete, se avrà giudizio.' Si era giunti al tempio di Vesta, ormai verso le dieci, e per fortuna quello doveva comparire in tribunale avendo presentato garanzia: in caso contrario avrebbe perso la causa. 'Fammi il piacere,' mi dice, 'assistimi solo un attimo.' 'Mi prenda un colpo, se ho la forza di stare in piedi e se m'intendo di diritto: e poi devo affrettarmi dove sai.' 'Sono in dubbio se lasciare te o la causa', replica. 'Me, me, non ti pare?' 'Non sia mai detto', fa lui e s'incammina per primo. Io, visto che è difficile combattere con chi sa vincerti, lo seguo. 'E con Mecenate,' riprende, 'come va?' 'È uomo di poca compagnia, ma che mente fina!' 'Nessuno piú di lui ha saputo prendere al laccio la fortuna.

Ma tu avresti un aiutante coi fiocchi a farti da spalla, se solo tu volessi presentargli quest'uomo: mi venga un malanno, se non avresti soppiantato tutti.' 'Guarda che là non si vive, come tu credi: non vi è casa piú pura o piú aliena da simili intrighi di quella; non mi fa certo ombra, ti ripeto, che qualcuno sia piú ricco o dotto di me: ognuno ha il proprio posto.' 'È straordinario, pare impossibile!' 'Eppure è cosí.' 'Tu mi ecciti il desiderio d'essergli vicino.' 'Basta che tu lo voglia: bravo come sei, lo conquisterai; è uomo che si lascia vincere, per questo rende difficili i primi approcci.' 'Non mi risparmierò: a forza di mance m'ingrazierò i servi; e se oggi sarò messo alla porta, non mi darò per vinto; cercherò le occasioni buone, l'aspetterò ai crocicchi, l'accompagnerò. Niente ai mortali ha dato la vita senza travagli.'

Mentre quello parla, ecco che mi viene incontro Aristio Fusco, mio buon amico, che certo conosceva bene quel tipo. Ci fermiamo.'Da dove vieni e dove vai?' chiede e risponde. Comincio a tirarlo, stringendogli le bracciasenza che reagisca, ammiccando con gli occhi gli faccio cenni, perché mi cavasse dai pasticci. Ma quello sciagurato, ridendo faceva finta di non capire: la bile mi bruciava il fegato. 'Se non sbaglio, m'hai detto che volevi parlarmi di qualcosa a quattr'occhi.' 'Me lo ricordo bene, ma te la dirò in un momento migliore; oggi è il novilunio ed è sabato: vuoi forse fare oltraggio agli ebrei circoncisi?' 'Non ho queste superstizioni', gli rispondo. 'Ma io sí: soffro di certe debolezze, come tanti. Abbi pazienza: te la dirò un'altra volta.' Una giornata proprio nera doveva capitarmi! Scappa il furfante e mi lascia sotto la lama. Fortuna vuole, che incontro a quel tipo gli venga l'avversario urlando a gran voce: 'Dove scappi, canaglia?' e a me: 'Posso prenderti a testimone?' Io, manco a dirlo, gli porgo l'orecchio. Lo trascina in giudizio; urla dalle due parti, gente che accorre da ogni dove. E fu cosí che mi salvò Apollo."

Nella celebre “satira del seccatore” Orazio descrive il suo incontro con un tipico arrampicatore sociale , “spaccone” e meschino:mentre il poeta passeggia per la via Sacra, gli si avvicina una persona di cui conosce a mala pena il nome e che si presenta come un letterato e aspirante poeta.

Orazio cerca di liberarsi di questa scomoda compagnia, dapprima mostrandosi indaffarato e poi fingendo di andare a trovare un amico malato oltre il Tevere , vicino ai giardini di Cesare.Il seccatore intuisce le intenzioni di Orazio ma appare pronto a seguirlo.

l’interlocutore inizia ad esaltare le proprie doti artistiche, sostenendo di essere in grado di comporre velocemente molti versi, di saper ballare con grazia e di cantare in modo straordinario: egli si sente quindi superiore sia a Visco e Vario, artisti del circolo di Mecenate, sia al famoso cantante Ermogene.

Orazio tenta a questo punto di interromperlo e fa riferimento ai parenti del seccatore. Ma anche questa volta va male: la risposta del seccatore “omnis composui”, ovvero, con humour nero, “li ho seppelliti tutti”) rafforza l’idea che egli non abbia proprio nulla da fare e che a casa non lo attenda nessuno; potrà perciò dedicarsi totalmente al povero poeta, il quale, con ironia, introduce la profezia fattagli da una vecchia sabina.

I due arrivano intanto, in mattinata , nei pressi del tempio di Vesta. Ora il seccatore dovrebbe recarsi in tribunale, e chiede a Orazio di fargli da avvocato; e, sperando di liberarsi una volta per tutte di Bolano, il poeta rifiuta, sostenendo di non esserne capace. Dopo un attimo di incertezza, però, il seccatore decide di abbandonare il processo e di continuare a seguire il poeta.

Il seccatore rivela il motivo della sua insistenza, cioè il desiderio di essere presentato a Mecenate. Egli, però, ha un’idea distorta dei rapporti esistenti all’interno di questo circolo di amici: questi, infatti, non si basano su favoritismi e adulazione, come gli fa notare Orazio in uno scambio incalzante di battute, ma sulla sincerità e l’onestà. Ecco che subentra Aristio Fusco, al quale Orazio fa immediatamente capire la situazione tramite occhiate e gesti disperati, ma ne approfitta per prendersi gioco dell’amico e lo lascia nelle mani del compagno inopportuno. Quest’ultimo però è trascinato in tribunale dal suo avversario, apparso ad un tratto sulla scena. Il poeta è dunque libero.

UMBERTO ECO

"Storia della civiltà europea"

-Opera da cui si ricava la figura di Orazio e le sue satire: grande mediatore culturale che riesce a captare la natura umana e la società in cui vive.

grazie per l'attenzione

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