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Storia del teatro- elementi base
Marika Dm
Created on March 5, 2023
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ELEMENTI DI STORIA DEL TEATRO
CHE COS'E' UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE
TERMINI E DEFINIZIONI
IL TEATRO DELLE ORIGINI
iL TEATRO GRECO E ROMANO
LE SACRE RAPPRESENTAZIONI MEDIOEVALI
IL TEATRO MODERNO
IL TEATRO CONTEMPORANEO
MarikaDellaMarina
CHE COS'E' UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE
MarikaDellaMarina
Una rappresentazione teatrale può essere vista come una forma di arte totale, in quanto unisce più forme di espressione artistica: recitazione, danza, mimica, pittura, architettura.
Il testo teatrale non è riservato alla sola lettura, poiché è indirizzato a un destinatario specifico, ossia il pubblico in teatro e a un destinatario “intermedio”, il regista, che si assume il compito di mettere in scena quel testo. Quando il testo viene rappresentato, la sua esecuzione si chiama messinscena. Nella messinscena intervengono più codici: • visivi (mimica, gesto, movimento, trucco, acconciatura, costume, accessori, elementi scenici, luci) • uditivi (parola, tono, musica, rumori, silenzi).
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Il teatro come forma d’arte drammatica nasce nel VI secolo a.C. ad Atene. Tuttavia, già nella società greca arcaica a partire dall’VIII secolo esistevano forme di intrattenimento di ancora più antica tradizione, probabilmente micenee (danze, acrobati, giochi e competizioni atletiche), che richiedevano l’individuazione e la preparazione di spazi adatti. I testi letterari e le testimonianze iconografiche ci documentano primitive forme di spettacolo nelle quali il pubblico tendeva a disporsi a cerchio attorno ai performers.
La parola théatron, da cui deriva nelle lingue moderne il termine “teatro”, compare nei testi greci antichi attorno al V secolo a. C. Si tratta di un sostantivo derivato dal verbo theàomai, “vedere”, che può designare sia il luogo in cui si assiste ad uno spettacolo, sia la collettività degli spettatori che guardano lo spettacolo
TERMINI E DEFINIZIONI
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TEATRO
L'etimologia della parola teatro ci riporta al verbo greco theoreo= osservare, comprendere, intendere . Il termine indica quindi l'azione di assistere a qualche cosa che avviene davanti ai nostri occhi. Una rappresentazione teatrale, dunque, si svolge davanti ad un pubblico, utilizzando una combinazione variabile di parola, gestualità, musica, danza.
Definizioni
- teatro
- mimesi
- dramma
- copione
- battuta-monologo
- personaggi
- maschere
- scena
- scenografia
- coreografia
- regista
MIMESI
Una rappresentazione teatrale è una mimesi, ossia un'imitazione, della realtà. Si può trattare di un'imitazione verisimile o simbolica
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DRAMMA
COPIONE
Il termine indica, nella sua etimologia originaria, qualunque componimento letterario, sia tragico sia comico, destinato alla rappresentazione sulla scena. Di conseguenza, chi scrive opere destinate alla rappresentazione teatrale è un drammaturgo. In epoca moderna il termine dramma indica un'opera, destinata alla rappresentazione, che sviluppa essenzialmente una vicenda dolorosa, quasi sempre nascente da un conflitto o contrasto. Per indicare un'opera teatrale può utilizzare anche il termine francese pièce, che significa testo, opera ed è appunto usato comunemente per indicare un lavoro teatrale scritto.
Il copione è il testo su cui si lavora durante le prove di uno spettacolo. Sul copione viene segnato tutto: dalle pause al cambiamento di luci, alle posizioni degli attori in scena, ai gesti da compiere, ecc. Non si tratta di un testo uguale per tutti: gli attori segneranno sul loro copione le cose che riguardano il loro personaggio, i tecnici delle luci i cambiamenti di illuminazione al momento e alla battuta precisa in cui vanno fatti e così via. Il copione che porta tutte le annotazioni è quello del regista.
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BATTUTA E MONOLOGO
MASCHERA
La battuta è formata dalle parole e dalle frasi recitate dagli attori durante un dialogo a due o più persone. Una battuta può essere seguita da una pausa. Un monologo, invece, è una scena recitata da un solo attore, che parla ed è solo sulla scena
Con il termmine "maschera" si intende sia la copertura del viso, che serve a rendere immediatamente riconoscibile un personaggio, sia un personaggio tipizzato, ossia che ritroviamo, con le stesse caratteristiche, in diverse rappresentazioni.
