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LA MAFIA
Simone Lucchini
Created on March 9, 2023
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Transcript
la mafia
41-bis
Il 41 bis riduce al minimo sia i contatti tra il detenuto e l'esterno (con i familiari e gli avvocati) sia con gli altri detenuti e anche con le guardie penitenziarie. Insomma si tratta di una condizione di totale isolamento
I BOSS MAFIOSI
TOTO RINA
Calogero bagarella
Luciano leggio
Bernardo provanzano
matteo messina
giovanni brusca
gaetano badalamenti
Totò rina
Salvatore Riina, meglio conosciuto come Totò Riina, nasce a Corleone, il 16 novembre del 1930. Il padre Giovanni e il fratello minore, Francesco, muoiono negli anni Quaranta a causa dell’esplosione di una vecchia bomba americana. I Riina trovano l’ordigno in un campo e cercano di aprirlo per rivendere il metallo e la polvere da sparo. Negli anni della gioventù si avvicina alla figura di Luciano Liggio, malavitoso locale affiliato a Michele Navarra, boss della zona. All’età di 19 anni viene condannato a una pena di 12 anni per aver ucciso in una rissa un suo coetaneo, Domenico Di Matteo. Nel 1974 Riina si sposa con Ninetta Bagarella, sorella minore di Leoluca Bagarella
luciano leggio
Luciano Leggio, meglio conosciuto come Luciano Liggio dall'errore di trascrizione di un brigadiere, (Corleone, 6 gennaio 1925 – Nuoro, 15 novembre 1993), è stato un mafioso italiano, tra i più potenti boss di Cosa Nostra e detto anche "La primula rossa di Corleone". Liggio fu uno dei maggiori imputati al maxiprocesso di Palermo del 1986-1987. Morì in carcere nel 1993.
La strage di viale lazio
CALOgero bagarella
Calogero Bagarella nacque nel 1935, dai genitori Salvatore Bagarella e Lucia Mondello Tra il 1963 e il 1968, Salvatore Bagarella fu mandato al confino nel nord Italia per crimini di mafia. Lucia pertanto fu costretta a lavorare in casa da parrucchiera per portare avanti i figli che intanto andavano a scuola. Calogero lavorava in un mulino con il suo amico d'infanzia Bernardo Provenzano, ma a malapena riusciva a guadagnare qualcosa per portare a casa un po' di farina per sfamare i suoi familiari. A partire dalla seconda metà degli anni cinquanta si legò alla mafia come luogotenente di Luciano Liggio insieme a Bernardo Provenzano e al suo amico Totò Riina, che era in quegli anni fidanzato con una delle sorelle minori di Calogero. Nel 1957, assieme al fratello Giuseppe commise l'omicidio dell'allevatore Ambrogio Miceli, ex pretendente della sorella Maria Matilde, ucciso perché infamava l'onore di quest'ultima. Suo fratello maggiore Giuseppe venne arrestato, mentre lui, da quel momento, diventerà latitante e ci Resterà fino alla sua morte ovvero il 10 Dicembre del 1969. Il 6 settembre 1958 Bagarella partecipò, assieme ai suoi compagni Totò Riina e Bernardo Provenzano, a un conflitto a fuoco contro i mafiosi avversari Marco Marino, Giovanni Marino e Pietro Maiuri. Dal 1958 al 1963 Bagarella ha combattuto nella faida interna alla famiglia mafiosa di Corleone, che vedeva contrapposti Luciano Liggio e il capo storico Michele Navarra, e che ha visto prevalere Liggio e i suoi con l'uccisione di Michele Navarra. Nel tempo Bagarella divenne, assieme a Riina e Provenzano, uno dei killer più spietati.Fu processato e liberato da ogni accusa a Bari l'11 giugno 1969. Il 10 dicembre 1969 morì in un conflitto a fuoco con il boss Michele Cavataio, che passerà alla storia come strage di viale Lazio.
arresto
MAtteo messina
strage
Matteo Messina Denaro, noto anche con i soprannomi U Siccu e Diabolik (Castelvetrano, 26 aprile 1962), è un mafioso italiano, legato a Cosa nostra. Capo indiscusso del mandamento di Castelvetrano e della mafia nella provincia di Trapani, è uno dei boss più importanti di tutta Cosa nostra, avendo esercitato le proprie attività criminali anche oltre i confini della propria provincia, come in quelle di Agrigento e, addirittura, di Palermo. Uomo chiave del biennio stragista 1992-1993, era ritenuto vicinissimo a Totò Riina e quindi conoscitore di oscuri ed importanti pezzi della trattativa tra Mafia e apparati deviati dello Stato. Nel 1993 era stato inserito nella lista dei dieci latitanti più ricercati al mondo, rimanendo tale per quasi 30 anni fino al giorno del suo arresto, avvenuto il 16 gennaio 2023 nei pressi di una clinica privata di Palermo.
BERnardo provenzano
LUn commando di killer composto da uomini reclutati da varie famiglie — Salvatore Riina a dirigere le operazioni a bordo di un'automobile, Bernardo Provenzano e Calogero Bagarella della cosca di Corleone, Emanuele D'Agostino e Gaetano Grado della cosca di Santa Maria di Gesù, e Damiano Caruso della cosca di Riesi — irruppero, con addosso uniformi da militari della Guardia di Finanza, negli uffici del costruttore Girolamo Moncada in viale Lazio n. 108, a Palermo, covo del boss Michele Cavataio detto Il Cobra, capo della famiglia dell'Acquasanta ritenuto colpevole di avere scatenato la guerra fra le famiglie mafiose.Secondo una versione dei fatti data da Antonino Calderone, fu Caruso, il più irruento del gruppo, ad aprire il fuoco per primo su due impiegati disarmati. Secondo la versione di Grado, poi divenuto pentito, a sparare sugli impiegati fu invece Provenzano. Secondo quest'ultima ricostruzione, i killer, armati di pistole, lupara e Beretta MAB 38, aprirono il fuoco sui presenti; Cavataio provò a reagire con la sua Colt Cobra, ma venne colpito più volte e cadde a terra. Provenzano, per controllare se Cavataio fosse morto o meno, gli diede un calcio ai piedi: ancora vivo, Cavataio esplose all'improvviso un colpo di pistola al petto di Bagarella, mirando poi al viso di Provenzano, ma la sua arma non aveva più munizioni. Provenzano a sua volta cercò di sparargli una raffica di mitra, ma l'arma si inceppò e allora gli fracassò il cranio con il calcio della sua Beretta, prima di finirlo definitivamente con un colpo di pistola alla testa
omicidio
arresto
giovanni brusca
Giovanni Brusca è un mafioso e un collaboratore di giustizia, è stato membro di Cosa Nostra, è stato arrestato il 20 maggio 1996 per poi essere rilasciato nel 31 maggio 2021, ma nel 2000 venne riconosciuto come collabolatore di giustizia
gaetano badalamenti
Fu il capo della cosca mafiosa di Cinisi in provincia di Palermo e ha diretto la "Commissione" dal 1974 al 1978. Nel 1987 fu condannato negli Stati Uniti a 45 anni di reclusione in una prigione federale per essere stato uno dei leader della cosiddetta "Pizza connection", un traffico di droga del valore di 1,65 miliardi di dollari che, dal 1975 al 1984, aveva utilizzato pizzerie come punto di distribuzione