PERSONAGGIO
Un testo teatrale può contemplare uno o più personaggi, che sono i protagonisti di una storia. Il testo scritto si apre con l’elenco dei personaggi principali, secondari e comparse. Il protagonista è il personaggio principale, quello intorno al quale ruota l’intera vicenda. I personaggi secondari avranno, a seconda dei casi, la funzione di aiutanti o di antagonisti. Ci sono poi delle semplici comparse, che pronunceranno pochissime battute o saranno addirittura “mute”.
SCENA
Nel teatro antico era la piattaforma fissa su cui recitavano gli attori. Oggi sta a significare l'ambiente in cui avviene l'azione.
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REGISTA
SCENOGRAFIA
Il regista è il vero e proprio autore dello spettacolo, colui che è responsabile ultimo di tutte le scelte artistiche e del significato che l’opera dovrà veicolare. E' una figura di riferimento per tutti gli operatori coinvolti nella creazione dello spettacolo, gode di libertà e autonomia decisionale. Il regista ha la responsabilità di redigere il progetto di regia, documento deve contenere tutte le informazioni preliminari riguardanti lo spettacolo: Titolo della rappresentazione Nome dell’autore del testo Riassunto della trama e i principali avvenimenti Elenco dei collaboratori Necessità tecniche Bozzetti di scena e costumi
Con il termie scenografia si intende l'insieme degli elementi dipinti o creati che costituiscono una scena. Possiamo avere elementi di arredamento oppure sfondi o pareti dipinte. La scenografia unisce quindi pittura, architettura, sartoria, luci, immagini e\o video e rappresenta visivamente l'interpretazione che dell'opera dà il regista.
COREOGRAFIA
Con il termie coreografia si intende l'insieme dei movimenti, dei passi di danza delle figure che appaiono sulla scena. Per estensione si intende l'arte di ideare e comporre danze, balletti, pantomime, armonizzando le figure .
IL TEATRO DELLE ORIGINI
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Riti propiziatori con carattere di spettacolarità erano allestiti per celebrare i momenti di passaggio del ciclo stagionale, con scopo propiziatorio o di ringraziamento. Gli eschimesi, ad esempio, erano soliti rappresentare un dramma per celebrare la fine della notte polare: la drammatizzazione dell'evento avveniva tramite un narratore che accompagnava gli attori ed il coro, composto da sole donne. Sempre a carattere propiziatorio erano i riti sociali, che sottolineavano un avvenimento quotidiano: il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, le nascite e la morte. Anche la caccia, la pesca o l'agricoltura offrivano spunti per rappresentazioni teatrali.
Sebbene lo studio delle rappresentazioni teatrali nei popoli primitivi sia di difficile ricostruzione, sappiamo per certo che alcuni rituali che sfociavano in vere e proprie rappresentazioni erano presenti nel quotidiano di molte culture, per segnare o propiziare il passaggio delle stagioni
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Una componente importante per il teatro dei primitivi era la mimica, accompagnata da danze e musica; non meno importanti erano, inoltre, quelli che oggi definiremmo trucco e costume: molteplici culture sottolineavano la finzione dell'evento o il sovvertimento della realtà tramite il mascheramento e l'ornamento. L'uso della maschera, tuttavia, non era pratica comune a tutte le popolazioni.
Riassumendo, dunque, il teatro nasce dal rito primitivo. La maggior parte degli studiosi contemporanei ritiene che il rito sia uno degli elementi originari del teatro, ma non necessariamente l’unico. Nelle società primitive il ritoutilizzava come elementi principali la danza pantomimica(1) e l’accompagnamento della musica ritmica. Ma anche l’uso della voce pare fosse abbastanza comune, sebbene il discorso e il dialogo fossero spesso assenti
Secondo altre teorie sull’origine del teatro, le prime manifestazioni deriverebbero dalla pratica del racconto orale. Il racconto di un evento sarebbe stato elaborato, prima con il ricorso da parte del narratore alla pantomima (1) e alla personificazione, e poi tramite l’assunzione dei diversi ruoli da parte di più persone.
1. PANTOMIMA= Azione scenica muta, caratterizzata da una successione di gesti e di atteggiamenti, o anche da una danza più o meno sfrenata, per lo più a scopo comico o derisorio
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Secondo studi recenti anche in Egitto e nel Vicino Oriente vi sarebbero state manifestazioni «drammatizzate» legate al rito. Geroglifici, decorazioni, reperti rinvenuti nelle piramidi e nei templi testimonierebbero l’esistenza di riti eseguiti in forma drammatica dai sacerdoti.
Si deve però ai Greci il processo che ha condotto allo sviluppo del teatro come forma artistica indipendente; ed è in Grecia quindi che si devono ricercare le origini della tradizione europea del teatro e dell’arte drammatica.
IL TEATRO GRECO E ROMANO
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Il passaggio dai riti primitivi, che si svolgevano principalmente in onore del dio Dioniso, al teatro vero e proprio avvenne in modo graduale e in questo processo un ruolo particolarmente rilevante lo ebbe il poeta Tespi.
Il teatro, inteso come forma di spettacolo con regole codificate, ospitato in un edificio appositamente realizzato, nasce, in occidente, con la civiltà ellenica, nel V secolo a.C.
In onore di Dioniso in Attica nel V secolo si svolgevano quattro feste annuali: le Dionisie rurali (in dicembre), le Lenee (in gennaio), le Antesterie (in febbraio) e le Grandi Dionisie che si celebravano ad Atene all’inizio della primavera.Il culto di Dioniso, particolarmente sentito in Beozia e in Attica, si divideva tra dionisie rurali (o Piccole Dionisie) e quelle urbane (o Grandi Dionisie).
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Le dionisie urbane erano intrinsecamente legate alle rappresentazioni drammaturgiche.Le più grandi opere del teatro greco, perpetuate nella tradizione, sono state pensate per partecipare alle dionisie urbane: ogni anno gareggiavano tre poeti, ciascuno dei quali presentava, nell’arco di una giornata, una tetralogia composta da tre tragedie e un dramma satiresco. Il quarto giorno di festa era poi dedicato alla messa in scena di tre commedie.
Il teatro aveva il compito di radunare il popolo ed educarlo, di informare riguardo a fatti politici contemporanei.Se si trattava di tragedia aveva, come scopo ultimo, la crescita etico-morale, trasportando il mito nella vita quotidiana, la commedia sovverte le regole del reale, estremizza e parodizza le situazioni, con lo scopo di mettere il luce i vizi.
Tragedia: (dal greco trágos, «capro», e oidé, «canto») è un componimento drammatico in versi o in prosa, di tono solenne, che porta in scena agire personaggi nobili elevata morale, i cui casi hanno di solito esito luttuoso.
Commedia: (probabilmente da kômos, «festino», e oidé, «canto») è un componimento teatrale in versi o in prosa destinato a suscitare il riso, attraverso le situazioni proposte o mediante la satira dei costumi e la rappresentazione dei difetti e delle manie umane.
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Il teatro greco, così come possiamo vedere dai resti giunti sino a noi, è formato da una gradinata semicircolare, detta “cavea”, in cui trovava posto il pubblico.Ai piedi della gradinata si torva un semicerchio,chiamato “orchestra”, in cui trovava posto il “coro”, ed infine la “scena”, disposta qualche metro più in alto, costituita da una piattaforma rettangolare, larga quanto il diametro del teatro, ma poco profonda rispetto ai teatri modierni. Sotto la scena, vi sono dei locali di servizio, in cui l’attore si prepara e da cui entra in scena, a volte issato da un montacarichi. In alcuni casi non esiste alcun fondale, in altri casi la scena è posta poco più in alto dell’orchestra e non ha locali sottostanti.
Il primo a trasformare i riti in opere fu, abbiamo detto, Tespi.Orazio ci racconta che Tespi si spostava da una città all’altra dell’Attica con un carro, sul quale innalzava un palco; due attori con i visi dipinti vi cantavano cori di argomento storico.
A partire dal carro di Tespi si arriva, gradualmente, al tetro greco, inteso anche come edificio. Fu Pericle ad avere l’idea di adibire alle rappresentazioni teatrali una struttura edificata apposta per questo, un “odéion”.
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I massimi rappresentanti della tragedia greca furono Eschilo, Sofocle ed Euripide. Nei testi di questi autori giunti fino a noi è possibile individuare alcune caratteristiche strutturali. Generalmente la tragedia inizia con un prologos che fornisce informazioni sugli eventi accaduti prima dell’apertura del dramma; segue la parodos o entrata del Coro, che espone gli avvenimenti; dopo di che vari episodi, separati dai canti corali (stasima), sviluppano l’azione principale; infine, l’exodos, con l’uscita di tutti i personaggi e del Coro, chiude la tragedia. Tutte le tragedie greche si fondano sul mito o sulla storia, pur essendo gli scrittori liberi di inserire storie inventate. Le più antiche tragedie greche conservate sono quelle di Eschilo (525/24-456/55 a.C.
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L’atellana era un tipo di farsa con dialoghi improvvisati e tipi fissi, ognuno individuato da un preciso carattere; per la presenza di una improvvisazione con tipi fissi, l'atellana è considerata l'antenata della Commedia dell’Arte.
Passando dall'antica Grecia all'antica Roma, le forme embrionali di teatro a Roma sono costituite da riti rustici: i“fescennini”, le “sature” e le “atellane”.I fescennini erano dialoghi che venivano cantati dai contadini in occasione delle feste del raccolto, nelle quali essi, con il volto dipinto di mosto o coperto di rozze maschere, usavano scambiarsi beffe e ingiurie. La satura era un tipo di spettacolo più complesso rispetto ai fescennini, che prevedeva in rapida successione lazzi e danze, canti e dialoghi, sempre con carattere faceto.
Nell'antica Roma la professione di attore era svolta soltanto da uomini di condizione non libera e prendere parte ad allestimenti teatrali costituiva un marchio di infamia. Le donne recitavano solo in forme di spettacolo dette mimi.
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Con la conquista della Grecia, il teatro romano subisce l’influenza di questa cultura e compaiono sulla scena le prime tragedie e commedie.Si diffondono quindi la “palliata” (commedia di argomento greco), la “togata” (commedia di argomento romano), la “coturnata” (tragedia di argomento greco), la “praetexta” (tragedia di argomento romano).
Ciascun genere trae il nome dal costume usato dagli attori in quel tipo di rappresentazione:
- il pallio è l’abito normalmente usato dai greci;
- la toga è l’abito nazionale romano;
- i cothurni erano delle specie di stivaletti usati dagli attori tragici greci;
- la toga praetexta era la veste usata a Roma dalle somme autorità.
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Il contrasto tra gli spettacoli amati dal pubblico ateniese e quelli prediletti dal pubblico romano è la più chiara testimonianza della differenza fra le due civiltà. La propensione al dialogare e alla partecipazione politica tipica della Gracia antica, porta a opere teatrali che affrontano argomenti di attualità e portano alla riflessione; la propensione all'aggressività e alla lotta tipici dell'imperialismo romano, porta a prediligere spettacoli di lotta e di ostentazione, anche cruenta, della forza fisica.
Il pubblico romano tuttavia era molto più attratto da altre forme di spettacolo, come ad esempio i giochi e le gare atletiche. Queste forme di intrattenimento acquisirono, nel periodo imperiale, una tale importanza da rappresentare il vero spettacolo romano e le rappresentazioni teatrali divennero sporadiche e meno importanti.
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vediamo un esempio di teatro romano
Tra gli autori delle origini si ricorda Livio Andronico (284-204 a.C.), a cui si attribuiscono otto titoli, versioni di testi greci. Più famosi nel teatro tragico latino furono tuttavia Ennio, Pacuvio e Accio. In base ai frammenti sopravvissuti delle loro opere, sembra che si trattasse di adattamenti di testi greci. Questi autori non mancarono però di scrivere anche tragedie di argomento romano. Le uniche opere tragiche pervenute integre sino a noi appartengono a Lucio Anneo Seneca (4 ca a.C.-65 d.C.), il grande filosofo nato in Spagna e divenuto poi precettore dell’imperatore Nerone. Di lui ci sono rimaste nove tragedie.
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Il più grande commediografo latino è Tito Maccio Plauto (259/251-184 a.C.), al quale sono state attribuite con certezza ventuno commedie. Le commedie plautine si rifanno alla commedia nuova greca, la a cosiddetta Commedia Nuova, una commedia a intreccio di ambientazione borghese; queste commedie a Roma prendono il nome di palliata. Accanto alla palliata abbiamo la commedia togata, un tipo di rappresentazione teatrale comica di argomento e ambientazione romana, caratterizzata da un atteggiamento molto più posato rispetto alla palliata, volto a salvaguardare la dignità dei personaggi romani rappresentati.
Passando dalla tragedia alla commedia, accanto alla commedia ricalcata sui modelli greci, la cosiddetta fabula palliata (dal pallio, il mantello greco), fiorì poi una commedia che trattava argomenti e ambienti tipicamente romani, la cosiddetta fabula togata (dallatoga romana). Dal 364 a.C. gli spettacoli teatrali entrarono a far parte dei Ludi Romani, che erano le feste ufficiali, celebrate in onore di Giove nel mese di settembre.
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L’ambiente delle commedie plautine è greco e la scena è immaginata svolgersi ad Atene o in qualche altra città ellenica. Tuttavia, l’autore le arricchisce di riferimenti alla vita e ai costumi dei Romani. Un’innovazione rispetto alla commedia nuova è l’uso larghissimo dei cantica, cioè di monologhi, duetti e terzetti cantati e musicati. Plauto con la sua arte mirava a distogliere gli spettatori dalle preoccupazioni del momento e trasportarli in un mondo immaginario. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’autore scrisse le sue commedie durante il periodo drammatico della seconda guerra punica.
esempio di trama di un'opera di Plauto
un esempio di teatro classico costruito in epoca moderna
LE SACRE RAPPRESENTAZIONI MEDIOEVALI
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Dopo la discesa dei Longobardi (568) non si hanno più notizie di spectacula secondo l'uso romano; l’ultimo spettacolo documentato che segua i canoni antichi è del 467.
In età medievale il teatro, emblema della decadenza della civiltà romana, pagano e in antitesi con la morale cristiana, viene duramente condannato dalla Chiesa e cade quindi in un periodo di declino
Nel Basso Medioevo si potevano distinguere tre tipi di artisti: gli acrobati e i giocolieri, gli artisti che vivevano stabilmente nelle corti e i musici. Gli acrobati e i giocolieri svolgevano un’attività “vile”, perché i loro spettacoli incitavano il pubblico ad abbandonare i freni inibitori. Lo spettacolo comico e buffonesco, perseguitato nelle sue esibizioni pubbliche, sopravvive nelle corti, grazie ad artisti vagabondi, i giullari, gli unici attori professionisti rimasti nella civiltà medievale: a loro si deve la sopravvivenza di una tradizione mimico-burlesca, che riemergerà più tardi nel dramma sacro.
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Gli attori che vivevano nelle corti corti erano considerati dei veri epropri professionisti dello spettacolo; la loro attività scandiva le ore di svago delle giornate dei cortigiani. Tuttavia erano visti anche come adulatori.L’accusa più grave che veniva rivolta ai giullari era di compromettere l’ordine sociale e incitare la gente al sovvertimento delle cose, ponendo in discussione l’ordine costituito. I giullari erano giudicati negativamente e moralmente spregevoli anche perché proponevano mimiche e l'imitazione era vista come una menzogna. Un’ulteriore accusa rivolta ai giullari era di mettere continuamente in scena gli eccessi degli uomini, dei peccatori, senza condannarli.
Le rappresentazioni di carattere più elevato nel Medioevo si spostano nei luoghi sacri, principalmente nelle chiese.In tutta Europa, la necessità di diffondere il messaggio cristiano aveva portato alla creazione di forme liturgiche dialogate, i drammi liturgici, che raccontavano i principali episodi della vita di Cristo in forma di domande e risposte tra il sacerdote e i chierici. Questi dialoghi erano cantati e prendevano il nome di tropi. A questi tropi si aggiungono successivamente vere e proprie scene, rappresentate dal sacerdote e dai chierici stessi. I drammi liturgici, che si sviluppavano in chiesa e avevano lo scopo di diffondere i capisaldi del Credo della fede cristiana, sono dunque le forme di rappresentazione teatrale elevata del Medioevo, nobile e in contrapposizione alle rappresentazioni buffonesche.
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Accanto al dramma liturgico si sviluppa un’altra forma teatrale, la sacra rappresentazione o mistero, che ha anch’essa come tema la rappresentazione di vicende della vita di Cristo e dei santi, spesso in chiave realistica e cruenta, arricchita di elementi profani e quotidiani, di costumi, di personaggi e di effetti scenici. Lo spazio rappresentativo dei misteri non era la chiesa, bensì la piazza. Lo spettacolo con valenza morale si riappropriava dunque di uno spazio cittadino. Gli attori erano dilettanti, appartenenti generalmente a confraternite comunali, alle quali veniva affidato il compito di organizzare la festa religiosa in occasione della quale lo spettacolo veniva inscenato.
IL TEATRO MODERNO
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I palazzi dei Gonzaga, dei Medici, degli Estensi e dei Papi si arricchiscono, durante il Rinascimento, di un nuovo ambiente: il teatro. La sala è composta da un ampio emiciclo a gradinate, da una orchestra e da una scena rialzata (vicina al modello classico). Profondamente diversa è invece la scena, che è vista come il risultato della nuova arte della prospettiva e del gusto delle perfezioni geometriche. Il teatro palladiano di Vicenza è un mirabile esempio di questa nuova idea di teatro.
Il Rinascimento porta nel teatro un profondo rinnovamento, aprendosi allo studio e all’imitazione delle forme drammatiche antiche, soprattutto della Commedia Attica Nuova.Un impulso fortissimo lo vive la scenografia.
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Lo studio attento dei classici, durante il Rinascimento, diffonde tra gli umanisti una profonda conoscenza del teatro greco e romano, dal quale traggono ispirazione.I generi sono, come nel teatro classico, la tragedia, la commedia e il dramma pastorale; tra questi, comunque, la commedia ha più ampia e duratura fortuna. Queste opere non vengono rappresentate nelle piazze, per un vasto pubblico, ma all'interno dei palazzi, nei teatri di corte. Poiché il teatro di corte non apparteneva alla vita quotidiana, ma alla dimensione del palazzo, non esistevano attori né drammaturghi professionisti: ciascuna funzione, dalla scrittura alla recitazione, all’organizzazione dello spettacolo, veniva svolta dagli intellettuali di corte.
Appartengono alla schiera degli intellettuali di corte, che diventano drammaturghi, Ludovico Ariosto, Niccolò Machiavelli, Giordano Bruno, per fare degli esempi.Si tratta di un teatro colto ed elitario, destinato ad un pubblico raffinato, la corte appunto e il Principe usa il teatro come strumento per mostrare il proprio potere. Rispetto al teatro medievale, che si rivolgeva a tutta la comunità per avvicinare tutti al messaggio di Dio, il teatro del Rinascimento si rivolge ad una élite, ad una cerchia ristretta di persone invitate a corte.
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Centrale, nel teatro rinascimentale, è la scenografia, che, assieme agli intermezzi, diventa momento di sfarzo artistico. Fondamentale per la scenografia del periodo è l’adozione della prospettiva. La scena viene dipinta con un punto di fuga centrale sul quale lo sguardo converge. Osservando da lontano, lo spettatore gode di una profondità della visuale che stupisce lo spettatore. Gli attori recitano senza avvicinarsi troppo al fondale per non rovinare l’effetto ottico. Contemporaneamente utilizzano dei fabbricati/case con porte e finestre praticabili.
Un incontro tra il teatro colto e quello popolare avviene nelle opere di Angelo Beolco, detto Ruzzante, attore padovano, che unisce la tradizione delle rime villanesche popolari con i temi del teatro classico. Le rime villanesche, o contrasti, erano buffi dialoghi in dialetto composti per le feste, soprattutto i matrimoini, che esprimevano la cultura popolare.
Il Cinquecento è un secolo fondamentale per la storia del teatro, poiché vede la rinascita del teatro come istituzione, come luogo sociale per le rappresentazioni.
Nasce il moderno professionismo teatrale: gli attori si riuniscono in compagnie, con il proposito di fare della propria arte una professione di cui vivere.
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La scena prospettica crea stupore e meraviglia e continuerà a svilupparsi come forma artistica nei secoli a venire. Solo alla fine del Cinquecento verranno costruiti i primi due teatri stabili che conosciamo. Si tratta del Teatro Olimpico di Vicenza, progettato nel 1580 da Andrea Palladio e inaugurato nel 1585, con una meravigliosa scenografia prospettica. ( vedi immagine pagina precedente) L’altro importante edificio è il Teatro di Sabbioneta, (Mantova), costruito nel 1588 dallo Scamozzi su richiesta del Principe di Mantova.
Costruiti in edifici specifici, con spazi ben definiti per il pubblico e per gli attori, sulla tradizione dei teatri romani, questi due teatri cinquecenteschi sono gli anticipatori dei teatri all’italiana del Settecento.Durante il Seicento barocco la scenografia viene poi arricchita e impreziosita da “magie” spettacolari, diventa trasformabile e lo spazio teatrale si carica di preziosi congegni che stupiscono gli spettatori.
Sabbioneta
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Una prima rivoluzionaria novità risiede nel ruolo dell'attore: un professionista centrale nella realizzazione dello spettacolo. E' lui infatti a improvvisare le battute in scena. Il secondo elemento caratteristico e tipico della commedia dell'arte è l'assenza del testo scritto: le rappresentazioni si basano su canovacci, detti anche scenari, dove viene fornita una narrazione a sommi capi degli eventi che si verificheranno sul palco. Si tratta di un teatro dell'improvvisazione.
Risale al tardo Rinascimento la nascita della Commedia dell'Arte.
Infatti, verso la metà del Cinquecento, in Italia nasce un teatro rivolto al popolo, come risposta al teatro di corte destinato a spettatori colti e raffinati. Si può anche dire che la storia documentata della Commedia dell’arte inizia nel 1545 quando, a Padova, una compagnia di comici sottoscrive il primo contratto professionale del quale abbiamo notizia. Con questo contratto gli attori si assumevano l’impegno di viaggiare, dietro compenso, per rappresentare spettacoli.
Con la commedia dell'arte compaiono le donne sul palcoscenico, in contrapposizione alla tradizione teatrale che fino ad allora aveva assegnato a uomini anche i ruoli femminili.
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Nascono così le maschere come le conosciamo ancora oggi: Pantalone, Arlecchino, Pulcinella, Scapino, Colombina. Rappresentano signoroni sapienti o poveri servi scaltri, avari o rubacuori, imbroglioni e faccendieri. Non solo sono vestiti in un modo predefinito, ma hanno movenze e atteggiamenti ben delineati e sempre uguali. Questo tipo di teatro di intrattenimento vive fino alla riforma voluta da Carlo Goldoni.
Gli attori della commedia dell'arte recitano impersonando personaggi stereotipati, dette maschere e mettono in scena spettacoli in cui l’effetto comico viene ricercato tramite volgarità e battute allusive.I personaggi fissi erano già patrimonio della commedia antica e vengono quindi ripresi dalla Commedia dell’Arte, soprattutto per il fatto che gli attori, non avendo copione, scelgono di concentrarsi su un singolo personaggio, per svilupparlo al meglio.
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CARLO GOLDONI
Nelle sue opere Goldoni pone l'attenzione sul carattere dei suoi personaggi sulle motivazioni caratteriali, per non dire psicologiche, che lo spingono ad agire. L’operazione di Goldoni è stata quella di sostituire la commedia “a soggetto” (che si reggeva sul canovaccio e sul ruolo centrale dell'attore improvvisatore), con la commedia “a carattere”.
Carlo Goldoni nasce a Venezia nel 1707. Avvocato di professione, uomo di teatro per vocazione, comincia scrivendo melodrammi, tragicommedie, seguendo il gusto dell’epoca e ispirandosi ad autori famosi come Molière.Presto però prevale la sua idea di riformare il teatro italiano, togliendolo dalla bassezza di una commedia dell'arte oramai basata soprattutto su volgarità e doppisensi, gestita da attori mestieranti.
Nelle sue opere Goldoni fa vivere personaggi quotidiani, borghesi o nobili, visti nella loro quotidianità, svelandone le vanità e le dinamiche sociali. Goldoni diventa un critico osservatore della società della sua epoca, crea personaggi ricchi di umanità e dotati di una propria psicologia, aprendo la strada al teatro borghese del 1800 e, soprattutto, al teatro d'autore.
Goldoni vuole un teatro d'autore, con attori che recitano parti scritte e non improvvisando. l teatro di Godoni porta al centro la figura dell'autore, limitando quella dell'attore.
IL TEATRO CONTEMPORANEO
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Il 1800 è il secolo della borghesia e della modalità di vita che la contraddistingue: lavoro e socialità, cultura e intrattenimento sono gli elementi essenziali di questo mondo. Gli spettacoli attraggono moltissime persone di provenienze diverse. A Parigi i boulevard, arterie commerciali, carichi di vetrine e luogo di passeggio, vedono l'apertura di nuovi teatri, che offrono diversi generi, spesso d’intrattenimento. A Londra nasce il West End, dove si concentra l’offerta teatrale commerciale.
Il teatro, momento di socializzazione, di intrattenimento ma anche di riflessione sulla società, diventa un luogo importante per la nuova società moderna.
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A partire dal 1800 gli spettacoli teatrali diventano un intrattenimento per tutti. Avviene inoltre una progressiva liberalizzazione del mercato teatrale; abbiamo un vero e proprio boom dell’apertura di sale, costruite da imprenditori che investono nel teatro con la finalità di guadagnare. Nel 1868 in Italia ci sono 942 sale, distribuite in 650 comuni. Gli spettacoli teatrali diventano anche un modo per sviluppare il senso di unità della neonata nazione.
Ad inizio 1800 domina la cultura romantica e vanno in scena soprattutto i drammi storici, nei quali gli eroi sono i protagonisti delle grandi tragedie greche o romane, ai quali viene data nuova vita, divengono i portatori degli ideali di lotta per il bene, contro ogni sopperchieria. Si tratta di un teatro che risente degli ideali della Rivoluzione e della Dichiarazione dei diritti dell'uomo.
Nella seconda metà dell’Ottocento, però, nella produzione teatrale si realizza una svolta irreversibile, che porta all’abbandono dei generi fino ad allora in voga e all’affermazione del dramma borghese.
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Il teatro di fine secolo si interessa ai comportamenti della società borghese. Vengono messi in scena i conflitti per denaro, l’ipocrisia di certi rapporti interpersonali, la condizione subalterna della donna, il triangolo amoroso tra moglie, marito e amante (di lui o di lei), che spesso scatena la tragedia. Il luogo in cui sono ambientate le vicende è, prevalentemente, il salotto borghese, centro della vita familiare e sociale della nuova classe sociale dominante.
Il dramma borghese risente delle influenze del Naturalismo e Verismo che caratterizzano la cultura di fine Ottocento.Nella produzione teatrale i caratteri che rimandano alla concezione naturalistica sono: l’osservazione dei personaggi nella loro interazione con l’ambiente che li circonda e da cui sono profondamente influenzati; l'attenzione all'aspetto morale, alla malattia.
A partire dal libro-manifesto del 1881 di Zola, il Naturalismo a Teatro, il naturalismo si sviluppa anche a teatro. Il compito del naturalismo è di scandagliare l'animo e la società, per riprodurre la realtà come in un laboratorio, attenendosi a quelle leggi del reale.
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Con lo spostamento di grandi masse operaie e della classe media in città, aumenta anche la domanda di spettacolo e divertimento, che porta al passaggio dal teatro non per tutti all’industria dello spettacolo di massa. Nascono i generi di facile fruizione, di intrattenimento e di evasione.
- il Vaudeville commedie leggere con pochissime pretese letterarie, facili, divertenti, con inserti cantati in cui anche il pubblico si univa nel canto
- abbiamo infine la Pièce-bien-faite, testi di ambientazione borghese, basati solitamente su un triangolo amoroso. Sono pièce costruite attraverso una concatenazione scene dal ritmo serrato, che coinvolgono lo spettatore, facendolo ridere o piangere. Sono questi gli spettacoli amati dalla grande borghesia, affascinata dagli allestimenti lussuosi, i costumi sgargianti, l’avvenenza delle attrici.
I generi del teatro commerciale sono:
- Il Melòdrame (non melodramma) abbreviato anche in Melò, un teatro che alterna il parlato al cantato. Si tratta di opere dal contenuto romanzesco/sentimentale, che vedono come protagonista una giovane virtuosa, messa in pericolo, che affronta avventure drammatiche, fino a un finale lieto in cui la sua virtù è ricompensata. Si tratta di una espressione teatrale che intercetta gusto e attenzione del pubblico, ma i cui testi sono scritti male, standardizzati.
Istituto Professionale Ceconi anno 2022-23 classe 2DSSA
MarikaDellaMarina
Alla fine del 1800 inizia anche l'epoca delle grandi dive e dei grandi attori, resi famosi dal diffondersi della stampa, che ne ripora fotografie e vite avventurose.
Con lo sviluppo degli spettacoli in cui il carattere dei personaggi diventa sempre più importante e dove l'estetica trasmette il messaggio morale, si sviluppa una figura nuova, inesistente fino al 1800 come mestiere della scena vero e proprio, ossia il regista, vero deus ex machina della rappresentazione.
MarikaDellaMarina
Con il 1900 l'analisi psicologica entra prepotentemente in scena. Si scandaglia l'animo, i suoi tormenti.
I temi ricorrenti di questo nuovo teatro sono la solitudine, l’incapacità di comunicare con gli altri, l’impossibilità di dare un significato ai fatti della vita, il senso di estraneità e di alienazione che sconvolge l’uomo contemporaneo.
A dominare la scena sono anche le Avanguardie, con la loro dirompente carica distruttiva e sovverchiatrice del mondo borghese. Le avanguardie storiche, nello specifico il Futurismo, il Dadaismo e il Surrealismo, contribuiscono alla nascita di nuove forme, come il teatro della crudeltà di Antonin Artaud, la drammaturgia epica di Bertold Brecht e il teatro dell'assurdo di Samuel Beckett ed Eugène Ionesco.
In Italia irrompono sulla scena i Futuristi e le loro Sintesi, Anton Giulio Bragaglia per fare un nome, ma il loro successo è limitato nel tempo.
MarikaDellaMarina
I temi ricorrenti del Teatro del 900 ruotano spesso intorno al problema dell’identità e della realtà, del soggettivismo, di un mondo in continuo e vorticoso mutamento. Per Luigi Pirandello, ad esempio, ciascuno nella propria esistenza indossa delle maschere, che corrispondono ai diversi ruoli che l'uomo riveste nella vita di tutti i giorni, ma che non riescono comunque a definire la vera identità. Da questa situazione nasce un senso profondo di inquietudine, di insoddisfazione, di solitudine, di angoscia che pervade molti personaggi di questa nuova drammaturgia.
L'occhio: " Chiuditi palpebra, oramai è tempo. La notte è avanzata"La palpebra: " Io sento voci e risate qua sotto. Giungono dalla na." L'occhio: " Gente di taverna veglia a quest'ora o gente irrequieta. Dormono quelli che hanno l'anima in pace" La palpebra: " E quest'uomo non è in pace." L'occhio: " lo so ma tu chiuditi" La palpebra: " Questi mi tormenta" L'occhio: " Sforzati." La palpebra: " Ma perché tanto interesse?" L'occhio: " Quando ti chiudi io mi rivolgo e guardo dentro." La palpebra: " Che vedi? L'occhio: " L'angoscia di quest'uomo, raffigurata in ombre, in persone, in gesti" (...) da L'occhio chiuso- di Rosso di san Secondo
MarikaDellaMarina
Chiudo questo breve excursus sul teatro con le parole di un autore oramai non molto noto, Pier Maria Rosso di San Secondo, che mirabilmente raccontano l'arte e il dramma di inizio 1900 e dei giorni nostri.
Grazie dell'attenzione !